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La società de’ li magnaccioni. Ovvero: Che succede in Europa?
Piotr
28 Febbraio 2010
Lo scorso novembre il presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy ha lanciato l’idea di creare «un governo economico dei 27 Stati membri, così come l’introduzione di un’imposta europea».
Questa proposta è stata rilanciata pochi giorni dopo dal presidente della Commissione Europea Jose Manuel Barroso, dinanzi al Parlamento europeo.
Faccio intanto notare, per inciso, che dei tre organi citati, solo il Parlamento Europeo è elettivo, ma non ha facoltà legislativa che è invece appannaggio della Commissione Europea. Le decisioni reali le prendono quindi per definizione delle super-consorterie, espressioni derivate dei governi e più direttamente di gruppi d’interesse che nemmeno ci immaginiamo.
I giornali nel frattempo iniziano a dipingere una Grecia sull’orlo del patatrak finanziario. Gli strozzini globali dell’FMI a guida anglo-statunitense si lanciano allora a tuffo dicendo che possono salvare loro la nostra amata culla della civiltà occidentale (come no, come l’Argentina!).
Banche d’affari e hedge funds statunitensi si lanciano invece subito nella speculazione del debito pubblico greco grazie ai Credit Default Swap, cioè grazie a quei tipi di prodotti derivati che erano stati additati come gli untori durante la peste della crisi economica fino all’elezione di Obama e che ora stanno ritornando alla grande dopo che gli Stati-nazione (che - per carità! - si stanno estinguendo, come no!), con gli USA di Obama in testa, hanno ricapitalizzato le banche con i soldi del popolo sovrano ma bue, quel popolo che secondo l’economista di sinistra Tito Boeri era talmente bue da essere all’origine della crisi internazionale perché non sapeva calcolare il montante dei propri debiti (e mai che nessuno ammetta: «Ho detto una c…ta»!).
Il primo ministro greco invece dice serafico che è tutta un’operazione pianificata, come ormai sospettano quasi tutti gli analisti. Pianificata per far che cosa? Per dare l’impressione che i nostri baldi governanti europei stiano ingaggiando una feroce lotta con gli speculatori che però per dar frutti deve essere sostenuta, da parte sua, dal governo greco che finalmente dovrà dar corso alle «riforme sociali». E quando si parla di «riforme sociali», una sinistra degna di questo nome dovrebbe gridare: «All’erta!». E invece dorme. E sì che dovrebbe gridare «All’erta!».
Perché poi - si dice e non si dice - sarà la volta di Spagna, Portogallo e Italia. Ecco perché il ministro Tremonti urla a squarciagola che i conti pubblici italiani sono in ordine e che il nostro debito pubblico è alto ma stabile. Ed ecco un’altra ragione del perché vuole una tregua con Draghi, se non proprio un’improbabile alleanza, e lo sostiene per la presidenza alla BCE. Il ministro con la «erre» moscia capisce che «riforme sociali» (vedi il continuo pressing sulle pensioni delle settimane scorse), vuol dire destabilizzazione e cerca di evitarle accuratamente. E io da metalmeccanico in mobilità, che si sta svenando con i contributi che gli mancano e che non ha ancora raggiunto l’età della pensione dico: «Per fortuna! Grazie, Tremonti».
Ma, dato che non mi fido di Tremonti come difensore degli interessi dei lavoratori, mi domando anche: «Cosa fa invece la sinistra? Grida ‘All’erta! All’erta!’? No, dorme. Dorme? Perché non dice nulla su questi intrighi internazionali?».
In realtà la sinistra non può dir nulla perché dovrebbe dispiacere il suo sponsor d’oltre Atlantico, l’unica sua possibilità per tornare, forse, in sella (vero Luttwak?). Anche Berlusconi sa che in questo momento non può dispiacere troppo gli USA e infatti ha detto che farà ritirare l’ENI dall’Iran; e Tremonti sa che la tregua con Draghi, ex vice-presidente europeo della Goldman Sachs,
è infida. Ma adesso deve tentare questa carta, anche perché ci sono in vista le nomine alle Generali, cioè alla cassa contanti italiana, e c’è tutto un summovimento nel mondo degli affari, c’è una guerra a colpi bassi, c’è tutto uno stringere alleanze, c’è tutto un tradire e tutto un giurare nuove fedeltà, mentre al popolo, sovrano ma bue, vengono dati panem et circenses (perché non è il caso di farlo ulteriormente incazzare proprio ora).
Tra i circenses c’è anche il teatrino della politica, la lotta tra i gladiatori dei Grandi Ideali. In realtà ormai ideali nanerottoli, di piccolo cabotaggio: pagare o non pagare profumatamente Travaglio per le sue comparsate ad Anno Zero? La D’Addario è donna abusata o è una furbetta? Bertolaso è stato compensato con massaggini oppure no? Incidentalmente, che Veltroni abbia inventato che in Kosovo fosse in corso il più grande genocidio dopo Auschwitz e che il suo compare D’Alema abbia inviato i nostri bombardieri a massacrare i civili serbi pare che invece non sia un atto criminale, perché i nostri moralizzatori non ne parlano. Magari i più audaci si arrabbiano per le corruttele della Missione Arcobaleno, ma dei morti e delle distruzioni che l’hanno preceduta non frega niente a nessuno: quest’anno ricorreva il decimo anniversario di quel misfatto e nessuno ha detto né ah né bah. Una m….
Insomma, numero 1: donne e soldi (e magari motori) questo sì che fa scandalo. I morti ammazzati no.
Insomma, numero 2: ma non è da anni che sto dicendo che Mani Pulite non aveva pulito nulla ma che è stata invece una manovra politica? Chiunque lavorasse sapeva benissimo che c’era chi aspettava solo che il proprio capo finisse in galera per poter prendere lui le bustarelle al suo posto. E adesso ci si meraviglia del grande incremento dei casi di corruzione e dei casi di concussione. E si grida allo scandalo! Alla vergogna! Come si dice in milanese: «Ma andate a ranare!» («Ranare» vuol dire «andar per rane». E’ un’attività, quantomeno; non il solito dormire della sinistra).
Si legge su un sito d’analisi francese (i soliti nazionalisti!): «L’11 novembre 2009, Mario Borghezio, membro italiano del Parlamento Europeo, aveva evocato la possibilità che i candidati ai posti di presidente e ministro degli Esteri dell’UE, come Jan Peter Balkenende, David Miliband, Herman van Rompuy fra gli altri, potessero essere quelli ‘dei gruppi occulti’ Bilderberg e Trilateral e non semplicemente quelli delle forze politiche dei Paesi. (Manco a farlo apposta, nda) Il giorno dopo, Herman van Rompuy si recava al castello de Val Duchesse per una riunione del gruppo Bilderberg per dare, in un discorso, la sua visione circa la gestione dell’Europa e la necessità di centralizzare i flussi finanziari degli Stati membri».
Ovvero, detto in soldoni: qui si vogliono fottere le nostre finanze (leggi: il frutto della fatica dei lavoratori italiani, di nascita o immigrati; perché chi altro crea la ricchezza in un Paese? Babbo Natale?) per metterle a disposizione di oligarchie griffate «Europa» e, come se non bastasse, propense a far da maggiordomo alla finanza statunitense.
Ma non siamo ancora al peggio. Eccolo. La finanza statunitense e quella britannica sono alla frutta. Altri analisti francesi che avevano previsto la crisi quando tutti si beavano nell’ignoramus et ignorabimus, temono una parziale insolvibilità di USA e UK in quanto Stati entro la fine dell’anno. L’imperatore e il suo scudiero hanno quindi un bisogno famelico di flussi finanziari. Sono stati persino disposti a ricevere il Dalai Lama pur di minacciare anche la riottosa Cina che non vuole
rivalutare lo yuan. Cosa non si fa per la ditta! Pensate allora cosa succede se solo si lascia loro aperta una possibilità di mettere le mani sul malloppo europeo.
Borghezio si pone la domanda (pro domo, localistica, sua). Che fa invece la sinistra? Dorme!? Ma l’esperienza di Weimar non le ha insegnato nulla? Ci sono o ci fanno? Ma nemmeno servirebbero le lezioni della Storia: non lo vedono che «i padani» sono già lì a dire dove invece loro non osano, non dico fare, ma nemmeno pensare? E poi ci si lamenta che la Lega stia conquistando tutte le roccaforti rosse? Ma sì! Ma noi raccontiamoci che lo Stato-nazione è in via di estinzione. Raccontiamoci che c’è l’impero delle multinazionali! Quanto è post-moderno! Quanto è post-strutturalista (in senso letterale)!
Checce frega de ‘ste cose?
Piotr
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