Bach, Leverkuhn e la maestria perduta
Andrea Cavalleri
18 Febbraio 2009
Una frase del direttore mi dà il la (è proprio il caso di dirlo, parlando di musica) per questa riflessione. Non la tendenza alla «esteriorità carezzevole», qualcosa intesa a suscitare «emozioni» - dunque qualcosa che tende alla pornografia, limite e morte dell’estetica contemporanea per il volgo con opinioni - ma l’estetica come «rigore» e armonia, perfezione. Ebbene cos’è questa estetica della perfezione, o, per meglio dire, dove l’abbiamo conosciuta?
Parlando di musica il primo nome che mi viene in mente è quello di J. S. Bach, un’ovvietà. Autore tanto prolifico quanto selettivo, cosa unica in tutto il panorama della storia della musica: non esistono pezzi brutti di Bach e, in un certo senso, neppure pezzi minori, in quanto anche i brani più semplici sono comunque perfetti nella loro aurea determinazione. E, per ciò che riguarda la quantità,…
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