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La vera causa dell’inflazione e del debito pubblico
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Se chiedete a qualcuno quale sia la causa dell’inflazione, se il vostro interlocutore è onesto non otterrete nessuna risposta.
Se non lo è, comincerà a ripetere qualche informazione presa qui e là.
Vi parlerà dell’aumento del prezzo del petrolio (ma senza dirvi che un aumento sino a 150 $
al barile è stato deciso a tavolino più di un anno fa in una riunione del gruppo Buildenberg); oppure citerà qualche sciopero degli autotrasportatori, o parlerà della siccità.
Ma non potrà dire nulla che possa spiegare il costante, irreversibile e durevole fenomeno di perdita di valore della moneta a medio e lungo termine cui tutti siamo abituati a convivere da quando siamo nati.
Come mai?

Si è già detto nella prima parte di questo articolo (1) che nel 1987, grazie a pressioni della lobby bancaria e a Greenspan, già governatore della FED (Federal Reserve), era stato abrogato in USA
il sistema che impediva interferenze bancarie nelle aziende che chiedevano prestiti, al fine di evitare un nuovo 1929.
Tolti i vincoli alle banche, dopo qualche anno sta iniziando a succedere né più ne meno quello che è successo nel 1929.
Quello che negli USA è stato fatto da Greenspan in Italia è stato fatto da Ciampi, che nel 1993 ha abrogato la legge bancaria del ‘36.

Non deve stupire che in Italia (ed in Europa) sia avvenuto quello che è già avvenuto in USA.
Mentre Alan Greespan prima di diventare governatore della FED era membro del Consiglio di Amministrazione della J.P. Morgan, da noi molti dirigenti del ministero del Tesoro ed i vari Ciampi, Prodi, Draghi, ecc., sono stati ai vertici di Goldman Sachs, una delle principali banche d’affari del pianeta, nonché il principale advisor per la (s)vendita dell’IRI diretta proprio da Romano Prodi e indagata assieme alla stessa JP Morgan e Lehman brothers, dalla procura
di Pescara per truffa ai danni dell’erario italiano.

Anche il futuro è già stato assicurato qualunque schieramento vinca le elezioni.
E’ infatti del 18 giugno 2007 la notizia della nomina ad advisor di Goldman Sachs di Gianni Letta, già sottosegretario alla presidenza del consiglio del Governo presieduto da Silvio Berlusconi (2).

La lobby bancaria dunque si comporta come tutte le lobby: persegue esclusivamente il suo interesse e quello dei suoi soci.
Stupisce quindi che a questa lobby, in tutte le economie capitalistiche, sia stato trasferito dai singoli Stati nazionali il potere di emettere moneta attraverso il cosiddetto «sistema delle Banche Centrali nazionali private».
Potere che, tra l’altro, è stato trasferito in regime di monopolio, e si colloca al di sopra delle leggi e di qualsiasi possibilità di controllo degli Stati nazionali, che in qualche modo hanno, a differenza delle Banche Centrali private, organismi eletti dalla cittadinanza secondo criteri democratici.

Eppure questo sistema viene propagandato presso la società civile come il sistema monetario più progredito, anzi come «l’unico possibile» in quanto frutto dell’evoluzione naturale dei sistemi economici più efficienti e liberi.
Niente di più falso naturalmente, come vedremo in seguito.
Ma stupisce soprattutto la mancanza di critica sostanziale a questo sistema monetario da parte
della classe politica e del mondo accademico nonostante, dopo alcuni anni di soggiogamento a questo sistema monetario, emergano ovunque inevitabilmente due amare e drammatiche verità che contrastano proprio con le motivazioni e gli obiettivi che hanno portato alla costituzione dell’attuale sistema monetario basato sulle Banche Centrali private:

- l’aumento sistematico ed irreversibile dell’indebitamento da parte dei soggetti che utilizzano
la moneta nei confronti dei soggetti che emettono la moneta: paradosso che vede gli Stati nazionali e la cittadinanza intera, vale a dire l’economia reale che produce beni e servizi, sempre più indebitata nei confronti del sistema bancario, che non produce né beni né servizi;
- il perdurare dell’inflazione e della perdita di valore della moneta rispetto al sistema dei prezzi.

Nelle università di economia si insegna che è stato necessario togliere ai governi nazionali (democraticamente eletti) la sovranità monetaria (cioè il potere di decidere quanta moneta emettere, nei confronti di chi e a quali condizioni di interesse) in quanto questi utilizzavano tale strumento prevalentemente per fini politici ed elettorali.
Vale a dire stampavano troppa cartamoneta rispetto al reale fabbisogno dell’economia reale e questo creava inflazione.

L’esempio che più spesso veniva citato negli anni ‘80 era quello della repubblica tedesca di Weimar post prima guerra mondiale, e della sua iperinflazione per eccesso di cartamoneta stampata.
Da qui la necessità di pervenire ad un sistema monetario internazionale più stabile e non asservito al sistema politico o al dittatore di turno (3).

Questo percorso è stato realizzato a tappe in Europa con il trattato di Maastricht del 1992, che ha portato dapprima alla costituzione della BCE (Banca Centrale Europea), omonimo della FED
in USA, ed al sistema SEBC  (Sistema Europeo delle Banche Centrali) composto dalle Banche Centrali Nazionali (BCN), e successivamente all’introduzione della moneta unica.
Il sistema SEBC ha il compito di coordinare una politica monetaria unica nei Paesi dell’euro. L’obiettivo dichiarato del neonato «Eurosistema» era ed è il mantenimento della stabilità dei prezzi.

Per questo motivo agli Stati che adottavano l’euro era richiesto da subito:
Un rapporto tra deficit pubblico e PIL non superiore al 3%;
Un rapporto tra debito pubblico e PIL non superiore al 60%.

La BCE sin dall’inizio ha mostrato di sapere bene quale sia la causa principale dell’inflazione.
Nel Bollettino mensile della BCE Febbraio 1999 alla pagina 27 si affermava infatti che «Vi è
un ampio consenso, fondato su un’evidenza empirica ragguardevole, sul fatto che la dinamica
dei prezzi nel medio-lungo periodo abbia un’origine monetaria ...» (4).
Il sistema BCE - Banche Centrali (i cui costi sono a carico nostro) aveva ed ha, pertanto, tutti
gli strumenti per operare la stabilizzazione dei prezzi all’interno del sistema euro: gli è stato conferito il monopolio dell’emissione monetaria (proprio per sottrarla alle politiche ed ai rischi inflattivi degli Stati nazionali e dei politici); opera in assoluta autonomia rispetto agli Stati nazionali; mostra di conoscere che la reale causa dell’inflazione è un problema di massa monetaria in circolazione, di cui lo stesso sistema BCE-SEBC ha il monopolio di emissione.

E allora perché non eliminano il problema?
Non avremo per caso costruito anche a livello europeo un ulteriore carrozzone mangiasoldi
che non serve a nulla?
Per entrare nell’euro ci hanno chiesto sacrifici.
E per rimanerci sopportiamo ogni anno finanziarie assurde.
Ma se tutto questo è stato fatto per stabilizzare i prezzi e difenderci dall’inflazione perché i prezzi continuano ad aumentare?
Perché la moneta che abbiamo in tasca continua a perdere di valore anno dopo anno?
Quando una cosa non viene capita da un interlocutore attento dopo che è stata ripetuta più volte, o è una bufala oppure non si vuole che sia capita.
Allora vediamo dove è il trucco, se trucco c’è.

Molti non sanno che la BCE è un soggetto privato.
Nessun organismo comunitario o nazionale può imporre direttive o controlli alla BCE. Analogamente al sistema vigente in USA con la Federal Riserve, gli unici soggetti a cui risponde
la BCE sono i suoi soci, che sono in linea di massima le Banche Centrali (BCN) degli Stati aderenti all’euro, anch’esse a suo tempo privatizzate o rese autonome dalle influenze degli Stati nazionali, con alcune inspiegabili anomalie in quanto sono soci, ad esempio, alcune Banche Centrali di Stati non aderenti all’euro come la Gran Bretagna.
I soci della BCE sono quindi privati.
E i soci dei soci della BCE anche.

La Banca d’Italia ad esempio, che ha un diritto di partecipazione in BCE del 14,57% (9), è posseduta interamente da banche ed enti privati (vi è anche l’INPS) (5).
Ma allora, se la BCE ed i suoi soci banchieri sono soggetti privati, così potenti da condizionare tutti i governi ed imporre un sistema monetario che concede solo e solo a loro di battere moneta, e di determinarne il tasso di interesse, senza alcun controllo da parte di chicchessia, non è per caso che sono loro a determinare volontariamente l’inflazione perché così ci guadagnano?
E a scapito dell’intera economia reale?

Margrit Kennedy nel suo libro «La moneta libera da inflazione e da interesse» (6) documenta esattamente una situazione analoga in Germania negli anni ‘80, dove il 90% della popolazione pagava endemicamente interessi passivi allo 0,2% della popolazione, con un 10% circa che riusciva a rimanere in una situazione di pareggio.
Trattandosi della Germania e non di una repubblica delle banane qualsiasi, non è credibile che un sistema così concepito possa essere casuale.
Né che sia frutto dell’evoluzione naturale del mercato.
Ci sarà pure un motivo se anche in periodi di congiuntura sfavorevole gli unici uffici che non si riducono mai sono (oltre a quelli pubblici) gli sportelli bancari e se alle banche appartengono i più bei palazzi in qualunque città andiate.

Secondo quanto documentato nell’interessante saggio del ricercatore indipendente Rudo de Ruijter «I segreti del denaro, dell’interesse e dell’inflazione», la principale causa dell’inflazione è data dalla facoltà concessa alle banche di immettere moneta creditizia in base al meccanismo della riserva frazionaria.
De Ruijter sottolinea che con questo meccanismo «i prestiti hanno un effetto nascosto. Quando colui che ha ricevuto il finanziamento spende i soldi, chi li riceve li deposita nella sua banca che, proprio grazie a questo deposito, può effettuare nuovi prestiti. Anche i soldi di questi nuovi finanziamenti verranno spesi e diventeranno depositi in altre banche. E così via. Naturalmente
ad ogni passaggio la banca incassa interessi. E’ un enorme girotondo che crea denaro e gonfia
la massa monetaria totale del Paese. Ogni volta che i prestiti concessi da una banca diventano depositi in un’altra banca comincia un nuovo giro di finanziamenti … Le banche creano nuova moneta, ma non possono magicamente creare nuovi beni da comprare. Se la gente dispone di più soldi ma la quantità di beni da comprare resta invariata, tutto quel che succede è che i prezzi salgano. Il valore facciale del denaro diminuisce. E’ quella che si chiama inflazione. Allora, quando le banche mettono in circolazione nuovo denaro, il valore dell’unità monetaria diminuisce…».

Ora è più chiaro su chi ci guadagna e chi no se permane un regime perenne di inflazione?
Abbiamo ceduto la sovranità monetaria ad un soggetto privato che fa esclusivamente il suo interesse e quello dei suoi soci, e lo fa a danno dell’intera economia reale.
Ma le caratteristiche dell’attuale sistema monetario comportano anche altre conseguenze, tutte
a favore delle banche e deleterie per gli altri.

Claudio Bianchini

Fine seconda parte
(Nota dell’autore: Si ringraziano in particolare Pierluigi Paoletti (www.centrofondi.it) e l’ingegner Lino Rossi (voceditalia.it) dai cui scritti sono stati presi alcuni spunti per questo articolo)

Prima parte
C’è qualcosa che non va



1) C’è qualcosa che non va
2) www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2007/06/letta-goldman
3) Grazie al saggio «I creatori di moneta» di Gertrude Margaret Coogan, edizioni di Ar, emerge invece che furono proprio le misfatte dei banchieri la vera causa del fallimento della repubblica tedesca di Weimar. Nel capitolo IX viene chiaramente identificato il meccanismo che ha comportato l’iperinflazione tedesca, meccanismo voluto dai banchieri ed imputabile solo in minima parte alla volontà dei politici tedeschi o ai danni causati dalla I guerra mondiale. Sempre sull’argomento Repubblica di Weimar, si consiglia la lettura del saggio «Schiavi delle banche»
di Maurizio Blondet, Effedieffe edizioni.
4) Bollettino mensile della BCE Febbraio 1999, pagina 27.
5) M. Della Luna e A. Miclavez «Euroschiavi», Arianna editrice, 1° edizione pagine 83-85.
6) Margrit Kennedy, «La moneta libera da inflazione e da interesse», Arianna Editrice



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