«Terrore a Mumbai», di Steven Spielberg
Maurizio Blondet
28 Novembre 2008
Due o tre rapide considerazioni: la natura inequivocabilmente militare dell’attacco a Mumbai. Qui, non sono stati ordigni piazzati in supermercati o stazioni, roba facile alla portata di militanti qualunque. Qui, abbiamo visto commandos numerosi, freddi, ben armati, perfettamente coordinati in attacchi simultanei. Probabilmente giunti dal mare con motoscafi.
Un’azione di questo tipo costa molto - decine di milioni di dollari - e richiede esercitazioni e prove a dimensione reale, ossia in campi d’addestramento dove - come minimo - sia allestita una replica a grandezza naturale della hall dell’hotel Taj Mahal.
E contrariamente a quel che ci fanno credere, terroristi così preparati e disposti al suicidio non si trovano all’angolo delle strade; che basti il sogno del paradiso con le urì a convincere dei giovani fanatici a morire, è una cosa che può dire Magdi Allam.
Creare terroristi suicidi richiede qualche forma potente di …
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