
Disillusi dalla guerra e messi a tacere nel 1967, i soldati israeliani oggi parlano
New York Times
27 Gennaio 2015
TEL AVIV — Un giovane soldato israeliano, di ritorno fresco dal fronte, parla apertamente degli ordini che riceveva: «Non ci hanno mai detto “non lasciatene vivo nessuno”, ma ci dicevano: “non abbiate pietà”». E comunque il comandante di brigata ci ordinava: «uccidetene quanti più potete».
Un altro soldato racconta di quando ha trovato degli Arabi su di un tetto e si è domandato: «Sono civili... devo ucciderli oppure no?». Ma non ci ha pensato per più di un secondo: «Uccidi. Uccidi chiunque vedi!». Un terzo soldato la mette sul piano personale: «Nessuno di noi – Avinoam, Zvika, Yitzhaki – è un assassino. Ma in guerra si diventa tutti assassini».
Queste dure testimonianze registrate non provengono dalle sanguinose battaglie dell’estate scorsa nella (L’articolo è disponibile previo sostegno)