1.000 case a Gerusalemme Est. L'alt di Usa e Ue
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1.000 nuove case ebraiche a Gerusalemme est, la capitale della futura Palestina

Gelata sulle speranze di ripresa del processo di pace in Medioriente dopo l’appello - lanciato dal Quartetto durante l’Assemblea Generale dell’Onu - a riprendere i negoziati entro un mese. Israele ha dato il via libera alla costruzione di 1.100 nuove case nel quartiere di Gilo, a Gerusalemme Est. Una decisione a cui l’Autorità Nazionale Palestinese, per bocca del capo negoziatore Saeb Erekat, ha risposto duramente: lo Stato ebraico «ha detto 1.100 no» alla pace.

Si affievoliscono così le prospettive di chi aveva visto nel ricorso dell’Anp all’Onu, presentato venerdì per il riconoscimento di un proprio Stato, un’occasione per rilanciare il lungo stallo dei negoziati. La richiesta, che aveva messo in subbuglio le cancellerie di mezzo mondo, sarà sottoposta domani all’apposita Commissione del Consiglio di Sicurezza; sia lo Stato ebraico che l’Anp hanno intanto riunito i propri vertici per esaminare la proposta del Quartetto, che ha fissato un serrato calendario per giungere a un accordo di pace entro il 2012.

Dal premier israeliano, Benjamin Netanyahu, è tuttavia giunto un chiaro messaggio: lo Stato ebraico non fermerà le attività di insediamento dei coloni, condizione che l’Anp ha posto per tornare a sedersi al tavolo delle trattative. Messaggio rafforzato poco dopo dall’annuncio di nuovi insediamenti a Gilo. Anche il Quartetto aveva fatto un accenno velato al nodo delle colonie, invitando le due parti ad astenersi da «azioni provocatorie». Sul punto, però, Netanyahu è parso irremovibile: si tratta di un «un pretesto» che i palestinesi «continuano ad usare ogni volta», ha detto. «Noi progettiamo e costruiamo a Gerusalemme, proprio come hanno fatto per anni gli altri governi israeliani», ha aggiunto, ribadendo che il vero problema è l’incapacità palestinese di pronunciare le parole «Stato ebraico» e «popolo ebraico».

Intanto l’Ufficio centrale di Statistica israeliano ha fatto sapere che nel 2010 gli insediamenti ebraici hanno acquistato 3.500 nuovi residenti. I coloni sono in totale 312mila e rappresentano ormai il 4 per cento della popolazione israeliana: una cifra destinata a crescere considerato che rappresentano i ’campionì delle famiglie numerose, con una media di 4,6 persone per nucleo familiare. Nel rapporto si precisa inoltre che la popolazione di Israele ammonta a 7,8 milioni di persone: di queste 5,8 sono ebrei mentre 1,6 sono arabi.

Immediato l'altolà degli Stati Uniti, che attraverso il Dipartimento di Stato hanno espresso «profonda delusione» per la decisione israeliana di realizzare 1.100 nuovi alloggi in un sobborgo di Gerusalemme Est. Si tratta di «una decisione controproducente» che rende più difficile la ripresa dei negoziati diretti« tra israeliani e palestinesi», ha detto la portavoce Victoria Nuland. Decisamente contraria alla mossa di Netanyahu è anche l'Europa. Il capo della diplomazia di Bruxelles Catherine Ashton, ha chiesto al governo israeliano di rinunciare alla costruzione di 1.100 nuove case negli insediamenti a Gerusalemme Est. Via libera considerato un ulteriore elemento di frizione con l’Anp che posto come condizione per riprendere i negoziati con Israele il congelamento di tutte le attività edificatorie nelle colonie. «È con profondo rammarico - ha dichiarato Ashton - che ho appreso dei nuovi piani di sviluppo israeliani a Gerusalemme», che, «ritengo debba essere ritirato. L’attivita negli insediamenti minaccia la possibilità di un accordo basato sul principio "due stati, due popoli"».

Fonte >  Stampa.it


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