Come oggi nelle nostre città, i muri di Pompei erano bruttati dovunque da graffiti.
Per lo più osceni («Fortunato, leccami il culo»; «Laide lo succhia per lire due»; «Tiopilus, canis, cunnum lingere noli puellis in muro»; «Straniero, le ossa del tumulo ti pregano di non pisciare qui»).
Una delle scritte beffa un cristiano, c’è il graffito di un crocifisso con testa d’asino.
Tifoserie opposte, nel 59 dopo Cristo, si scatenarono nel circo in gravissimi atti di teppismo sanguinosi.
«Futili incidenti diedero origine a violenti scontri», scrive Tacito, «tra gli abitanti di Nocera e quelli di Pompei durante uno spettacolo di gladiatori.
Cominciarono con l’intemperanza tipica delle cittadine di provincia, a scambiarsi insulti, poi pietre, e finirono col mettere mano alla spada. Ebbero la meglio quelli di Pompei» che giocavano, come si dice, in …