Terza parte
Pio XII “anti/americanista”
Cattolicesimo tra liberismo e socialismo
Pio XII[1] al contrario di Burke, Kirk e neoconservatori odierni, aveva capito molto bene quest’opposizione irreconciliabile tra spirito (non è una questione di razza ma, d’idee) liberal/americanista e cattolicesimo; tra comunismo (trotzkista o stalinista, sostanzialmente eguali, accidentalmente diversi) e cristianesimo.
Pio XII scomunica il comunismo
Infatti, dopo aver scomunicato il comunismo ateo e materialista nel 1949 ed essersi schierato apertamente contro il pericolo di una giunta social/comunista a Roma nel 1952; aveva allontanato da sé Alcide De Gasperi, per non aver voluto allearsi (come gli aveva chiesto) con le destre contro la sinistra, e poi anche monsignor Montini, troppo vicino alla mentalità laicista e democristiana di De Gasperi.
Pacelli condanna il liberismo
Inoltre, papa Pacelli condanna l’altro errore opposto al collettivismo totalitarista del comunismo; ossia, l’individualismo liberale/libertario e consumista dell’occidente americanizzato, definito da Pacelli ‘‘puro automatismo’’ e solo esteriormente o apparentemente “mondo/libero”, mentre realmente e interiormente rende l’uomo ‘‘schiavo’’ della moda, del benessere, del peccato e dell’amoralità relativista.
Pio XII non ha simpatizzato col Patto Atlantico (nel 1950, in occasione della guerra contro la Corea), attirandosi le ire di Roosevelt.
L’ultima crociata indetta nel 1950
All’inizio degli anni Cinquanta, Pacelli lancia la Chiesa alla conquista attiva della società civile (eleggendo a suo modello s. Gregorio VII, Innocenzo III e beatificando Innocenzo XI che aveva contribuito a fermare nel Seicento i turchi a Vienna, salvando così l’Europa intera e canonizzando poi Pio X il Papa antimodernista), ammaestrando positivamente il mondo; è l’epoca dei grandi raduni di massa, con le ‘‘consegne ai militanti’’, nei quali milioni di persone vanno “a Roma a vedere Pietro”, organizzati dal professor Luigi Gedda e da padre Lombardi.
Pacelli invita i fedeli a risvegliarsi dalla letargia spirituale che li ha avviluppati e a dedicarsi, anima e corpo, all’apostolato militante. Nel 1950 proclama il dogma dell’Assunzione di Maria in cielo, vedendo e proponendo la Madonna come ultimo rifugio, prima dell’inevitabile castigo, se l’umanità non si scuoterà dal letargo. Nel 1951 proclama la ‘‘crociata della purezza’’ (in un mondo che scivolava verso l’amoralità e l’impudicizia) e canonizza Maria Goretti come martire della castità, proponendola come modello al mondo e specialmente alla gioventù. Nel 1954 indice l’anno # mariano, anno di preghiera e penitenza (che non ha nulla a che vedere con le odierne “giornate della gioventù”, molto più simili - purtroppo, ma è la realtà e «contro il fatto non vale l’argomento» - ai baccanali pagani, ricolmi di musiche sfrenate afro/americane, orge e droghe). Ogni mese Pio XII riceve e invita a raccolta tutti i ceti sociali: le famose categorie di ‘‘arti e mestieri’’ che erano ancora il nerbo dell’Italia (non ancora americanizzata) del risparmio, dell’austerità, della morigeratezza, della frugalità e della fede, nel dopoguerra; spronandoli a impregnare se stessi, la propria famiglia, la loro categoria e, quindi, la società di spirito cristiano per realizzare il regno sociale di Gesù Cristo. Pio XII cura il rapporto serio e non istrionico con le masse, è il Papa degli immensi raduni e non degli show o peggio ancora delle mascherate, sceglie con accortezza e serietà i mezzi di comunicazione di massa per far giungere a tutti il Vangelo, non edulcorato, annacquato o travestito e deformato in vago filantropismo carnevalesco.
1955: il mondo diserta la crociata cattolica anti liberal/comunista
Purtroppo Pio XII si accorge nel 1954-55 che il mondo (passato lo smarrimento e la riflessione dei primi anni del dopoguerra) non vuole ascoltare più la voce della Chiesa, oramai è scivolato nel consumismo, conformismo e relativismo occidentale (l’altro errore del dopoguerra specularmente ma non egualmente, o nello stesso grado di malizia, opposto all’orrore del comunismo “intrinsecamente perverso”; così come prima della guerra, era stato condannato il neopaganesimo tedesco, che non aveva abolito la religione imponendo l’ateismo di Stato, la famiglia e la proprietà privata, come invece aveva fatto il bolscevismo comunista). La città del benessere dell’uomo occidentale e americanizzato, è oramai più seducente di quella di Dio, che Pacelli si era sforzato di edificare positivamente e attivamente (dal 1945 al 1954) sul mondo devastato materialmente e spiritualmente dal secondo conflitto mondiale.
Testimonianza, preghiera, silenzio interiore e penitenza
Purtroppo, il consumismo e l’edonismo soppiantano l’austerità e la semplicità del cattolicesimo romano, il mondo non vuol ascoltare né tanto meno mettere in pratica i consigli della ‘‘voce del Pastore’’, allora Pacelli si ritira (dal 1955) sino alla sua morte (1958) nel silenzio, nella preghiera e penitenza, continua sempre ad ammonire affinché il mondo eviti il pericolo imminente della catastrofe, ma ha capito che oramai esso “non vuole che Cristo regni su di lui”; si vede Pio XII in fotografia con gli agnellini, i passerotti che volano e si posano sulla sua mano, come s. Francesco che parlava agli animali quando gli uomini non volevano ascoltarlo, limitandosi e cercando sempre di dare la testimonianza di una vita retta; si accontentava di camminare per le strade delle città, in silente preghiera, col suo saio che predicava implicitamente povertà, castità e umiltà. Il Papa è ‘‘spaesato’’ in questo mondo del benessere e del consumismo e capisce perfettamente che esso corre verso la perdizione (massa damnata quae ruit in perditionem). Gli appare il Sacro Cuore (1954), vede il miracolo del sole (1950) che si era avverato a Fatima nel 1917 e chiede a Gesù: Jube me venire ad Te! L’ultima sua Enciclica[2], sarà una cupa ma realistica visione o meglio profezia (di sventura) apocalittica sulla Chiesa nel mondo, viandante e pellegrina nella notte spirituale tra le ombre della morte delle anime. L’umanità relativista e edonista non ha oramai più le forze per sollevare la pietra tombale che ha fabbricato con le sue mani e si è posta sul capo.
d. Curzio Nitoglia
Fine
[1] R. Serrou, Pie XII. Le pape-roi, Paris, Perrin, 1992 ; A. Chélini, L’Eglise sous Pie XII. L’après-guerre 1945-1958, II vol., Paris, Fayard, 1989; G. SALE, De Gasperi, gli USA e il Vaticano all’inizio della guerra fredda, Milano, Jaca Book, 2005.
[2] Meminisse Juvat 14 luglio 1958. In essa leggiamo: “Nuovi pericoli minacciano la Chiesa e il popolo cristiano. (…) Al momento presente non regna ancora la giusta pace (…), le spaventose armi, scoperte ora dall’ingegno umano, sono di sì immane potenza da travolgere nell’universale sterminio non solo i vinti, ma altresì i vincitori e l’umanità intera. (...) È necessario tornare ai precetti del cristianesimo. (... ) Folle di cittadini, sono attratte con facilità da errori ampiamente divulgati; le lusinghe e gli incentivi al vizio... per mezzo di pubblicazioni..., di spettacoli cinematografici e televisivi, corrompono specialmente l’incauta gioventù. (...) Si tenta di far avverare il detto Percoterò il Pastore e il gregge si scompiglierà. (...) Non v’è dubbio che la società cristiana, deve essere martoriata nei secoli da persecuzioni, contrasti, calunnie …, ma è egualmente certo che essa, alla fin fine, come Cristo, trionfò, riporterà su tutti i nemici una pacifica vittoria (…). Nessuno di voi diventi disertore (…) occorre la riforma cristiana dei costumi, senza la quale le nostre preghiere sono vane voci”. (Tutte le Encicliche e i principali Documenti Pontifici emanati dal 1740, a cura di U. Bellocchi, volume XII: Pio XII (1939-1958) - Parte seconda: 1950-1958, Città del Vaticano, LEV, 2004, pp. 496-503).