Il 30 aprile del 1947, scortato da Pietro Secchia, Walter Audisio (il colonnello Valerio) è salito su di un palco per arringare il popolo comunista che si era raccolto numeroso a Roma davanti alla Basilica di Massenzio. Erano passati due anni dalla morte del duce ed ancora non si erano placate le furiose polemiche che avevano imperversato dopo l’esposizione «da macelleria messicana» dei cadaveri fascisti depositati sull’asfalto di piazzale Loreto prima di essere impiccati per i piedi al traliccio metallico di un distributore di benzina. In ballo c’era la verità indicibile sul destino dell’«oro di Dongo», ossia sulle ingenti ricchezze sequestrate alla colonna Mussolini fermata dai partigiani a Musso la mattina del 27 aprile del 1945. Diretta in Valtellina trasportava quello che è stato definito il «tesoro della RSI» (in buona parte finito nei forzieri di via delle Botteghe Oscure).
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