Negli anni, gli individui di diversi Paesi hanno lottato con la
“questione ebraica”,ovvero quale è il vero ruolo degli Ebreiin una società non ebrea?
Negli anni ‘30, i Sionisti Ebrei e Nazionalsocialisti Tedeschi
condividevano visioni simili sul come gestire tale imbarazzante questione.Concordavano su come Ebrei e Tedeschi fossero
distintamente due nazionalità differenti e come gli Ebrei non appartenessero
alla Germania.
Gli Ebrei che vivevano nel Reich, quindi, dovevano essere considerati non come
“tedeschi di fede ebraica”, ma piuttosto membri di una separata comunità
nazionale. Il Sionismo (il nazionalismo ebreo) implicava anche un obbligo da
parte degli Ebrei sionisti: quello di insediarsi in Palestina, la patria
“ebrea”.
Se allo stesso tempo avessero rivendicato eguali dirittiin Germania o in ogni altro paese “straniero”,
non avrebbero potuto considerarsi sinceri Sionisti.
Theodor Herzl (1860-1904), il fondatore del
sionismo moderno, sostenne che l’antisemitismo non era una aberrazione, ma una
risposta naturale e completamente comprensibile da parte di non Ebrei, verso
atteggiamenti e comportamenti ebrei estranei.
L’unica soluzione- commentava- era che gli Ebrei riconoscessero la realtà e
vivessero per conto loro in uno stato separato.
“La questione ebrea esiste ovunque vivano Ebrei
in numero notevole” scriveva nel suo lavoro più
influente, The Jewish State (Lo Stato Ebreo).
“Laddove non esista, viene portata
da Ebrei in arrivo … Credo di comprendere l’antisemitismo, che è un fenomeno molto
complesso. Come Ebreo considero questo sviluppo, senza odio, né paura”.
La questione ebrea, sosteneva, non è sociale o
religiosa. “E’ una questione nazionale. Per risolverla, dobbiamo, soprattutto,
farne una questione politica internazionale …”
” Indipendentemente dalla loro cittadinanza, insisteva
Herzl, gli Ebrei non costituiscono semplicemente una comunità religiosa, ma una
nazionalità, un popolo, un Volk”. (2)
Il Sionismo, scriveva Herzl, offriva al mondo una
benvenuta “soluzione finale della questione Ebrea”. (3)
Sei mesi dopo l’ascesa di Hitler al potere, la
Federazione Sionista della Germania (allora il più grande gruppo sionista nel
Paese) sottopose un dettagliato memorandum al nuovo governo che rivide le relazioni
germanico-ebree e formalmenteoffrì
supporto sionistanel risolverela irritante “questione ebrea” . Il primo passo,
suggeriva, doveva essere un franco riconoscimento delle differenze nazionali
fondamentali: (4)
“Il Sionismo non ha illusioni in merito alla difficoltà della condizione
ebrea, che consiste soprattutto in uno schema abnormedi occupazione e nell’errore di una postura
morale e intellettuale radicata nella propria tradizione. Decenni fa il
Sionismo riconobbe che si sarebbero potuti vedere sintomi di deterioramento come
risultato della tendenza all’”assimilazionismo” …
Il Sionismo crede che la rinascita della vita nazionale di un popolo, cosa
che ora sta accadendo in Germania attraverso l’enfasi sul suo carattere
cristiano e nazionale, debba anche verificarsi nel gruppo nazionale ebreo.
Poichè anche per il popolo ebreo, l’origine nazionale, la religione, il
destino comune ed il senso della sua unicità, devono essere di decisiva
importanza nel forgiare la sua esistenza. Questo significa che l’individualismo
egoico dell’era liberale deve essere superato e sostituito da un senso di
comunità e di responsabilità collettiva…
Crediamo che sia precisamente la nuova Germania [Nazionalsocialista] che, attraverso
una coraggiosa risolutezza nel trattare la questione Ebrea, possa fare un passo
decisivo verso il superamento di un problema che, in verità, più parte dei
popoli europei dovrà trattare …
Il nostro riconoscimento di nazionalità ebrea procura una relazione chiara
e sincera con il popolo tedesco e le sue realtà nazionali e razziali.
Precisamente perché non vogliamo falsificare questi fondamenti , perchè anche noi siamo contro il matrimonio
misto, e siamo per mantenere la purezza del gruppo ebreo e respingiamo ogni
trasgressione nel dominio culturale; noi – essendo stati cresciuti nella
cultura e lingua tedesche – possiamo mostrare un interesse nelle opere e nei
valori della cultura tedesca con ammirazione e solidarietà interna.
Per i suoi scopi pratici, il Sionismo spera di essere in grado di
guadagnarsi la collaborazione persino di un governo fondamentalmente
ostileagli Ebrei, perché nel trattare
la questione ebrea, non sono implicati dei sentimentalismi ma un reale
problema, la cui soluzione interessa tutte le persone e al presente soprattutto
i Tedeschi.
…Boicottare la propaganda — così
come ora in molti modi è portata avanti contro la Germania- è essenzialmente
non-sionista, perché il Sionismo vuole non fare battaglia ma convincere e
costruire…
Non siamo ciechi al fatto che la questione ebrea esista e continuerà ad esistere.
Data l’abnorme situazionedegli Ebrei,
ne conseguono seri svantaggi per loro, ma anche condizioni scarsamente tollerabili
per altri popoli”.
Il documento della Federazione, il Jüdische Rundschau (”rassegna ebraica”, ndt), proclamò lo stesso messaggio: “Il
Sionismo riconosce l’esistenza di un problema ebreo e desidera una soluzione costruttiva
e di vasta portata. Per questa ragione il Sionismo si augura di ottenere
l’assistenza di tutti i popoli, siano essi pro o anti ebrei, perché, nella sua visione,
qui si tratta di un problema concreto e non sentimentale, alla cui soluzione
tutte le genti sono interessate”. (5)
Un giovane rabbino berlinese, Joachim
Prinz, che successivamente si stanziò negli Stati Uniti e divenne il capodell’American Jewish Congress (Congresso
ebreo-americano), nel suo libro del
1934 scrisse: Wir Juden (”noi Ebrei” ndt),
che la rivoluzione nazionalsocialista in Germania intese come “Jewry for the Jews.”, comunità ebrea per gli
Ebrei.
Spiegò: “Nessun sotterfugio ci può ora salvare. Al
posto della assimilazione desideriamo un nuovo concetto: riconoscimento della
nazione ebrea e della razza ebrea” (6)
Collaborazioneattiva
Sulla base delle loro ideologie simili sulla etnicità e nazionalità, i
Nazionalsocialisti e i Sionisti lavorarono insieme per ciò che ogni gruppo
credeva fosse nel proprio interesse nazionale.
Come risultato, il governo di Hitler sostenne
vigorosamente il Sionismo e la emigrazione ebrea in Palestina dal 1933 fino al
1940-1941, quando la Seconda Guerra Mondiale impedìuna vasta collaborazione.
Persino quando il Terzo Reich divenne più
trincerato, molti Ebrei tedeschi, probabilmente la maggioranza, continuarono a
considerarsi, spesso con considerevole orgoglio, prima di tutto Tedeschi.
Pochi erano entusiasti di strapparsi le radici e iniziare una nuova vita
nella lontana Palestina. Tuttavia sempre più Ebrei Tedeschi divennero Sionisti
durante questo periodo.
Fino a fine 1938, il movimento
sionista fiorì in Germania e sotto Hitler. Jüdische Rundschau – il
bisettimanale della Federazione sionista- aumentò considerevolmente. Si
pubblicarono molti libri sionisti. L’opera sionista impazzava in Germania in
quegli anni, nota la Encyclopaedia Judaica
Un congresso sionista tenutosi a Berlino nel 1936
rispecchiava “nella sua composizione, la vigorosa vita partitica dei Sionisti
tedeschi”.(7)
Le SS erano particolarmente entusiaste nel
sostenere il Sionismo. Un documento interno delle SS del giugno 1934 incalzava un sostegno attivo
ed ampio al Sionismo da parte del governo e del Partito come miglior modo per
incoraggiare l’emigrazione degli Ebrei della Germania verso la Palestina. Questo
avrebbe aumentato l’autoconsapevolezza ebrea. (8)
(…) L’ufficiale SS Leopold von Mildenstein e
l’ufficiale della Federazione Sionista Kurt Tuchler fecero insieme un giro di 6
mesi in Palestina per fare degli accertamenti (fiscali, direbbela parola ndt)
per uno sviluppo Sionista in tal luogo.
Sulla base di queste osservazioni di prima mano,
von Mildenstein scrisse una serie di 12 articoli illustrati per l’importante quotidiano
berlinese “ Der Angriff” (=l’Attacco
ndt) che apparve alla fine del 1934 sotto il titolo di “Viaggi Nazi in Palestina”. Le serie espresse
grande ammirazione per lo spirito pionieristico e per le conquiste dei coloni
ebrei.
L’autosviluppo sionista, scrissevon Mildenstein, aveva prodotto un nuovo tipo
di Ebreo. Questi lodava il Sionismocome
un grande beneficio sia per gli Ebrei che per il mondo intero.
Una patria ebrea in Palestina, scrisse nel suo
articolo conclusivo: “indicava la via per curare una ferita vecchia di secoli
sul corpo del mondo: la questione ebraica”.
” Der
Angriffemise una medaglia speciale
con uno Swastika da un lato e la Stella di Davide dall’altro per commemorare la
visita congiunta SS-Sionisti.
Alcuni mesi dopo la comparsa degli articoli,von Mildenstein fu promosso a capo del
dipartimento degli affari ebreidel
servizio di sicurezza SS, per poter sostenere più efficacemente la migrazione
sionista e il suo sviluppo. (9)
Il giornale ufficiale delle SS, Das Schwarze Korps (=il corpo nero, ndt), proclamò il suo sostegno per il Sionismo
nel maggio 1935 nell’editoriale di prima pagina: “il tempo potrebbe non
esserelontano in cui la Palestina sarà
ancora in grado di ricevere i suoi figli che le sono stati mancanti per oltre
1000 anni. Vanno a loro i nostri buoni auspici, insieme alla buona volontà
ufficiale” (10)
4 mesi dopo un simile articolo
apparve nel documento SS: (11)
Il riconoscimento della comunità ebraica come comunità razziale basata sul
sangue e non sulla religione porta il governo Tedesco a garantire senza riserva
la separatività razziale di questa comunità. Il governo si trova in totale
accordo con il grande movimento spirituale all’interno della comunità ebraica,
il cosiddetto Sionismo, con il suo riconoscimento della solidarietà della
comunità ebraica nel mondo e il suo rifiuto di nozioni assimilazioniste.
Su questa base la Germania intraprende misure che giocheranno sicuramente
un ruolo significativo in futuro nella gestione del problema ebreo nel mondo.
Una importante compagnia navale tedesca diede inizio ad un servizio navale
da Amburgo ad Haifa, in Palestina, nell’ ottobre 1933 fornendo “cibo
strettamente kosher sulle sue navi, sotto
la supervisone del rabbinato di Amburgo.” (12)
Avendo ufficialità alle spalle, i Sionistilavorarono in modo indefesso per “rieducare” gli Ebrei Tedeschi. Come lo
storico Americano Francis Nicosia disse nella sua indagine del 1985, The Third
Reich and the Palestine Question (il Terzo Reich e la questione Palestinese): “
I sionisti venivano incoraggiati a portare il loro messaggio alla comunità ebraica,
a raccogliere denaro, mostrare film sulla Palestina ed educare in senso
generale gli Ebrei sulla Palestina. Ci fu una considerevole pressione ad
insegnare agli Ebrei in Germania a cessare di identificarsi come Tedeschie a risvegliare in loro una nuova identità
nazionale ebrea.” (13)
In una intervista dopo la guerra, l’ex capo della Federazione Sionista
della Germania, Dr. Hans Friedenthal, riassunse la situazione: “La Gestapo fece
di tutto in quei giorni per promuovere l’emigrazione, particolarmente in
Palestina. Spesso ricevemmo il loro aiuto quando richiedevamo qualsiasi cosa da
altre autorità in merito alle preparazioni per la emigrazione”. (14)
Al Congresso del Partito
Nazionalsocialista, nel settembre del 1935, il Reichstag (=parlamento, diremmo
oggi ndt) adottò le cosiddette leggi di Norimberga “Nuremberg laws” che proibivano
matrimoni e relazioni sessualitra Ebrei
e Tedeschi ed in effetti proclamò gli Ebrei una nazionalità minoritaria
estranea.
Alcuni giorni dopo, la sionista Jüdische Rundschau (v.sopra = organo della Federazione Sionista, ndt) fece un editoriale
di benvenuto alle nuove misure: (15)
La Germania sta andando incontro … alle richieste del Congresso Sionista
Mondiale quando dichiara che gli Ebrei che ora vivono in Germania sono una
minoranza nazionale. Una volta che gli Ebrei sono stati bollati come minoranza
nazionale è di nuovo possibilestabilire
relazioni normali trala nazione Tedesca
e la comunità Ebraica.
Le nuove leggi dannoalla minoranza
ebreain Germaniala sua propria vita culturale, la sua propria
vita nazionale. In futuro le sarà possibile dar forma a proprie scuole, teatro,
associazioni sportive. In breve può creare il proprio futuroin tutti gli aspettidella vita nazionale.
La Germania ha dato alla minoranza ebrea l’opportunità di vivere per se
stessa e sta offrendo una protezione statale per questa vita separata della minoranza
ebrea: il processo di crescita della comunità ebraica in una nazionesarà quindi incoraggiato e verrà fatto un
contributo al sistema dirigente relativamente alle relazioni più tollerabili
tra le due nazioni.
Georg Kareski, il capo sia del “Revisionist” , l’Organizzazione Statale
Sionista e della Lega Culturale Ebraica ed ex capo della comunità ebraica di
Berlino, dichiarò in una intervista al quotidiano berlinese “Der Angriff “,
alla fine del 1935: (16)
“Per molti anni ho considerato una totale separazione degli affari
culturali dei due popoli [Ebrei e Tedeschi] come un prerequisito per vivere
insieme senza conflitto… Ho sostenuto a
lungo una tale separazione, a patto che sia fondata sul rispetto per la
nazionalità estranea. Le Leggi di Norimberga, The Nuremberg Laws, … a parte i
loro provvedimenti legali, mi sembrano conformarsi interamente a questo
desiderio di una vita separata basata sul mutuo rispetto … Questa interruzione
del processo di dissoluzione in molte comunità ebraiche, che è stato promosso
attraverso matrimoni misti, è perciò dal punto di vista ebraico, totalmente
benvenuto”.
I capi sionisti in altri Paesi fecero eco a queste visioni. Stephen S.
Wise, presidente del Congresso Ebreo Americano edel Congresso Ebreo Mondiale, disse in un
comizio di New Yorknel giugno 1938: “Non
sono un cittadino americano di fede ebrea, sono un Ebreo… Hitler aveva ragione
in una cosa. Chiama gli Ebrei una razza a noi siamo una razza.” (17)
Lo specialista degli affari Ebrei del Ministero degli Interni , Dr.
Bernhard Lösener, espresse sostegno al Sionismo in un articolo che apparve nel
numero di novembre 1935 del Reichsverwaltungsblatt ( il foglio di amministrazione del Reich, ndt) ufficiale: (18)
“Se gli Ebrei avessero già il loro stato in cui la maggioranza di loro
fosse insediata, allora la questione ebraica potrebbe essere considerata oggi
come totalmente risolta, anche per gli Ebrei stessi. I Sionisti hanno mostrato
una minima opposizione alle idee sottostanti le Leggi di Norimberga, poichè si rendono
conto improvvisamente che queste leggi rappresentano la sola soluzione corretta
anche per il popolo ebreo. Poiché ogni nazione deve avere il suo stato, come
espressione esterna della sua particolare nazionalità.
In cooperazione con le autorità tedesche, i gruppi sionisti organizzarono
un network di ca 40 campie centri
agricoli attraverso la Germania dove probabili coloni venivano istruiti per la
loro nuova vita in Palestina.
Sebbene le Leggi di Norimberga,proibissero
agli Ebrei di dispiegare la bandiera tedesca, venne loro specificatamente
garantito il diritto di mostrare lo stendardo nazionale ebreo,blu e bianco. La bandiera che un giorno
sarebbe stata adottata da Israele, veniva fatta sventolare nei campi sionisti e
nei centri nella Germania di Hitler. (19)
Il servizio di sicurezza di Himmler cooperò con l’Haganah, l’organizzazione
sionista militare in Palestina. L’Ente delle SS pagò l’ufficiale della Haganah,
Feivel Polkes per informazioni riguardo alla situazione in Palestina e per
l’aiutonel dirigere l’emigrazione
ebraica verso quel Paese.
Nel frattempo, l’ Haganah veniva tenuto ben informato sui piani tedesch, da
una spia che fu in grado diinsediarsinei quartier generali berlinesi
delle SS. (20)
La collaborazione tra l’Haganah e le
SS includeva persino consegne segrete di armi tedesche a coloni ebrei per
usarle nelle lotte con gli Arabi palestinesi. (21)
Nel periodo immediatamente seguente, nel novembre 1938,quando scoppiò la “Kristallnacht” (notte dei
cristalli) con violenza e distruzione, le the SS aiutarono velocemente
l’organizzazione sionista a rimettersi in piedie continuare il suo lavoro in Germania, sebbene ora con una maggiore e
più ristretta supervisione. (22)
Riserve ufficiali
Il sostegno tedesco al Sionismo non fu illimitato. Sia il governo che gli
ufficiali del partito erano molto consapevoli della continua campagna di
potenti comunità ebraichenegli Stati
Uniti, Gran Bretagna ed altri Paesi, volta a mobilizzare i “loro” governi e
seguire i cittadini contro la Germania.
Fintanto che la parola “comunità ebraica” rimaneva implacabilmente ostile verso
il Nazionalsocialismo tedesco e fintanto che la grande maggioranza di Ebrei nel
mondo era poco bramosa di stanziarsi nella terra promessasionista, uno stato sovrano ebraico in
Palestina, non avrebbe veramente risolto la questione ebraica internazionale.
Invece, considerarono gli ufficiali tedeschi, esso avrebbe rafforzato
immensamente questa campagna pericolosamente anti-tedesca. Una copertura
tedesca al Sionismo era perciò limitata a sostenere una patria ebrea in
Palestina, sotto il controllo britannico, non uno stato sovrano ebreo. (23)
Uno Stato ebraico in Palestina, disse ai diplomatici il Ministro degli
Affari Esteri nel giugno 1937, non sarebbe stato nell’interesse della Germania
perché non sarebbe stato in grado di assorbire tutti gli Ebrei del mondo, ma
sarebbe servito solo come base di potere aggiuntivo per la comunità ebraica
internazionale, nello stesso modo in cui Mosca serviva come base per il
comunismo internazionale. (24)
Mostrando un certo spostamento nella politica ufficiale, la stampa tedesca
espresse molta più solidarietà nel 1937 per la resistenza Arabo palestinese nei
confronti delle ambizioni sioniste, in un tempo in cui la tensione e il
conflitto tra Ebrei e Arabi in Palestina stava drasticamente aumentando. (25)
Una circolare del Ministero degli Esteri del 22 giugno 1937, mise in
guardia invece a sostenere l’insediamento ebreo in Palestina.
Una circolare del Ministero degli Esteri del 22 giugno 1937, espresse cautelainvece sul sostegno per l’insediamento ebreo
in Palestina: “sarebbe nonostante tutto un errore dedurre che la Germania
sostenga la formazione di una struttura statalein Palestina, sotto una qualche forma di controllo ebreo. Nell’ottica
della agitazione anti-Germania della comunità ebraica internazionale, La
Germania non può essere d’accordosul
fatto che la formazione di uno stato ebreo in Palestina aiuterebbe lo sviluppo
pacifico delle nazioni del mondo”. (26) “La proclamazione di uno stato ebraico, o di una Palestina amministrata da
Ebrei, ammoniva un memorandum della sezione affari ebraici delle SS, “creerebbe
per la Germania un nuovo nemico, uno che avrebbe una profonda influenza sullo
sviluppo del vicino oriente”.
Un’altra agenzia SS predisse che uno stato ebraico “lavorerebbe per portare
una protezione speciale di minoranza agli Ebrei in ogni Paese, dando quindi una
protezione legale alla attività di sfruttamento della comunità ebraica del
mondo” (27)
Nel gennaio 1939, il nuovo Ministro degli Esteri di Hitler, Joachim von
Ribbentrop, ammonì parimenti in un’altra circolare che “la Germania deve
considerare pericolosa la formazione di uno stato ebraico” perché “ porterebbe
ad un aumento internazionale del potere della comunità ebraica mondiale” (28)
Lo stesso Hitler rivedette tutta la questione nei primi del 1938 e decise
di sostenere la migrazione ebraica verso la Palestina in modo ancor più
vigoroso, nonostante il suo scetticismo di lungo corso sulle ambizioni dei
Sionisti e cattivi presentimenti sul fatto che le sue politiche potessero
contribuire alla formazione di uno stato ebraico. La prospettiva che la
Germania si sbarazzasse dei suoi Ebrei, concluse, aveva maggior peso che i
possibili pericoli. (29)
Nel frattempo il governo britannico, impose ancora più drastiche
restrizioni sulle immigrazioni ebree in Palestina nel 1937, 1938 e 1939. In
risposta, il servizio di sicurezza delle SS concluse una alleanza segreta con
l’organismo sionista clandestino Mossad le-Aliya Bet per mandare di nascosto
Ebrei illegalmente in Palestina.
Come risultato di questa intense collaborazione, molti convogli di nave
poterono raggiungere la Palestina passando vicino a cannoniere britanniche. La
migrazione ebraica, sia legale che illegale, dalla Germania (inclusa l’Austria)
alla Palestina crebbe enormemente nel 1938 e 1939.
Altri 10.000 Ebrei erano registrati per partire in ottobre 1939, ma lo
scoppio della guerra in
settembre pose fine allo sforzo. Comunque le autorità tedesche continuarono a
promuovere una emigrazione indiretta ebreaverso la Palestina durante il 1940 e 1941. (30)
Persino nel tardo marzo 1942, almeno uno dei campi di formazione “kibbutz”
ufficialmente autorizzati dal Sionismo per potenziali emigranti, continuò
adoperare nella Germania di Hitler. (31)
(fine prima parte)
By Mark Weber,
Institute for Historical Review
http://www.ihr.org/main/about.shtml
1.W. Martini, "Hebr_isch unterm Hakenkreuz,"
Die Welt (Hamburg), Jan. 10, 1975. Cited in: Klaus Polken, "The Secret
Contacts: Zionism and Nazi Germany, 1933-1941," Journal of Palestine
Studies, Spring-Summer 1976, p. 65.
2.Quoted in: Ingrid Weckert, Feuerzeichen: Die
"Reichskristallnacht" (Tübingen: Grabert, 1981), p. 212. See also:
Th. Herzl, The Jewish State (New York: Herzl Press, 1970), pp. 33, 35, 36, and,
Edwin Black, The Transfer Agreement (New York: Macmillan, 1984), p. 73. 3.Th. Herzl, "Der Kongress," Welt, June 4, 1897. Reprinted in:
Theodor Herzls zionistische Schriften (Leon Kellner, ed.), erster Teil, Berlin:
Jüdischer Verlag, 1920, p. 190 (and p. 139).
4.Memo of June 21, 1933, in: L. Dawidowicz, A Holocaust Reader (New York:
Behrman, 1976), pp. 150-155, and (in part) in: Francis R. Nicosia, The Third
Reich and the Palestine Question (Austin: Univ. of Texas, 1985), p. 42.; On
Zionism in Germany before Hitler's assumption of power, see: Donald L. Niewyk,
The Jews in Weimar Germany (Baton Rouge: 1980), pp. 94-95, 126-131, 140-143.;
F. Nicosia, Third Reich (Austin: 1985), pp. 1-15. 5.Jüdische Rundschau (Berlin), June 13, 1933. Quoted in: Heinz H_hne, The
Order of the Death's Head (New York: Ballantine, pb., 1971, 1984), pp. 376-377.
6.Heinz Höhne, The Order of the Death's Head (Ballantine, 1971, 1984), p.
376.
7."Berlin," Encyclopaedia Judaica (New York and Jerusalem: 1971),
Vol. 5, p. 648. For a look at one aspect of this "vigorous life,"
see: J.-C. Horak, "Zionist Film Propaganda in Nazi Germany,"
Historical Journal of Film, Radio and Television, Vol. 4, No. 1, 1984, pp.
49-58.
8.Francis R. Nicosia, The Third Reich and the Palestine Question (1985),
pp. 54-55.; Karl A. Schleunes, The Twisted Road to Auschwitz (Urbana: Univ. of
Illinois, 1970, 1990), pp. 178-181.
9.Jacob Boas, "A Nazi Travels to Palestine," History Today
(London), January 1980, pp. 33-38.
10.Facsimile reprint of front page of Das Schwarze Korps, May 15, 1935, in:
Janusz Piekalkiewicz, Israels Langer Arm (Frankfurt: Goverts, 1975), pp. 66-67.
Also quoted in: Heinz H_hne, The Order of the Death's Head (Ballantine, 1971,
1984), p. 377. See also: Erich Kern, ed., Verheimlichte Dokumente (Munich:
FZ-Verlag, 1988), p. 184.
11.Das Schwarze Korps, Sept. 26, 1935. Quoted in: F. Nicosia, The Third
Reich and the Palestine Question (1985), pp. 56-57.
12.Lenni Brenner, Zionism in the Age of the Dictators (1983), p. 83.
13.F. Nicosia, The Third Reich and the Palestine Question (1985), p. 60.
See also: F. Nicosia, "The Yishuv and the Holocaust," The Journal of
Modern History (Chicago), Vol. 64, No. 3, Sept. 1992, pp. 533-540.
14.F. Nicosia, The Third Reich and the Palestine Question (1985), p. 57.
15.Jüdische Rundschau, Sept. 17, 1935. Quoted in: Yitzhak Arad, with Y.
Gutman and A. Margaliot, eds., Documents on the Holocaust (Jerusalem: Yad
Vashem, 1981), pp. 82-83.
16.Der Angriff, Dec. 23, 1935, in: E. Kern, ed., Verheimlichte Dokumente
(Munich: 1988), p. 148.; F. Nicosia, Third Reich (1985), p. 56.; L. Brenner,
Zionism in the Age of the Dictators (1983), p. 138.; A. Margaliot, "The
Reaction...," Yad Vashem Studies (Jerusalem), vol. 12, 1977, pp. 90-91.; On
Kareski's remarkable career, see: H. Levine, "A Jewish Collaborator in
Nazi Germany," Central European History (Atlanta), Sept. 1975, pp.
251-281.
17."Dr. Wise Urges Jews to Declare Selves as Such," New York
Herald Tribune, June 13, 1938, p. 12.
18.F. Nicosia, The Third Reich (1985), p. 53.
19.Lucy Dawidowicz, The War Against the Jews, 1933-1945 (New York: Bantam,
pb., 1976), pp. 253-254.; Max Nussbaum, "Zionism Under Hitler,"
Congress Weekly (New York: American Jewish Congress), Sept. 11, 1942.; F.
Nicosia, The Third Reich (1985), pp. 58-60, 217.; Edwin Black, The Transfer
Agreement (1984), p. 175.
20.H. H_hne, The Order of the Death's Head (Ballantine, pb., 1984), pp.
380-382.; K. Schleunes, Twisted Road (1970, 1990), p. 226.; Secret internal SS
intelligence report about F. Polkes, June 17, 1937, in: John Mendelsohn, ed.,
The Holocaust (New York: Garland, 1982), vol. 5, pp. 62-64.
21.F. Nicosia, Third Reich (1985), pp. 63-64, 105, 219-220.
22.F. Nicosia, Third Reich (1985), p. 160.
23.This distinction is also implicit in the "Balfour Declaration"
of November 1917, in which the British government expressed support for "a
national home for the Jewish people" in Palestine, while carefully
avoiding any mention of a Jewish state. Referring to the majority Arab
population there, the Declaration went on to caution, "...it being clearly
understood that nothing shall be done which may prejudice the civil and
religious rights of existing non-Jewish communities in Palestine." The
complete text of the Declaration is reproduced in facsimile in: Robert John,
Behind the Balfour Declaration (IHR, 1988), p. 32.
24.F. Nicosia, Third Reich (1985), p. 121.
25.F. Nicosia, Third Reich (1985), p. 124.
26.David Yisraeli, The Palestine Problem in German Politics 1889-1945 (Bar-Ilan
University, Israel, 1974), p. 300.; Also in: Documents on German Foreign
Policy, Series D, Vol. 5. Doc. No. 564 or 567.
27.K. Schleunes, The Twisted Road (1970, 1990), p. 209.
28.Circular of January 25, 1939. Nuremberg document 3358-PS. International
Military Tribunal, Trial of the Major War Criminals Before the International
Military Tribunal (Nuremberg: 1947-1949), vol. 32, pp. 242-243. Nazi Conspiracy
and Aggression (Washington, DC: 1946-1948), vol. 6, pp. 92-93.
29.F. Nicosia, Third Reich (1985), pp. 141-144.; On Hitler's critical view
of Zionism in Mein Kampf, see esp. Vol. 1, Chap. 11. Quoted in: Robert
Wistrich, Hitler's Apocalypse (London: 1985), p. 155.; See also: F. Nicosia,
Third Reich (1985), pp. 26-28.; Hitler told his army adjutant in 1939 and again
in 1941 that he had asked the British in 1937 about transferring all of
Germany's Jews to Palestine or Egypt. The British rejected the proposal, he
said, because it would cause further disorder. See: H. v. Kotze, ed.,
Heeresadjutant bei Hitler (Stuttgart: 1974), pp. 65, 95.
30.F. Nicosia, Third Reich (1985), pp. 156, 160-164, 166-167.; H. H_hne,
The Order of the Death's Head (Ballantine, pb., 1984), pp. 392-394.; Jon and
David Kimche, The Secret Roads (London: Secker and Warburg, 1955), pp. 39-43.
See also: David Yisraeli, "The Third Reich and Palestine," Middle
Eastern Studies, October 1971, p. 347.; Bernard Wasserstein, Britain and the
Jews of Europe, 1939-1945 (1979), pp. 43, 49, 52, 60.; T. Kelly, "Man who
fooled Nazis," Washington Times, April 28, 1987, pp. 1B, 4B. Based on
interview with Willy Perl, author of The Holocaust Conspiracy.
31.Y. Arad, et al., eds.,
Documents On the Holocaust (1981), p. 155. (The training kibbutz was at
Neuendorf, and may have functioned even after March 1942.)
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