Le donne dicono basta al nulla
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La morale liberale

Parafrasando Lorenzo il Magnifico si potrebbe dire: «Quant'è bella la morale, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza». Noi italiani abbiamo un vero, appassionante, sport nazionale. E non si tratta del calcio. Noi siamo cultori della morale. La Morale con la M maiuscola. Centocinquanta anni fa nasceva il nostro Stato e si formava, manco a dirlo, in nome della morale. Perché i Savoia, che a corte parlavano francese, sono stati dipinti come campioni di italianità e hanno escluso tutti gli altri sovrani dalla formazione dello stato unitario?

Perché Vittorio Emanuele II -così si dice- era moralmente migliore di Pio IX e di Francesco II di Borbone. Se si conoscono i costumi non proprio specchiati del re sabaudo, la risposta è come minimo curiosa. Ma, si ribatte, i Savoia erano gli unici a volere una monarchia costituzionale ed uno stato liberale: in questo consisteva la loro superiorità morale. Peccato che i liberali abbiano infranto uno dopo l'altro tutti gli articoli dello Statuto albertino. Peccato che il loro sia stato un governo a tal punto morale, a tal punto rispettoso del bene comune, da trasformare gli italiani in un popolo di poveracci, costretti all'emigrazione in massa. In decine di encicliche i papi hanno ricordato la verità dei fatti: la morale cattolica, tanto disprezzata dall'élite risorgimentale, ha reso l'Italia un punto di riferimento, oltre che religioso, anche artistico, culturale e sociale, per tutte le nazioni del mondo.

La morale liberale, oltre a ridurre il popolo sul lastrico, ha privato gli italiani della coscienza della loro storia e della loro identità. In questi giorni ero in Romagna. Legato ad un balcone ho visto un panno con su scritto: «le donne dicono basta». La nostra passione per la morale è più che mai desta. Da parecchi anni disponiamo di strumenti sofisticati che permettono di registrare la vita dei concepiti: vediamo come sono fatti, come si muovono, come vivono. Sappiamo cosa succede quando li abortiamo: si ritraggono cercando inutilmente di sfuggire ad un destino che li fa a pezzi nel corpo della madre che li ha generati. Queste immagini sono le uniche che la nostra popolazione benpensante non tollera di vedere. Non si possono mostrare. Perché noi siamo morali e l'aborto è un diritto e guai a chi lo mette in dubbio.

Le popolazioni civili, quelle che dal risorgimento rincorriamo, ci insegnano la moralità dell'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali, la santità della dolce morte, la propaganda della sessualità nelle sue varie manifestazioni nelle scuole di ogni ordine e grado, a partire dall'asilo. Solo per colpa del governo Berlusconi abbiamo provato a difendere la vita di Eluana ed abbiamo impedito la legalizzazione di coppie di fatto, anticamera del matrimonio omosessuale. Ma noi siamo morali. I bambini, i nostri figli, li facciamo crescere all'interno di belle famiglie allargate che sono tanto comprensive. I figli soffrono? Ci giriamo dall'altra parte. I nostri genitori sono soli e malati? Ci giriamo dall'altra parte. La nostra morale è quella della vita vissuta momento per momento con i suoi desideri, le sue voglie e le sue disperazioni seppellite nella vita quotidiana. Ma «le donne dicono basta». A cosa?

Fonte >  Il Tempo


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