Menzogne ed odio insegnati fin da bambini. Ecco perché ho abbandonato la comunità ebraica
The Indipendent
17 Agosto 2014
Moishy*, 27 anni, è un giovanotto di bell’aspetto. Vestito con jeans ed una felpa col cappuccio si muove disinvolto come un tipico londinese della sua età. Solo oggi, per Moishy, questi sono «complimenti», solo ora che finalmente è sfuggito ad una delle comunità religiose più «chiuse» al mondo ed ha realizzato un sogno atteso per anni: vivere una vita normale.
Perché Moishy è cresciuto nella comunità ebraica ultra-ortodossa (‘haredi’), di Stamford Hill, che il ragazzo descrive come «essere in un altro mondo, una vita vissuta da segregati». Jeans ovviamente banditi, Moishy aveva accettato la divisa imposta dalla setta: un completo scuro, un cappello, con barba e capelli di una lunghezza prestabilita. Le donne della comunità, una volta sposate, per proteggere la propria «riservatezza» indossano parrucche e camicioni con le maniche lunghe.
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