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Olmert: «Bush ci ha dato il permesso di espandere gli insediamenti»
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Con una lettera personale del 2004 ad Ariel Sharon, allora primo ministro, il presidente Bush diede (segretamente) ad Israele il via libera all’espansione delle «colonie» ebraiche in Cisgiordania, territorio palestinese; e ciò mentre la politica ufficiale della Casa Bianca fingeva di ordinare, o almeno raccomandare, un congelamento dei nuovi insediamenti.

Ora Ehud Olmert ha svelato questa inqualificabile doppiezza, agitando la lettera a Sharon come un contratto di cui reclama l’adempimento: ce l’hai detto tu, noachico americano, di arraffare «i terreni che contiamo di tenerci in un accordo di pace» futuro.

Dov Weisglass, il capo dello staff di Sharon, ha confermato tutto in un’intervista: Condoleezza Rice riconfermò l’accordo segreto USA-Israele nella primavera del 2005.

La rivelazione non viene dal un giornaletto cospirazionista, ma dal Washington Post (1); potremmo giurare che, nonostante l’autorevolezza della fonte, non sarà ripresa dai giornali italioti. Resta da chiedersi perchè Sion ha volutamente «scoperto» la manovra, di fatto facendo perdere la faccia al suo più fedele subordinato.

Facile risposta: la rivelazione viene nelle ore in cui Bush riceve il povero Mahamoud Abbas – il capo di Fatah in Cisgiordania,  senza poteri, senza sèguito e senza terra – e si sa che il miserando «solo capo palestinese ragionevole, con cui Israele accetta di trattare», ed è noto che Abbas vuole protestare per la continua espansione degli insediamenti, che continuano a rubare terreni ai palestinesi «ragionevoli».

La deliberata rivelazione liquida per sempre il cosiddetto processo di pace di Annapolis, in cui Bush ha preteso di fare da mediatore oggettivo: un mediatore che stringe accordi segreti a favore di una sola parte.

Ovviamente, scrive il Washington Post, «I responsabili americani negano l’esistenza di tali accordi (...) ma da quando i negoziati di pace si sono intensificati negli ultimi mesi, s’è altrettanto intensificata la costruzione di insediamenti, e Washington non ha assunto alcuna misura punitiva contro Israele». Figurarsi.

I portavoce della Casa Bianca che negano sono stati smentiti da Daniel Kurtzer, ambasciatore USA in Israele dell’epoca, ed ebreo. Era a conoscenza dell’accordo segreto tra Weissglass e la Rice, ha detto, «E dissi che era una pessima idea; legittimava gli insediamenti e dava loro un assegno in bianco».

Weisglass, il capo di gabinetto di Sharon, ha chiamato in causa anche Colin Powell: l’allora segretario di Stato avrebbe detto all’allora ministro degli Esteri Shimon Peres (oggi presidente della repubblica isareliana) che potevano ampliare gli insediamenti su terre palestinesi «lungo le esistenti linee di costruzione». Colin Powell ha smentito con una mail («Mai stato d’accordo»), ma ha indirettamente confermato l’esistenza del patto segreto contro i palestinesi e a loro insaputa.

«Io mi sono sempre dichiarato contrario all’aumento degli insediamenti, ma tutto ciò che potevo fare era parlare contro», ha detto: «Poi non succedeva niente, come non succede oggi». Tutta la faccenda era in mano ad Elliot Abrams, ebreo, allora membro del consiglio di sicurezza nazionale, che faceva la politica estera USA a tu per tu con Weisglass, scavalcando Powell.

Non è la sola rivelazione scomoda di questi tempi. Pochi giorni fa Benjamin Netanyahu, ora capo dell’opposizione, ha parlato di una «promessa di Bush» fatta personalmente a lui, di attaccare l’Iran con bombe atomiche prima di lasciare il suo mandato (2). Bush «era d’accordo» che solo un attacco nucleare preventivo alle installazioni iraniane può fermare le ambizioni atomiche di Teheran. Nel colloquio, Bush disse anche a Netanyahu: «Gerusalemme appartiene al popolo ebraico e resterà sotto sovranità israeliana per l’eternità».

Questa promessa segreta (quante altre ne ha fatte Bush ai suoi superiori giudaici) può essere più vicina al compimento, dal momento che la Casa Bianca ha elevato il generale David Petraeus, oggi capo delle operazioni in Iraq (800 iracheni uccisi dai Marines in tre settimane a Sadr City, per lo più civili) a comandante del CENTCOM, l’US Central Command. Il docile Petraeus è stato messo al posto dell’ammiraglio William Fallon – che si oppose ad un attacco all’Iran, fino alle dimissioni – lascia mano libera a Bush e Cheney.

Come si ricorderà, l’11 marzo scorso Cheney viaggiò per una mezza dozzina di capitali medio-orientali, e fece fortissime pressioni sui capi di Stato locali per strappare il loro assenso ad un attacco all’Iran. Quando era ad Ankara, Cheney fu intervistato da Marta Raddatz, reporter della ABC, che gli disse: «Quando lei viene da queste parti, la gente della regione pensa subito che lei sia qui per progettare qualche azione militare». Cheney rispose: «Ebbene, è importante tenere a mente l’obbiettivo che condividiamo con molti dei nostri amici nella regione, e cioè che un Iran con armi nucleari sarebbe destabilizzante per l’intera area». In realtà, aveva ottenuto un no dai sauditi e dai turchi.

Ma, come dice Schwarzenegger, «A promise is a promise». Prima di sloggiare dalla Casa Bianca, qualcosa per Israele si dovrà pur fare. Tanto più che non c’è da temere alcuna opposizione politica in USA. Hillary Clinton ha appena dichiarato – per avere i fondi elettorali ebraici – che è pronta a «obliterare totalmente» l’Iran. Che dire?

Nel 1899 monsignor Henry Delassus (un esponente centrale del pensiero cattolico tradizionale) pubblicò un saggio sugli Stati Uniti («L’Americanisme et la Conjuration antichrétienne») dove già additava la convergenza tra americanismo e giudaismo (3).

Egli indicava nell’americanismo «un insieme di tendenze dottrinali e pratiche, che hanno sede in America e di lì si spargono nel mondo cristiano e specialmente in Europa», particolarmente insidioso per «i suoi rapporti con le speranze e i progetti del giudaismo, specialmente con le tendenze anticristiane delle leggi del mondo moderno e della società americana, che aspira a possedere il monopolio del pensiero rivoluzionario». Ciò avrebbe portato a un avvenire di «sviluppo industriale, commerciale, sociale e politico secondo i principii del 1789, ossia il progresso materiale e l’indipendenza assoluta dell’uomo da ogni autorità, anche divina».

Se ciò accadrà, concludeva Delassus, «l’era che vedremo sarà la più disastrosa mai conosciuta». La Chiesa sapeva vedere lontano, quando era fedele.




1) Glenn Kessler, «Israelis claim secret agreement with US», Washington Post, 24 aprile 2008.
2) «Israel’s Netanyahu claims president Bush promised unilateral nuclear bomb attack against ran», Globalresearch, 23 aprile 2008.
3) Citato da Curzio Nitoglia, «Dal giudaismo rabbinico al giudeo-americanismo», Effepi, Genova 2008, pagina 169.


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