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«Mi succedono cose strane...»
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Ecco un lettore:

Buongiorno Egr. Direttore (o buonanotte), ne sono trascorsi di anni da quando, nell’ormai lontano 2005, iniziai a seguire gli articoli di EFFEDIEFFE e ad acquistare i vostri libri. Devo ringraziare un commentatore del blog di Beppe Grillo (che seguo ormai saltuariamente per capire come va anche dalle altre parti!) che mi indirizzò a Lei. Postava più o meno così: “cosa state qui a seguire queste cazzate... Leggetevi EFFEDIEFFE!” E così fu. Da peccatore incallito quale ero (e sono) è iniziata in me una lenta conversione (o consapevolezza) accelerata anche dalla scuola salesiana frequentata dai miei figli. Da circa un anno mi commuovo profondamente leggendo i passi del Vangelo, sentendo i miei figli pregare, guardando immagini di Santi nonché della Madonna Santissima e Gesù Cristo. Mi commuovo fino a piangere e devo nascondermi. I miei figli mi hanno scoperto e mi chiedono perché piango e non so cosa rispondergli.

È successo anche oggi alla vista delle reliquie di Don Bosco a Udine, un santo straordinario che riesce a riempire una Chiesa di giovani e giovanissimi anche dopo la sua morte fisica. Ho visto giovani adolescenti pregare e piangere e mi ha profondamente colpito! Erano in netta maggioranza rispetto agli adulti ed erano venuti spontaneamente (non i corriera obbligati dalla scuola!). Mi sono detto: qui c’è il segno del Divino. Don Giovanni Bosco amava profondamente i giovani (oggi noi li amiamo?), era innamorato di loro tanto da affermare “Io do la vita per voi” e “ci vediamo tutti in Paradiso”. I manifesti in chiesa con tali parole mi hanno folgorato! Messaggi che riempiono il cuore di una gioventù persa e distratta da una quantità di messaggi luciferini che ci vengono infiltrati nelle anime ogni giorno.

Perché Don Bosco amava così follemente i bambini? Perché sono indifesi nella loro purezza, sono il domani... sono timidi barbari da educare che "anche quando bestemmiano cercano l’aiuto di Dio". Perché gli salvarono la vita pregando notte e giorno per ben una settimana quando fu colpito dalla sua prima grave malattia (la forza della preghiera?). E da li continuò ancora più decisamente la sua opera in tutto il mondo. Lui non se ne "voleva perdere neanche uno"! Li voleva tutti... In paradiso con lui. Messaggi troppo forti! Quale forza può dare una persona che afferma di donare la vita per te! Ce ne ha dato testimonianza Cristo che ci invia ogni tanto qualcuno a ricordarcelo.

Questo sfogo per dirLe una cosa straordinaria ovvero che mi sembra di percepire qualche segno del cammino che devo percorrere verso Lui assieme alla mia famiglia ed ai miei figli ai quali cercherò di trasmettere quel poco che ho dentro ma che per loro sarà la salvezza del domani in un mondo che sta velocemente e profondamente cambiando e che fa paura, non per le privazioni materiali, ma perché sta corrompendo le anime “... Portatevi via tutto ma non le anime”.

La scorsa settimana ho preso l’eucarestia cosa che non avveniva da anni! Mi sono alzato quasi inconsciamente e mi sono portato verso il parroco. Tempo fa non lo avrei mai fatto specie in paese ove tutti conoscono il mio passato vivace (nulla di grave, solo un adolescente ribelle). Dopo il suo articolo che ci invitava a pregare il Rosario (cosa che non ho mai fatto da solo! perché sono molto impacciato nella spiritualità, goffo, piccolo, orgoglioso nonostante quella mano sempre tesa che faccio fatica a prendere), ero quasi intento a convincere i miei figli a pregarlo (mando avanti sempre loro..) ma giunto nella cameretta di mia figlia di soli 9 anni la trovo con il Rosario in mano che prega e da quel giorno lo recito pure io. Oggi mio figlio di soli 7 anni (un super discolo!), in visita al Duomo con la scuola salesiana per accogliere le reliquie del Santo, lascia spontaneamente una letterina sulla teca di Don Bosco, molto semplice: Don Bosco ti voglio bene!

Sì, penso che a 40 anni devo cacciare fuori le forze necessarie per risistemare questo mondo non con le rivoluzioni ma con le buone azioni, con l’esempio, con l’amore, con la preghiera e sempre pronto a dare la vita! Costi quel che costi. Sarà contagioso e ce la farò (nel mio piccolo ovviamente).

Ed ora non l’annoio più! ma come estimatore della vostra opera “responsabile” di questo mio cammino nonché come fedele lettore mi sento "autorizzato" a tediarla con questo papello!

Una buona notte.

Mauro


Annoiarmi? No, mi hai scritto una lettera bellissima, Mauro, con i fatti meravigliosi che ti accadono, e che rafforza tutti noi e i lettori. Anzitutto, sai, hai avuto la grazia delle lacrime. Di questa grazia, questo dono, ha parlato Papa Francesco in una omelia di aprile: «...Ma, e lascio cadere una domanda, abbiamo pianto? Nei momenti più scuri, abbiamo pianto? Abbiamo avuto quel dono delle lacrime che preparano gli occhi a vedere il Signore? Vedendo questa donna che piange possiamo anche noi domandare al Signore la grazia delle lacrime. È una bella grazia. Una bella grazia. Piangere è frutto di tutto: del bene, dei nostri peccati, delle grazie, della gioia pure; piangere di gioia! Quella gioia che noi abbiamo chiesto di avere in cielo e che adesso pregustiamo. Piangere. Il pianto ci prepara a vedere Gesù. E il Signore ci dia la grazia, a tutti noi, di poter dire con la nostra vita «ho visto il Signore».

Bisogna pregare per avere la grazia di piangere – su di sè peccatore, per commozione di fronte ai prodigi della Bontà divina – e tu l’hai avuta come dono. Ho lasciato il tuo titolo, «Mi succedono cose strane», perché effettivamente di questi tempi succedono a molti «cose strane».

L’amico e collega Andrea Galli (di Avvenire) ha raccontato la storia delle studioso norvegese Per Kvaerne – docente di storia delle religioni all’università di Oslo e di suo tibetologo, ossia studioso dell’affascinante Tibet e del suo buddhismo – e di come gli è successa «una cosa strana»: anni fa, era a Barcellona per un convegno, aveva una mattinata libera ed è entrato nella cattedrale vicina al suo albergo, per dare un’occhiata in giro. Racconta Andrea: «Ha acceso qualche candela. E a un certo punto ha sentito di aver trovato casa... Dopo che sua moglie è morta è diventato sacerdote. Una conversione alla Frossard»: ossia del tutto inaspettata da colui che è stato colto.

In Norvegia , mi dice anche l’amico, la Chiesa cattolica è in crescita: da 30 mila fedeli negli anni ’90 ai 22 mila di oggi (il paese ha 5 milioni di abitanti); l’aumento è in molta parte dovuto agli immigrati, polacchi, lituani, vietnamiti; ma si contano illustri conversioni di norvegesi di alto livello culturale e intellettuale. Le due sole chiese cattoliche di Oslo sono frequentate da 10 mila fedeli. Fatto tanto più notevole dato che la chiesa luterana (che lì è chiesa di Stato) invece perde fedeli ogni giorno.

Jean-Marie Setbon
  Jean-Marie Setbon
Probabilmente molti sapranno già la storia di Elie Setbon, oggi Jean-Marie Setbon: ebreo francese, genitori entrambi ebrei, dall’età di 18 anni educato in Terera Santa in studi rabbinici: «Per otto anni vi ho studiato Talmud, Midrash, le Scritture nell’ambiente ultra-ortodosso», scrive: Setbon era dei Lubavitcher. Nel 1990 si sposa, e con sua moglie mette al mondo otto figli; tornano insieme in Israele per un anno, stavolta a»approfondire i miei studi in mistica», la Kabbala. Torna in Francia, diventa professore rabbinico. Un giorno, «ci rubano in casa. I ladri la mettono sottosopra, e mia moglie scopre la mia croce e il mio Vangelo». Capirete la povera donna... avere un marito rabbino significa essere dipendenti economicamente dalla comunità ultra-ortodossa, insieme coi numerosi figli che stanno mettendo in cantiere, ed ora, il rabbino ha una croce – un simbolo che gli ortodossi hanno il dovere di sputare .

«Al mio ritorno dal lavoro, vi lascio immaginare la scena», scrive Setbon. «Propongo a mia moglie il divorzio. Lei rifiuta ma mi chiede si smettere... Le rispondo raccontando la mia storia, e che ciò è indipendente dalla mia volontà».

Indipendente dalla sua volontà! Cosa significa? «È dall’età di otto anni che desidero Gesù», racconta lui: «Sento una chiamata di Cristo che si concretizza in un appuntamento con lui tutte le sere in un appuntamento con lui ai piedi del mio letto. Tutto il giorno aspetto questo momento della notte, questo appuntamento... All’età di dieci anni, ho abbastanza soldi per comprare la mia prima croce con Gesù sopra. La porto di nascosto durante il giorno e la sera me la metto sotto il cuscino.

Setbon ricorda con speciale felicità «le vacanze estive, in Bretagna e poi in Vandea, perché ho la possibilità di contemplare dei crocefissi. Appena possono, entro in una chiesa».

Tornato a Parigi, un anno dopo aver fatto la bar-mizvah (all’età della prima Comunione per noi), Elie passa le domeniche pomeriggio nella chiesa del Sacré Coeur. Un giorno «sento un desiderio ardente di prendere il corpo di Cristo. Faccio la Comunione, decido di convertirmi». Aveva 17 anni. Vale la pena di riportare le sue parole: «Sono entrato in un confessionale ed ho detto al prete: “Sono un ebreo, vorrei convertirmi”, «Co..co..cosa!», ha balbettato lui. “Resti qui, torno”. E’ uscito ma non è più tornato».

Abbiamo di questi Don Abbondio dell’epoca del politicamente corretto.

«Anch’io me ne sono scappato via, credevo che fosse andato a denunciarmi», racconta Elie. «Questo mi ha spinto ad esplorare la mia religione di nascita».

Passano 26 anni. Poi la moglie di Elie si ammala di cancro; mesi di ospedale, mentre lui deve occuparsi dei sette bambini. Lei muore l’11 marzo 2004. «Ho allora 39 anni. La famiglia di mia moglie prende a carico le tre figlie grandi e l’ultimo dei miei bambini, così posso trovare lavoro, trasloco. Ma il Signore decide altrimenti, il giorno di Ognissanti dello stesso anno le mie figlie grandi tornano ad abitare con me; smetto il lavoro, allevo da solo i miei sei figli, sopravvivo essenzialmente con gli assegni familiari e il sussidio di disoccupazione». Povertà , «precarietà», dice lui, ovviamente «passavamo le vacanze a Parigi». Una volta però «ci siamo offerti una giornata al mare con tutti i ragazzi a Trouville».

Era lunedì 6 agosto 2007. Lui racconta: «Quando ho visto l’immenso Calvario che incombe sulla spiaggia, mi invadono i brividi. Sento che è morto il cardinale Lustiger, e lo dico ai miei figli sulla spiaggia»: il telegiornale lo confermerà nella serata. Aspetta a settembre, quando i bambini sono a scuola, per realizzare «il mio desiderio, desiderio di un bambino di otto anni. La presenza di Cristo si fa’ sempre più palpabile; sento forte la sua presenza nella stanza e nel mio corpo. Così gli parlo, come parlo con voi. Per molto tempo sarò svegliato dalle due del mattino fino alle sette. Temo molto di restarne troppo stanco per occuparmi die bambini e della casa....invece vivo momenti incredibili, pace, una grandissima felicità, amore divino, una relazione personale con Dio che non avevo conosciuto. Non posso esprimerlo in parole».



Una sera, in tv, facendo zapping, capita uno speciale su Giovanni Paolo II: «Non avevo mai avuto alcun interesse per lui», invece «non so perché, mi lego a questa persona, le lacrime mi cadono da sole...». Ecco, un altro dono delle lacrime. Tralascio il resto: di come, saputo dalla tv che Karol aveva preso la decisione di farsi prete leggendo San Giovanni della Croce, Setbon si senta trascinato a cercarne i libri in libreria: «Viva fiamma d’amore, presa a caso. Lo leggo sul posto e prendo coscienza che sto per vivere il mio sogno, che devo andare fino in fondo e soprattutto non restare solo. Ma non conosco alcun prete». Si fa’ indicare chi segua la spiritualità di San Giovanni della Croce, lo indirizzano ai Carmelitano della Port d’Auteuil. Qui un «frate Yannick mi parla della Vergine. Resto molto perplesso, non avevo alcuna attrattiva a pregare Maria, e per molte ragioni che si possono capire... un giorno mi propone di recitare il Rosario; senza convinzione prendo la corona, ed ecco il miracolo: Maria è entrata nella mia vita». Setbon è oggi Jean-Maria, convertito, da tre anni studia i padri della Chiesa, sopravvive coi sei figli a carico, sta scrivendo un libro: vuole spiegare che «il cattolicesimo è una religione diversa da tutte le altre».

Si può ben dirlo. Che storia, vero, caro Mauro? Cari lettori? Anche senza avere il dono delle lacrime, si resta commossi, conquistati e stupefatti da come Gesù continua a chiamare, chi vuole, come vuole, nonostante tutto; e continua ad attrarre questi «suoi», che si sceglie ad uno ad uno, al tabernacolo della Chiesa cattolica. A questa Chiesa in crisi; precisamente questa Chiesa disertata, incerta nella dottrina, dubitosa. Dove il Tabernacolo è stato tolto dal centro e messo a lato, dove ci sono Don Abbondio che scappano dai confessionali se un ebreo gli chiede come si fa convertirsi... la Chiesa dove siamo tutti vili tutti – in qualche don Abbondio, tutti compartecipi dello smantellamento, del dubbio, della critica, dell’autorità scossa. E tuttavia Cristo, quando ne abbranca uno, lo fa inginocchiare davanti all’altare, lo fa piangere per il Rosario, gli fa ingoiare l’Eucarestia, ossia il Se stesso che solo la Chiesa cattolica apostolica (nei due polmoni) somministra. Perché noi siamo sì insufficienti e possiamo fare di questa Chiesa una maceria ideale e teologica, e liturgica; ma Cristo no. Lui resta a sorreggerla, lui è fedele alla sua promessa e continua ad esserci. Fonte sempre nuova, e misteriosamente efficace.

Di questi tempi, sempre più spesso accadono «cose strane» a certe persone. Perché abbia chiamato Jean Marie Setbon, perché lei, perché il tibetologo norvegse, non si sa. Ma è certo perché vi esige per uno scopo. Il progetto completo, lo sapremo solo alla fine dei tempi, se vorremo essere salvati: io ho il presentimento che sarà anche un immenso trionfo dell’intelligenza, capire finalmente ciò che qui è incomprensibile, la necessità delle sciagure locali ed universali, delle croci, dei pianti degli innocenti, e come tutto entrasse nel gran progetto di Cristo per trascinare il genere umano caduto nella zoologia attraverso la «porta stretta» da lui aperta, verso la liberazione, la verità l’Amore, a cui il genere umano appartiene fin dall’inizio. Non basterà l’eternità a capire, stupire e a lodare Dio per le sue astuzie, ingegnosità, eccezionali impensabili tranelli con cui ha catturato perduti, per gli agguati che ci ha teso per guadagnarci a Sé.

Sarebbe un vero peccato, lettori, non esserci in quel momento, e stare davanti alla porta chiusa, nelle tenebre esteriori, mentre dentro c’è la gran festa, la grande lezione che colma l’intelligenza.

Vorrei dire, anzitutto a me stesso: approfittiamo del momento. È, sotto questo aspetto, eccezionalmente buono.

«Se ebbene questa missione ci richieda un impegno generoso, sarebbe un errore intenderla come un eroico compito personale, giacché l’opera è prima di tutto sua, al di là di quanto possiamo scoprire e intendere. Gesù è “il primo e il più grande evangelizzatore», ha scritto Papa Bergoglio. In queste storie, lo vediamo letteralmente. «Un uomo getta il seme sul terreno; che dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come germogli, luomo stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, è arrivata lora della mietitura».

Il Regno dei Cieli sta maturando anche se oggi sembra un deserto. E non può fallire, ovviamente. Solo noi possiamo non esserci quando fiorirà. Ma forse (spero) qualche misura è stata colmata per il nostro bene di peccatori, forse il numero degli eroi veri, quelli che hanno versato il sangue ed accettato la croce «per noi» è stato giudicato bastante. Penso sempre al terzo segreto di Fatima, la parte almeno che è stata divulgata; e di quella, le ultime righe:

«Sotto i due bracci della Croce cerano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio».



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