
Scandali vecchi, sempre nuovi. E più esecrandi
Maurizio Blondet
29 Dicembre 2012
Pietro Grasso, il procuratore della Direzione Antimafia, si candida con il PD: questo è, per dire il suo nome, uno scandalo. Il fatto che sia uno scandalo vecchio, più volte ripetuto da Di Pietro a D’Ambrosio, a Dambruoso (sono tanti che spesseggiano gli omonimi), a De Magistris ad Ingroia (El Guatemalo-sempre-qui), non rende il fatto meno scandaloso. La patologia è il desensibilizzarci di fronte a scandali ripetuti, l’assuefazione che i parassiti di potere sfruttano a loro vantaggio: a forza di ripeterlo, lo scandalo diventa «legale».
I procuratori che si candidano in politica «esercitano un loro diritto politico» elementare, ci dicono. Non vorrete mica che proprio i magistrati, cittadini benemeriti, siano ineleggibili.
Dunque la discesa in politica di costoro è «legale». È «legale» questo scandaloso usare l’alta funzione giudiziaria …
(L’articolo è disponibile previo sostegno)