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Fuori della chiesa non v’è salvezza
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La Chiesa di Cristo è monarchica

Abbiamo visto che Gesù ha fondato una Chiesa ove praticare la vera religione; poi abbiamo rilevato che essa è dotata di quattro “note” o caratteristiche visibili a tutti per poter essere riconosciuta facilmente e distinta dalle false “chiesuole”.

Ora, ci resta da scandagliare l’aspetto monarchico della Chiesa di Cristo.

Maggiore – Gesù l’ha fondata e costruita su un solo uomo: Pietro/Pietra ed esso soltanto ha ricevuto da Cristo il potere di comando, governo o giurisdizione su tutta la Chiesa (ossia, ogni fedele, sacerdote e vescovo).

Minore – Ora, se studiamo la struttura di tutte le altre “chiese” che si dicono cristiane (ossia, fondate da Cristo) si vede facilmente come solo la Chiesa cattolica/romana sia monarchica, cioè derivi da Pietro nella successione dei suoi sommi Pontefici e abbia in Pietro e nei suoi successori (i Papi) il capo supremo.

Conclusione – Perciò, solo la Chiesa romana è quella di Cristo.

In effetti Cristo ha dato il primato di governo su tutta a Chiesa e su tutti gli altri Apostoli soltanto a Pietro (e ai suoi successori: i romani Pontefici).

Questo si evince dai Vangeli: innanzitutto Gesù ha promesso i primato a Pietro: «Tu sei Pietro/Pietra e su questa pietra Io innalzerò la mia Chiesa. A te darò le chiavi del regno dei cieli …» (Mt., XVI, 18-19). Poi ha mantenuto la sua promessa dicendogli: «Pasci i miei agnelli; pasci le mie pecorelle» (Gv. XXI, 15).

Fuori della Chiesa cattolico/romana gli Ortodossi o scismatici greco/slavi hanno abrogato la costituzione (che risale a Gesù Cristo) della Chiesa come monarchica, separandosi dal suo fondamento (scelto da Gesù), ossia da Pietro.

I Protestanti, addirittura, hanno abrogato ogni gerarchia: Papato, Episcopato e anche il Sacerdozio.

Perciò, solo la Chiesa romana è ancora oggi non solo gerarchica ma anche monarchica, avendo come fondamento e come capo supremo il successore di Pietro.

“Extra Ecclesiam nulla salus”

Maggiore – Si salvano l’anima solo coloro che praticano la vera religione: “Chi crederà sarà salvo, chi non crederà sarà condannato” (Mc., XVI, 15).

Minore – Ora, la vera religione, che unisce (“religat” / riunisce) l’uomo a Dio, la si pratica solamente nella Chiesa romana che è l’unica vera Chiesa di Cristo.

Conclusione – Perciò, fuori della Chiesa romana non c’è salvezza. Infatti, in san Paolo è rivelato: «La Chiesa è il Corpo di Cristo, chi si separa dal Corpo si separa anche dal Capo» (Efes., I, 23).

Tuttavia, occorre specificare che vi sono due modi di appartenete alla Chiesa: 1°)in re / realmente”, ossia con un’appartenenza effettiva e reale che è realizzata con il Battesimo; 2°)in voto / con il desiderio”, che si suddivide in: 2°a) “desiderio o voto implicito”: coloro che, non conoscono la Chiesa, ma se la conoscessero vi entrerebbero; 2°b) “desiderio o voto esplicito”; per esempio, il catecumeno che si sta preparando al Battesimo ma non è stato ancora battezzato.

Insomma, riassumendo, per salvarsi occorre appartenere alla Chiesa almeno con il “desiderio o voto implicito”. Infatti, Gesù ha detto solennemente: “Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi non crederà, sarà condannato” (Mc., XVI, 16). In sostanza, chi è battezzato (almeno con il desiderio o voto implicito) è salvo; invece colui che, pur dopo aver ascoltato la predicazione del Vangelo di Cristo, non vuol credere e si ostina, per sua colpa, nell’incredulità, sarà condannato alla perdizione eterna. Mentre, coloro che non ricevono il Battesimo (senza loro colpa) non sono condannati ipso facto. Quindi, chi appartiene alla Chiesa di Cristo solo in voto implicito può salvarsi.

Perciò bisogna, ossia è necessario e non solo facoltativo, appartenere alla Chiesa fondata da Gesù, almeno con desiderio o voto implicito per salvarsi l’anima.

Coloro che, per loro decisione e colpa volontaria, stanno fuori della Chiesa di Cristo non si salvano.

Da questa necessità di appartenere alla Chiesa romana per salvarsi l’anima derivano alcune proprietà della medesima che sono:

L’indefettibilitàl’infallibilità

L’indefettibilità è quella prerogativa in virtù della quale la Chiesa durerà sino alla fine del mondo, senza mutazioni sostanziali della sua Dottrina definita e obbligatoria a credersi, in una continuità mai interrotta di successione gerarchica dei successori di Pietro (i Papi) e degli Apostoli (i Vescovi).

Da questa indefettibilità ne segue logicamente e necessariamente l’infallibilità, che è l’assistenza di Dio all’insegnamento del Papa - da solo o assieme ai Vescovi (se egli vuole) - in cui definisce questioni di Fede o di Morale e obbliga a crederle per la salvezza dell’anima; di modo che non possa insegnare cose false obbligando i fedeli a crederle dopo averle definite come divinamente rivelate.

Siccome la Chiesa è “Cristo continuato nella storia dell’umanità”, ossia è la continuatrice e perpetuatrice dell’Opera del Redentore (quanto alla Fede, alla Morale e ai Sacramenti), essa deve durare sulla terra sino a che su di essa vi sarà una sola anima da salvare, ossia sino alla fine del mondo.

Infatti, è rivelato che Gesù ha promesso solennemente e formalmente alla gerarchia della Chiesa (Pietro e Apostoli / Papi e Vescovi): «Ego vobiscum sum, omnibus diebus usque ad consummationem saeculi» (Mt., XVIII, 20).

Per questo motivo sant’Ambrogio da Milano paragona la Chiesa a una «nave che viene continuamente agitata dai flutti del mare in burrasca e dalle tempeste ma, che non potrà mai naufragare, perché il suo albero maestro è la Croce di Cristo, il suo nocchiero è il Padre, il custode della sua prora lo Spirito Santo, i rematori gli Apostoli» (Liber de Salomone, cap. 4). Perciò la Chiesa è indefettibile, ossia non potrà essere distrutta: essa non potrà essere abbattuta né dai nemici esterni (che sono i meno insidiosi), né da quelli interni (che sono i più pericolosi) e neppure potrà essere rimpiazzata da una “terza alleanza” o “nuovissima era del Paraclito”.

Naturalmente l’indistruttibilità o indefettibilità della Chiesa si riferisce agli elementi essenziali di essa cioè i mezzi della grazia che non verranno mai meno; le verità definite e necessarie da credersi che non verranno mai adulterate; il sacerdozio, la giurisdizione e il magistero che non cesseranno mai d’esistere. Insomma, la Chiesa, nel suo elemento divino (fine, principio, mezzi per la salvezza) rimarrà sostanzialmente sempre la stessa sino alla fine dei tempi (e non di “un solo tempo”).

Inoltre, bisogna dividere l’indefettibilità in: “interna” che è la sua sostanziale immutabilità (senza escludere uno sviluppo omogeneo) e in: “esterna” che è la sua durata sino alla fine del mondo.

Per quanto riguarda l’assistenza di Dio alla sua Chiesa, che assicura l’infallibilità nell’insegnare le verità di fede o di morale, in maniera definitoria e obbligatoria, occorre specificare che la Chiesa di Cristo 1°) non può alterare sostanzialmente la dottrina insegnata dal Redentore quando definisce e obbliga a credere per salvarsi l’anima; inoltre 2°) essa non può ingannarsi nell’interpretazione del significato della Rivelazione divina; infine 3°) essa non può non difendere la Rivelazione contro coloro che la negassero. Insomma, lo Spirito Santo non può permettere che la Chiesa insegni, infallibilmente, come rivelato da Cristo ciò che non lo è.

Conclusione

Alla promessa divina di assistere la sua Chiesa e di assicurarle l’indefettibilità garantendole anche l’infallibilità (a quattro determinate condizioni) ha risposto la storia.

Infatti, ogni età (ove più, ove meno) ha messo a dura prova la costanza e la stabilità della Chiesa: le persecuzioni dei primi tre secoli, lo Gnosticismo del II/III secolo, le eresie trinitarie e cristologiche del IV/VII secolo, lo Scisma d’Oriente del 1054, il Nicolaismo dell’anno mille, la lotta per le investiture tra l’Imperatore e il Papa (da san Gregorio VII a Bonifacio VIII: 1070 / 1302), l’Umanesimo rinascimentale del Quattro/Cinquecento, la Pseudo/riforma protestante del Cinque/Seicento, la Rivoluzione francese della fine del XVIII secolo, la Rivoluzione bolscevica del 1917, il Modernismo dei primi anni del Novecento e il neo/modernismo del 1960 che purtroppo ancora ci affligge.

Tuttavia queste tempeste (tranne il neo/modernismo oggi tuttora imperante) sono passate come nuvole cariche di pioggia sopra il Tempio di Dio, che è rimasto immobile in mezzo al crollo degli Imperi di questo mondo che sembravano destinati a sfidare i secoli; la Chiesa è restata in piedi in mezzo alle loro rovine, come recita il motto dei Certosini: “Stat beata Ecclesia, dum volvitur orbis”.

Il Concilio Vaticano I nel 1870 definì, giustamente, che «l’invitta stabilità della Chiesa - “come un Segno elevato tra i Popoli” (Isaia, XI, 12) - è un grande e perenne motivo di credibilità e una testimonianza inconfutabile della sua missione divina» (DB, 1794).

d. Curzio Nitoglia



 
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