Apocalisse — Commento Al Capitolo XII
don C. Nitoglia
15 Dicembre 2014
APOCALISSE 2° La donna e il dragone rosso – S. Michele combatte contro il dragone e lo precipita in terra – il dragone combatte la donna e i suoi figli
In cielo appare “un grande segno: una donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sulla testa una corona di dodici stelle” (v. 1).
La “donna” simboleggia la Chiesa nel suo senso più largo, comprendente l’Antico e il Nuovo Testamento. Essa compare nel cielo poiché la sua origine è celeste: l’ha fondata Dio e celeste è il suo fine: condurre le anime in Paradiso. Landucci (Commento all’Apocalisse di Giovanni, cit., p. 123, nota 1) commenta che la donna immediatamente è simbolo di Maria e mediatamente è simbolo della Chiesa. lo stesso commento è dato da Dom de Monléon (cit., Le sens mystique de l’Apocalypse, p. 191). Mons. Antonino Romeo commenta che la “donna” rappresenta, per la maggior parte dei Padri, un’allegoria della Chiesa, mentre essa è in senso stretto una persona fisica, madre di Cristo e dei cristiani, madre della Chiesa (La Sacra Bibbia, cit., p. 806, nota 1).
È “vestita di sole” poiché Gesù, che è il Sole di giustizia, la riveste e la protegge.
La “luna sta sotto i suoi piedi” come uno sgabello simboleggiando il disprezzo che essa nutre per le cose mondane e mutevoli, rappresentate dalla luna che è cangiante.
Sulla testa ha una “corona di dodici stelle” ossia i dodici Apostoli della Nuova Alleanza e le dodici tribù della Vecchia Alleanza.
Ma siccome Maria SS. è la Madre della Chiesa (S. Ambrogio) ne segue che la donna simboleggia anche Maria (S. Agostino, S. Ambrogio e S. Bernardo).
Al versetto 2 si vede la donna che, “essendo gravida, grida per i dolori del parto”; ciò significa che la Chiesa deve soffrire in tutti i tempi, ora più ora meno, ma anche in mezzo alle persecuzioni più cruente continuerà a partorire figli spirituali a Dio. Ora Maria SS. ha partorito Cristo senza dolori, ma i cristiani, di cui è madre spirituale e corredentrice, li partorisce alla vita della grazia attraverso la corredenzione e la compassione, ossia soffrendo e riscattando i fedeli subordinatamente a Cristo crocifisso.
Nel cielo appare “un altro segno: un dragone rosso” (v. 3). Il dragone, ossia una specie di serpente enorme provvisto di ali e di piedi, figura il demonio e si ricollega al primo libro della S. Scrittura (Gen., III, 1), essendo il nemico della Chiesa di Cristo e di Maria sua Madre. Quindi nell’ultimo Libro della Bibbia si ha una scena analoga a quella della Genesi: tra una donna, Eva, e il serpente ossia il diavolo, che segna l’alfa e l’omega della Rivelazione.
Pio IX nella Bolla Ineffabilis Deus (8 dicembre 1854), definendo il dogma della Immacolata Concezione di Maria, si è rifatto alla profezia della Genesi (III, 14-15) ed ha messo in luce la unione indissolubile tra Maria, la Chiesa e Cristo nella lotta contro il serpente infernale. Maria schiaccerà il capo del serpente: “Ipsa conteret caput tuum”, “con Cristo, per Cristo ed in Cristo”, come leggono unanimemente i Padri della Chiesa e San Girolamo stesso (De perpetua Virginitate Mariae adversum Helvidium, PL 23, 1883, 193-216).
Infine nell’Enciclica sulla Chiesa Mystici Corporis Christi (1943) papa Pacelli insegna che Maria “quanto al corpo era Madre del nostro Capo, quanto al suo spirito, poté divenire madre spirituale di tutte le membra” (AAS 35 [1943], p. 247). Maria è vera Madre fisica di Cristo e vera Madre spirituale dei membri vivi (Maria Mater Christianorum; Maria Mater Ecclesiae). Chi non ha Maria per Madre spirituale non ha Dio per Padre spirituale.
Nel Nuovo Testamento si ha la realizzazione di quanto era stato annunziato all’inizio del Vecchio Testamento (Gen., III, 15), almeno in tre passi decisivi, che sono quasi una spiegazione o un commento alla Genesi.
Il primo (Lc., I, 26-38) narra che l’Angelo Gabriele fu mandato da Dio a Maria per ottenere il suo libero consenso al piano divino di farla divenire Madre del Redentore. Maria ha dato il suo consenso (“Ecce Ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum”). Si nota un parallelo impressionante tra i tre protagonisti della rovina spirituale del genere umano (un uomo di nome Adamo, una donna di nome Eva ed un angelo decaduto sotto apparenza di serpente) ed i tre protagonisti della Redenzione dell’umanità (il nuovo Adamo che è Gesù, la nuova Eva che è Maria e l’angelo buono che è Gabriele).
Il Vangelo secondo San Giovanni (XIX, 25-27) ci mostra Maria sul monte Calvario ai piedi dell’albero della Croce nell’istante del Sacrificio del Redentore, ossia nel momento in cui la inimicizia e la contraddizione verso di lui raggiungevano il culmine. Anche qui fa impressione il parallelo tra la scena del peccato originale nella Genesi: un albero della scienza del bene e del male, un uomo di nome Adamo e una donna di nome Eva che nel giardino o monte dell’Eden spinti dal diavolo rovinano l’umanità, perdendo la grazia santificante; nel Nuovo Testamento abbiamo un nuovo Monte (il Calvario) un nuovo albero (la Croce) un nuovo Adamo (Cristo) ed una nuova Eva (Maria), che con l’aiuto di Dio e l’avversione del diavolo e della sua discendenza (il sinedrio) riscattano o ricomprano ciò che era stato perso nell’Eden.
Ed eccoci di nuovo a noi! San Giovanni ritorna su questo parallelo nell’ultimo Libro sacro (Apocalisse, XII, 1-6) rivelando la lotta tra il dragone e la donna e il figlio della donna. Come si vede, la S. Scrittura inizia (Genesi) e finisce (Apocalisse) con la Rivelazione della Passione e Compassione, Redenzione e Corredenzione di Maria, Madre della Chiesa, dramma, in cui gli attori principali sono Dio, Maria e il diavolo.
Quindi l’Apocalisse si volge indietro e si rifà alla prima rivolta di Lucifero, che trascinò un terzo degli angeli (simboleggiati dalle stelle, cfr. Is., XXIV, 20; Giob., XXXVIII, 7) nella sua ribellione contro Dio. Ora, nell’Apocalisse che guarda agli ultimi tempi, il dragone “con la sua coda trae la terza parte delle stelle del cielo, e le precipita in terra” (v. 4). Il colore “rosso” del dragone indica il suo carattere sanguinario e “omicida sin dal principio” (Gv., VIII, 44). Comunemente si interpreta questo versetto in riferimento alle persecuzioni degli ultimi tempi, in cui il diavolo riuscirà a far apostatare un gran numero di cristiani. (Cfr. Padre Sales, La Sacra Bibbia commentata, cit., p. 649, nota 4).
“Il dragone si pone davanti alla donna, che sta per partorire, per divorare suo figlio” (v. 4). Il diavolo odia Maria, la Chiesa e Gesù. Quindi vorrebbe distruggerli o divorarli, se mai fosse possibile, ma “Ella (Maria/Chiesa) partorisce un figlio maschio, il quale deve governare la Nazioni in virga ferrea” (v. 5). Il figlio “maschio” rappresenta Gesù forte e potente. Egli come la sua Chiesa dovrà governare tutte le Nazioni sino alla fine del mondo con uno scettro di ferro, ossia con autorità e potenza. Questo verso è poi applicato anche riguardo ai cristiani partoriti alla vita della grazia dalla Chiesa e da Maria; essi specialmente negli ultimi tempi saranno perseguitati dal demonio e dall’anticristo finale e saranno governati da Gesù non solo con la misericordia ma anche con la giustizia (“in virga ferrea”). Landucci commenta: “lo scettro ferreo simboleggia non la durezza, ma l’onnipotenza e la inappellabilità del Giudizio universale, cfr. Sal., II, 8)” (cit., p. 128, nota 5).
Ma la donna fugge “nel deserto, in un luogo preparatole da Dio, per essere nutrita durante 1260 giorni” (v. 6). Queste parole alludono alla protezione specialissima accordata da Dio alla Chiesa negli ultimi tempi contraddistinti dalle persecuzioni più cruente. Si noti che ritorna la cifra di “1260 giorni”, ossia 42 mesi o 3 anni e ½, cioè il tempo del regno dell’anticristo.
La patristica è unanime in questa interpretazione. Tanto per fare un esempio, Berengardo un monaco del IX secolo, nella sua Expositio in Apocalypsin (PL 17, 763-907), commenta l’Apocalisse (XII, 6-14) analogamente alla Genesi (III, 14-15) che descrive la ‘donna’ (Maria/Chiesa), suo Figlio (Gesù Cristo e i Cristiani) e il ‘dragone rosso’ che è il ‘serpente’ infernale, ossia satana e i suoi seguaci, (cfr. Ap., XX, 2). Il dragone sferra un primo attacco contro il Figlio appena nato dalla donna, ma Costui sfugge ai suoi attacchi ed è rapito in Cielo; in una seconda offensiva il dragone attacca la donna, che ha appena dato alla luce il Figlio, ma anche costei sfugge alle sue insidie e si rifugia nel ‘deserto’ simbolo della protezione divina (Ap., XII, 6 e 14), che inghiotte ‘l’ondata d’acqua’ lanciata dal serpente infernale per affogare la donna; nella terza offensiva il dragone attacca con ‘inimicizia’ i figli o il ‘seme’ e il ‘tallone’ (Gen., III, 15) della donna e di Gesù, ossia i cristiani e la Chiesa, ma, grazie al Sangue dell’Agnello e ai dolori spirituali di Maria, essi vincono il dragone (“Ipsa conteret caput tuum”) come Re e Regina. La Chiesa, infatti è il Corpo Mistico di Cristo, il Verbo Incarnato nel seno di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo, conseguentemente i cristiani, membri della Chiesa e la Chiesa figlia di Gesù e di Maria, vincono il dragone, sotto la bandiera di Cristo Re e Maria Regina, in virtù del Sangue fisico e mistico di Gesù e di Maria corredentrice (Ap., XII, 11)(1). L’idea fondamentale dal primo Libro Sacro dell’Antico Testamento (Genesi) all’ultimo Libro del Nuovo Testamento (Apocalisse) è la piena vittoria di Cristo Re e Maria Regina su satana e i suoi suppositi. Ora San Giovanni presenta Maria come Madre del vero Re dell’Universo (Ap., XII) in lotta con satana, il falso Re, che è il “Principe di questo mondo” (Gv., XII, 32; XIV, 30; XVI, 11).
Poi il Libro sacro riprende il tema della prima battaglia tra Lucifero e S. Michele in Cielo (vv. 7-8), che questa volta è applicata principalmente agli ultimi tempi, mentre al v. 4 riguardava i tempi iniziali e preannunciava i tempi finali: “Seguì in Cielo una grande battaglia: Michele con i suoi angeli combatterono contro il dragone e i suoi seguaci, che non vinsero e persero il loro posto in Paradiso”. Padre Sales commenta che il combattimento scatenato negli ultimi tempi dal demonio contro la Chiesa sarà simile a quello dei primi tempi (cit., p. 649, nota 8). Il fatto che Lucifero e i suoi seguaci “persero il loro posto in Cielo” si rapporta al primo combattimento tra S. Michele e Lucifero. L’Apocalisse ci fa capire che la sconfitta di satana negli ultimi tempi sarà per lui e gli altri demòni come una nuova caduta dal Cielo e un nuovo imprigionamento nell’inferno (Sales, cit., p. 650, nota 8).
“Il dragone o l’antico serpente, che si chiama diavolo e satana, e seduce il mondo fu precipitato per terra” (v. 9). San Giovanni vuole ripetere ed esplicitare in maniera chiarissima che il dragone è il diavolo per non lasciare lo spazio a nessun dubbio.
Diavolo in greco (diàbolos) significa accusatore e calunniatore. Invece satana significa in ebraico avversario. Il ruolo del diavolo è quello di accusare gli uomini di fronte a Dio, agli altri uomini e di fronte alle loro coscienze, con calunnie, di essere dei malvagi come lui, imprigionati senza speranza di uscire dal peccato. Purtroppo molti uomini con calunnie ed accuse temerarie fanno il giuoco del diavolo e, se non si correggono, avranno la sua stessa sorte.
In Cielo si fa festa e si sente una gran voce: “adesso è compiuta la salvezza, perché è stato abbattuto l’accusatore dei nostri fratelli, il quale li accusava giorno e notte dinanzi a Dio” (v. 10).
E i fedeli vinsero il diavolo “in virtù del sangue dell’Agnello (Cristo redentore e crocifisso) e non amarono le loro vite (anime) sino alla morte” (v. 11) ossia sino a morire fisicamente per non rinnegare Dio e salvare l’anima spirituale.
“Per questo rallegratevi, o Cieli e voi che abitate in essi, ma guai alla terra e al mare perché il diavolo discende verso di voi con grande rabbia, sapendo che oramai gli resta poco tempo” (v. 12). Si avvicina la fine del mondo e il diavolo sarà cacciato nell’inferno definitivamente. Quindi la persecuzione di quei giorni sarà la più crudele. Padre Sales commenta che questo tempo allude molto probabilmente ai 3 anni e ½ del regno dell’anticristo (cit., p. 650, nota 12).
Infatti “dopo che il dragone vide che era stato precipitato in terra, perseguitò la donna che aveva partorito il maschio, ma le furono date ali come quelle di un’aquila affinché volasse lontano dal serpente nel deserto dove è nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo” (v. 13).
Le ‘ali dell’aquila’ sono il simbolo della protezione di Dio verso il quale l’aquila ascende con la contemplazione amorosa (p. Sales, cit., p. 650, nota 14). Il ‘deserto’ raffigura i posti poco conosciuti in cui dovranno rifugiarsi i cristiani negli ultimi tempi come avveniva nei primi secoli ai cristiani nelle catacombe (p. Sales, cit. p. 650, nota 14). Si noti come ritorna la medesima cifra di ‘tre anni e ½’ per indicare la durata dalla persecuzione dell’anticristo.
Il diavolo non si dà per vinto e “getta contro la donna un fiume di acqua per annegarla” (v. 15). Il fiume rappresenta una enorme massa di tribolazioni e persecuzioni. Ma “la terra dette soccorso alla donna”, cioè Dio salva la donna (Chiesa e Maria) facendo in modo che la terra inghiotta le acque del fiume o delle persecuzioni (Sales, p. 651, nota 16).
Allora il dragone, non avendo potuto abbattere la Chiesa e Maria, si scaglia contri i cristiani figli di Maria e della Chiesa. Infatti “andò a far guerra contro quelli della di lei progenie che restano fedeli ed osservano i precetti di Dio e confessano Gesù Cristo” (v. 17). Il diavolo se la prenderà con i cristiani degli ultimi tempi, che hanno la fede e le buone opere.
Landucci commenta: “satana resta deluso, essendo sfuggito al suo agguato Gesù. In realtà satana aveva già tentato l’uccisione di Gesù neonato, spingendo Erode alla strage degli Innocenti (Mt., II, 16) e, infine, riuscì ad alimentare l’odio dei Giudei sino a farlo crocifiggere; ma Gesù invece di essere distrutto da quella morte, ne trasse il titolo di merito sublime per la sua resurrezione” (cit., p. 128, nota 5).
Quindi il dragone “si ferma sulla arena del mare” (v. 18). Infatti dal mare uscirà (nel capitolo XIII) la bestia del mare (ossia l’anticristo, come vedremo nel prossimo articolo). Landucci commenta il presente versetto: “nella vita della Chiesa militante vi saranno più o meno sempre persecuzioni, ma sempre resteranno la testimonianza e le attività apostoliche. Niente mancherà alla Chiesa di quanto è necessario alla sua indefettibilità, secondo l’esplicita promessa di Gesù (Mt., XVI, 18; XXVIII, 20). […]. La Provvidenza non permetterà mai, nell’èra messianica, che le ostilità diventino eccessivamente opprimenti rispetto alla capacità essenziale di resistenza della Chiesa, così che essa resti sempre, con l’aiuto divino, nell’unione della fede e della carità” (cit., p. 129, nota 6; p. 133, nota 16). Dom de Monléon interpreta misticamente la “sabbia del mare” come gli uomini leggeri e inconsistenti come lo è la sabbia del mare contro i quali la rabbia del dragone si scatenerà poiché non ha potuto vincere la ‘donna’, il ‘figlio’ e i ‘fedeli’ che hanno preferito la morte fisica a quella dell’anima.
d. Curzio Nitoglia
1) Cfr. F. Spedalieri, Maria et Ecclesia in Apocalypsi XII, in “Maria et Ecclesia”, n. 30, 1959, pp. 61-70.
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