Apocalisse — Commento Al Capitolo XIII
don C. Nitoglia
18 Dicembre 2014
APOCALISSE 3° La bestia del mare - la bestia della terra - il numero della bestia
Il XIII capitolo inizia con la visione della “bestia che sale dal mare”, la quale secondo la grande maggiorana dei Padri (S. Ireneo, Tertulliano, S. Gregorio Nazianzeno), dei Dottori scolastici, dei teologi e degli esegeti approvati (Ribera, Cornelio A Lapide) rappresenta l’anticristo finale (M. Sales, La Sacra Bibbia commentata, cit., p. 651, nota 1). Per quanto riguarda la questione specifica dell’anticristo, i Padri, fondandosi sul Deposito della fede rivelata (s. Paolo, 2a Tess., II, 3-12; s. Giovanni 1a Ep., II, 18-22; IV 2; 2a Ep., VII; Apoc., XI, 7 ss.; XIII-XIV), insegnano, unanimemente, che la fine del mondo deve essere preceduta dalla venuta dell’ anticristo (II Tess.), che è “l’uomo del peccato”. Egli, secondo l’interpretazione comune dei Padri (e di san Tommaso d’Aquino, il Dottore Comune della Chiesa), è un uomo, non un personaggio metaforico o un’entità morale, né un diavolo incarnato. È vero che vi sono degli anticristi iniziali (persone o forze ostili alla Chiesa, specialmente il giudaismo farisaico durante tutto il corso della storia, ma è altrettanto vero che vi è l’anticristo finale, il quale sarà ucciso da Cristo e precederà la fine del mondo. Mons. Salvatore Garofalo scrive: «L’interpretazione comune tra gli scrittori cristiani vede nell’anticristo un personaggio distinto da satana, ma da lui sostenuto, che si manifesterà negli ultimi tempi, prima della fine del mondo, per tentare un ultimo attacco e un trionfo decisivo contro Gesù e la sua Chiesa (…). Ciò che impedisce lo scatenarsi di questa formidabile potenza è un misterioso “ostacolo”, che è nello stesso tempo considerato in astratto come potenza [la Chiesa] e in concreto come una persona [il Papa] (…), l’ostacolo impedisce la manifestazione dell’anticristo, non la sua opera. L’anticristo persona si rivelerà nell’ultima fase della lotta anticristiana, che imperversa in tutti i secoli e prepara lentamente l’apparizione del “figlio della perdizione” alla fine dei tempi» [1]. Dal II secolo ad oggi la quasi unanimità dei Padri e degli scrittori cattolici ha visto l’anticristo come persona individuale; secondo Francisco Suarez questa tesi “è cosa certissima e di fede rivelata, sebbene non definita” [2]. Il professor Enrico Norelli scrive che «Anticristi sono coloro che non confessano Cristo venuto nella carne, ovvero negano il Padre e il Figlio (2a Io., II, 2), si tratta dunque di eretici […], ma al di là di questo tratto intravediamo una predicazione tradizionale sull’unico anticristo, che deve essere fatto quadrare con i molti anticristi del presente […]. Giovanni (1a Ep., II, 18-22; 1a Ep., IV 1; 2a Ep., VII; 2a Ep., II, 18) mostra che la presenza dell’anticristo valeva come pegno dell’ “ultima ora”: già nella tradizione si trattava di una figura degli ultimi tempi» [3]. Anche il professor Fausto Sbaffoni scrive che “L’ anticristo […] appare come un personaggio escatologico: l’estremo avversario di Cristo e della sua Chiesa nel tempo della fine. Su questo punto l’accordo degli autori sembra unanime […]. L’anticristo finale deve ancora venire quale antagonista del Cristo alla fine dei tempi, ma è già all’opera in tutti gli anticristi che già si oppongono a quel regno che è già stato inaugurato dal Cristo” [4].
“La bestia aveva sette teste e dieci corna” (v. 1): sette e dieci sono numeri che indicano pienezza, perfezione. Qui l’Autore sacro vuol significare che l’anticristo ha ricevuto dal “dragone”, ossia da satana, la pienezza del potere materialeper perseguitare i giusti.
Infatti l’anticristo è lo strumento primo e privilegiato di satana o del “dragone rosso” che è stato appena vinto dalla “donna vestita di sole” (cap. XII). Il “dragone” si è fermato sulla “sabbia del mare” (cap. XII, 18 ossia l’ultimo versetto) e proprio dal mare spunta immediatamente (cap. XIII, v. 1) l’anticristo.
Il “mare” rappresenta qui, secondo p. Sales (cit. p. 651, nota 1), le agitazioni dei popoli in sèguito alle quali nascono le rivolte e i nuovi impèri. Landucci commenta: “il mare con la sua turbolenza e instabilità è simbolo del mondo e dei mondani ostili a Dio e in perpetua agitazione ” (Commento all’Apocalisse di Giovanni, p. 134, nota 1). Dom de Monléon scrive che il mare rappresenta “la profondità della cattiveria del mondo e la bestia veniente da queste profondità sarà il prodotto più perverso della malvagità mondana” (Le sens mystique de l’Apocalypse, cit., p. 203)
“La bestia era simile ad un pardo, con piedi d’orso e bocca di leone” (v. 2), che sono il simbolo della crudeltà, dell’astuzia e della forza. Landucci annota: “essa simboleggia i poteri del mondo soggetto a satana e strumento di satana per la perdizione degli uomini. Come satana è l’anti-Dio, così la bestia è l’anticristo. Il fatto che vi siano stati degli anticristi iniziali (I Giov., II, 18; IV, 3) non esclude che possa esservi un’apparizione culminante dell’anticristo finale (II Tess., II, 4)” (cit., p. 134, nota 1). “Il dragone le diede la sua forza ed un grande potere” (v. 2). Satana ossia il “dragone rosso” si è sempre servito in tutte le epoche dei poteri terreni per perseguitare Cristo e la sua Chiesa, ma verso gli ultimi tempi, ossia all’avvicinarsi della fine del mondo, il diavolo raddoppierà la sua rabbia e si servirà dell’anticristo finale, il quale è “la bestia che sale dal mare”, e gli fornirà tutta la sua malizia come non aveva ancora mai fatto sino ad allora. Quindi l’anticristo finale e la sua persecuzione rappresenta il vertice della malizia e della ferocia impiegata da satana nel corso della storia umana contro i fedeli di Dio (Sales, cit., p. 652, nota 2).
Il cardinal Louis Billot nota che la frase «il tempo è vicino, la quale apre e chiude l’Apocalisse, è ripetuta senza posa» [5]; egli, quindi, scrive che «la Parusia [o il secondo Avvento di Cristo e la fine del mondo], nell’Apocalisse, è il vero soggetto di questa grande profezia del Nuovo Testamento» [6]. L’esimio teologo spiega: quando s. Giovanni afferma che gli avvenimenti predetti nell’Apocalisse sarebbero giunti “subito” occorre intendere il “subito” nell’ottica divina, secondo la quale “un giorno nostro è come mille anni” e viceversa. Ossia Dio sta nell’eternità, noi nel tempo, onde il “subito” dell’Apocalisse non significa immediatamente, secondo il modo umano, ma relativamente ai piani di Dio, che situa la storia umana, a partire dall’Avvento di Cristo, nella “pienezza dei tempi” o nell’ultimo spazio di storia, dopo il quale vi sarà l’eternità e non più il tempo. Ora «quando si parla dell’ eternità tutto è breve» [7]. Quindi l’ oggetto esclusivo dell’Apocalisse non è solo la fine del mondo (errore millenarista), ma anche la fine del mondo (contro i modernisti, che negano ogni rivelazione del futuro da parte di s. Giovanni). Il Billot fa un esempio: Antioco Epifane, predetto da Daniele (VIII, 26), è la figura o il tipo dell’anticristo finale, predetto anche da s. Giovanni (Ap., XXII, 10) [8]. Infatti «una stessa profezia può avere più sensi: uno, prossimo e immediato […]; l’ altro futuro e mediato […]; così Daniele (XI, 30 ss.) su Epifane, come Gesù (Mt., XXIV, 15 ss.) sulla fine del Tempio di Gerusalemme» [9]: l’uno e l’altra sono il tipo prossimo dell’anticristo futuro e, mediatamente, della fine del mondo. L’Apocalisse, secondo il Nostro, ha tre scopi principali: 1°) correggere, 2°) predire il futuro, 3°) incoraggiare [10]. Egli, inoltre, aggiunge che «le predizioni sono di gran lunga la parte più considerevole dell’opera, esse vanno dal capitolo IV al XX incluso» [11]. Il teologo gesuita conclude: «due cose caratterizzano l’epoca in cui viviamo [XX secolo]: da una parte il Vangelo predicato in tutto il mondo […]. Dall’altra, la diminuzione considerevole [egli scriveva nel 1920] della fede nelle vecchie nazioni cristiane, la defezione delle masse che diventano sempre più ostili o indifferenti, infine l’apostasia dichiarata e ufficiale di tutte le potenze, dei grandi come dei semplici, che fanno professione aperta di non conoscere più Gesù Cristo […]. Inoltre l’ateismo […], il “dio” immanente all’universo in contrapposizione al Dio personale e trascendente della Rivelazione […]. La morale autonoma e soggettiva […]. Lo spiritismo, la teosofia e l’occultismo [che militano] contro la città spirituale che è la Chiesa […] e rappresentano la persecuzione mondiale […]. La persecuzione annunciata dell’anticristo, la quale potrà realizzarsi solo a condizione che vi sia un’organizzazione mondiale, la quale permetta un’azione comune sotto un solo capo […]. L’ internazionalismo socialista e il sindacalismo […] la massoneria universale» [12]. Sembrerebbe, perciò, che il regno dell’anticristo sia vicino, ma la conversione del popolo ebraico, predetta da s. Paolo (Rom. XI, 25-32), è secondo il Billot «uno dei prodromi più certi della fine del mondo» [13].
Poi l’Apostolo Giovanni aggiunge “E vidi una delle sue sette teste come ferita a morte, ma la sua piaga mortale fu guarita. E tutta la terra seguì la bestia con ammirazione” (v. 3). Le sette teste dell’anticristo rappresentano i poteri di cui il dragone si è servito per perseguitare la Chiesa. Landucci spiega: “è messa qui in risalto la potenza d’organizzazione anticristiana dominatrice di tutte le forze mondane persecutrici della Chiesa di Cristo” (cit., p. 135, nota 1). Ora una di esse è come ferita a morte, ma l’anticristo con un prodigio, scambiato per un miracolo dalla maggior parte degli uomini, riesce a “risuscitarla” e quindi tutta la terra, ossia la maggior parte degli uomini o i nemici di Cristo, acclama l’anticristo quale vero Dio. Landucci spiega: “con la stupefacente guarigione satana mirava a contrapporre la bestia a Cristo risorto” (cit., p. 135, nota 4). Secondo p. Sales (cit., p. 652, nota 3) si allude alla grande apostasia di cui parla anche san Paolo (II Tess., II, 3). Landucci spiega: “la ferita mortale è il simbolo delle mirabili possibilità di recupero dei poteri mondani, nonostante le ricorrenti scissioni interne” (cit., p. 135, nota 3). De Monléon commenta: “l’anticristo, scimmiottando Cristo, simulerà la sua morte e la sua risurrezione. Infatti il testo sacro specifica: ‘come ucciso’. Quindi la sua pretesa risurrezione sarà solo un enorme inganno e superstizione” (cit., p. 205).
“E adorarono il dragone che diede potere alla bestia e adorarono anche la bestia dicendo: chi è simile alla bestia? E chi potrà combattere contro di essa? ” (v. 4). Le nazioni apostatano da Cristo e adorano come fosse Dio l’anticristo finale; anche san Paolo (II Tess., II, 4) ha rivelato che l’anticristo avrebbe richiesto agli uomini di essere adorato come una divinità.
All’anticristo “fu dato il potere di agire per 42 mesi. E aprì la sua bocca in bestemmie contro Dio” (v. 5). I Padri spiegano che le bestemmie non sono solo le ingiurie proferite direttamente contro il nome di Dio, ma anche le false dottrine orgogliose e superbe con le quali la creatura aspira a farsi simile a Dio. In ogni caso l’oggetto primo dell’odio e del furore dell’anticristo è Dio stesso e coloro che lo servono vengono perseguitati di conseguenza (Sales, cit., p. 652, nota 4). De Monléon prende in senso stretto la cifra di “42 mesi” e commenta che “ci è stata rivelata per animarci e darci la certezza che i giorni dell’anticristo sono numerati e cesseranno immancabilmente allo scadere del 1260° giorno di modo che gli uomini da lui perseguitati non si perdano di coraggio e non disperino” (cit., p. 206).
Ora, la Chiesa ha definito che la Tradizione, assieme alla Scrittura, è canale trasmettitore della Rivelazione (Conc. Trento, DB 783; Conc. Vat. I DB 1787). Ne segue che “Il consenso moralmente unanime dei Padri (in materia di fede e di morale) è testimonianza di Tradizione divina” [14] e quindi “è regola infallibile di fede” [15]. Il Concilio tridentino (DS 1507) e Vaticano I (DS 3008), hanno definito che l’interpretazione genuina delle Scritture è quella data dai Santi Padri onde non ci si può allontanare da essa nell’ esegesi della Bibbia. Inoltre papa Leone XIII (Providentissimus, 1893) ha disapprovato formalmente e condannato la teoria secondo la quale basterebbe studiare i soli “caratteri interni” di un Libro ispirato, prescindendo dall’ interpretazione dei Padri; cosa “incompatibile con la fede cattolica, poiché il consenso dei Padri richiede un assenso di fede” [16]. È lecito utilizzare anche lo strumento dei criteri interni (stile, dettagli storici e geografici, purezza di linguaggio ecc.), però non è mai lecito dar loro la preferenza rispetto ai criteri esterni (testimonianze storiche) o, peggio ancora, utilizzarli contro l’interpretazione comune dei Santi Padri.
Mons. Francesco Spadafora spiega che la Tradizione patristica, se moralmente unanime, equivale al Magistero ecclesiastico infallibile. Onde l’insegnamento comune dei Padri non ha bisogno di un’ulteriore conferma del Magistero, poiché esso stesso è Magistero infallibile [17]. Mons. Pier Carlo Landucci osserva acutamente che “vi è qualcosa di analogo in questo […], con l’obbedienza dottrinale alla Chiesa” [18].
“E fu dato alla bestia il potere di far guerra ai santi e di vincerli” (v. 7). I Padri notano come san Giovanni ripeta l’espressione “fu dato” per far capire che solo con il permesso di Dio l’anticristo può operare tutti questi prodigi malefici, i quali saranno convertiti dall’Onnipotenza divina in beni spirituali, ossia dalle tribolazioni dei giusti e dal loro martirio Dio otterrà la vittoria finale, piena e completa, sul dragone e i suoi suppositi, di cui l’anticristo è il principale in malizia. In breve satana non potrebbe far nulla contro la Chiesa e i fedeli se Dio nella sua arcana sapienza non glielo permettesse. Infatti l’anticristo non solo “muove guerra”, ossia perseguita “i santi”, ma “li vince” esteriormente, cioè li martirizza nel corpo, rendendoli così santi nell’anima (Sales, cit., p. 652, nota 6).
Addirittura l’anticristo otterrà “potestà sopra ogni tribù, popolo, lingua e nazione” (v. 7), vale a dire diverrà per lo spazio di “42 mesi il padrone del mondo intero” (Sales, cit., p. 652, nota 7).
All’11° versetto l’Apostolo scrive: “Vidi un’altra bestia che saliva dalla terra”, in sèguito (XVI, 13) essa sarà chiamata “falso profeta”. Quindi essa rappresenta comunemente (Sales, cit., p. 653 nota 11) la falsa scienza e i falsi predicatori al servizio dell’anticristo. Landucci spiega: “le due bestie sono le due attività dell’anticristo: l’una relativa ai poteri sociali e politici, l’altra relativa alle ideologie, filosofie ed eresie, la prima opera sugli uomini dall’esterno, la seconda sul loro pensiero, la loro coppia si oppone a quella dei due testimoni” (cit., p. 138, nota 10). Essa sale “dalla terra”, mentre l’anticristo saliva dalle onde e dai sommovimenti del mare, che sono le agitazioni dei popoli. La seconda bestia perciò è meno agitata e furibonda della prima. Inoltre essa ha “due corni simili a quelli di un agnello”, ora il corno è il simbolo della potenza. Quindi la seconda bestia è meno potente dell’anticristo, il quale è la creatura umana più elevata in malvagità e più vicina a satana; infatti ha solo due corni e non dieci come la prima bestia, perciò, secondo l’interpretazione più comune (Sales, cit., p. 653, nota 12), cercherà di perdere gli uomini non con la violenza (come la prima bestia), ma con l’inganno, con le seduzioni e con l’apparente mansuetudine, tipica dell’agnello. Tuttavia “parlava come il dragone”, cioè nonostante sembrasse mansueta come un agnellino, era invece crudele ed astuta come il dragone, ossia anch’essa era mossa dal diavolo come l’anticristo anche se non con la stessa virulenza. Le eresie, gli errori e la falsa scienza sono sempre state al servizio del nemico, omicida sin dall’inizio. Secondo De Monléon la seconda bestia rappresenta “gli uomini infedeli che diverranno apostoli dell’anticristo, mettendo a suo servizio la loro intelligenza, eloquenza sofistica e il loro talenti” (cit., p. 209). Mons. Romeo paragona la seconda bestia, che viene dalla terra ed esercita il suo potere davanti all’anticristo, ossia prima dell’anticristo, ad un suo immondo precursore, che scimmiotta S. Giovanni Battista il precursore di Gesù: essa giuoca il ruolo “di mandatario e di battistrada dell’anticristo, preparandone e condizionandone l’avvento” (La Sacra Bibbia, cit., p. 813, nota 11).
La seconda bestia “esercitava tutto il potere della prima davanti al suo cospetto” (v. 12). La bestia della terra è asservita totalmente all’anticristo al quale procurava numerosi adoratori tramite le sue lusinghe ed inganni. Tutte e due, poi, sono serve del dragone ossia di satana che si serve di esse per la perdizione delle anime. L’Apostolo continua: “fece sì che la terra e i suoi abitanti adorassero la prima bestia la cui piaga mortale era stata guarita”. Dunque durante l’apostasia generale e il regno dell’anticristo (42 mesi) quasi tutta la terra e i suoi abitanti si lasceranno indurre in errore sia delle lusinghe della falsa scienza (bestia della terra), sia dalle minacce della violenza anticristica (bestia del mare), entrambe al servizio del dragone rosso (satana) che si apposta sulla “sabbia del mare” (gli uomini leggeri e inconsistenti, come lo è la sabbia del mare).
La seconda bestia “fece grandi prodigi” (v. 13), infatti i prodigi possono essere anche demoniaci, ma non i miracoli che sono divini. “E sedusse gli abitanti della terra mediante i prodigi che le fu dato di fare davanti alla bestia, dicendo loro di fare una statua della bestia, che fu ferita mortalmente ma si riebbe” (v. 14). La seconda bestia, l’errore e l’eresia, riuscirà a ingannare la maggior parte degli uomini durante il regno dell’anticristo mediante il permesso di operare prodigi magici e diabolici (Sales, cit., p. 653, nota 13). Addirittura si arriverà a fare un’immagine della bestia in contrapposizione all’immagine di Cristo. Nel deserto gli israeliti infedeli a Mosè (1300 a. C.) si costruirono un vitello d’oro (Exod., XXXII, 1), mentre nel 600 a. C. Nabucodonosor fece costruire una sua statua e ordinò che venisse adorata (Dan., III, 5), infine nel 170 a. C. Antioco Epifane fece costruire una statua di Giove e la intronizzò nel Tempio di Gerusalemme (Dan., IX, 27). Similmente durante il regno dell’anticristo si arriverà all’adorazione dell’idolo al posto di Dio.
Inoltre la bestia del mare riceverà il permesso di “dar vita all’immagine della bestia di modo che essa parli e faccia sì che chiunque non adori l’immagine della bestia sia messo a morte” (v. 15). Gli inganni melliflui della bestia della terra (l’eresia: la statua parlante) e quelli cruenti della bestia del mare (l’anticristo: la morte a chi non l’adora) saranno talmente grandi da far cadere anche gli eletti se non saranno sostenuti da una grande fede e carità soprannaturale (Sales, cit., p. 653, nota 15).
Inoltre la bestia della terra “farà sì che tutti abbiano un carattere impresso sulle loro fronti o sulla loro mano destra” (v. 17). Ciò vuol dire che in virtù di questo marchio le persone dichiareranno implicitamente di appartenere all’anticristo e di aver ripudiato Cristo (Sales, cit., p. 654, nota 16). Inoltre “nessuno potrà comprare o vendere, eccetto chi abbia il carattere della bestia o il numero del suo nome” (v. 17). Padre Sales commenta: “i cristiani saranno messi fuori ogni legge e sarà vietato loro l’uso dei diritti più naturali” (p. 654, nota 17).
Quanto al numero dell’anticristo l’Apocalisse (XIII, 18) rivela essere “seicentosessantasei” e giustamente p. Sales commenta: “la grande divergenza, che regna su questo punto tra i diversi interpreti, mostra chiaramente che non si sa nulla di preciso e che si deve confessare la nostra ignoranza” (p. 654, nota 18). Tuttavia Landucci nota giustamente con S. Ireneo che “6 deriva dal numero 7, che indica perfezione, per sottrazione di 1. Quindi è simbolo d’imperfezione e la sua triplice ripetizione esprime un colmo di deficienza e di perversione” (cit., p. 142, nota 18). Romeo cita S. Beda e S. Alberto Magno e scrive che 6, al contrario di sette, designa la creazione non santificata dal sabato, ossia l’uomo senza Dio (cit., p. 815, nota 18).
d. Curzio Nitoglia
[1] Dizionario di Teologia dommatica, cit., p. 23.
[2] De mysteriis vitae Christi, disp. 5, sect. I, n°7.
[3] Ippolito, L’Anticristo, Firenze, Nardini, 1987, introduzione a cura di E. Norelli, pp. 42-54.
[4] Testi sull’Anticristo. Secoli I-II, Firenze, Nardini, 1992, pp. 9-17.
[5] L. Billot, La Parousie, Paris, Beauchesne, 1920, p. 12.
[6] Id., La Parousie, p. 263. In breve, l’Apocalisse svolge questo tema: la Chiesa di Cristo, con a capo il successore di Cristo, sarà sempre perseguitata, ma uscirà sempre vincitrice e purificata” (F. Spadafora, Tre fontane, Roma, Volpe, 1987 p. 43). Secondo mons. Antonino Romeo l’Apocalisse “predice gli eventi che precedono, preparano e accompagnano la fine del mondo […]. Apostasia e anticristo […]. L’Apocalisse dunque predice e fissa le direttrici della storia spirituale dell’umanità, dall’Incarnazione alla fine del mondo” (L’Apocalisse e la Sacra Bibbia, S. Garofalo [a cura di], Casale Monferrato, 1960, 3° vol., pp. 763-764).
[14] A. Piolanti, voce Tradizione, in Dizionario di Teologia dommatica. Roma, Studium, 4a ed., 1957, p. 299, voce Padri della Chiesa.
[15] V. Zubizarreta, Teologia dogmatico-scholastica, Vitoria, ed. El Carmen, 1948, vol. 1°, nn. 699-700, tesi IV.
[16] J. De Monléon, Commeintaire sur le prophète Jonas, 2a ed. Quèbec, Scivas, 2000, p. 28.
[17] Dizionario biblico, Roma, Studium, 1963, pp. 211-212.
[18] Miti e realtà, Roma, ed. La Roccia, 1968, pp. 189-190.
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