Il Male Assoluto? Wall Street. Alitalia. Eccetera.
17 Settembre 2008
Dunque Fini ci ha insegnato: per essere di destra bisogna essere antifascisti. Confermando che il fascismo è il Male Assoluto. Fini arriva in grave ritardo su una strada in cui l’hanno preceduto tutti gli altri. Difatti è stato accolto e abbracciato da quelle personalità indiscusse per altezza morale che sono Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi e Napolitano - i tre miliardari di Stato-resistenziale .
In ogni caso, sul Male Assoluto del passato, ormai innocuo, siamo tutti all’erta. Un po’ meno sul Male Assoluto presente, che ci sta divorando come un leone mentre scriviamo.
La bancarotta Lehman Brothers ha vaporizzato da sola 700 miliardi di dollari di capitale: e ci avevano predicato che il capitalismo, il mercato, sa allocare i capitali molto meglio dello Stato. E Lehman non sarà l’ultima. Adesso tocca a AIG, il colosso assicurativo, poi a tutti gli altri.
Un economista come Roubini prevede che nel giro di due anni, «nessuno dei giganti speculativi - Lehman, Merrill, Morgan Stanley e Goldman Sachs - sopravviverà», almeno come istituzione indipendente.
«Ciò cui stiamo assistendo è lo sfascio e l’implosione dell’intero sistema della finanza-ombra, quella rete di entità (broker dealer, fondi hedge, private equity eccetera) che “sembrano” banche in quanto prendono a prestito a breve e danno in prestito o investono a lungo termine e in illiquidi, sicchè come le banche sono vulnerabili ad una corsa agli sportelli; ma contrariamente alle banche, non sono regolamentate nè controllate dai poteri pubblici, non godono di assicurazione sui depositi nè hanno accesso al prestatore d’ultima istanza»
(1).
Veramente il prestatore di ultima istanza, la Federal Reserve, ha fatto più di una eccezione, salvando il primo speculatore privato fallito, Bear Stearns, col denaro dei contribuenti. Ma poi ha dovuto dire no a Lehman: due pesi e due misure, se vogliamo. Ma il perchè è ovvio.
Nel frattempo, lo Stato USA ha dovuto salvare Freddie e Fannie, i due colossi dei mutui. Con ciò, il debito pubblico americano, già alle stelle, è praticamente raddoppiato: chi acquista BOT americani acquista anche i debiti di Freddie e Fannie.
Insomma è successo questo: il bagnino soccorritore-Stato, che si è buttato nei flutti per far galleggiare i due ciccioni che stavano affogando, mettendo attorno alle loro pance i salvagenti dei BOT, ora si accorge che i due pesi morti stanno trascinando a fondo lui, i suoi salvagenti e i suoi BOT.
Qualche Paese straniero, quale Cina, comprerà ancora a i BOT americani così aggravati?
Il dubbio è che lo Stato USA sia insolvente; se vorrà che gli stranieri continuino a fargli prestiti, dovrà dunque aumentare i rendimenti. Ma aumentare i rendimenti dei BOT non è possibile, perchè aggrava la restrizione tragica del credito già in atto, e il rialzo feroce del costo del denaro; ciò accelererebbe le bancarotte a catena.
E’ il «Comma 22» del sistema. Non stanno affogando solo i bagnanti incauti, ormai sta affogando il bagnino-soccorritore.
Ciò vuol dire che non c’è più nulla da fare, e che il sistema finanziario occidentale instaurato dai poteri anglo-americani è al capolinea.
Magra consolazione, che non potremo godere: perchè il crollo costerà qualche decina di milioni di disoccupati, fallimenti a effetto-domino, gelo deflazionista tipo anni ’30, ma forse invece iper-inflazione, date le immani «iniezioni di liquidità» operate dai banchieri centrali.
Deflazione più inflazione, non è possibile, direte. Ma anche la situazione è impossibile, senza precedenti. Terra incognita. La differenza tra oggi e il ’29 la spiega bene Paul Krugman, economista di Princeton
(2).
Nel ’29 fallirono le banche del vecchio sistema: quelle che accettavano depositi a vista dai risparmiatori, e con quel denaro a breve, moltiplicato per dieci o più con il trucco del credito frazionale, prestavano a lungo termine. Questo sistema non esiste più, o è marginale.
Oggi il grosso della canalizzazione del denaro dai risparmiatori ai debitori si fa attraverso complesse operazioni messe in atto da «banche» senza depositi, tipo Lehman e Goldman. Banche che non vogliono risparmiatori coi loro conti correnti, perchè con ciò dovrebbero accettare le (miti e debolissime) supervisioni e regolamentazioni che gravano sulle banche classiche, tipo un decente rapporto fra capitale proprio e prestiti, o fra depositi e prestiti. Loro, il denaro lo comprano «spot», lo moltiplicano con incredibili leverages, e lo affibbiano ad altri speculatori come gli hedge funds speculativi, anzi lo spargono con cartolarizzazioni infinite, eccetera.
Tutto si basava sui mutui, ossia sulla gente normale che ogni mese pagava la sua quota di debito, capitale più interesse. Quando questi hanno cominciato a non pagare (i subprime) tutto è cominciato a crollare. In un perverso circolo vizioso, da lungo tempo previsto.
Nel ’29, le banche subirono la corsa agli sportelli dei depositanti, in file lunghissime davanti ai portoni chiusi per ritirare i loro risparmi. Oggi sta avvenendo lo stesso ma, dice Krugman, in modo post-moderno: sono i grandi clienti, fondi e altri speculatori, che ritirano i loro crediti da Lehman ed altre istituzioni non-banche con il click di un mouse o una telefonata. Tempeste di click, di telefonate.
Lehman è stata mandata sotto dalle sue «controparti». Di che si tratta?
Stiamo parlando di derivati, i sofisticati prodotti finanziari che le non-banche hanno inventato e sparso, guadagnando enormità. Tipicamente, il Credit Default Swap (CDS): è un derivato sul credito, ossia l’accordo fra due controparti, di cui una fa pagamenti periodici all’altra, la quale si impegna a pagare un grosso compenso alla prima se una terza parte fallisce, e non è in grado di pagare il suo debito. E’ una specie di «assicurazione» dentro i default, una protezione per la prima controparte (il seller) a spese della seconda (il buyer).
Ma tutta la domanda è: se la terza parte («reference entity») fallisce, la seconda controparte ha i mezzi per pagare alla prima la somma pattuita?
Il buyer non ha i soldi, come adesso è chiaro. Nessuna regolamentazione gli chiede, del resto, di mettere da parte delle riserve, o di mettere a libro le sue perdite. Quindi il preteso assicuratore non paga. Ma nel frattempo, i CDS sono stati sparsi nei portafogli di migliaia di entità e anche di Banche Centrali. Di qui il disastro a catena.
Lehman era insieme «seller» e «buyer» di miriadi di entità, di controparti. Deve somme enormi, e può reclamare somme enormi. In teoria: perchè ora nessuno ha i soldi per onorare i suoi impegni con Lehman, esattamente come Lehman non è in grado di pagare i suoi debiti agli altri.
Merrill Lynch, nelle stesse condizioni, è riuscita a vendersi a Bank of America; Lehman ha cercato invano di vendersi ad una banca (Barclay’s), che ha rifiutato, e così è fallita.
Ma perchè questi signori adesso si fanno assorbire dalle banche classiche, quelle che prima schifavano come «non competitive»?
La risposta è semplice: perchè quelle banche hanno i depositi dei risparmiatori, e quei depositi sono garantiti dallo Stato fino ad una certa cifra, e perchè quelle banche possono ricorrere al prestatore d’ultima istanza, contrariamente a Lehman e Goldman.
Sono tutte le regolamentazioni poste in atto dopo il ’29, proprio per scongiurare le file agli sportelli dei disperati che volevano ritirare i depositi: state tranquilli cittadini, il vostro deposito è sicuro fino al 100 mila dollari, se non lo riesce a pagare la banca lo paga lo Stato (coi soldi dei contribuenti); la Banca Centrale è sempre lì per salvare le banche classiche.
In cambio di questa garanzia, però, le banche classiche dovevano accettare regolamentazioni pubbliche, fra cui la prima: tenere riserve alte (si fa per dire: dal 3 al 10% dei prestiti che fanno). Proprio quell’obbligo di riserve rendeva le banche «non-competitive» secondo Lehman e Goldman e Merrill; loro non avevano riserve per niente, tutto era gettato in «attivi», in prestiti nelle forme più sofisticate e speculative.
Adesso, queste volpi, Lehamn, Goldman, Merrill, si fanno comprare dalle banche normali, proprio per
1) risucchiare i depositi che queste hanno;
2) accedere al prestatore d’ultima istanza, per farsi salvare col denaro pubblico dei contribuenti.
Adesso queste volpi del privatismo totale, del capitalismo de-regolato, senza controllo, sono disposte ad accettare persino qualche regolamentazione pubblica. Purchè lo Stato le salvi.
Ma lo Stato non ce la fa più. Solo il valore nozionale dei CDS, gettati a rete fra miriadi di controparti ed attualmente in vigore, è di 62 trilioni, ossia di 62 mila miliardi di dollari (e il PIL degli Stati Uniti ammonta a 13 trilioni); vero è che si tratta di un «nozionale», e il buco reale, a cose fatte, può essere di soli 1,3 trilioni di dollari, ossia di 1.300 miliardi: ma questo «solo» è pur sempre il 10% del PIL della superpotenza americana, già indebitata fino al 300% del suo PIL. E che dipende dalla buona volontà della Cina di accettare i suoi BOT, cioè da un governo estero, e potenzialmente ostile.
Il Tesoro, che aveva salvato (temporaneamente) Bearn, non ha voluto nè potuto salvare Lehman. Doveva fissare un limite, anche perchè ci sono già file di orgogliose aziende private che col cappello in mano chiedono di essere nazionalizzate, fra cui le grandi aziende automobilistiche, le grandi produttrici di SUV oggi invendibili.
Dire sì a Lehman, voleva dire aprire alla totale statalizzazione della speculazione e dell’economia: altro che IRI fascista (Male Assoluto, ricordate), qui il capitalismo ultraliberista propone la trasformazione degli USA in una mostruosa Corea del Nord.
Ma col suo rifiuto a Lehman, dice Krugman, il Tesoro USA sta giocando alla roulette russa. Il colpo finale partirà, non c’è dubbio.
La roulette russa è un gioco che richiede coraggio. Alla FED, alla fine, il coraggio è mancato: ha «salvato» la più grossa assicuratrice mondiale, AIG, prendendosene il 79,9% di proprietà, ossia nazionalizzandola.
La AIG ha mille miliardi di dollari in bilancio, e un’esposizione ai derivati di 441 miliardi; il crollo delle sue azioni esigeva che pagasse alle controparti 14,5 miliardi di «collaterale», che semplicemente non ha. Le conseguenze del suo default stanno già facendo fallire la più grande banca britannica di mutui, la HBOS, che ha 22 milioni di clienti e mutui assicurati dalla AIG.
Ma questo ennesimo salvataggio non basterà: parte dal presupposto che si deve consentire al grande casinò mondiale un altro gire di scommesse, con un immane trasferimento di fondi dai contribuenti e pensionati ai giocatori d’azzardo. Accecamento fatale.
Per questo Roubini dice che, fra due anni, nemmeno Goldman esisterà più. La differenza è che Goldman Sachs, la sola che ha ancora fiato finanziario, non si farà comprare da una banca classica; si comprerà, lei, la sua banca salvatrice. Onde poter succhiare fino all’osso i depositi dei risparmiatori.
Insomma, questi ci rovineranno tutti, fino al sangue. Fino all’azzeramento della polpa dell’economia reale. Distruggeranno tre volte il capitale che hanno distrutto oggi, 3 o 4 trilioni di dollari. Prosciugheranno il credito facendo balzare alle stelle gli interessi richiesti - già in queste ore i fondi speculativi, disperatamente alla ricerca di denaro, se lo vedono offrire col il tasso del 20%. Il credito caro provocherà altri fallimenti dei mutui variabili, e così via a catena.
«Il sistema del capitale bancario sta per essere spazzato via», dice Tim Congdon, della London school of Economics.
I 26 mila impiegati della Lehman, licenziati con una e-mail e senza liquidazione, che abbiamo visto andarsene con la scatola di cartone con dentro il contenuto delle loro scrivanie, sono solo la primizia di quel che ci attende.
Gli speculatori stanno risparmiando, anzitutto, sugli stipendi. Le non-regole del capitalismo USA, l’assoluto «mercato» del lavoro umano, glielo consente.
Detto tra parentesi: se Lehman avesse saputo che il costo del lavoro gli sarebbe pesato addosso (in liquidazioni, contributi, crediti privilegiati) come pesa ancora, ad esempio, in Europa, si sarebbe lanciata in rischi demenziali? Sarebbe stata più responsabile.
Ecco l’economia sociale di mercato, e il suo beneficio: un minimo di responsabilità. Il capitalismo terminale è pura irresponsabilità, e per questo termina.
Pensate solo ai milioni di americani la cui pensione è svanita (i fondi pensione hanno «investito» in titoli azionari e derivati, roba che non si può nemmeno vendere perchè nessuno la compra): e dovranno lavorare ad 80 anni.
Solo che noi in Italia non dobbiamo vantarci di nulla. Da noi, l’economia sociale di mercato, in mano alla casta parassitaria, è stata trasformata in uno statalismo perverso, fatto apposta per proteggere non i lavoratori, ma la Casta e i suoi parassiti.
Stanno cercando di salvare Alitalia e i suoi parassiti. I quali fanno scenate, occupano aeroporti, gridano ai paseggeri lasciati a terra: «Andate in treno!».
Veri e propri teppisti arroganti, sparsi in 19 sigle sindacali, prontissimi a far fallire l’azienda piuttosto che accettare decurtazioni di salario: tanto, lo «Stato sociale» assicura loro, licenziati, l’80% dei loro stipendi. Fancazzisti pagati comunque.
Tutto il loro comportamento mostra che Alitalia merita di fallire. In ogni caso, col disastro globale che si profila, una compagnia aerea così fallirà comunque. Falliranno compagnie aeree sane, figurarsi quella.
Fra l’altro, apprendiamo che Bankitalia aveva affidato a Lehman la gestione dei suoi debiti e crediti. Bella scelta, signor Draghi. Ora pagheremo noi, mentre perderemo il lavoro.
Ecco il problema nostrano: almeno in USA i mascalzoni escono di scena, da noi i Draghi, i Ciampi, i Napolitano restano.
E voi mi parlate del fascismo Male Assoluto? Non avete ancora visto niente.
1) Nouriel Roubini spiega anche perchè persino Goldman Sach non sopravviverà. «Primo, perchè il loro modello di business è gravemente amputato: la cartolarizzazione è praticamente morta (nessuno compra più obbligazioni con mutui confezionati dentro, nè coriandoli di ogni altro genere); secondo, avranno bisogno di essere regolamentate come banche, per accedere al prestatore d’ultima istanza, e così avranno meno possibilità di leva moltiplicatrice, dovranno essere più liquide e mettere a riserva più capitale, il che eroderà i loro profitti; terzo, sono rese estremamente fragili dalla altissima discrepanza (mismatch) del rapporto fra ciò che prendono a prestito a brevissimo termine e liquido, e ciò che danno in prestito o investono, con grandi moltiplicatori, a lungo termine e in investimenti illiquidi (immobiliari ad esempio). In assenza di depositi, e solo con limitato accesso ai prestiti di una Banca Centrale, sono esposte a ritiri in massa che sono distruttivi anche per istituzioni non-liquide, ma solvibili. Per questo tutti questi broker dealer speculativi devono fondersi con grandi banche che hanno una rete di banca commerciale classica, per accedere a depositi garantiti e al prestatore d’ultima istanza». Con ciò, però, viene abolita anche la legge che nel ’29 separò le attività bancarie, vietando alle banche di deposito di fare attività speculativa, riservata alle banche d’affari, proprio per garantire i depositanti che non vogliono rischi. Adesso, lo Stato americano consente il saccheggio finale.
2) Paul Krugman, «Financial Russian roulette», New York Times, 14 settembre 2008.
3) William Engdahl, «The financial tsunami ha not reached its climax», GlobalResearch, 5 giugno 2008.
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