
La non belligeranza fascista (1 settembre 1939-11 giugno 1940)
Alberto Bertotto
02 Marzo 2009
«E’ certo assai più difficile perdere una guerra che vincerla. A vincere una guerra tutti sono buoni, non tutti sono capaci di perderla» (Curzio Malaparte, «La pelle»)
Dal 24 maggio del 1939 (firma del Patto d’Acciaio fra il governo fascista e la Germania di Hitler) al 10 giugno del 1940 (entrata in guerra dell’Italia) fu un susseguirsi di vicende drammatiche e contraddittorie, una snervante altalena di speranze e di timori che oscillava fra la pace e la guerra. Lo stesso Mussolini visse quei mesi in uno stato di incredibile confusione e incertezza, passando da un giorno all’altro, o più volte nella stessa giornata, dall’euforia bellica alla prudenza neutralista, dal furore per la subdola politica di Hitler all’ammirazione per le sue folgoranti vittorie sul campo. Nessuno, in Italia, voleva la guerra: non la volevano, nella maggior parte dei casi, i gerarchi …
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