Cina: lotta di potere. La solita
Maurizio Blondet
24 Marzo 2012
All’alba del 20 marzo, a Pechino, forze militari hanno rapidamente occupato i crocicchi che portano al quartiere di Zhongnanhai, il compound di lusso dove vive la nomenklatura del Partito, nuova versione della millenaria «Città Proibita» imperiale. Poliziotti in borghese e in uniforme, armati, hanno posizionato transenne metalliche, le televisioni smettono di trasmettere, tranne quella ufficiale, per qualche ora. Immediatamente su Sina Weibo (dove appaiono microblog, qualcosa di mezzo fra Twitter e Facebook) corrono voci di golpe, di due gruppi di potere contrapposti che hanno mobilitato ciascuno le «proprie» forze armate, di arresti nei salotti buoni; poi anche Weibo viene silenziato, ma solo per venti minuti. Nel pomeriggio, la situazione di emergenza sembrava rientrata. (L’articolo è disponibile previo sostegno)