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La NATO come babysitter
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Bush vanta i successi del vertice NATO a Bucarest, e spiega agli americani che ora la NATO ampliata  rende l’America più sicura.: l’ha avuta vinta sui missili anti-missile da piazzare in Polonia, ha ampliato l'’alleanza a nuovi paesi dell’Est. Ma quali Paesi?

L’esperto militare Ted Galen Carpenter (1) ha fatto un bilancio delle nuove potenze militari di cui siamo diventati alleati, che dunque si impegnano a difenderci - e che noi dovremo difendere se se ne presentasse la malaugurata necessità. Vediamo:

La Croazia è il più potente dei nuovi alleati: dispone di 17.660 uomini, e le sue spese militari ammontamo a 875 milioni di dollari annui. Per confronto l’Italia, che non è uno dei Paesi più armati del mondo, spende 21 miliardi di euro annui. Ma la Croazia è un gigante militare rispetto agli altri nuovi membri NATO.

Albania: spese militari 208 milioni di dollari annui, numero soldati 11.020.

Estonia: 358 milioni di dollari il bilancio militare, per una forza complessiva in servizio attivo di 4.100 uomini.

Lettonia: bilancio difesa pari a 471 milioni di dollari, soldati n. 5.969. Quasi seimila, complimenti.

Lituania: spese militari annue 470 milioni di dollari, soldati 13.800.

Slovenia: 750 milioni di dollari annui il bilanio, e 5.973 il numero di soldati.
 
Tutti insieme, questi nuovi alleati spendono per la difesa in un anno quel che gli USA spendono in Iraq in dieci giorni. «Come l’arrivo di questi pigmei possa aumentare la sicurezza degli Stati Uniti è un mistero», commenta Carpenter. La NATO è diventata un «babysitter club».

Anzi, l’ammissione di questi nuovi membri è «una politica che volge al masochismo», visto che, in caso di conflitto, li dovremmo anche difendere.

«La NATO diventa ogni giorno di più una via di mezzo tra la società onoraria e un club di babysitter. L’ammissione di potenze militari» di questo genere «è la conferma che l’Alleanza è sopravvissuta a se stessa».

Ma i piccoli numeri, nota un altro esperto militare, Anatol Lieven, sono la specialità di questa NATO ai minimi termini (2). La Francia ha promesso di mandare in Afghanistan 700 soldati: uno per ogni 400 miglia quadrate di territorio afghano. I Paesi più ricchi del pianeta hanno offerto di mandare in Afghanistan 18 (diciotto) nuovi elicotteri. «Una frazione del numero di elicotteri che portano ogni giorno i ricchi europei sui campi da sci», commenta Lieven. «Che successo, il vertice! Che tributo al comune sforzo in Afghanistan! Che spirito di sacrificio collettivo!». Ed anche Lieven (sarà un caso?) descrive il summit (a cui era presente) come un’orgia di infantilismo irresponsabile.

«Negli Stati Uniti, l’infantile illusione di onnipotenza; nell’Europa occidentale, l’infantile sindrome di dipendenza dagli USA, nutrita dal profondo desiderio di non dover pensare né agire da adulti riguardo ai bisogni e ai costi di una difesa europea; nell’Est europeo, l’infantile ossessione degli storici malumori contro la Russia».

Il peggio di tutti, dice, è il segretario della NATO De Hoop Scheffer, «il quale ha impedito il dibattito democratico nell’organizzazione di cui si presume essere il servitore, dichiarando che la discussione è finita e che l’Ucraina e la Georgia entreranno nella NATO comunque vada». Eh, sì, noi europei siamo abituati a questi eurocrati che decidono sulle nostre teste senza consentirci di votare su quel che hanno deciso.

Ma un americano può ancora scandalizzarsi. E Lieven domanda al signor Scheffer, «che è olandese: ritiene che l’esercito olandese, se lo si può chiamare così, combatterà per difendere l’Abkhazia in Georgia o Sebastopoli ucraina? Data l’ovvia risposta a questa domanda, non c’è altro da dire».

Ora, grazie all’eurocretino olandese, il vero «successo» americano è stato questo: che il piazzamento dei missili antimissile in Polonia che tanto irritano Mosca è diventato, da progetto americano, un progetto NATO, ossia di cui gli europei si assumono la responsabilità politica. Ma i russi hanno reagito da adulti a questo schiaffo.

Come ha detto il loro ministro degli Esteri, Sergei Lavrov: «Reagiremo in modo pragmatico, non come scolaretti che, colpiti, escono dalla classe e vanno a piangere in un angolino». E’ singolare che anche a Lavrov sia venuta alla bocca un’immagine infantile: si vede che l’impressione data dal vertice NATO era proprio quella.

Nonostante la «sconfitta», anche Putin - da adulto - ha assicurato che non si torna alla guerra fredda. Anzi, «pragmatico», ha offerto agli eurocretini atlantici un aiutino: ha offerto di lasciar transitare materiale NATO (forniture alimentari, carichi non militari e «alcuni tipi di equipaggiamento militare non letale» attraverso la Russia (e Kazakhstan e Uzbekistan) verso l’Afghanistan. Gli atlantici idioti, che si stanno svenando a rifornire le loro scarse truppe in Afghanistan attraverso l’instabile Pakistan, hanno accettato in fretta.

Così, senza parere, la delegazione moscovita (apparentemente i soli adulti tra le babysitter) ha guadagnato alla Russia un ruolo nelle operazioni NATO in Afghanistan: ora la logistica degli alleati atlantici dipende da Mosca. E ne dipenderà sempre più, se i talebani continuano a colpire (come hanno già cominciato, incendiando una quarantina di autobotti) il punto di passaghgio di Torkham, fra Pakistan e Afghanistan via Kyber Pass.

Il motivo di tanto giudizioso pragmatismo russo  l’ha detto Zamir Kabulov, ambasciatore moscovita a Kabul, al giornale russo Vremya Novosti: «Quanto più a lungo la NATO rimane in Afghanistan, tanto peggio gli andrà. E’ sbagliato credere che la Russia voglia la NATO fuori dall’Afghanistan il prima possibile, ad ogni costo. Non li lasceremo uscire dall’Afghanistan finchè non risolvono
i problemi che essi stessi hanno creato - terrorismo internazionale, crescente traffico di droga - e non costruiscano là uno Stato solido e una economia ricostruita» (3).

Campa cavallo.
Forse la NATO dovrebbe assumere un Kabulov e rimandare De Hoop Scheffer all’asilo infantile.




1) Ted G. Carpenter, «The babysitter club», National Interest, 4 aprile 2008.
2) Anatol Lieven, «Three faces of infantilism: NATO’s Bucharest summit», National Interest,
4 aprile 2008.
3) M. K. Bhadrakumar, «The Taliban’s shadow hangs over NATO», Asia Times, 8 aprile 2008.


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