«Aboliamo il Limbo: tutti i bambini
vanno in Paradiso».
Ma se è vero, come vorrebbero, che «Gesù li
salva anche senza battesimo», perché avrebbe
istituito la Sua Chiesa, con la missione di battezzare?
Il cardinale Ratzinger, quando era prefetto della Congregazione per
la Dottrina della Fede, aveva detto che il
«Limbo» era soltanto un'ipotesi teologica di
secondaria importanza per quanto riguarda la salvezza.
E ciò seguiva quanto aveva detto in precedenza Giovanni
Paolo II, che aveva praticamente cancellato la verità sul
Limbo.
Ora una commissione teologica ha preparato il documento dove questa
abolizione del Limbo è giustificata, non solo perché
sarebbe una dottrina di origine «medioevale»,
ma perché l'immensa bontà divina salva tutti e tanto
più i bambini, anche se non battezzati.
L'«unico» imbarazzo per questa
«revisione» risiede nel fatto della
necessità del Battesimo per la salvezza, secondo la parola
di Gesù.
Inoltre, tutto nella Sua Chiesa, dal sacerdozio alla gerarchia,
dalla missione ai sacramenti, deriva ed è ordinato
giustamente a questa istituzione della misericordia divina
racchiudente il potere di salvezza del sangue del Salvatore.
La verità sul Limbo implica
princìpi negati dal modernismo, e cioè:
- la volontà di salvezza divina, che si manifesta e si
esplica secondo la rivelazione e perciò nei modi
condizionati dai precetti che sono predicati dalla Chiesa nel nome
di Dio;
- la gratuità assoluta del dono della visione beatifica
nella gloria di Dio.
La grazia soprannaturale non è «dovuta»
all'uomo perché necessaria al perfezionamento della sua
natura.
La natura umana è superata infinitamente dalla grazia che
è sproporzionata alla capacità dell'uomo di averla
se non per dono gratuito di Dio.
La visione beatifica è una grazia meritata dal sangue di
Cristo, mai un «diritto» come
insinua il modernismo.
Giovanni Paolo II ha ignorato l'esistenza del Limbo come non
facente parte della fede cattolica.
Prima di lui il de Lubac, autore di
«Surnaturel», opera condannata da Pio XII
nella «Humani Generis»: «Alcuni
deformano la vera nozione della gratuità dell'ordine
soprannaturale, quando pretendono che Dio non può creare
esseri dotati di intelligenza senza chiamarli ed ordinarli alla
visione beatifica» (Denzinger 3891).
Sul soprannaturale implicito nella natura
umana, non come gratuità ma come necessità,
il cardinale Siri vedeva l'apertura «ad una specie di
monismo cosmico, ad un idealismo
antropocentrico»
(«Getsemani», Roma, 1980, pagine 54-58).
Si vorrebbe la «riduzione» della trascendenza,
un «addomesticamento» del soprannaturale,
contiguo al naturale, per passare dal Dio fatto uomo all'uomo che
si fa dio.
Il germe dell'aggiornamento
dottrinale nella questione del Battesimo è stato
coltivato tra altri dalla «mente teologica» di
Maritain.
Jacques Maritain fu uno degli autori venerati da Paolo VI, che
tradusse il suo «Cristianesimo Integrale» e lo
invitò come unico consulente laico del Vaticano II.
Tra le idee ambigue di questo pensatore francese, convertito alla
fede dall'esaltato Léon Bloy, spuntò quel
buonismo umanitaristico, di modernistica memoria,
che ispirò l'immensa «simpatia e
comprensione» per le altre religioni, specialmente
quella dell'uomo che si fa dio, come assicurò Paolo VI alla
chiusura del Vaticano II
(7 dicembre '65).
Quale altra mentalità lo può aver portato perfino a
lamentarsi davanti al mondo politico italiano perché Dio ha
ignorato la sua preghiera di salvare Moro?
Quale idea porta oggi i preti televisivi, come don Mazzi, a dire
d'essere spesso arrabbiati con Dio che permette certe nefandezze?
Non è forse in questa stessa linea di idee, secondo il
mondo, che si manifestò anche l'origenismo di Giovanni
Paolo II, che vedeva l'inferno vuoto e chiese perdono per il
passato della Chiesa?
In questi pensieri «buonisti e perdonisti» si
palesa quell'«orgoglio di bontà»
intento a correggere le cose in cui, secondo l'evoluto modo di
sentire dell'uomo moderno, la giustizia divina si dimostrerebbe
scarsa!
Sono le idee anticristiane di radice gnostica che caratterizzano
tanto il mondialismo massonico quanto le sue manovre ecumeniste.
In nome del primo furono scatenate le guerre e le rivoluzioni,
causando molti milioni di morti.
La seconda, l'operazione ecumenista, fu promossa inoculando in
nome della stessa Chiesa quel «buonismo
perdonista» che soffoca la fede dell'uomo spirituale,
come Dio lo ha creato.
Ciò è molto ben spiegato nel capitolo
«Maritain, buonista
metafisico», di Maurizio
Blondet («Il Collasso», Il
Minotauro, 1999, pagine 121-127).
Esso aiuta a scavare sulle radici infette del Vaticano II che, come
si vede ora, continuano a contaminare la vita del mondo
contemporaneo.
«Il 'buonismo'
prevarrà sulle porte degl'inferi?
C'è da chiederselo - non per ridere, ma con inquietudine -
nel leggere 'Le Cose del Cielo', un
volumetto che accoglie certi testi senili di Jacques Maritain, a
cura di Nora Possenti figlia (editore Massimo).
II sottotitolo suona : 'Riflessioni sulla vita
eterna'.
In realtà, Maritain vi fantastica sul come sia
l'aldilà.
Ovviamente, é l'inferno a interessarlo di più, per
un motivo che sarà poi chiaro.
L'inferno di Maritain può sembrare ortodosso: v'è
l'esclusione eterna dalla visione di Dio (la 'pena del
danno'), e la 'pena del senso': 'una
giusta pena naturalmente determinata; naturalmente generata dalla
colpa' (pagina 74).
'Vi è anche il fuoco' (pagina 75).
D'accordo, Maritain s'immagina che i dannati siano 'degli
attivi: lavorano tutto il tempo, hanno la religione del lavoro.
Costruiscono e i loro edifici crollano a causa delle loro divisioni
e dei loro odii ... essi faranno delle città nell'inferno,
delle torri, dei ponti, vi condurranno battaglie ... nel male
stesso manifestano i doni e le energie ontologiche di cui la
creatura non sarebbe sprovvista se non quando cessasse di
essere' (pagina 77).
Ciò assimila i dannati agli Alsura della tradizione
indo-tibetana, ai Titani.
Ma quello che conta è che, 'poiché l'anima
resta rivolta contro Dio e fissata nell'odio, il fuoco non le
serve a nulla e la brucia eternamente' (pagina 75).
'Eternamente, però, non proprio'.
Per Maritain - ecco il punto che gli sta a cuore - le anime sante
protestano contro l'eternità dell'inferno: 'Il nostro
amore, questo amore che [Dio] ci ha dato, come potrebbe
essere soddisfatto di vedere Dio odiato senza fine, e senza fine
bestemmiato da esseri usciti dalle sue mani? Vedere il crimine
aggiungersi al crimine? E tra i maledetti ce n'è di quelli
che amiamo [...] No, noi non cesseremo mai, continueremo a
pregare e a gridare per il sangue del Salvatore, ah!, senza avere,
lo sappiamo bene, il minimo diritto di essere esauditi, e lasciando
solamente la follia dell'amore esalare da noi liberamente,
gratuitamente' (pagina 78).
Il 'Limbo' secondo Maritain e
compagni
Citata questa frase (che è di 'Ernst Hello, e che Bloy
ha ripreso e orchestrato'), Maritain si permette di
'sperare' che Dio cambi la volontà dei dannati,
'fissata nel male in virtù dell'ordine della natura in
maniera assoluta e immutabile', con un 'miracolo'.
Per farla breve: ogni dannato viene 'perdonato
(sempre dannato ma perdonato)' (sic) e cosí
'lascia i luoghi bassi, viene fuori dal fuoco,
è trasportato nel limbo. Egli gioirà, benché
rimanga ferito, di quella felicità naturale'
di cui godono i bimbi morti senza battesimo, 'e che è
ancora un inferno rispetto alla gloria' (pagina 79).
'Il fuoco dell'inferno resta eterno in se stesso,
continua a bruciare senza fine […].
Ma coloro che vi erano stati immessi ne sono stati
tratti fuori - per miracolo' (pagina 80).
Resta, per Maritain, che 'questi perdonati sono dei perduti.
Non sono stati salvati, non sono riscattati'; solo, 'la
loro anima è tratta fuori dalla pena del senso in quanto
causata dal fuoco' (ibidem).
Spero si capisca l'enormità di quel che viene qui
elucubrato.
E che si veda la radice torbida di quella malattia del
cattolicesimo che - in mancanza di migliori approfondimenti -
s'è chiamata 'buonismo', e di cui Maritain
è stato uno dei massimi diffusori.
Il 'buonismo', che è una forma del
sentimentalismo, rivela qui che la radice di ogni sentimentalismo
è la sensualità, il materialismo sensuale.
Maritain infatti suppone che il destino dei dannati possa essere
migliorato sottraendoli al fuoco; è il dolore fisico, la
'pena del senso', quello che per lui pesa davvero.
La pena del danno, l'esclusione da Dio, è qualcosa che si
può sopportare, non è vero?
Tutto ciò è ovviamente insensato.
Se, come dice Maritain, 'la giustizia di Dio è la sua
pazienza' (pagina 74), ossia se fosse vero che Dio
'soffre che delle creature formate a sua immagine lo rifiutino
... eternamente', sarebbe piú coerente ipotizzare che,
per por fine alla propria sofferenza, Dio
concedesse anche ai dannati la salvazione, ossia la visione di
Sé; perché il 'fuoco' non
è che un 'simbolo' del dolore della mancata
visione: anche se un simbolo radicalmente concreto, che realmente
brucia ogni fibra dell'essere umano, anima-e-corpo.
Ma pretendere la salvazione finale dei dannati è palesemente
eretico, e Maritain se ne astiene.
I 'buonisti' infatti amano le vie oblique.
E cosí Maritain, piú
'buono' di Dio, fantastica che i
dannati siano portati al cerchio piú alto dell'inferno, il
limbo.
Anche qui un segno della misera idea della giustizia che hanno i
buonisti: la giustizia - che è esatto calcolo della
relazione per cui si dà 'a ciascuno il suo' -
vorrebbe allora un altro miracolo: se i dannati per
'miracolo' godono la felicità naturale del limbo,
allora i bambini morti senza battesimo, cioè senza colpe
attuali e personali, penano come i dannati.
Non sarebbe ciò ingiusto?
Ma questa è evidentemente una domanda che i
'buonisti' non si pongono nemmeno quando si tratta
dell'aldiquà, della giustizia penale terrestre ed umana.
Non a caso gran parte della 'politica' buonista verte
sulla sentimentale voglia di alleviare le pene dei condannati: no
alla pena di morte, poi no all'ergastolo, poi pene
'rieducative' piuttosto che
'afflittive'… tutto ciò senza considerare
che le vittime dei condannati omicidi hanno subìto, loro
sì, la pena di morte, l'afflizione, il dolore.
Maritain innalza questo buonismo piccinamente terrestre a
metafisica: anche nell'aldilà, suppone, non deve esistere
più giustizia penale.
E le vittime saranno confuse coi colpevoli.
Nel limbo di Maritain, riempito di dannati 'perdonati',
ogni infanticida sarà eternamente a fianco della sua piccola
vittima, penando (mitemente) e godendo (naturalmente) né
più né meno che essa.
Il 'revisionismo' buonista (e
conciliare) dell'amore di Dio
Tutto nasce, credo, dal presupporre che 'la giustizia
di Dio è là sua pazienza'.
Invece, la giustizia penale di Dio è il suo
amore stesso, la faccia del suo amore che rivolge
ai peccatori non pentiti.
Nulla nei testi evangelici autorizza il sospetto che la gloria di
Dio, la carità di Dio, sia diminuita dalla presenza eterna
dei malvagi; men che meno che Dio 'soffra' delle loro
sofferenze, del loro rifiuto, della loro eterna bestemmia.
La parabola delle vergini stolte è spaventosamente chiara.
Esse dal loro orribile 'fuori', nella notte, bussano
contro la porta chiusa;ma non turbano la festa dello Sposo che ha
luogo dentro.
Del resto nessuna delle parole di Gesù sull'inferno
autorizza minimamente le speranze di Maritain.
Al contrario tutte dicono che la minaccia della pena, che la
giustizia penale metafisica, è qualcosa di così reale
sul suo indicibile piano di realtà, che non può
neppure esser detto con parole umane.
Gesù allude all'inferno con due metafore.
La piú popolare, quella del 'fuoco', in
realtà parla di un fuoco che arde in eterno qualcosa come
spazzatura, residui che non servono e non sono piú nulla.
Ai dannati è minacciata la Geenna - la discarica dei rifiuti
di Gerusalemme, dove irriconoscibili resti della vita, sporcizie
della vita, bruciavano tra fumi maleodoranti; al loglio è
promesso che sarà 'gettato nel fuoco' (o nel
forno).
Ma piú agghiacciante, piú disperata, è la
metafora del 'fuori'.
Gesù, quando allude a 'le tenebre esteriori dove non
è che pianto e stridor di denti', deve ricorrere a
'parole scelte da una zona estrema del linguaggio', come
fa dire Thomas Mann al suo diavolo, che con il nome di Sammael
('angelo del veleno') si presenta al musicista Leverkhun
per comprargli l'anima.
Perché 'si possono usare molte parole, ma tutte stanno
soltanto per nomi che non esistono. Questa è precisamente la
gioia segreta, la sicurezza dell'inferno: che non è
enunciabile, che è salva dal linguaggio. Che esiste
semplicemente, ma non la si può mettere nel giornale, non la
si può rendere pubblica, non se ne può dare una
nozione critica con parole [...] Di simboli bisogna
accontentarsi mio caro, perché là tutto finisce, non
solo la parola indicatrice, ma tutto [...]ogni
pietà, ogni grazia, ogni riguardo, e fino all'ultima
traccia di comprensione per l'obiezione incredula e scongiurante:
questo voi potete, eppure non potete fare di un'anima. Invece
sí, lo si fa, e avviene senza il controllo della parola
[...] Incontrollato, nell'oblio, fra spesse mura'.
E infatti ciò che piú colpisce è
come Gesù, nell'alludere a ciò che avviene
nelle tenebre esteriori, ricorra a una frase di
impersonalità inaudita, una impersonalità di secondo
grado.
Non dice che 'nelle tenebre esteriori' si piange e si
stridono i denti.
Non dice nemmeno che 'non c'è altro' che pianto
e stridore; già quell''altro' è di
troppo, perché non c'è più, forse, nemmeno la
minima traccia di 'altro'.
Tutto ciò che c'è, là
'fuori' 'non è che pianto e stridor di
denti'.
Lungi dall'esserci i dannati che costruiscono torri e ponti e
battaglie, come immagina Maritain: non ci sono più, 'i
doni e le virtù ontologiche delle creature'.
Potremmo addirittura sospettare che non esistano nemmeno più
esseri umani nel senso proprio, ma solo residui.
C'è infatti là fuori qualcuno che piange e stride?
A prender le parole di Cristo nel senso letterale, non c'è
che 'pianto e stridore'.
E taccio su quello stridere di denti: noi abbiamo esperienza del
battere di denti, nel gelo estremo, o del digrignare i denti, nella
rabbia umana; ma lo stridere dei denti allude a un dolore, un gelo
e una rabbia stritolatori, di cui non c'è esperienza
possibile nell'aldiquà.
In questa prospettiva, la fantasia di Maritain appare come una
frivola svalutazione della terribile serietà di Gesù.
Non è difficile scoprire da quali suggestioni Maritain si
sia indotto a tanto.
Egli stesso ci mette sulla strada, con la sua citazione di Hernst
Hello e di Léon Bloy.
Come ho altrove raccontato, Bloy ed Hello, furono travolti da una
frenesia messianica sui generis: suggestionati dalle speculazioni
attorno alle visioni di La Salette, e ancor piú dalle
'voci' e 'visioni' che visitavano Anne Marie
Roulé, la prostituta di cui Bloy aveva fatto la sua amante
mistico-carnale, essi aspettavano l'imminente Secondo Avvento.
Non il ritorno di Gesù tuttavia, ma del
'Paraclito', della Terza Persona; che avrebbe, secondo
loro, abrogato la legge di Gesù, proclamando
'bene' ciò che Gesù aveva dichiarato
'male'.
Difatti, secondo le 'rivelazioni'
ricevute, essi credevano che il 'Paraclito'
fosse 'identico a Lucifero'.
Prefigurato da tutti i rifiutati della Scrittura - da Caino, dal
Figliol Prodigo, dal Cattivo Ladrone - l'ultimo
'segreto' che il Padre aveva in serbo per
l'umanità stava per essere rivelato: Lucifero il Rifiutato
sarebbe stato alfine manifestato come Spirito Santo, il Nemico come
vero e definitivo Salvatore.
Colui che era stato relegato nei 'luoghi lontani'
sarebbe stato riassunto nel piú alto dei cieli.
Solo pochi comprendono che la nuova rivelazione negherà e
abrogherà la vecchia, la legge di Gesù, e
instaurerà la libertà di Lucifero-Liberatore: di
fatto solo Bloy (che si considerava l'Elia dell'imminente
rivelazione) ed Hello.
A questa visione luciferina Bloy rimase fedele.
Anche quando la sua ispiratrice, la bella Anne Marie Roulé,
fini in manicomio ormai del tutto demente.
Di fatto Bloy oserà rivelare il gran segreto rovesciato nel
suo 'Dagli Ebrei la salvezza': la cui
edizione fu curata, nel 1905, da Jacques e Raissa Maritain.
Cosí è senza stupore che ritroviamo nell'operetta
senile di Maritain, nella sua fantasticheria sul riscatto
buonistico dei dannati dall'inferno al limbo, una gentile
attenzione speciale per Lucifero.
'Lucifero senza dubbio sarà l'ultimo a cambiare.
Durante un certo tempo egli sarà solo nell'abisso, si
crederà il solo condannato ai tormenti senza fine, e il suo
orgoglio sarà senza confini. Ma anche per lui si
pregherà, si griderà. E alla fine, anche lui
sarà restituito al bene, nell'ordine della sola natura,
reso suo malgrado all'amore naturale di Dio, portato per miracolo
nel limbo in cui la notte brilla di stelle. Vi riprenderà il
suo ufficio di principe - riprovato sempre, riguardo alla gloria;
amato di nuovo, riguardo alla natura [...]. Umiliato
sempre ; ma umile ora' (pagina 81).
Anche Lucifero tra i bambini innocenti, e come loro principe.
Anche lui buonisticamente 'restituito al
bene', anche se solo 'naturale', come preme
al sentimentalismo.
Certo, è solo una forma attenuata dell'annunciazione
satanica di Bloy, che voleva Lucifero assunto nella Trinità,
banditore della nuova legge che dice bene il male e male il bene.
Maritain era troppo letto dagli ecclesiastici per farsene
banditore, senza rischio di un anatema.
Ma, confondendo in un'infantile indistinzione 'limbica'
il bene e il male, mostrando la giustizia come opposta all'amore,
già la sua attenuazione non prepara la via alla venerazione
di Lucifero, a cui Bloy voleva si volgessero i 'veri
spirituali'?».
La verità sul Limbo dimostra essere la
carta da tornasole dell'inversione conciliare
poiché palesa, contro ogni elucubrazione gnostica, l'abisso
esistente tra gli esseri umani redenti dal sangue del Salvatore e
quelli che per volontà umana, propria o altrui, non lo hanno
desiderato, cercando di meritarselo, ma lo hanno ignorato o
rifiutato.
L'aggiornamento dottrinale nella questione del
Battesimo da parte di certi vescovi e dei loro periti, seguì
le idee del teologo tedesco Karl Rahner, S.J., che fu l'eminenza
grigia del Vaticano II e che, in seguito, ha diffuso le sue idee
sulla salvezza universale con rinnovata
autorità.
Ecco quanto dice nel suo libro «Il Cristiano
Anonimo»: «Ci possono essere, e in effetti ci
sono, degli individui che sono effettivamente giustificati nella
grazia di Dio che conseguono la salvezza sovrannaturale alla vista
di Dio... anche se non appartengono alla Chiesa [...] come
una realtà storica visibile.[…] Nessuna
dimostrazione veramente teologica di tale tesi può qui
essere fornita attraverso le scritture o la tradizione.
Tale dimostrazione non sarebbe facile, perché l'ottimismo
che questa tesi comporta si è solo chiarito ed asserito
gradualmente nella fede consapevole riguardo alla salvezza per i
catecumeni non battezzati in Ambrogio, attraverso la dottrina del
baptismus flaminis e il votum
ecclesiae del Medio Evo e al Concilio di Trento, fino
all'insegnamento esplicito negli scritti di Pio XII che affermano
che anche un semplice votum implicito per la
Chiesa e il battesimo possono essere sufficienti.
E' stato dichiarato al Vaticano II che nemmeno gli atei sono
esclusi da questa possibilità di salvezza...
La sola condizione necessaria che si riconosce su questo punto
è la necessità di fedeltà ed obbedienza
dell'individuo alla sua propria coscienza personale.
Quest'ottimismo riguardo alla salvezza mi sembra uno dei
più notevoli risultati del Vaticano II.
Infatti, quando consideriamo la teologia ufficialmente accettata
riguardo a tutte queste questioni che, fino al... Concilio è
stata quella più o meno tradizionale, possiamo solo
meravigliarci a quanto poche controversie siano sorte durante il
Concilio riguardo a tali asserzioni di ottimismo circa la salvezza,
e meravigliarci anche a quanto poca opposizione l'ala
conservatrice del Concilio abbia portato su questo punto, a come
tutto ciò abbia avuto luogo senza preparazione di scenario o
grande scompiglio anche se questa dottrina ha segnato,
nello sviluppo della consapevolezza della Chiesa riguardo alla sua
fede, una fase molto più decisiva che, per esempio,
la dottrina della collegialità nella Chiesa, la relazione
fra le scritture e la tradizione, l'accettazione della nuova
esegesi, ecc».
L'esistenza del Limbo non è forse
conseguenza della necessità della Redenzione?
Ebbene, l'idea della «redenzione universale»,
lanciata dal cardinal Wojtyla nella «Gaudium et
Spes», ha profondamente cambiato questa fede, per cui
molti «teologi buonisti» abolirono il Limbo in
nome della loro idea di carità.
Vediamo come hanno inserito allora questa pastorale conciliare nel
«nuovo catechismo» (Libreria
Editrice Vaticana, 1992), ufficializzando così le
«dosi ridotte» di modernismo che, mischiate
con «ampie dosi» di dottrina tradizionale,
rendono il Vaticano II e il «suo catechismo»
il lievito dei grandi inganni dei nostri tempi.
§ 846. Fuori della Chiesa non
c'è salvezza. Come bisogna intendere questa
affermazione spesso ripetuta dai Padri della
Chiesa? Formulata in modo positivo, significa che
ogni salvezza viene da Cristo-Capo per mezzo della Chiesa che
è il suo Corpo. «Lumem gentium», 14.
Non potrebbero salvarsi quegli uomini che, non ignorando che la
Chiesa cattolica è stata da Dio per mezzo di Gesù
Cristo fondata come necessaria, non avessero però voluto
entrare in essa o in essa perseverare.
§ 847. Questa affermazione non si riferisce a
coloro che, senza loro colpa, ignorano Cristo e la Chiesa:
Lumen Gentium, 16. Infatti, quelli che senza colpa
ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, e tuttavia cercano
sinceramente Dio, e sotto l'influsso della grazia si sforzano di
compiere con le opere la volontà di Dio, conosciuta
attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la
salvezza eterna.
Si inizia con l'equivoco verbale di nominare
«affermazione spesso ripetuta» quel che in
verità è un dogma, e proprio il
dogma che si dice di voler spiegare ed è
nel titolo del paragrafo.
Segue la seconda insidia: l'affermazione dogmatica che esclude la
salvezza fuori della Chiesa, perciò necessariamente espressa
in modo negativo.
L'idea di cambiarla con una formula positiva non solo dà
adito a pensare che l'espressione abbia un senso
tropponegativo, ma che ci sia sempre una
versione positiva in corrispondenza a quanto è espresso in
negativo, il che è falso.
Per esempio, ai comandi divini espressi in
negativo, come non uccidere, non corrisponde una qualsiasi
espressione positiva.
Ora, questa nozione di chiesa - popolo - umanità è
quella che impregna anche il «nuovo codice
canonico», che perciò è la legge di una
nuova chiesa.
Questo insegnamento, che distingue fra conoscere e ignorare
riguardo alla Chiesa, esclude la grazia.
In altre parole, la salvezza sarebbe ottenibile dall'uomo mediante
la sua capacità di sapere ed operare adeguatamente secondo
coscienza: cioè l'eresia pelagiana
condannata già dal IV secolo.
Per salvare gli uomini il Signore ha versato il suo sangue, da cui
è nata la Chiesa e da cui provengono i sacramenti, per primo
il Battesimo.
Essi sono i segni sensibili custoditi dalla Chiesa attraverso cui
la grazia suscita la fede che salva.
E' vero che «la fede senza le opere è
morta» (Giacomo 1, 4), ma «in
virtù delle opere della legge nessun uomo
sarà giustificato dinanzi a Dio»...
solo «dalla legge della fede» (Romani 3, 20,
28).
Il «nuovo catechismo» rinnova più
avanti le supposizioni ed eccezioni qui sollevate.
§ 1257. Il Battesimo è
necessario alla salvezza per coloro ai quali è
stato annunziato il Vangelo e che hanno avuto la possibilità
di chiedere questo sacramento...
Dio ha legato la salvezza al sacramento del Battesimo,
tuttavia Egli non è legato ai suoi sacramenti.
§ 1260. «Cristo è morto per
tutti [...], perciò dobbiamo ritenere che lo
Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a
contatto, nel modo che Dio conosce, col Mistero
pasquale» (Gaudium et Spes, 22).
Ogni uomo che, pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa,
cerca la verità e compie la volontà di Dio come la
conosce, può essere salvato.
E' lecito supporre che tali persone avrebbero desiderato
esplicitamente il Battesimo, se ne avessero conosciuta
la necessità.
§ 1261... La grande misericordia di Dio... e
la tenerezza di Gesù verso i bambini... ci consentono di
sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza
Battesimo.
Il Signore insegnò: «In
verità, in verità ti dico che se uno non rinasce
dall'acqua e dallo Spirito Santo, non può entrare nel regno
di Dio» (Giovanni 3, 5).
Gesù stesso ha dato l'esempio facendosi battezzare nel
Giordano da Giovanni Battista.
La Chiesa non poteva insegnare diversamente perché la sua
autorità deriva dalla parola del Signore ed è per
tutti gli uomini universale (cattolica).
Qui, invece, si insinua la necessità del Battesimo solo a
coloro che sono stati evangelizzati e hanno la possibilità
di riceverlo.
Si scontrano così col canone V del Concilio di Trento:
«Se qualcuno dice che il Battesimo è
opzionale, cioè che non sia necessario alla salvezza, sia
anatema».
Inoltre, essi rendono opzionale la loro evangelizzazione, anzi la
rendono rischiosa, poiché da essa derivano limiti alla
salvezza altrimenti inesistenti.
Mentre la professione di fede cattolica è fondata sulla
dottrina per cui gli uomini devono andare incontro alla grazia,
domandarla a Dio e prepararsi per riceverla nella Chiesa, la
«credenza» modernista, qui velatamente
professata, ritiene che la grazia sia ovunque, che la Chiesa sia
solo uno dei suoi molteplici canali e il sacrificio del Signore una
tra le diverse vie di salvezza per tutti gli uomini, note solo alla
misericordia divina.
In verità, Dio ci ha mandato il Signore, che ha stabilito la
Chiesa come unico ovile di salvezza dei redenti.
Ebbene, «il modo che Dio conosce» fu rivelato
a noi ed affidato alla sua Chiesa per predicare la verità in
tutto il mondo.
La posizione di quanti considerano lecito supporre che sia
possibile compiere la volontà di Dio, come la si conosce (o
immagina), «anche ignorando il Vangelo di Cristo, per
essere salvati», non corrisponde al vero e certamente
non riguarda l'autorità cattolica istituita da Gesù
Cristo (Marco 16, 16).
I riformatori conciliari della fede svelano così che la loro
autorità non è universale, né necessaria.
Il sentimentalismo di quest'ultimo paragrafo è
perciò ipocrita.
Il peccato originale è una verità innegabile quanto
il fatto che Gesù patì il sacrificio della croce per
lavarlo.
Ma sta agli uomini ricorrere, per se stessi e per i loro figli, al
potere del sangue di Cristo, da cui sgorga la misericordia divina.
Chi diluisce la necessità di questo sangue, diluisce la
gravità di quella colpa, fino a negarne la verità
dogmatica.
Così il delitto dell'aborto è ridotto a
un male sociale, ignorando la privazione che è
quella del Limbo, dove le anime dei bambini non nati non
soffriranno di certo per colpe altrui, ma saranno private del dono
della visione di Dio.
I pastori del «Concilio pastorale» dichiarano
oggi ad alta voce che intendono le dottrine conciliari come
un'apertura che va oltre il
«pancristianesimo» dell'unione delle
religioni, per servire all'animazione
"spirituale" della democrazia universale
fondata sull'autonomia e sulla libertà dell'uomo moderno.
A questo scopo vi sono oggi modernisti in qualsiasi sede episcopale
e commissione teologica per l
«omologazione» a una religione
mondiale.
Chiederanno scuse perfino per il Credo nella discesa agli Inferi
del Salvatore?
Il buonismo conciliare è capace di tutto!
Araì Daniele