Afghanistan: arriva il «Diavolo blu»
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Nuovi dispositivi-spia in Afganistan: c'è da sperare che non vengano utilizzati nelle nostre città, per non ritrovarci con un altro "Grande Fratello"

WASHINGTON
(USA
) - E’ il «Diavolo Blu». E l'Us Air Force spera di schierarlo entro un anno in Afghanistan. «Blue Devil» è un sofisticato programma per poter controllare il territorio, sventare attacchi, individuare «posatori di bombe», intercettare comunicazioni, registrare e trasmettere immagini in tempo reale. Il cuore del «Diavolo» sarà un grande dirigibile che ospiterà a bordo un super computer, sensori, apparati ottici, una dozzina di telecamere e tutto ciò che serve per carpire informazioni. Lo scenario prevede che resti in volo dai tre ai sette giorni a circa 22 mila piedi di quota.

COME FUNZIONA - L’azione del «pallone» sarà integrata da una versione modificata di un bimotore King Air 90: 4 esemplari del velivolo sono già presenti nel teatro afghano, dove svolgono missioni di ricognizione con a bordo apparecchiature particolari. L’obiettivo – ambizioso – è di gestire i dati attraverso un’unica centrale, quella ospitata sul dirigibile. Una piattaforma che dovrebbe poi interagire con reparti speciali, elicotteri d’attacco e qualsiasi unità impegnata nella caccia ai ribelli. Le prime informazioni sul «Diavolo blu» sono apparse, mesi fa, su «Aviation week», e ora sono state confermate da blog che seguono questioni militari. Oltre ai problemi tecnici, l'aviazione dovrà risolvere quello del trattamento delle informazioni raccolte.

Già adesso per analizzare quanto registrato da un velivolo senza pilota «Predator» servono 19 analisti. E con l’arrivo di nuovi modelli, come il «Gorgon Stare», il carico crescerà in modo esponenziale: il velivolo avrà a bordo 9 telecamere e potrà inviare a terra 65 immagini diverse ad altrettanti operatori. Una macchina in grado di controllare – in teoria – i movimenti in un’intera città. Per questo l’Air Force ha bisogno di ampliare la schiera di chi legge e studia i dati. Lo sviluppo di questi sistemi è legato allo sforzo del Pentagono per contrastare in modo più efficace la guerriglia e, in particolare, le temute bombe artigianali – le IED – seminate dai talebani. Un’evoluzione di quanto fatto in Iraq dalla Task Force Odin (sigla in lingua inglese che sta per osserva, scopri, identifica, neutralizza).

Un programma top secret che ha unito forze speciali, satelliti spia e droni ed ha permesso di ridurre l’azione degli attentatori. Gli americani e gli israeliani, in quest’ultimi anni, ha usato «palloni» dotati di sistemi di sorveglianza e ancorati a terra per monitorare aree difficili. Attualmente gli Usa ne hanno circa una trentina in Afghanistan e contano di raddoppiarli per vegliare su strade e centri abitati.

Fonte >  Corriere.it



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