11 settembre: la menzogna generale, a tutti evidente
11 Settembre 2008
Fra il pattume delle commemorazioni ufficiali, ho trovato un ricordo personale di un foto-giornalista di colore, Glen Ford
(1). Quel giorno, Glen nel cercare di avvicinarsi alla scena delle Twin Towers in fiamme, s’è trovato nel Liberty State Park, sulla riva di Jersey City dell’Hudson, di fronte alle Torri. Ci è arrivato a piedi, dato che la polizia aveva bloccato il traffico dei veicoli nel parco. Ma ci trova due persone che sono già sulla banchina del fiume, e «scattano foto con due camere di aspetto molto costoso». Hanno anche un’auto parcheggiata lì vicino, un’auto nuova di zecca; è la sola auto nel parcheggio; «evidentemente sono arrivati prima che la polizia bloccasse le entrate».
Ma chi sono i due personaggi?
Glen Ford li descrive: «Due tipi atletici in età militare. Parlavano tra loro eccitati in ebraico, una lingua che ho riconosciuto all’istante nella mia qualità di abitante di Mahnattan (dove gli ebrei sono dovunque)».
Ma quando Ford chiede loro «di dove fossero, goffamente risposero: polacchi. Quando seppero che ero un reporter, il più alto dei due, il più cordiale, rise eccitato ed esclamò: ‘Sì, anche noi siamo reporter!». E, aprendo una cartella «24 ore», mostrò due tessere-stampa plastificate del New Jersey esattamente come la mia, salvo un particolare: il colore era sbagliato. I due ammisero allegramente che erano false. «Sono facili da fare», disse il primo, sempre ridendo.
Insomma, erano felici e contenti. «Cosa credi che succederà adesso?», dice il cordialone israeliano. «Tutto è cambiato», risponde Glen Ford: «la frase che probabilmente stavano dicendo milioni di persone sulla Terra».
«Eh sì, tutto è cambiato», dice l’israeliano, «per niente dispiaciuto. E torna a fare foto al grande spazio fumoso dov’erano le Torri». Sono così cordiali, i due, che alla fine danno un passaggio sulla loro auto («odorava di nuovo», nota Glen) al giornalista americano che aveva lasciato la sua al posto di blocco.
«Solo nel pomeriggio, i notiziari continui parlarono di altri piccoli gruppi di israeliani visti in punti dove si aveva una vista vantaggiosa del disastro, sulla riva dell’Hudson dove sta Jersey City. Alcuni, dicevano i notiziari, erano stati notati a comportarsi sfrontatamente, felsteggiando rumorosamente la nuova era in cui ‘tutto è cambiato’».
Glen Ford allude agli «israeliani danzanti», addetti della compagnia di traslochi Urban Moving Systems, visti da una cameriera festeggiare e fotografarsi a vicenda con sullo sfondo le Torri in fiamme, arrestati dalla polizia di New York e rilasciati dall’FBI dopo mesi di detenzione. Anzi, non rilasciati, ma espulsi per «visto scaduto e lavoro illegale in USA».
Solo dopo giorni Ford apprese anche dei «gruppi di israeliani in età militare che fingendosi studenti d’arte, di una “scuola d’arte”» di Tel aviv inesistente, colti mentre cercavano di infiltrare siti USA delicati per la sicurezza.
«Mi sono fatto l’idea», dice Ford ripensando a quell’incontro di sette anni fa, «che fossero ‘laureandi’ di un qualche corso di una qualche agenzia d’intelligence israeliana. E come minimo, Israele sapeva cosa stava per accadere».
Un altro giornalista, l’amico Chris Bollyn, dà un’altra notizia significativa
(2).
Alcuni familiari delle vittime dell’11 settembre stanno ostinatamente cercando di portare in giudizio i responsabili. Un gruppo in particolare ha querelato, allo scopo di chiederle i danni e ricchi risarcimenti, la «Huntleigh USA», la ditta di sicurezza aeroportuale il cui personale non fu capace di identificare ai cancelli i 19 dirottatori arabi che - secondo la versione ufficiale - compirono l’immane missione suicida.
Il giudice distrettuale Alvin K. Hellerstein, ancora più ostinatamente, nega a questi familiari l’apertura della causa.
«Il giudice Hellerstein», scrive Bollyn, «ha stretti legami con Israele. Suo figlio Joseph è un talmudista che vive in un insediamento illegale in Cisgriordania, a Modi’in. Dal 2001. La Huntleigh è una sussidiaria della israeliana ICTS, fondata e gestita da ex alti ufficiali dello spionaggio israeliano». Quell’ICTS a cui è stata affidata la sorveglianza anche degli aeroporti italiani.
Un’altra notizia istruttiva dalla Francia
(3). Protagonista Jean-Marie Bigard, umorista scatologico, commediografo ed attore - ma soprattutto amico intimo di Sarkozy, uno della cerchia interna dei personaggi-spettacolo di cui il presidente francese ama circondarsi - ha contestato la versione ufficiale sull’attentato dell’11 settembre. Lo ha fatto in diretta in una conversazione su radio Europe!
«Sono assolutamente certo che dei due aerei, quello che si dice caduto nella foresta e quello sul Pentagono, non esistono. Quei due aerei volano ancora. E’ una menzogna enorme! Si comincia a pensare seriamente che nè Al Qaeda nè alcun bin Laden sia responsabile degli attentati... Perchè non ci mostrano le telecamere di sorveglianza? E’ un missile americano che ha colpito il Pentagono, sono loro che hanno ucciso degli americani! Di solito, su queste cose, si apprende la verità trent’anni dopo; ma ora la sappiamo oggi!».
Ed ha citato, come documenti che smentiscono la versione ufficiale, il video Loose Change, il ricercatore americano David Ray Griffin autore di volumi che smentiscono punto per punto le menzogne della Commissione d’ìinchiesta sull’11 settembre, e beninteso «L’Effroyable Imposture» di Thierry Meyssan, il primo libro al mondo a sfidare la «verità» della Casa Bianca.
Scalpore, condanna corale dei media, e soprattutto sgomento negli ambienti di governo: non si dirà magari che Bigard il comico abbia appreso queste idee vietate e deplorevolmente complottiste nel salotto del presidente Sarko?
Hubert Vedrine, ministro degli Esteri, condanna come «grottesche» le parole del comico: «Ci saranno sempre persone che credono che le cose vengano loro nascoste», dice.
Fatto sta che Bigard deve rilasciare il 9 settembre all’Agence France Presse una dichiarazione che dice: «Chiedo perdono a tutti per le frasi che ho detto venerdì nella trasmissone di Laurent Ruquier sul Europe 1. Non parlerò più degli avvenimenti dell’11 settembre. Non avanzerò mai più dei dubbi. Sono stato trattato da revisionista, il che evidentemente non sono». Questa dichiarazione è stata definita «una smentita». Se lo sia, giudicate voi.
Non è il primo caso. In marzo, l’attrice francese Marion Cotillard, che ha vinto l’Oscar per la sua interpretazione di Edith Piaf, aveva contestato in TV la versione ufficiale dell’11 settembre. In particolare, aveva detto: le torri sono state abbattute perchè «vecchi edifici che succhiavano soldi» per la manutenzione. Anche la Cotillard ha dovuto poi scusarsi pubblicamente. L’ha lasciato fare al suo avvocato: «La signora non ha mai inteso contestare o mettere in dubbio l’attentato».
Un’ultima cosa, che dobbiamo ad Elias Davidsson, un matematico-informatico ex-israeliano che si è trasferito in Islanda, dove suona l’organo nelle chiese, pretende che nei suoi documenti si scriva «nato in Palestina» ed è un attivo anti-sionista
(4).
Elias ci informa che esiste - fondato dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU - un Counter-Terrorism Committee (CTC); il suo presidente, il diplomatico croato Neven Jurica, ha dichiarato il 6 maggio scorso: «Il terrorismo rimane una fra le maggiori minacce alla pace e sicurezza internazionale, sicchè il CTC rappresenta uno strumento essenziale per consentire alla comunità internazionale di affrontare questa vergogna globale».
Elias Davidsson ha allora scritto al CTC: «Sto cercando statistiche sul terrorismo in rapporti ONU, e non ne trovo. Sono interessato a statistiche sulle vittime del terrorismo (mortalità, eccetera) per anno, regione e Paese. Potete aiutarmi per favore?».
Il 3 settembre 2008 ha ricevuto la risposta del Counter-Terrorism Committee:
«Le Nazioni Unite non compilano il genere di informazioni che lei cerca. Può provare a cercare in siti come Terrorism Research Center (terrorism.org) o Memorial Institute for the Prevention of Terrorism (www.mipt.org)».
Elias ha appurato che: «Il Terrorism Research Center citato nella lettera NON tiene statistiche sul terrorismo. L’altro centro citato, il MIPT, ha CESSATO di pubblicarle. Ciò significa che il CTC non ha alcun accesso a statistiche su cui basare il suo lavoro. Prima dell’abolizione di tutti i database sul terrorismo, la mortalità annuale pare si aggirasse fra le 2 mila e le 5 mila persone nel mondo. Circa un ventesimo delle persone che muoiono per morsi di serpente, circa un decimo dei bambini che muoiono nel mondo ogni giorno per cause che si possono prevenire (e meno di quanti muoiono nella sola Italia, aggiungiamo noi, di incidenti stradali in un anno).
«Le cifre sono cos’ì basse, che la loro pubblicazione imbarazzerebbe coloro che ci minacciano con la minaccia del terrorismo».
Che dire? Quel che scrisse una volta Solgenitsin: quello che guasta le anime, le degrada e le uccide, è «la continua ed attiva partecipazione alla menzogna generale, a tutti evidente».
Lo scriveva a proposito del comunismo. Oggi, si applica al nostro mondo.
1) Glen Ford, «9/11 and the great American decline», Black Agenda Report, 10 settembre 2008.
2) Chris Bollyn, «9/11 litigation update», Bollyn.info, 8 settembre 2008.
3) Henry Samuel, «French president Nicolas Sarkozy friend says 9/11 was a lie», Telegraph, 9 settembre 2008.
4) Comunicazione all’autore.
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