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Sozzani, il presidente di Provincia pro-abolizione
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«Organi senza poteri, non ha senso tenerli»

Chiamate il WWF, consultate gli esperti, aprite gli annali del Guinness dei primati: c’è un presidente di una Provincia italiana disposto a dichiarare che il suo ente e il suo incarico potrebbero essere aboliti anche domani, tanto ormai la loro utilità è ridotta ai minimi termini. E come se non bastasse, è il presidente di una Provincia che tutti i disegni di riforma fin qui presentati avevano inserito tra quelle da salvare.

Il caso unico riguarda Diego Sozzani, 52 anni, Pdl, che governa dal 2009 su 375 mila abitanti e 1.339 chilometri quadrati di territorio; dunque all’interno dei parametri fissati dalla legge per sfuggire alla decimazione voluta dalla riforma del governo Monti. Eppure... «Eppure così non si va da nessuna parte — racconta sconsolato Sozzani — e tanto vale eliminarle tutte le Province, perché con il passare degli anni sono state svuotate di qualsiasi potere. Noi, tra le poche in Italia, abbiamo di recente approvato il bilancio di previsione: con i tagli che abbiamo subito saremo costretti in autunno a limitare una serie di servizi essenziali, a cominciare dalle scuole che dovranno rimanere chiuse al sabato per una questione di risparmio dei costi».

Il numero uno dell’amministrazione novarese ci tiene a sottolineare che la sua non è una proposta provocatoria, ma che è seriamente convinto di dover ormai superare l’attuale catena di comando dell’Italia. E spiega: «Gli enti territoriali servono se hanno un vero potere programmatorio, se aiutano ad accrescere la competitività della realtà loro affidata. Ma con il livello attuale della competizione internazionale mi spiegate che senso ha tenere invita una provincia come Novara? Che per giunta è divisa in ben 88 comuni? Che dipende da Torino e dal Piemonte ma vede i suoi interessi gravitare su Milano e la Lombardia? È una trafila burocratica infinita e ormai obsoleta, che non serve più al cittadino. Pensate solo a questo esempio: in Gran Bretagna un’azienda ottiene tutti i permessi per avviare la sua attività in 30-60 giorni, da noi possono passare tranquillamente sei mesi».

E in tutto questo cosa c’entrano le Province? «C’entrano — ribatte Sozzani — perché le decisioni risultano sempre complicate, le competenze e i poteri frammentati, i tempi di attesa estenuanti: è la burocrazia il vero maie di questa Italia e la sua semplificazione è il primo problema che dobbiamo affrontare. Via le Province, prima di tutto e poi diamo un robusto taglio anche ai comuni più piccoli».

La sortita del presidente non è nuova: lo scorso autunno quando nel corso di estenuanti riunioni tutti scovavano cavilli utili a tenere in vita questa o quella provincia, tutti si affannavano a spiegarne l’unicità territoriale e storica e l’indispensabile ruolo per le sorti della nazione, Sozzani era andato controcorrente: sulla sua pagina Facebook aveva suggerito un referendum per unificare Novara, Verbania, Biella e Vercelli, considerate troppo «lillipuziane» per potere esercitare un qualche peso economico e politico. Di più: aveva proposto in subordine che almeno la parte più orientale della regione venisse ceduta alla Lombardia con la quale ormai coltiva rapporti stretti. Il risultato? Il campanilismo aveva avuto il sopravvento e il Piemonte aveva visto salvaguardata l’integrità sabauda della sua suddivisione amministrativa.

Claudio Del Frate

Fonte > 
Corriere della Sera | 6 luglio

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