Il capostipite della scuola di Copenaghen
Niels Bohr, premio Nobel per la Fisica nel 1922
Vorrei chiarire alcune cose attorno alla
contrapposizione tra evoluzionisti e creazionisti.
Questi ultimi, nelle posizioni più estreme, finiscono per
rafforzare gli evoluzionisti.
Infatti accettare alla lettera la narrazione biblica della
creazione dell’universo e della vita significa ignorare anche
le prove inconfutabili circa la datazione delle ere geologiche e
dei periodi della storia della vita sulla Terra.
Certe posizioni finiscono anche per far dimenticare le molte
critiche che si debbono sollevare contro le teorie evoluzioniste.
In realtà è la Fisica che viene in aiuto dei
creazionisti, ma sembra che essi non siano interessati a questi
aspetti essendo totalmente assorbiti da una polemica che alla fine
diventa sterile.
Ciò che sfugge a coloro che troppo ingenuamente vogliono
ritrovare intatte le verità bibliche è che la Fisica
di oggi contiene tracce del trascendente, ma che queste tracce
vengono puntigliosamente cancellate dal pensiero unico dominate,
pensiero che per principio nega l’esistenza di Dio.
Agli inizi del XX secolo si sono verificate nella Fisica due grandi
rivoluzioni: la teoria della Relatività e la teoria
quantistica.
La prima teoria ha modificato radicalmente il concetto di
realtà ed ha introdotto lo spazio-tempo come entità
indissolubile, costitutiva dell’essenza del reale.
Ogni evento rimane fissato in eterno nello spazio e del tempo in
una memoria che potremmo sondare solo se potessimo spostarci ad una
velocità superiore a quella della luce.
In cosmologia, con la Relatività Generale, abbiamo la
nascita di ipotesi circa l’esistenza di universi paralleli al
nostro.
Ci si è allontanati definitivamente dalla
concezione di un Universo statico, deterministico ed
univoco.
L’universo dove trovavano ospitalità le idee dei
positivisti e del materialismo è scomparso.
Ma il colpo più grave sarebbe arrivato dalla seconda
rivoluzione, quella scatenata dalla Fisica quantistica.
In Unione Sovietica si accorsero che la Fisica su cui Marx ed
Engels avevano fondato l’ateismo stava scomparendo e con essa
venivano meno i fondamenti «teologici» della loro
religione materialista.
Nel 1939 il fisico Mandelštam affermava che lo sviluppo
storico della meccanica quantistica era innaturale poiché
l’apparato matematico necessario per descriverla era stato
costruito prima del significato fisico dei simboli usati poi per
interpretare i fenomeni.
Questo è accaduto soprattutto per l’onda ψ, una
entità fisica che per sua natura deve contenere una parte
reale ed una parte immaginaria.
E non si tratta di una finzione matematica adottata per
semplificare i calcoli; al contrario la funzione ψ, che
descrive il moto di qualsivoglia particella materiale, deve per sua
natura essere una funzione complessa, quindi costituita da una
parte reale e da una immaginaria.
Molti fisici sovietici, meno attenti alle basi del marxismo,
accettarono la fisica quantistica.
Ioffe sosteneva che i concetti sottostanti al principio di
complementarietà (una particella si può comportare
come un’onda o come un corpuscolo, mai contemporaneamente
come onda e come corpuscolo) erano perfettamente comprensibili
sulla base di un concezione creativa del materialismo dialettico.
Già: una concezione creativa.
Ioffe aveva perfettamente intuito che attraverso
l’indeterminazione e l’ambiguità o
l’indescrivibilità del microcosmo passava un atto di
creazione, atto che egli si affrettava a far risalire alla nuova
divinità: il materialismo dialettico.
Bohr, capostipite della famosa scuola di Copenaghen, si era
incaricato di divulgare presso tutte le scuole di Fisica la nuova
teoria quantistica.
Agli inizi degli anni ’50 i fisici sovietici attaccano i
fondamenti filosofici della fisica quantistica.
Nel 1950 l’accademico Vavilov critica apertamente i fisici
sovietici che non reagiscono alle affermazioni filosofiche
idealistiche ricavate come conseguenza della meccanica quantistica.
Vavilov sostenne che lo stesso principio di indeterminazione, che
oggi invece è diventato il cardine di tutta la fisica
quantistica, doveva essere considerato come una verità
transitoria, non certo immutabile.
Nel 1952 il filosofo Omelyanvskij si spinge molto più avanti
nella critica.
Egli afferma che l’idealismo dal quale sono partiti
Heisenberg, Bohr, Schrödinger e Dirac ha avuto un influsso
funesto su quelle teorie fisiche che essi hanno creato, ostacolando
in sostanza lo sviluppo della scienza.
L’anno seguente Zdanov, in un articolo sulla Prava, afferma
che la meccanica quantistica costituisce il punto di forza della
lotta senza quartiere condotta dalla borghesia contro il
materialismo dialettico.
A questo punto si profilava una divaricazione tra la Fisica del
mondo occidentale e quella del blocco comunista.
Sarà il fisico sovietico Fock a ricongiungere la Fisica nei
due blocchi che dividevano il mondo.
In Occidente esisteva ed esiste una vasta indifferenza
all’influenza delle scoperte della Fisica in campo filosofico
e religioso.
Fock nel 1957 soggiornò a Copenaghen
entrando nello spirito della scuola che aveva preso il nome dalla
città stessa.
Egli sottopose a Bohr una serie di critiche che riguardavano
l’interpretazione filosofica della teoria dei quanti.
Bohr era visto con sospetto non solo per la deriva spiritualista
della scuola di Copenaghen, ma anche per l’ombra del
positivismo che accompagnava tutto il pensiero europeo.
Il positivismo, raccogliendo l’eredità
dell’illuminismo, esprimeva la fede nel progresso sociale
trainato verso la perfezione dal progresso scientifico.
Al contrario per il marxismo il progresso della scienza doveva
essere guidato dal materialismo dialettico.
Molte critiche di Fock vennero accettate, anche perché esse
portavano un contributo importante ai fondamenti della teoria
quantistica, ma questa venne spogliata di tutte le interpretazioni
spiritualistiche.
Sulla base di un accordo intervenuto tra Bohr e Fock la Fisica
quantistica venne accettata anche nel mondo comunista e tuttora
sopravvive l’interpretazione che è derivata da
quell’accordo.
Ma si è trattato di un accordo tra due mondi egualmente
atei.
L’ovvia conseguenza che dal concetto di indeterminazione e
dal venir meno in alcune condizioni del principio di
causalità derivasse la scoperta dell’esistenza di un
passaggio tra mondo sensibile e mondo della trascendenza, venne
presa in considerazione solo da piccoli gruppi non accettati dalla
comunità internazionale.
Eppure è su questo fronte che gli antievoluzionisti possono
proporre argomenti seri anche per spiegare la comparsa di nuove
forme di vita.
Professor Raffaele Giovanelli