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«Al Qaeda non esiste»: i servizi francesi parlano
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Senato della repubblica francese, il 29 gennaio scorso. La Commissione Affari Esteri convoca Allain Chouet, già capo della DGSE (Direction Générale de la Sécurité Extérieure, il controspionaggio francese) per dare una sua valutazione sul «Medio Oriente nell’ora del nucleare».

Ecco come esordisce monsieur Chouet:

«Come molti miei colleghi professionisti nel mondo, ritengo, sulla base di informazioni serie e verificate, che Al Qaeda è morta sul piano operativo nelle tane di Tora Bora nel 2002. I servizi pakistani si sono in seguito contentati, dal 2003 al 2008, di rivendercene gli avanzi in cambio di qualche generosità e indulgenze diverse. Sui circa 400 membri attivi dell’organizzazione che esisteva nel 2001, meno di una cinquantina di seconde scelte (a parte Osama bin Laden e Ayman al-Zawahiri che non hanno alcuna attiduine sul piano operativo) sono  riusciti a scampare e a scomparire in zone remote, vivendo in condizioni precarie, e disponendo di mezzi di comunicazione rustici o incerti».

«Non è con tale dispositivo che si può animare una rete coordinata di violenza politica su scala planetaria. Del reso appare chiaramente che nessuno dei terroristi autori degli attentati post-11 settembre (Londra, Madrid, Sharm el-Sheikm, Bali, Casablanca, Bombay, eccetera) ha avuto contatti con l’organizzazione. Quanto alle rivendicazioni  in ritardo che sono formulate di tanto in tanto da bin Laden o Zawahiri, ammesso che si possa realmente accertarne l’autenticità, non implicano alcun collegamento operativo, organizzativo, funzionale tra quei terroristi e i residui dell’organizzazione».

William Boykin
   Allain Chouet
«Tuttavia, si deve constatare che tutti, a forza d’invocarla ad ogni occasione e spesso fuori proposito, appena un atto di violenza è commesso da un musulmano, o quando un musulmano si trova al posto sbagliato nel momento sbagliato, o anche quando non ci sono musulmani affatto (come negli attentati all’antrace in USA), a forza d’invocarla di continuo, certi media o presunti “esperti” di qua e di là dell’Atlantico, hanno finito non già di resuscitarla, ma di trasformarla come quell’Amedeo del commediografo Eugene Ionesco, quel morto il cui cadavere continua a crescere e a occultare la realtà, e di cui non si sa come sbarazzarsi».
«L’ostinazione incantatoria degli occidentali a invocare l’organizzazione mitica Al Qaeda (...) ha avuto rapidamente due effetti perversi:

Primo effetto: ogni contestatore violento nel mondo musulmano, sia politico sia di diritto comune, ha presto compreso che deve proclamarsi di Al Qaeda se vuol essere preso sul serio (...). Parallelamente, tutti i regimi del mondo musulmano, e sappiamo che non sono tutti virtuosi, hanno capito al volo di avere tutto l’interesse di far passare i loro oppositori e contestatori, quali che siano, per membri dell’organizzazione di bin Laden, per poterli reprimere tranquillamente, e magari con l’assistenza degli occidentali. Da qui la proliferazione di Al Qaeda... in Afghanistam, Iraq, Yemen, in Somalia, nel Maghreb, e anche Al Qaeda nella penisola arabica...» (1).

La vera fonte della violenza nel mondo islamico, spiega Chouet agli incliti senatori, è l’Arabia Saudita: una monarchia di 3 mila principi che esercita il potere al di fuori di qualunque forma di democrazia o partecipazione. E’ una situazione simile a quella della Francia «nel primo semestre 1789», vigilia della Rivoluzione: la classe media, esclusa dalla partecipazione al potere, come il Terzo Stato di allora, contesta il regime con un miscuglio di violenza politica e di fondamentalismo religioso, in quanto il regime stesso si auto-legittima esibendo il proprio estremismo islamico. Da questi ambienti è uscito il giovane bin Laden, come tanti figli di papà «rivoluzionari» che abbiamo conosciuto anche in Europa.

Chouet punta il dito anche contro l’associazione dei Fratelli Musulmani, «fortemente impiantata localmente, che cavalca abilmente le contraddizioni politiche, economiche e sociali per sollevare le masse contro i poteri locali e per dissuadere gli occidentali di intervenire al loro soccorso». Ma non dimentichiamo «la vera tendenza della diplomazia e dei servizi occidentali, americani in prima linea, a sostenere i regimi più reazionari e integralisti, prima contro l’URSS, adesso per contenere l’Iran». E’ questo cocktail che «ha prodotto, per ragioni diverse, gli stessi risultati in Pakistan, Afghanistan, Somalia, Iraq e Yemen, nel Maghreb e nel Sahel, e anche nelle aree di illegalità delle comunità musulmane immigrate in Occidente».

In ogni caso, il terrorismo politico non si manifesta in quel mondo come «un gruppo politico militare organizzato e gerarchizzato», ma come un insieme di «lupi solitari», che «mantengono un piede nella legalità e un altro nella trasgressione, onde agire ideologicamente su una popolazione sensibile per incitare i suoi elementi più fragili, o più determinati, a passare all’azione in modo individuale o in gruppuscoli, che colpiscono dove possono quando possono, come possono».

Ebbene: «Tutti i servizi di sicurezza e d’intelligence sanno che non ci si oppone alla tecnica del Lupo Solitario con divisioni blindate, o con una inflazione di misure di controllo e sorveglianza indifferenziate. Vi ci si oppone con misure di sicurezza mirate, sostenute da iniziative politiche, sociali, economiche, educative e culturali miranti a prosciugare il vivaio dei potenziali volontari, e allontanandoli dai loro sponsor ideologici e finanziari. Non solo non si è fatto nulla per limitare il substrato finanziario e ancor meno ideologico della violenza jihadista; ma additando Al Qaeda come il nemico permanente entro cui si deve sferrare una crociata militare del tutto inadeguata alle sue forme reali, si è usata una mitragliatrice per uccidere una zanzara. E’ evidente che si è mancata la zanzara, ma i danni collaterali sono gravissimi, come si vede quotidianamente in Afghanistan, in Somalia, nello Yemen... E il primo effetto di questa crociata fallita è stato alimentare il vivaio dei volontari, di legittimare questa forma di violenza, di farne il solo referente d’azione e d’affermazione per un mondo musulmano oggi traumatizzato da una legge universale del sospetto che gli è fatta pesare addosso. Da nove anni nove l’Occidente colpisce senza discernimento in Iraq e in Afghanistan con interventi e occupazioni massicci, interminabili e ciechi. E lo stesso fa nella zone tribali in Pakistan, in Somalia, ovviamente in Palestina; e si propone oggi di intervenire in Yemen, e poi perchè no in Iran! Ma agli occhi dei musulmani, bin Laden è quello che la fa in barba alla più potente armata del mondo, mentre il regime saudita resta sotto la protezione assoluta dell’America».

«Per concludere e portare la mia parte di risposta alla domanda di questa riunione, ‘Dov’è Al Qaeda?’:  Al Qaeda è morta nel 2002, ma prima di morire è stata ingravidata dagli errori strategici dell’Occidente e dai calcoli poco intelligenti di certi Paesi musulmani, sicchè ha generato dei figlioletti! Il problema per noi è sapere se con questa prole malformata commetteremo gli stessi errori, alimentando un ciclo indefinito di violenza...». (La DGSE vous parle)

D’accordo, non c’è nulla in questa analisi che i nostri lettori già non conoscano. Il fatto clamoroso è che questa sia risonata nel Senato di Parigi; e da parte di un dirigente della DGSE, organizzazione che non parla molto, e quando lo fa, non lo fa ufficialmente. Incarica per questo genere di prese di posizioni un suo «ex», per ovvii motivi. Ma  è sicuro che in questo caso, l’«ex» Chouet non si sarebbe nemmeno presentato davanti al Senato, senza una previa autorizzazione della linea gerarchica dei servizi.

Il che significa una cosa sola: che, nonostante le epurazioni che Sarkozy ha fatto subire ai servizi francesi, una parte almeno della DGSE, probabilmente con alti appoggi ai vertici dello Stato, sta  opponendo resistenza alla «americanizzazione» della politica del presidente francese. Sarko infatti ha riportato la Francia nella NATO, ha inviato truppe in Afghanistan, e adesso sta minacciando, unendosi al coro israelo-americano, l’Iran di «sanzioni storpianti» (crippling sanctions, come vuole Netanyahu).

Si noti come Chouet eviti di superare la linea rossa della verità ufficiale: non insinua che Osama bin Laden non esiste più da tempo, non dice che gli «errori» americani sono intenzionali, non parla dell’11 settembre.

Nel luglio 2009, Aymeric Chauprade, brillantissimo docente di geopolitica alla Scuola di Guerra francese, sicuramente un uomo vicino ai servizi, è stato licenziato brutalmente per aver posto un dubbio ben documentato sulla versione ufficiale dell’11 settembre (2). Dunque, prudenza.

Ma è anche evidente che il gruppo dissidente, che parla attraverso l’ex, si sente abbastanza forte da uscire allo scoperto. E proprio mentre la popolarità di Sarko, mai alta, è caduta livello del suolo.




1) Ultime notizie: Richard Holbrooke, noto diplomatico viaggiante di Washington nell’Asia Centrale, ha appena rivelato l’esistenza di Al Qaeda in Kirgizistan, Uzbekistan, Turkmenistan e Kazakhstan, ossia nelle repubbliche ex-sovietiche con cui Pechino ha appena concluso solidi  e reciproci accordi d’affari. http://news.yahoo.com/s/nm/20100220/wl_nm/us_usa_centralasia
2) Dopo il licenziamenro dalla Scuola di Guerra, Chauprade non ha rinunciato alle sue posizioni:  sul ritorno della Francia nella NATO ha detto: «E’  contraria agli interessi francesi: su questo tema c’è stato poco dibattito in Francia. Sono stupito nel dover constatare fino a che punto i media francesi siano censurati dai centri d’influenza americani ed israeliani che hanno neutralizzato precisamente ogni possibilità di dibattito. Sull’uscita dal Comando, nel 1966, c’era un consenso di destra e di sinistra. Il «valore aggiunto» della Francia sulla scena internazionale risiedeva in parte su questa posizione singolare, su questa eredità della terza via, oso dire di non allineamento, giacché se la Francia è Occidente, essa non deve ridurre la sua politica mondiale ad una politica occidentale. La sua vocazione è quella di difendere l’equilibrio multipolare, affinché tutte le civiltà abbiano il proprio spazio (...).  Gli americani hanno rimpiazzato la lotta contro il comunismo con quella contro il terrorismo. Questa nuova ideologia mira a coalizzare i vecchi alleati della Guerra Fredda. Logicamente, avrebbe dovuto esserci una Europa potente dopo la Guerra Fredda. Ora, che abbiamo invece oggi? Certamente un’Europa economica, ma geopoliticamente parlando una componente di un blocco translantico dominato dagli USA. Il presidente Chirac ha tentato di opporsi a ciò con il suo coraggioso atto, nel 2003, riguardo all’Iraq. Sono convinto che quello che egli sta attraversando è una conseguenza del 2003. Gli americani si sono detti: «I francesi si sono opposti sull’Iraq: è un fallimento, cambiamo le cose in Francia e loro domani non si opporranno sull’Iran».


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