
Nemmeno il professor Bollone riesce a far galeggiare il colonnello Valerio
Alberto Bertotto
15 Dicembre 2008
Nell’antico canto amebèo, per conseguire accordi eufonici, non bastava che le due voci si avvicendassero semplicemente sullo sviluppo della medesima frase o nel ricamo del comune testo poetico, ma si richiedeva che fossero intonate ad omogeneo registro e che possedessero un’uguale estensione.
Soltanto con tale consonanza melodica la concatenazione tematica risultava euritmica per cui ne sgorgava un’armonia piacevole e gradita.
Fuori di questa tecnica si produceva solo una dura e bolsa sequenza di suoni.
Nel 2005 un autorevole personaggio è sceso in campo intonando ritmicamente le note in do maggiore di uno spartito che è stato apprezzato non solo dai comunisti, ma anche dagli Istituti Storici della Resistenza (o da loro caldeggiato perché consapevoli che la terra gli stava franando sotto i piedi?).
Sto parlando di quella truce vulgata che ancora oggi si legge sui libri di scuola: Benito Mussolini, il …
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