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Infantilismi globali. E locali.
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Per far dispetto a Putin che ci tiene, Obama non sarà all’inaugurazione delle Olimpiadi invernali a Sochi, anzi non manderà nessun ministro. Per fargli più rabbia manderà invece, a rappresentare l’America, una tale King, tennista lesbica che i media (uggiolando) assicurano essere «una icona del movimento gay».

La politica occidentale, nei suoi alti esponenti, si sta facendo prendere da attacchi di puerilità imbarazzanti. Ripicche che sarebbero deplorate dalle maestre all’asilo-nido diventano atti politici carichi di significato. Ciò risalta ancor più, di fronte alle asserzioni di Vladimir Putin. Il quale ha tenuto un importante discorso nel giorno della Costituzione russa, e ha parlato pure delle minoranze sessuali. Ecco come:

Le minoranze sessuali vanno trattate in modo eguale, non gli va dato uno status speciale.

Che strano: una volta, in Occidente, questa frase veniva sùbito riconosciuta come il principio costituzionale della «uguaglianza davanti alla legge» inciso nel bronzo – poniamo – della Costituzione Americana, fatto trionfare dalla Repubblica Francese, indicante il rigetto di una società distinta in ceti o gruppi favoriti, ad alcuni dei quali erano riconosciuti privilegi negati ad altri. Adesso invece il richiamo all’uguaglianza legale viene bollata come il sopruso di un autocrate semi-asiatico.

Putin ha aggravato la sua posizione di fronte all’Asilo Mariuccia Globale, annunciando come dottrina dello Stato la protezione dei valori tradizionali: la famiglia tradizionale, l’educazione dei figli in modo tradizionale, e il patriottismo. C’era già abbastanza per mettersi a strillare e bagnarsi il pannolino, ma lui ha fatto peggio: ha senza esitazione dichiarato che questo insieme di valori si chiama «conservazione», o (secondo le versioni), conservatorismo. Ed ha asserito:

«L’essenza del conservatorismo non è l’impedire il progresso in avanti e verso l’alto, ma l’impedire il movimento all’indietro e verso il basso, nella tenebra del caos e nel ritorno a uno stato primitivo».

La conservazione dei valori per prevenire la regressione e il degrado verso l’inciviltà... Si può essere più provocatori? Ebbene, si può. Putin ha chiarito che la frase di cui sopra non è sua, ma che stava citando Nicolai Berdiaev.

Nicolai Berdiaev, e chi sarebbe?! Lo so, nel grande asilo infantile cui hanno ridotto l’Occidente, anche voi non lo sapete. Io lo so giusto perché sono vecchio, questo era uno dei pilastri nella lotta ideologica al comunismo, lo diffondeva il caro Padre Scalfi del Russicum, era noto fra gli abbonati di «Russia Cristiana»... Quindi sono in grado di smentire: no, non si tratta di un calciatore russo né di un pugile ucraino militante eterosessuale. Si tratta di uno dei primi filosofi russi contemporanei (1874-1948), oppositore della dittatura sovietica in nome della libertà personale e promotore dell’idea che ogni Stato sarà oppressivo se non punta allo sviluppo spirituale del suo popolo, aderendo all’etica cristiana e a un pensiero sostenuto dalla ragione ma guidato dalla fede. Chiamato dal Partito a rendere conto delle sue idee, Berdiaev disse ai giudici: «Sì, in coscienza non posso essere marxista. È cattiva filosofia». Come racconta Solgenitsin, «Berdiaev non si umiliò, non supplicò, ma espose con fermezza i suoi princìpi religiosi e morali». Roba da essere fucilati all’istante, ma invece disarmò anche i suoi persecutori. I bolscevichi lo cacciarono, e Berdiaev visse in esilio in Francia, povero in canna, svolgendo un’infaticabile e nobilissima opera intellettuale nel mostrare come la storia politica del secolo sanguinoso avesse un senso nell’escatologia e nella teologia.

Via!, strillano all’Asilo Mariuccia Mondialista: «Beddiaev sei butto! Butto! Noi spaventa! Dammi Kulini e Tlans Tlans!!». Obama minaccia di mandare le portaerei.

Berdiaev, capite, questo spudorato. Putin cita un filosofo nazionale cristiano, ha l’arroganza di sembrare che l’abbia letto. Non è intollerabile?

Provate solo a immaginare un politico delle nostre parti che cita un filosofo, un pensatore; anzi un pensiero. Che so, provate a raffigurarvi la Bindi o la Carfagna, Berlusconi o D’Alema – i du’ statisti – in grado di buttare lì, nel discorso, una citazione di Pareto, di Augusto Del Noce, magari in verso di Dante. Impossibile vero? L’intero PD (che si chiamava PCI) fa sapere di non aver mai conosciuto Marx o Gramsci, e vabbè; ma avete mai sentito un «liberale» e liberista citare, che so, Luigi Einaudi?

Anzi, è sempre più evidente che una forma minima di cultura e maturità è una grave controindicazione per chi ha ambizioni politiche. Deve assolutamente essere bambinesco, smanettare sullo smartphone tutto il giorno e non leggere altro che tweets – e soprattutto scriverli. Purché puerili: «Mangeremo il panettone, vedrete»; oppure: «Luce in fondo al tunnel! (Scherzetto o dolcetto...)». È che all’elettorato italiano piacciono così. Se Bossi avesse mai parlato invece che ruttato, non avrebbe potuto fondare la Lega, trovare un numero sufficiente di neanderthaliani convinti che ci voleva uno così per fare la secessione. Appena uno dimostra di sapere qualcosa, il pubblico s’inalbera: «Che noioso!». «Chi si crede di essere questo?», «Ci vuol mandare a scuola?». Il pubblico italiano è in età prescolare. Se uno cita Pareto o Gramsci, non lo invitano più a Ballarò, e quindi diventerà mai governatore del Lazio.

Fateci caso, il tasso di puerilità nella politica italiana aumenta di giorno in giorno, stanno tutti tornando bambini. Più gli italiani normali perdono il lavoro, impoveriscono, si svenano e soffrono, più loro ruzzano, fanno le capriole, si siedono per dispetto sui banchi l’uno dell’altro, si fanno sgridare dalla maestra (Boldrini) per le birichinate. Si fanno scherzi da infanti. Per fregare sul tempo Renzi che aveva promesso «la sorpresina», Enrico Letta ha annunciato prima la sorpresona, «abolizione del finanziamento pubblico dei partiti», annunciata con tweet e grancasse; peccato che in mezz’ora si sia capito che era una balla sparata a pera, e i media servili, persino loro, abbiano dovuto ammetterlo. Ora, l’incapacità di elaborare una bugia che duri qualche minuto, è un test d’intelligenza che si dovrebbe superare a 5 anni. Come livello, Letta si avvicina pericolosamente alla ormai famosa bugia del Pargolone per eccellenza quando arrestarono una delle sue giocattoline: « Liberatela subito, è la nipote di Mubarak!». Ora Letta ha detto: «Crescita del 2 % nel 2015». Non riesce proprio a crescere. ER crede che anche noi adulti ci beviamo le favole.

Cosa volete, la voglia di divertirsi è tanta, nel Palazzo, che anche l’austera Boldrini – la maestra – s’è lasciata trascinare, è andata in volo di Stato fino in Sudafrica, per una cerimonia ufficiale a cui non era stata invitata, con il suo convivente. Alle critiche ha risposto: «Attacco sessista. A fare “scandalo” è il fatto che una donna delle istituzioni sia accompagnata da suo marito o dal suo compagno. Nessuno si sogna di contestare la presenza di una moglie o di una compagna al fianco dei vertici istituzionali di genere maschile». Anche lei, subito smentita: da Mastella, che ha avuto i guai suoi per aver portato con sé il figlioletto. L’infantilismo è contagioso, anche per chi fa del moralismo istituzionale la sua non richiesta regola.

La Boldrini vuol far sapere ad ogni minuto che, lei, lotta «per le pari opportunità» e per «tutte le donne». Ovviamente si tratta di credenze bambinesche, come i doni di Babbo Natale. Se davvero esistessero «pari opportunità», allora bisognava obbligare Berlusconi, quand’era presidente del Consiglio, a farsi fare un p.pino da Fabrizio Cicchitto onde potesse anche lui avere un ministero, come l’hanno ottenuto tre o quattro piacenti escorts, ministre del Pdl di cui mi esimo di fare i nomi, tanto li conoscete tutti. No, Cicchitto non ha avuto la sua pari opportunità. Da che mondo è mondo, le p.pinare femmine sono favorite nella scalata al potere. Né l’hanno avuta Formigoni, Giovanardi Alfano (non ha il quid), sicché alla fine non hanno seguito il Pargolone nell’ultima avventura. Chi crede davvero alle pari opportunità ha l’obbligo morale di esprimere solidarietà a Chicchitto.

Ammetto di aver avuto un debole per Cicchitto – no, non in quel senso; nel senso che l’ho sempre visto come un maturo politico giustamente a disagio fra le ragazze dell’avanspettacolo berlusconiano. Però anche lui ultimamente s’è dato all’infantilismo generale. L’ho sentito dire, ad un radiogiornale, che la suo formazione di governo (NCD, come un anti-blatte: Neocid) non voterà una riforma delle legge elettorale con Renzi, perché con tale nuova legge, Renzi andrebbe subito al voto. Capisco che l’insetticida NCD non vuole le elezioni, ma sperare che un nuova legge elettorale di cui il paese ha bisogno, non si farà perché lo dice lui, è come scrivere la letterina alla Befana. Tanto più che Renzi può comunque fare la riforma elettorale, magari coi voti del Movimento 5 Stelle, escludendo per sempre i neo-governativi ex PDL – per fortuna anche Grillo ruzza e fa le boccacce nell’asilo, reparto immaturi. Renzi gli dice per sfida: «Grillo, vuoi risparmiare un miliardo di euro?», e lui risponde: «Restituisci i fondi pubblici», insomma 40 milioni. Povero piccino, non sa ancora far di conto. Dice anche: «Sorpresina? No scoreggina!». Per forza la maestrina lo sgrida: non si dicono le parole brutte! Quel che è certo, è che vuol continuare a far nulla e non vuole giocare con gli altri. Con nessuno di loro.

L’Asilo Mariuccia Italia avrebbe tante cose da fare: sono nove mesi che Letta è al governo e promette una spending review che mai avviene, l’abolizione delle provincie che non si fa, la riforma del mercato del lavoro, la riduzione del cuneo fiscale, per non parlare dello straccio di legge elettorale. Il parlamento dovrebbe essere lì a fargli fretta e a trovare un accordo, invece è tutto uno zuzzurellare, fare capriole e litigare puerile. Twittano, cicalecciano senza sosta, vanno ai ristoranti ingozzarsi, inseriscono regalini per gli amichetti nella legge di bilancio più feroce della storia: tot ai Virtuosi di Verona, tot all’Orhestra del Mediterraneo, tot alla pallavolo femminile, stelle filanti, cotillons… È uno spasso. Quando ti danno 16-18 mila euro al mese senza nessuna responsabilità, senza che la paga sia collegata in alcun modo al Pil italiano (che crolla), forse anche noi diventeremmo bambini con tanta voglia di ridere, chiacchierare e scherzare. Si fa parte del lieto circo che estrae 23 miliardi dalle tasche di quelli che lavorano, ed è naturale che si voglia continuare a godere di quel dono: è Babbo Natale he lo manda, è un diritto acquisito.

Uno degli scherzi più divertenti è: prendere miliardi ai contribuenti e darli alle banche come Montepaschi. Un altro bellissimo tiro è: torchiare e tormentare i contribuenti onesti con tasse, sovrattasse e multe punitive che triplicano la tassazione iniziale, minacciarli di indagini fiscali a tappeto, insultarli come evasori, e nello stesso tempo condonare al 99,9% l’arretrato fiscale dei possessori di slot machines, perché quelli sono malavitosi e mica scherzano, sono il bullo del quartiere. Un’altra gherminella piacevolissima è: in ogni legge «di stabilità», inserire un articoletto che consegna a costi quasi zero, e senza oneri fiscali, le spiagge demaniali italiane, ossia appartenenti a noi tutti, a un centinaio di gestori che ce l’hanno da sempre, pagano già niente, ma le vogliono per 99 anni, magari per 900... È un vero mistero dell’innocenza infantile. Cambiano governi, alle Finanze può esserci Tremonti oppure Saccomanni, ma sempre nel bilancio spunta il regalino alla lobby dell’ombrellone, ossia a una cosca che pretende di lavorare per tre mesi e campare gli altri nove fra Maldive e Malibù svernando nei resort di lusso, con i soldi guadagnati nei tre.

Un adulto non può fare a meno di domandarsi: ma quale gruppo di deputati e senatori inserisce quella frasetta di favore alla cosca degli arenili? Possibile che sia così potente più della Israeli Lobby? Che cosa danno in cambio ai loro deputati per corromperli? Tanti soldi, non pare possibile; forse la cabina a Rimini? O il salvagente a forma di ochetta? I giornali non si curano di indagare questo mistero buffo. Sono bambini, si sa...

Probabilmente, c’è stato un periodo in cui i politici potevano fare affidamento su adulti capaci, come i dirigenti ministeriali; sono sempre stati loro ad elaborare i testi legislativi. Anche adesso si fanno scrivere le leggi da questi; loro danno direttive semplici e puerili come «Picchiamo l’Evasore!», e «Adesso la crescita!», oppure: «Federalismo!», e loro, i dirigenti, laboriosamente scrivono il testo, lo raccordano con la legislazione, onde sia coerente e vagamente sensato.

Anche adesso fanno lo stesso. Le norme fiscali, i politici se le fanno scrivere da Befera e poi le votano. Solo che Befera non ha alcuna cultura economica, e non parliamo di quella giuridica. La sua idea del proprio mestiere è semplice e infantile: gli italiani nascondono immensi tesori, che lui deve strappargli con minacce e leggi reatroattive. Più le multe saranno gravi, più la faccia fiscale sarà feroce, e più aumenta il gettito. Ignora che la tassazione ha un limite. che finisce per stroncare la produzione, non ha mai sentito parlare della Legge di Laffer o non crede a questa «nuova teoria», e pensa che si possa infischiarsene: «Dottò Saccoma’, aumentiamo l’Iva! Così prendiamo di più!» Accade invece che l’aumento dell’Iva abbia provocato un calo del gettito. Sgomento: «E com’è che succede ‘sta ccosa?», subito però superato: «Stanghiamo gli immobili, dottò! Quelli mica scappano!». «Ce vo’ l’accordo co’ la Svizzera!».

Il crollo dei consumi elettrici, delle merci prodotte e vendute, il collasso dei crediti bancari richiesti ed ottenuti – insomma le statistiche tragiche che documentano la tragedia dell’economia reale – non interessa Befera. Non sa cosa vogliono dire. Mica è un economista, lui. Befera ha vinto o’ concuorso, così come Mastropasqua: l’Inpa ha incamerato tutti gli enti previdenziali – la semplice e puerile idea che è meglio avere la totalità, così i dissesti dell’un ente vengono messi a carico dell’altro senza dirlo – e poi saltano fuori gli esodati imprevisti, poi i lavoratori che sono stati sotto enti di previdenza diversi non ricevono la pensione perché «mancano i contributi Enpals» (che invece ci sono ma chissà dove), insomma un gran casino...anzi non dite parolacce, un gran divertimento quando, per questa incompetenza, invece di fucilarti ti pagano tre volte il presidente USA.

E questo succede dappertutto, sapete benissimo. Si può salire fino in Cassazione senza esser capaci di parlare italiano (o’giudesce Espuosito), diventare primario, procuratore, giudice costituzionale, docente universitario, strapagato consulente o dirigente pubblico regionale, senza aprire un libro. Anzi pargoleggiando col tweet e Fessboock, stando eternamente attaccati al telefonino, al ristorante con Dudù e le p.pinare... er poi scoprire che a Lampedusa gli immigrati sono trattati come «in un lager» e che le carceri sono «uno scandalo». Ma no, non sono una scandalo. Funzionano esattamente come funziona il sistema giudiziario, i sindacati, i politici, le Regioni, la magistratura, il sistema fiscale, le università. Perché le carceri dovrebbero essere modello e l’accoglienza a Lampedusa ottima ed efficiente, se nient’altro lo è? Perché lì dovrebbe esserci efficienza e lealtà quando il rettore Frati ha riempito la facoltà di Medicina alla Sapienza di mogli, figli e congiunti in cattedra, ed non l’hanno arrestato? È infantile anche solo pensarlo.

Ma l’infantilismo avanza travolgente in tutto il mondo. Il presidente francese Hollande s’è lamentato che l’Europa non lo aiuti a fare le sue guerre in Africa, pretende che truppe italiane, spagnole, tedesche diano la mano – per decidere la distruzione della Libia mica ha chiesto il nostro parere. Adesso vuole «un fondo europeo permanente» che gli finanzi le guerre (ne ha due in atto, Mali e Centrafrica). Sarei veramente stupito se la Merkel accedesse ai desideri del pargolo. Allora la Befana esiste davvero?

È superfluo dire che anche Hollande e il suo ministro Fabius hanno annunciato che non andranno a presenziare ai giochi di Soci (Cicca cicca», «Beccate questa Putin», si saranno detti i due giocherelloni) , per protesta contro la stigmatizzazione degli omosessuali operata dalle leggi russe.

«Noi non violiamo alcun interesse altrui, né cerchiamo di insegnare a nessuno come vivere», ha detto Putin nell’ormai celebre discorso.

Poi: «In molti Paesi oggi le norme morali ed etiche sono assoggettate a revisione. Adesso essi richiedono non solo che si riconosca la libertà di coscienza, di opinione politica e della privatezza della vita, ma anche l’accettazione obbligatoria dell’eguaglianza del bene e del male».

Capito? Sta dicendo che lo Stato deve riconoscere diritti politici come la libertà di pensiero, religiosa, e di espressione, ma che legalizzare le nozze gay equiparandole al matrimonio, significa dare lo stesso valore al male come al bene. Le nozze gay, e l’adozione di bambini da coppie omosessuali, fanno parte della categoria del «male». Vi rendete conto? Ha osato chiamare «male» gli atti degli invertiti, e la pretesa della finocchieria militante globale di imporsi agli altri come «normale». Ma è vietato! Non si può! Bisogna dire che sono tutti «stili di vita» legittimi, sani e simpatici. Resterà isolato, nessuno gli rivolgerà la parola, le autorità non andranno alle Olimpiadi di Soci, cicca-cicca…

Ma lui insiste e sfida, mica si sente solo:

«Sappiamo che ci sono sempre più persone nel mondo che sostengono la nostra posizione in difesa dei valori tradizionali che hanno costituito il fondamento spirituale e morale della civiltà in ogni nazione per migliaia di anni: i valori delle famiglie tradizionali, della vera vita umana, che include la vita religiosa: non solo l’esistenza materiale, ma anche la spiritualità».

Per Putin, questa «cosiddetta tolleranza» porta a una realtà umana «senza genere e infertile» e, se viene imposta ad altre nazioni, porta a «decadenza, barbarie e spargimento di sangue».

È un retrivo ed oppressore delle minoranze sessuali. Già dal 2010 il Consiglio d’Europa ha diramato agli Stati membri una raccomandazione: si escludano le parole «madre» e «padre» dai documenti ufficiali, perché sono manifestazioni di sessismo. Così finalmente liberati da due parole che ci impedivano il progresso, ci sentiamo tutti più leggeri e contenti, per nulla barbari ed anzi avanzati, e non si vedono segni di declino, anzi siamo tutti prosperi, felici e zuzzurelloni: Asilo Infantile International.




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