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Giovani Turchi, una storia censurata
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Sir Gerard Lowther, lambasciatore britannico presso la Sublime Porta, il 29 maggio 1910 al ministro degli Esteri (Foreign Office) Sir Charles Hardings, stilò il seguente rapporto con precise informazioni sul colpo di Stato dei Giovani Turchi che aveva esautorato di fatto il sultano Abdul Hamid. In quel momento, limpero ottomano era governato dalla giunta che si denominava  ‘Comitato Unione e Progresso’. Si trattava, scrisse Sir Lowther con linguaggio esplicito (allora non era dobbligo il politicamente corretto), di unorganizzazione massonica.

«... Questa nuova Massoneria di Turchia, diversamente da quella di Inghilterra o d’America, è in gran parte segreta e politica, e ogni informazione sull’argomento si può avere solo in via strettamente confidenziale [...] Giorni fa un massone locale che aveva divulgato i segnali dell’arte è stato minacciato di deferimento alla corte marziale, che siede in virtù del dichiarato stato d’assedio [...].

William Boykin
   Sultano Abdul Hamid
«Il movimento Giovane Turchia a Parigi appare separato e in larga parte inconsapevole delle interne manovre di quello di Salonicco. Quest’ultima città conta una popolazione di 140 mila abitanti, di cui 80 mila sono ebrei spagnoli, e 20 mila della setta di Sabbatai Zevi o cripto-giudei, che professano esternamente l’Islam. Molti di questi ultimi hanno acquisito la nazionalità italiana e sono affiliati a logge massoniche italiane. [Ernesto] Nathan, il sindaco ebraico di Roma (1), è un alto grado della Massoneria, e i primi ministri  ebrei [Sidney] Sonnino e [Luigi] Luzzatti (2), come altri senatori e deputati ebrei, sembra siano parimenti massoni.

[...] Emanuele Carasso, un ebreo massone di Salonicco (3), ed attualmente deputato per questa città alla Camera ottomana, ha fondato una loggia chiamata “Macedonia Risorta” collegata con la Massoneria italiana. Sembra essere stato lui a indurre i Giovani Turchi, ufficiali e civili, ad aderire alla Massoneria, onde esercitare un’impalpabile influenza ebraica sul regime in Turchia.

[...] L’ispirazione del movimento di Salonicco sembra essere stato soprattutto ebraico [...]. Carasso ha cominciato a giocare una parte importante, fra cui la ‘cattura’ del Comitato Balcanico, e si è notato che ebrei di ogni colore, locali e stranieri, sono sostenitori entusiasti del nuovo governo; fino al punto, come un turco mi ha detto, che ogni ebreo sembra diventato una spia potenziale dell’occulto Comitato [Unione e Progresso], e la gente ha cominciato a rilevare che il movimento era una rivoluzione più ebraica che turca. Il governo italiano ha nominato un ebreo e massone di nome Primo Levi, che non fa parte della carriera diplomatica, come console generale a Salonicco, ed Oscar Strauss, che insieme con Jacob Schiff (4) ha influenzato gli ebrei americani in favore della emigrazione in Mesopotamia e contro altri piani territoriali come una forma intensificata di sionismo, è stato nominato ambasciatore americano.

[...] Carasso è stato uno dei latori del mandato di deposizione di Abdul Hamid [il sultano, ndr] che è stato portato a Salonicco e confinato nella residenza dei banchieri ebreo-italiani del Comitato [la Banca Commerciale Italiana di Otto Joel e Federico Weil, ndr]; un fratello di Remzi Bey è stato delegato a sorvegliarlo. Dopo la deposizione, i giornali ebrei di Salonicco sono esplosi in grida di liberazione dall’‘oppressore di Israele’, colui che aveva fatto orecchie da mercante agli appelli di Herzl, il capo sionista, e che, imponendo il passaporto rosso contro gli immigranti ebreo-polacchi ha (come il nostro Alien Act) ostacolato la realizzazione degli ideali del sionismo in Palestina. Il nono Congresso Sionista, nel dicembre 1909 ad Amburgo, ha annunciato che la frattura fra ‘territorialisti’ e ‘sionisti’ è stata sanata “grazie al miracolo della rivoluzione turca».

William Boykin
   Javid Bey
Allo stesso tempo [D]Javid Bey, deputato per Salonicco, un astutissimo cripo-giudeo e massone, è stato fatto ministro delle Finanze, mentre Talaat Bey, altro massone, è diventato ministro degli Interni (5).

[...] Al parlamento è stato ‘ordinato’ di varare una legge sulla stampa estremamente restrittiva, e un cripto-ebreo e massone di Salonicco è stato nominato ‘Directeur du Bureau de la Presse’: un posto di enorme potere, dato che chi lo ricopre può sopprimere un giornale per ‘critiche al nuovo regime’ (un atto che viene bollato come ‘reazione’), o mandare il proprietario o il direttore davanti alla corte marziale. Una Agenzia Telegrafica Ottomana ufficiosa è stata creata sotto la direzione di un ebreo di Baghdad, e un avvocato ebreo e massone di Salonicco è stato appuntato come consigliere del ministro della Giustizia. Anche la filiale di Costantinopoli del Comitato Unione e Progresso è guidata da un cripto-giudeo e massone di Salonicco. Un altro cripto-giudeo e massone ha fatto decisi tentativi di diventare ‘Préfet’, ossia sindaco, della capitale, ma non è ancora riuscito nel suo scopo; il principe Said Halim, un massone egiziano, è stato nominato vice-sindaco [...]. Il vecchio ministero della Polizia è stato sostituito dalla “Sureté Publique”, che controlla la polizia e la gendarmeria, e vi si è messo a capo un massone di Salonicco.

William Boykin
   Talaat Bey
 [...] Talaat Bey, il ministro dell’Interno, che è di origine zingara e viene da Kirjali, nel distretto di Adrianopoli, e Javid Bey, il ministro delle Finanze che è un cripto-giudeo, sono le facce ufficiali del potere occulto del Comitato. Essi sono i soli membri del gabinetto che contano davvero, e sono anche al vertice della Massoneria in Turchia [...]. Un turco ha definito tutto ciò come ‘drogare quest’ultima (la Turchia, ndr) con hashish ebraico’. Allo stato attuale, il movimento Giovani Turchi sembra essere ad un esame accurato principalmente ebraico, e “Turco” in quanto opposto ad altri elementi ottomani, come arabi, greci, bulgari, armeni, eccetera [...]. All’inizio si sperava che armeni, bulgari, greci e gli ebrei ottomani avrebbero servito da sostenitori, ma i Giovani Turchi a quanto pare si sono alleati esclusivamente con gli ebrei, ottomani e stranieri, ed hanno alienato le altre etnie. Lo stesso risultato si nota in Ungheria, dove gli ungheresi, che sono di razza turca e parimenti privi di istinto per gli affari, sono diventati soggetti alla dominazione economica e finanziaria delgi ebrei [...].

[...] Dato che la Turchia [ottomana] contiene i luoghi sacri ad Israele, è naturale che gli ebrei si diano molto da fare per mantenere la loro posizione eclusiva di influenza economica, e di utilizzarla per far avanzare i loro ideali, ossia la creazione finale di uno Stato autonomo ebraico in Palestina o Babylonia, come illustrato da Israel Zangwill (6) nel suo articolo sulla ‘Fortnightly Review’ di aprile. Egli prenderebbe due piccioni con una fava se ottenesse l’immigrazione senza restrizioni di ebrei in Turchia – un progetto che persegue da anni – e il trasferimento in Mesopotamia [attuale Irak, ndr] di alcuni milioni di correligionari oggi legati in Russia e Romania. In cambio della “immigrazione senza restrizioni” di ebrei stranieri, egli ha offerto ai Giovani Turchi di sacrificare la sua lingua materna e sostituirla con la lingua turca, e persino di assumersi tutto intero il debito nazionale turco.

[...] Il dottor Nazim, uno dei membri più influenti del Comitato di Salonicco e di cui si dice che sia di origine ebraica, in compagnia del suo fidus Achates, un certo Faik Bey Toledo, cripto-giudeo di Salonicco, ha visitato la branca parigina dello ICA (Judeo-Colonisation Association) ed ha apertamente sostenuto l’idea di far immigrare 20 mila ebrei romeni in Macedonia, e qualche milione di ebrei russi in Mesopotamia [...]. Senza dubbio quando i Giovani Turchi, con le loro pesanti spese militari, dovranno ottenere prestiti, gli ebrei prestatori faranno altre pressioni  [...], perchè l’Aurore (Shefak), un giornale sionista iniziato un anno fa a Costantinopoli, non si stanca mai di ricordare ai suoi lettori che il dominio dell’Egitto, la terra dei Faraoni che obbligarono gli ebrei a costruire le piramidi, è parte della futura eredità di Israele.

[...] Ma sono la Palestina e la Mesopotamia la mira ultima degli ebrei. Il fine immediato per cui operano è praticamente la cattura economica della Turchia [...]. Hanno il controllo delle leve essenziali del governo dei Giovani Turchi, anche se il ministero dei Lavori Pubblici è ancora tenuto da un armeno, Halajian Effendi. Quando il suo predecessore, un altro armeno, fu eliminato, fu fatto un energico tentativo di sostiturlo con un giudeo [...]. La sua posizione è ancora fragile, e i già duri e costanti attacchi gli vengono dal giornale finanziato da ebrei, ‘Le Jeune Turc’ [il giornale era diretto dal Vladimir Jabotinski, il sionista-militarista, filo-fascista, fondatore del partito che oggi si chiama  Likud. ndr], mentre corrono voci che il suo successore sarà un ebreo, o un turco con un ebreo alle spalle. E’ ovvio che la comunità ebraica, che è così vitalmente interessata a mantenere il suo predominio esclusivo nei consigli della Giovane Turchia, è ugualmente interessata a tener vive le fiamme della discordia fra l’etnia turca e i possibili rivali (degli ebrei), ossia armeni, greci, eccetera [...]. Gli ebrei odiano la Russia e il suo governo [...]. Gli ebrei possono aiutare i Giovani Turchi con l’intelligenza, l’abilità negli affari, la loro enorme influenza sulla stampa in Europa, e il denaro in cambio di vantaggi economici e infine della realizzazione degli ideali di Israele.

[...] Gli ebrei (the Jew) hanno fornito fondi ai Giovani Turchi ed hanno dunque presa su di loro; ma per mantenere questa presa deve almeno dare l’apparenza di sostenere i Giovani Turchi nel compimento del sogno ‘nazionale’. La segretezza e i metodi elusivi sono essenziali ad entrambi.
L’ebreo orientale è abile a manipolare forze occulte, e la Massoneria politica secondo il modello continentale [francese, ndr] è stata scelta come il legame e la copertura più efficace per celare le operazioni interne del movimento [...]. Ma tutto questo dipende da finanzieri europei, ossia per lo più ebraici, che forniscano le somme necessarie a mantenere un esercito sproporzionato rispetto all’attuale stato di sviluppo economico» (7).

Il Comitato Unione e Progresso descritto dall’ambasciatore e non il sultano (sotto arresto ed esautorato) si macchierà del genocidio degli armeni. L’ambasciatore americano di allora, Henry Morgenthau senior (ebreo, ma non sionista) ne testimonierà in questi termini:

William Boykin
   Henry Morgenthau senior
«Villaggi dopo villaggi e città dopo città, furono spogliati della loro popolazione armena, in condizioni simili. Durante questi sei mesi, da quanto si può sapere, circa 1.200.000 persone furono indirizzate verso il deserto della Siria. ‘Pregate per noi’, dicevano, abbandonando i focolari che 2.500 anni prima avevano fondato i loro avi. ‘Non torneremo mai più su queste terre, ma noi ci ritroveremo un giorno. Pregate per noi!’. Avevano appena abbandonato il suolo natale che i supplizi cominciavano; le strade che dovevano seguire non erano che dei sentieri per muli dove procedeva la processione, trasformata in una ressa informe e confusa. Le donne erano separate dai bambini, i mariti dalle mogli. I vecchi restavano indietro esausti, i piedi doloranti. I conduttori dei carri trainati dai buoi, dopo avere estorto ai loro clienti gli ultimi quattrini, li gettavano a terra, loro e i loro beni, facevano dietro front e se ne tornavano ai villaggi, alla ricerca di nuove vittime. Così, in breve tempo, tutti, giovani e vecchi, si ritrovavano costretti a marciare a piedi; e i gendarmi che erano stati inviati, per così dire, per proteggere gli esiliati, si trasformavano in veri carnefici. Li seguivano,baionetta in canna, pungolando chiunque facesse cenno di rallentare l’andatura. Coloro i quali cercavano di arrestarsi per riprendere fiato, o che cadevano sulla strada morti di fatica, erano brutalizzati e costretti a raggiungere al più presto la massa ondeggiante. Maltrattavano anche le donne incinte e se qualcuna, e ciò avveniva spesso, si accovacciava ai lati della strada per partorire, l’obbligavano ad alzarsi immediatamente e a raggiungere la carovana. Inoltre, durante tutto il viaggio, bisognava incessantemente difendersi dagli attacchi dei musulmani. Distaccamenti di gendarmi in testa alle carovane partivano per annunciare alle tribù curde che le loro vittime si avvicinavano e ai paesani turchi che il loro desiderio finalmente si realizzava. Lo stesso governo aveva aperto le prigioni e rilasciato i criminali, a condizione che si comportassero da buoni maomettani all’arrivo degli armeni. Così ogni carovana doveva difendere la propria esistenza contro più categorie di nemici: i gendarmi di scorta, i paesani dei villaggi turchi, le tribù curde e le bande di cetè o briganti. Senza dimenticare che gli uomini che avrebbero potuto proteggere questi sfortunati erano stati tutti uccisi o erano stati arruolati come lavoratori, e che i malcapitati deportati erano stati sistematicamente spogliati delle armi. A qualche ora di marcia dal punto di partenza, i curdi accorrevano dall’alto delle loro montagne, si precipitavano sulle ragazze giovani e, spogliandole, stupravano le più belle, come pure i bambini che piacevano loro, e rapinavano senza pietà tutta la carovana, rubando il denaro e le provvigioni, abbandonando così gli sfortunati alla fame e allo sgomento».



Young_Turks.jpg



Ed ecco un’altra testimonianza dell’ambasciatore Morgenthau:

«Un giorno Talaat [il ministro dell’Interno della giunta] fece la richiesta forse più inaudita che mi sia stata rivolta. La Compagnia assicurativa New York Life Insurance Co. e la Equitable Life di New York avevano fatto per anni ottimi affari con gli armeni. Questa gente si assicurava molto sulla vita, un altro esempio delle sue abitudini al risparmio. ‘Io voglio’, mi disse Talaat, ‘che chiediate alle compagnie di assicurazione americane di inviarci la lista completa delle polizze fatte ai loro assicurati armeni. Essi sono praticamente tutti morti adesso, e non hanno lasciato eredi per ritirare il denaro. Esso naturalmente spetta allo Stato. Adesso è il governo ad esserne beneficiario. Lo farete?’. Era troppo, e persi la calma: ‘Non avrete mai questa lista da me’, dissi, mi alzai ed uscii».

Questa richiesta è una firma: si chiama chutzpah. Talaat Bey sarà ucciso nel 1921 a Berlino da un attentatore armeno.




1) Ernesto Nathan è stato sindaco di Roma dal 1907 al 1913. Nato a Londra e di cittadinanza inglese, si ritiene fosse il  figlio illegittimo nato dagli amori di Giuseppe Mazzini con Sarah Nathan, la moglie del banchiere tedesco-londinese Mayer Moses Nathan. Grado 33, feroce anticlericale, la Massoneria lo volle  sindaco a Roma come schiaffo al Vaticano.
2) Sideny Sonnino, ebreo che professava l’anglicanesimo, nato a Pisa nel 1847, radicale, fu primo ministro due volte, nel 1906 e nel 1909. Come ministro degli Esteri del governo Salandra nel 1914, fu l’anima dei negoziati segreti che trascinarono l’Italia nella Grande Guerra a fianco degli alleati anglo-franco-americani. Luigi Luzzatti, banchiere ebreo veneziano (fu fondatore e presidente a vita della Banca Popolare di Milano, nonchè dell’Università Ca’ Foscari) è stato capo del governo dal 31 marzo 1910 al 29 marzo 1911, ministro del Tesoro nel precedente governo di Rudinì  (1898) e del seguente governo Giolitti (1903-1905).
3) Emmanuele Carasso, commerciante e banchiere, era in affari con Israel Lazarevitch Helfand (“Parvus”, nella fazione bolscevica) ed intimo amico di Giuseppe Volpi, futuro conte di Misurata, che era andato a far fortuna  nell’impero ottomano con il commercio dei tabacchi di Macedonia. In quegli anni Volpi era il plenipotenziario in Turchia della Banca Commerciale Italiana, che di fatto gestiva il debito pubblico ottomano per conto delle banche creditrici francesi e inglesi.
4) Jacob Schiff (Francoforte 1847 .- New York 1930) fu il capo della banca Kuhn & Loeb che, tra l’altro, in odio all’impero zarista, finanziò Trotsky e dunque la rivoluzione bolscevica.
5) Djavid Bey, Talaat Bey e gli altri personaggi citati più sotto dall’ambasciatore britannico (il “dottor Nazim”) sono gli autori della macchina di sterminio con cui il Comitato Unione e Progresso massacrò oltre un milione e mezzo di armeni, bollati dagli ebrei ottomani come “amaleciti”.
6) Nato a Londra da ebrei russi nel 1894, giornalista di successo, Zangwill fu un esponente dell’organizzazione sionista, da cui si staccò per fondare la fazione detta “Territorialista”, perchè  disposta a creare uno Stato ebraico anche al di fuori della Palestina.
7) Letter from G. Lowther to C. Hardinge, 29 may 1910. His Majesty’s Stationary Office, Lowther Papers, Foreign Office 800/193°. La relazione dell’ambasciatore Lowther è pubblicata integralmente in E. Kedourie, “Young Turks, Freemasons and Jews”, Middlea Eastern Studies, Volume 7, numero 1, gennaio 1971.


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