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Cristo ed il re del mondo (parte III)
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Critica

Vediamo di esporre adesso i nostri dubbi circa la vera personalità del Re del Mondo. Cominciamo subito con il dire che il titolo di Re del Mondo ricorda in modo spiacevole quello di Principe di questo Mondo. Una tale obiezione non potendo essere sollevata con forza se non da parte dei cristiani, sembra che Guenon, per controbatterla, sia costretto ad usare dei testi che siano da loro ben conosciuti, ciò che non è cosa da poco. Analizziamo questa argomentazione che ci si presenta davanti: «Potremmo per rimuovere questa obiezione, scrive lautore, limitare a  far notare che il titolo di Re del Mondo, in ebraico ed anche in arabo, correntemente a Dio stesso… consideriamo, a tal proposito, le teorie della kabbala ebraica riguardanti gli intermediari celesti». È stata una buona cosa precisare di quali testi si trattasse. Vediamo di colmare questa lacuna.

Per prima cosa il Corano, unico testo canonico della religione mussulmana ortodossa, sebbene faccia allusione alla esistenza di una Città Sotterranea (28) e taccia invece sul Re dell’Agartha. Non troviamo menzione di questo personaggio negli hadith (29) almeno in quelli che abbiamo letto noi, che sono sia molto numerosi che poco attendibili. Invece troviamo menzione più o meno vaga del Re del Mondo nei testi sufi. Per chi li ha letti non ci sono dubbi nell’identificare questo personaggio con l’iman nascosto a proposito del quale Shurawerdi scrive: «È lui quello che volgarmente viene chiamato Polo. A lui fa capo la signoria, pur essendo il più scuro tra gli uomini. Quando il potere è tra le sue mani, lepoca è luminosa; quando invece il periodo storico è privato del governo divino, esso è invaso dalloscurità delle tenebre» (30) (ed è veramente quello che sta succedendo nell’attuale momento storico, fine dell’età oscura, del Kali Yuga). Quanto al catechismo druso (31), esso è formale e specificamente ne parla spesso. Non dimentichiamo che i sufi sono da considerarsi gli illuminati dell’Islam e dei drusi (ci dice De Nerval, al quale non si può non riconoscere una doppia competenza in materia) – i loro massoni, per capirci. Lungi quindi nel trovare in questi testi una qualunque ragione per non identificare il Re del Mondo con il Principe di questo Mondo, semplicemente possiamo constatare che in Occidente, come in Oriente, esso sia il sovrano delle Sette Illuminate e sicuramente questa constatazione non ci rassicura affatto.

Analizziamo ora, dei testi ebraici. Guenon, cosa curiosa, dimentica di dirci se si tratti o meno di testi biblici. Ci viene in soccorso l’Enciclica Quas Primas, che riprende i titoli di Cristo e della sua Regalità, facilitandoci la ricerca. In tutti i testi in essa citati o negli estratti del Vecchio, ma anche del Nuovo Testamento, dei Padri della Chiesa nessuno dà né a Jahvè, né a Cristo il titolo di Re del Mondo. Al contrario Gesù, nello stesso tempo in cui afferma la sua Regalità, precisa chiaramente che il suo Regno non è di questo mondo (Giovanni, 18,36). Ed effettivamente se questo mondo, essendo opera di Dio, gli appartiene in maniera inequivocabile, la direzione della sua materialità politica è demandata al Gran Dragone al quale è stato dato «potere su tutte le tribù, su tutti i popoli, su tutte le lingue e su tutte le nazioni» (Apocalisse: 13,7). Queste due opposte citazioni di San Giovanni non lasciano affatto dubbi sulla personalità del Re del Mondo.

Sono invece i testi di certi kabbalisti che attribuiscono al loro dio tale titolo. Ed hanno anche essi lo stesso tipo di valore che hanno i testi degli illuminati mussulmani. La prova attraverso gli intermediari celesti si basa sullo stesso postulato di base: «Il Re del Mondo, ci dicono, grande Istruttore degli Illuminati, non sarebbe il Principe di questo Mondo di cui parla il Vangelo. Prova ne è che sia gli Illuminati ebrei che quelli musulmani attribuiscono il titolo di Re del Mondo al Loro Dio: mentre chiamano Metraton Principe del Mondo e Mikaël lAsse del mondo». Per cominciare si dovrebbe stabilire l’assoluta ortodossia degli illuminati kabbalisti. Secondo noi il meno che si possa dire di costoro è che essa sia in discussione nella sua forma apparente ed in tutte  le sue parti. Forse Guenon è riuscito a trovare nel Vangelo un qualcosa, pronunciato da Gesù, che affermi con certezza che «Il mio Regno è di questo mondo»? Non abbiamo altro tipo di ragione positiva se non questa somiglianza di titolo per identificare il Re del Mondo con la figura dell’Anticristo?

Abbiamo già notato come con certezza sia il capo di tutte le sette di occultisti. A proposito Papus (32) scrive: «La vita privata, quella pubblica e lindole stessa dei capi della maggior parte delle Confraternite di Illuminati, mostrano chiaramente che questo Principe Invisibile fa parte del più ampio Piano Divino e che non ha assolutamente niente da spartire con Satana o i demoni come tentano dinsinuare i clericali».

La moralità della gran parte dei capi occultisti (prendiamo atto di tale restrizione) oltre che la loro buona fede è lungi dall’essere messa sistematicamente in discussione da parte nostra: assolutamente non siamo qui a cercare, per forza, di dimostrare la loro cattiva condotta. Qui quello che è importante, siamo pienamente d’accordo con Guenon su questo, è lo spirito del dogma. Il nostro dogma cattolico si è conservato nella sua purezza assoluta e nessuno e niente l’ha scalfito, nemmeno la condotta talvolta discutibile di Papi come Alessandro Borgia. Al contrario constatiamo che i movimenti occultisti, a prescindere dalla buona volontà dei loro fondatori, affonda nell’orgia ed è soltanto il satanismo che li fa diventare degni di essere chiamati dogmi. Che non ci si venga a raccontare che un tipo come Aleister Crowley sia un’eccezione.

Ecco qua un estratto del giuramento degli illuminati tale quale ce lo presenta Wronki, anche lui citato da Papus, altro grande illuminato, oltre che da Inquire Within, altro vecchio illuminato dal quale prendiamo in prestito la citazione: «Giura di rompere i legami che ti uniscono a tuo padre, a tua madre… ai benefattori ed a tutti quelli a cui hai promesso fedeltà, obbedienza e spirito di servizio… maledici il posto in cui sei nato… Onora e rispetta lAqua Tofana come mezzo sicuro, pronto e necessario per sgombrare luniverso da quelli che cercano di svilire la verità e di strapparla dalle nostre mani…» (33). Con la citazione che riportiamo non ci si venga più a contestare l’apparente ostilità delle sette degli illuminati. «Se dunque Satana è in contrasto con se stesso come può il suo regno reggersi in piedi?» (Luca 11,18).

Wronski e Guenon ci hanno già spiegato le ragioni di una tale forma di ostilità. Questo è quello che Guenon scrive nella sua opera Théosophisme: «(Tale ostilità esteriore) non impedisce affatto che in questa corrente di pensiero, o al loro punto di origine, ci possano essere influenze individuali o collettive che si esercitano in maniera più o meno occulta e favoriti nelle loro azioni dal groviglio di tutti questi gruppi e di tutte le varie scuole» (34). Satana essendo impossibilitato, a differenza di Dio, a creare una religione cattolica, capace, cioè, di raggruppare tutte le classi e tutte le razze, ha frammentato in vari pezzi le sue sette: ci basta una sola pietra di paragone, come dice Divoire, per riconoscerle: l’antipapismo. Latro Pontifex Deleatur Romae! Questo è sempre stato ed è ancora il loro comune grido di battaglia! Ma le porte dell’Inferno non prevarranno contro Pietro e i suoi successori.

Né ci rassicura affatto l’ubicazione sotterranea, meglio sarebbe chiamarla infernale, dell’Agartha.

Ma i racconti mitici altro non sono che le vestigia di una Tradizione passata, come le Fate sono le dame di compagnia del paganesimo. Le fiabe di Perrault, i viaggi di Simbad sono senz’altro molto più ricchi d’insegnamenti occulti che non le opere del buon dottor Papus. Sappiamo che per tutti i mistici una discesa sotterranea, corrisponde a dei livelli inferiori, cioè a dei livelli cattivi e solo un’ascesa li riporta sul piano del divino o supposto tale (35). Ma la discesa all’Agartha rappresenta soltanto l’occultamento della Tradizione? O non è più aderente paragonarla alla caduta di Prometeo, o a quella di Lucifero cacciato dal cielo? Ci raccontano che essa avrebbe avuto luogo circa seimila anni fa, all’inizio del Kali Yuga, ma non si sarebbe invece consumata con l’Avvento del Cristianesimo quando Pan, il Grande Pan morente, sarebbe disceso agli Inferi? Un testo importante ci induce a crederlo: è la pagina mirabile nella quale Ermete Trismegisto predice a d’Alepio la fine del paganesimo: «O Egitto! Egitto! Arriverà un tempo nel quale delle tue religioni non resterà che un vago ricordo ed in cui la posterità non crederà più alle parole incise sulla pietra e che raccontano la tua pietà»; poi, dopo aver detto che «Sulla terra  e sul mare regna Giove Infero», Ermete predice il ritorno di tempi migliori sotto il dominio di coloro «che momentaneamente si sono stabiliti in una grande città, sotto una montagna della Libia». Ci si può tranquillamente chiedere se questi popoli, che sembra possano identificarsi con quelli dell’Agartha, non siano discesi nel ventre della terra in un periodo posteriore alla nascita di un «discorso diniziazione», cioè dopo la comparsa del Cristianesimo?

Uno spirito puntiglioso si potrebbe scandalizzare nel vedere il Re del Mondo scegliere, come «manifestazione esteriore» del suo regno sotterraneo e della sua diretta emanazione, degli eretici come i nestoriani, i sabei e soprattutto i drusi, gli ismaeliti ed i Templari. E ciò senza voler prendere in considerazione le accuse d’incesto, di omicidio, di sodomia, accuse elargite, nei confronti dei Templari, con una prodigalità che ci sembra francamente esagerata (36); tutto ciò nocque gravemente alla reputazione dei suoi più fedeli seguaci. In ogni caso i cattolici più liberali non possono far altro che restare dubbiosi nei confronti di colui di cui i Rosacroce sarebbero i «missi dominici». In effetti è certo che questi adepti o, nel caso si voglia negare la loro storicità, il movimento che ne porta il nome, manifestarono sempre, in maniera inequivocabile, il loro spirito di avversione nei confronti del Papato. Nello stemma di Lutero non c’è forse raffigurata la rosa e la Croce? Riconosciamo di non capire come Guénon possa allo stesso tempo affermare che i Rosacroce siano stati la rappresentazione del Re del Mondo in Occidente e allo stesso tempo il cattolicesimo ne sia la religione ortodossa e questo anche in presenza di una sottile distinzione che lui fa tra cattolicesimo da un parte e papismo dall’altra (i Rosacroce sono allo stesso tempo antipapisti, ma non anticattolici) distinzione che, con tutta la buona volontà, non possiamo assolutamente accettare.

Ma c’è di più. Nella sua Storia di Salomone e di Balkis, alla quale abbiamo spesso fatto riferimento, Gerard De Nerval non fa alcun mistero nell’identificare il Prete Gianni, il Figlio della Vedova e del Figlio del Fuoco (tutti attributi da riferirsi al Re del Mondo) con Lucifero o con un suo rappresentante, al quale va tutta la sua simpatia (37). Ed il titolo di Figlio della Vedova per eccellenza, che di solito gli viene attribuito, non lascia alcun dubbio sul fatto che venga considerato come il capo supremo delle Società degli Illuminati in generale e della Massoneria in particolare. Il suo scopo principale è sicuramente quello di dare ai figli di Adamo: «Loro ed il ferro che li possano portare al colmo della loro potenza mettendoli in grado di avere armi decisive e ferali per vendicare» Lucifero ed i suoi seguaci.

Il documentatissimo libro di Guenon appare di una stupefacente discrezione sui caratteri dei rappresentanti asiatici del Re del Mondo: vogliamo soffermarci in particolare sui tre Budda viventi.

Sui primi due Daniel Nel e D. Mac Govern non ci forniscono particolari rilevanti. Tutt’al più il libro di Mac Govern ci permette di indovinare che, tra loro, non esiste assolutamente un’intesa comune. Ma del resto la testimonianza è piuttosto favorevole per farci intravedere il Dalai Lama. Ossendowki ha invece vissuto a lungo presso Bogdo Kan. Ci svela i bassi intrighi del suo entourage, del suo smodato amore per le bevande e del ricorso costante dell’uso dei veleni come mezzo di governo.

«Questo non ha alcuna importanza, dicono allunisono Ossendowski e Guénon. Questo è il loro punto di vista, ma esso non può assolutamente essere quello di un cattolico. E non ci si venga a far notare il disordine e la confusione che regnavano nella corte papale, spesso meno grave di quanto si voglia far credere durante ilSecolo di Ferroe la troppa deprecabile messa in scena che veniva fatta durante il Rinascimento!». Nessun cattolico ha mai ritenuto che «tutto ciò non ebbe alcun importanza»; insistiamo sul fatto che sebbene le persone fossero state corrompibili, il dogma e l’ideale di carità rimasero, allora, soprattutto allora, concetti sacri. Che risponde a riguardo Guenon a Maritain nell’articolo che abbiamo prima citato: «Non giudicate queste cose con le vostre categorie occidentali. Quello che voi chiamate virtù è, presso i saggi indù, qualcosa di esteriore e del tutto accidentale!».

Riguardo poi alla religione che questi Budda viventi, rappresentanti del Re del Mondo, insegnano, come si fa a non crederla opposta al Cristianesimo? Ammettiamo pure, per evitare una lunga diatriba, che né il Lamaismo né il Brahmanesimo, parlando correttamente, siano panteisti. Ciò nonostante resta il fatto che la base dell’insegnamento di Cristo è: «Tu amerai il Signore Dio tuo al disopra di tutte le cose e poi amerai il prossimo tuo come te stesso». Possiamo dire la stessa cosa per quanto riguarda la saggezza orientale? «Essa non ignora in maniera completa non soltanto lordine morale propriamente detto, quello che noi chiamiamo merito, peccato e così via, ma anche il comandamento della carità?», chiede Maritain ad Ossendowski che a sua volta gli risponde: «Il popolo mongolo è onesto, pacifico degno di stima; pratica lospitalità. Ma nella razza gialla non trova alcun posto la carità come espressione dellamore a Dio». Al che Guenon, l’apostolo del Re del Mondo, rincara la dose dicendo: «Questo è un elemento sentimentale e di conseguenza secondario». Sinceramente una tale dottrina è conciliabile o meno con quella di Cristo? L’una e l’altra possono avere un substrato comune?

Quello che fa Guenon (38) è un accostamento che per sua natura risulta impressionante per un cattolico, in quanto si riferisce all’Epistola agli Ebrei: «Questo Melchisedec, re di Giustizia e re di Salem, cioè re di pace, che è senza padre, senza madre, senza albero genealogico, che non ha un inizio, né una fine per la sua vita, ma che è paragonabile al Figlio di Dio» ed a cui Abramo dona la decima di ogni bottino viene, da questo alto iniziato, identificato con  la figura di Mann, Re del Mondo, a cui bisognerebbe aggiungere anche i due attributi di Gloria e di Pace e che è eterno proprio come il Re del Mondo! Un tale turbamento nasce nell’intimo di un cattolico a causa del fatto che Melchisedec è un personaggio molto misterioso in quanto non definito dogmaticamente (39). Non riteniamo che questo difetto di precisione sia sufficiente a turbare gli animi.

Effettivamente la similitudine proposta si basa su questo postulato: l’identicità delle simbologie è prova dell’identicità dei soggetti; cosa che è assolutamente falsa, in quanto ciò che è in alto sarebbe come ciò che è in basso. Quindi il Regno di Dio avrebbe come sua immagine riflessa il Regno di Satana.

Satana, «vera scimmia di Dio», come lo definisce Tertulliano, si sforza, attraverso i Santi, di far prendere una similitudine per un’identità. Sappiamo bene che l’astuzia degli Angeli delle Tenebre è di farsi passare per Angeli della Luce. A pagina 34 Guenon sembra ammettere questa verità quando cita il messaggio di Sant’Ippolito secondo cui: «Il Messia e lAnticristo hanno entrambi per simbolo un leone». Di conseguenza ex supra dictis patet che Melchisedec ed il Re del Mondo siano uno l’antitesi dell’altro. Ci pare di aver mostrato sufficientemente che in effetti il Re del Mondo non può essere la stessa persona in nome del quale vengono ordinati i nostri sacerdoti: è tutto l’opposto.

Bisogna, e ciò ci trova perfettamente d’accordo, caso mai identificare Melchisedec con Mikaël, cioè San Michele Arcangelo; c’è possibilità di identificare questo re del mondo tale quale ci viene presentato da Guenon, con l’avversario di costui, cioè Lucifero, o se si preferisce lo si può chiamare con il suo nome ebraico, quello dell’opposto dell’Arcangelo secondo la Kabbala: Sanaël.

Ci permettiamo, prima di chiudere questa lunga diatriba, di riportare una interessante citazione di un profondo quanto erudito occultista: «Bisogna notare come le idee messianiche e millenariste attualmente abbiano una singolare risonanza in certi ambienti protestanti come quello degli Avventisti… Oggi, inoltre, più che mai, i profeti e i Messia stranamente pullulano in tutti gli ambienti dove ci si occupa di occultismo; … l’idea di una imminentereincarnazione di Cristo si diffonde nei circoli di spiritisti: bisogna vedere in ciò un segno dei tempi? (40)». Tutto ciò, senza essere pretenziosi, è abbastanza difficile stante la situazione di avventurarsi a fare la minima predicazione e di astenersi di ripensare alle parole del Vangelo: «Sorgeranno il Falso Cristo e anche dei falsi Profeti i quali faranno dei grandi prodigi e delle cose stupefacenti fino ad ingannare e sedurre gli stessi eletti» (41).

Sicuramente non siamo arrivati ancora a questo punto: i falsi Messia che abbiamo visto finora hanno solo fatto dei prodigi di infima qualità… ma cosa ci può riservare il futuro? Se si fa un attimo mente locale su questi falsi messia, per come li abbiamo visti finora, sono solo stati degli strumenti più o meno incoscienti tra le mani di quelli che li hanno suscitati. Se poi ci si rapporta particolarmente alla serie di tentativi fatti in successione dai teosofi, si è indotti a pensare che costoro altro non sono che degli esperimenti che vengono continuamente riprovati sotto diverse forme fino a quando non si abbia un risultato positivo… non pensiamo affatto che i teosofi o gli occultisti o gli spiritisti si sforzino più di tanto per far riuscire uno di questi esperimenti; ma dietro tutti questi esperimenti forse che non si nasconde qualcosa di più temibile che i loro stessi capi non conoscono e di cui  a loro volta essi stessi non sono che degli strumenti inconsci?... Tutto ciò, nel momento in cui essi sembrano prevedere la manifestazione del Principe Supremo delle logge degli Illuminati, non porta direttamente alla sua identificazione con l’Anticristo? E se si pensa che quanto sopra sia stato scritto nel 1921, quando ancora nessuno parlava del Re del Mondo, non si deve giudicare tutto ciò singolarmente profetico? E cosa si dovrà pensare venendo a sapere che queste parole sono state scritte dallo stesso Guenon? (42).

Cristo Re


Guenon, in Autorité spirituelle et pouvoir temporel, spesso manifesta l’inquietudine che il cattolicesimo, nel quale vede la sola istituzione tradizionale occidentale, stia esso stesso dimenticando il senso di questo simbolismo di cui è il fedele depositario e perdendo così il contatto con il centro del Mondo. Mai è potuto esistere il minimo rapporto tra questo Centro e Roma, centro  che considera uguali sul piano dell’ortodossia cattolicesimo, islamismo, bramanesimo e lamaismo.

Né esiste da qualche parte, all’interno del cattolicesimo, un ristretto gruppo di adepti preposti, fosse anche con l’intermediazione vaticana, alla direzione dei suoi destini. Siamo sempre della convinzione che la Chiesa sia guidata direttamente dal suo Sposo, e ciò non lo crediamo solo per Fede, ma che sia possibile anche provarlo. Gli sviluppi delle situazioni mostreranno la gravità delle azioni del movimento che ruota intorno al Re del Mondo e che Dio ha già preso delle disposizioni provvidenziali per opporsi a questi tipo di cose.

Non c’è alcun dubbio che l’esistenza del sovrano dell’Agartha sia stata conosciuta da moltissimo tempo da parte degli iniziati degni di questo nome, in quanto la lettera citata nell’introduzione non lascia dubbi che almeno dal 1800 si sia rivendicato il titolo di Re del Mondo, ma solo dal 1921 si è ritenuto giusto di far riconoscere le sue pretese, tramite Ossendowski e poi farlo definitivamente proclamare tale nel 1927 tramite Guenon. Di contro la Regalità di Cristo è sempre stata conosciutissima dal momento che Lui stesso l’afferma quando viene interrogato da Pilato; la sua volgarizzazione si afferma grazie alla campagna condotta da Hiéron, i cui frutti si cominciano ad intravedere nel 1895 per poi essere definitivamente consacrata alla pietà dei cattolici e riconosciuta solennemente come dogma di fede nel 1925 da Papa Pio XI. Comparando queste date con quelle che abbiamo fornito precedentemente il risultato è più che eloquente (43). Ci si trova di fronte a due simmetriche tradizioni. L’una relativa ad un principio che dirige i destini spirituali e mistici di questo mondo. Questo principio è Dio stesso, che si mostra in forma materiale sotto le spoglie di Cristo Re e di cui San Michele Arcangelo è il suo luogotenente. Questa tradizione assolutamente ortodossa è stata solo recentemente messa, per così dire, sotto i riflettori della fede (44). L’altra attinente ad un principio che dirige i destini materiali e politici di questo mondo. Tale principio ha satana, sotto le spoglie dell’Anticristo e di cui il Re del Mondo è il vice.

La rivelazione di questa tradizione, in certi ambienti occultistici, è leggermente posteriore, come datazione, al richiamo all’attenzione fatto sulla precedente. Guenon, con la sua antipatia per il misticismo (45) ed incline, per natura, verso un’interpretazione materialistica, non segue che il secondo tipo di tradizione (46). Per chiarire ancora meglio la questione pensiamo che sia necessario un parallelismo tra gli avvenimenti religiosi dei primi secoli e quelli di cui oggi noi siamo testimoni.

Il Messia ed i caratteri generali della personalità, della sua vita furono annunciati dai Profeti dell’allora religione ortodossa, cioè il giudaismo.

All’epoca della venuta di Cristo vediamo il nascere e il diffondersi di un gran numero di sette eterodosse, talvolta anche immorali, su quella terra che diventerà la terra di elezione del nascente cristianesimo: e tali sette adottano dei riti che presentano qualche analogia apparente con i sacramenti fondamentali del cristianesimo (per esempio battesimo e comunione) ed un dogma similare, la morte e resurrezione mistica di un Dio, che potremmo talvolta ricondurre e qualificare come redenzione, ma sempre con effetti legati e limitati soltanto ad una ristretta cerchia di iniziati. Alcune è plausibile che avessero previsto di elevarsi a contraltare sfruttando tale impostazione, in modo da sembrare simili al cristianesimo. Ben poca cosa questa in quanto gli autori imparziali devono riconoscere che niente permette di arrivare a dimostrare un’influenza reciproca delle due parti in gioco (47). Altri non meno seri, ma prevenuti nei confronti del cristianesimo, sono contrari per coerenza a presentare certi tipi di interazioni come pura supposizione che si appoggia su ipotesi riguardo alle quali sono tutt’altro che propensi a trovare un accordo. Citiamo ad esempio Christianisme antique di Guiguebert. Tralasceremo di parlare di coloro che presentano questi avvicinamenti come un fatto scontato, in quanto abbiamo l’abitudine di farlo solo con chi si dimostra onesto.

Citiamo il fantasioso Jacollinot che deforma il nome Krishna in Christna per dimostrare che il Cristo discende da questo dio indù. Pensiamo piuttosto che la scimmia di Dio si prefissava un fine immediato, costituire delle religioni che soddisfacessero ai bisogni diversi delle anime, alcune delle quali erano rapite dal misticismo (culto di Cibele) altre dal moralismo (Mithra) altre dalla ritualità (culti di Iside ed Osiride) (48); tutte religioni che si oppongono al cristianesimo e che danno ai propri seguaci delle credenze simili al cristianesimo, ma meno equilibrate e soprattutto incomplete. Non vi sembra che la stessa opposizione si palesi tra il culto di Cristo Re e quello del Re del Mondo? E sempre restando nell’ambito ideale, senza temere una prossima manifestazione dell’Anticristo, come invece sembra fare Guenon in Théosophisme.

Non di meno, fino alla crisi finale che si manifesta con Giuliano l’Apostata, il cristianesimo delle origini poté insinuarsi tra i pagani identificando il loro Dio con il Dio Sole di Aureliano e la figura di Gesù con quella di un avatar di questo, in modo che le persecuzioni cessarono. Non riusciamo a vedere Guenon, avvocato difensore del Re del Mondo, consigliare al cattolicesimo, rappresentante della tradizione occidentale, di disporsi sotto l’egida di questo: pagando questo prezzo si permetterebbe alla nostra religione di diventare il tramite, il ponte, tra Occidente ed Oriente; non solo supererebbe la crisi contemporanea, ma, al termine di questa, tutti i Regni d’Occidente e la loro gloria gli sarebbero sottomessi: «Io ti donerò tutte queste cose, se tu, prostrandoti davanti a me, mi adorerai…».

Ma chi fece questa offerta a Cristo, nostro Re? (49).

(Fine terza parte)

Continua

G. Mariani

Traduzione di Luciano Garofoli


Parte I
Parte II
Parte IV




28
) Ciò è scritto nella Sura XVIII del libro sacro per i musulmani. Secondo noi non ci sono dubbi che qui non si tratta per niente di Agartha, a meno che non si voglia sostenere che la grotta dei Sette Dormienti, qui menzionata, non si riferisca alla medesima Agartha.
29
) Parole di Maometto che sarebbe stato tratto indietro dai suoi compagni.
30
) Si sa che per la maggior parte degli studiosi di Mann l’ultimo discendente del Profeta, l’ultimo Iman, colui che ritornerà, cioè il Mahdi, è ora nascosto dentro una montagna. Esiste veramente una credenza popolare per quanto concerne i grandi uomini: la troviamo riferita a Salomone, a Carlo Magno, a Barbarossa, a Ottone ed anche allo stesso Napoleone: una ricerca monografica su questo folclore non sarebbe certo priva d’interesse. Non si può dire di certo che il riposo dell’Iman nel ventre di una montagna sia una prova assoluta in favore della sua identificazione con il Re del Mondo od uno dei suoi sostegni, ma è una presunzione in più. Come del resto noi lo abbiamo già detto altre volte, De Nerval tende a considerare tutti i grandi geni dell’umanità come Figli del fuoco: in questo potrebbe esserci un punto di contatto.
31
) Citato da De Nerval nella sua opera Voyage en Orient come quell’opera specifica che contiene la storia di Salomone e di Balkis, che come vedremo poi, getta un raggio di luce curiosa sulla fisionomia del Re del Mondo.
32
) Opera citata, pagina 4.
33
) Opera citata.
34
) Opera citata sopra, pagina 278.
35
) La Tradizione è categorica su tale rapporto tanto che ci sembrerebbe superfluo citare degli esempi. Tuttavia ne vogliamo ricordare, comunque, due. Il primo estratto dal viaggio di San Brandano in Paradiso, molto interessante dal punto di vista che stiamo trattando: «È nel ventre della montagna che tu hai visto, dice Giuda al Santo, che il Demonio Leviatano dimora con i suoi servitori» (pagina 16 della traduzione di Trauffaut). Poi quando San Bernardo, nella cui figura Guenon vedrebbe volentieri rappresentato un iniziato, al momento della sua morte appare a San Brandano e lo fa sulla vetta di una montagna.
36
) È altrettanto vero che i Nestoriani stabilitisi nel quinto secolo in Persia, dove fecero da copertura all’Agartha, scatenarono, in questo Paese, un’odiosa e cruenta persecuzione contro i cristiani ortodossi.
37
) Potrebbe non essere una cattiva idea stendere un parallelismo tra Brahatma, Mahatma e Mahanga da una parte ed il grande Dragone e le due bestie di cui parla l’Apocalisse dall’altra.
38
) Egli cita anche una visione avuta da Anna Catharina Emmerich, che sembra assomigliare alla misteriosa città del Tibet; essa era di una tal fatta da impressionare e turbare la coscienza di un cattolico. Ma tali visioni non furono mai riconosciute ed approvate da Roma. Durante il processo di beatificazione di A. C. Emmerich il tribunale competente decideva di non tenerne conto.
39
) Anche se San Paolo ne delinea nettamente la figura prefigurante Cristo Gesù, Re e sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec conformemente al passo 109 che è chiaramente messianico.
40
) Qui come più avanti siamo noi che lo facciamo rimarcare e mettere in evidenza.
41
) Matteo, 34, 24.
42
) Da Le Thèosophisme, pagine 227, 228. La stessa cosa dicasi per il capitolo XXIV e per le note finali assai apprezzabili di Moeurs et pratiques des dèmons, di Gougenours des Mousseaux.
43
) Segnaliamo che chi volesse schierarsi dalla parte della Regalità di Cristo contro la presunta vera natura del Re del Mondo può farlo iscrivendosi all’Arciconfraternita di Cristo Re seguendo Hiéron de Paray-le-Monial.
44
) Vuillaud nella sua Kabbala, ci pare di intendere dica che il cattolicesimo sia la realizzazione ed allo stesso tempo la rivelazione (potremmo dire la volgarizzazione nel senso buono del termine) di verità che i kabbalisti ebrei si riservavano e conservavano solo per se stessi. Precisiamo che qui si parla dei vecchi kabbalisti ebrei ortodossi vissuti prima della venuta di Cristo e non dei loro pseudo discendenti quelli a cui, sulla RISS, De Guillebert fa una guerra spietata e giusta.
45
) Misticismo e non mistica speculativa.
46
) Ciò dietro suggerimento di Robert Desoille.
47
) F. Cumont, opera citata, prefazione.
48
) È evidente l’impossibilità di dar vita ad una religione cattolica cioè universale.
49
) Forniremo in seguito l’appendice dell’autore riguardante l’Asgard e l’Agartha.



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