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E’ ora di finirla
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Lo diciamo anche  noi che è ora di finirla, ma non nel senso che vuole il cardinal Bertone,
bensì nel senso ben più serio dell’attacco alla fede che si compie proprio da parte di chi dovrebbe difenderla.
La gloria degli altari concessa al grande numero di martiri della guerra civile spagnola è in aperta contraddizione con l’attuale corso della Chiesa ufficiale.
Tutto quel sangue non venne versato in previsione del Concilio Vaticano II che avrebbe aperto ad ogni indirizzo di pensiero e di fede in nome della libertà, ma in ossequio all’unica fede di Cristo dell’antica Chiesa, disposta e pronta alle persecuzioni.
Il Vaticano II elude il martirio, promuove la pace umana, non quella di Gesù, in nome di un assurdo ecumenismo e per questo continua a ripetere la fiera delle religioni aperta ad Assisi, richiamandosi all’esempio di San Francesco che andò a dialogare col sultano.
Solo che Francesco non aveva affatto intenti ecumenici, ma puro e semplice intento missionario, sia pure alquanto ingenuo.
Allora, come adesso, è assai difficile ottenere la conversione di un islamico.
Figuriamoci quella di un sultano o di un imam.
Eppure Cristo ha dato il suo sangue anche per quelli che saranno gli islamici, come lo ha dato per gli ebrei, benché Benedetto XVI asserisca che per la loro salvezza sia ancora valida la legge mosaica.

Dopo la guerra il rabbino capo di Roma si convertì al cristianesimo grazie agli argomenti del padre gesuita Paolo Dezza veramente grande filosofo e teologo, poi cardinale.
Fu un fatto eccezionale che costò molte sofferenze al convertito.
Ma non c’e all’infuori di quello di Cristo altro nome che porti alla salvezza.
Anche se la semplice fede in Dio remuneratore del bene e del male e il conseguente comportamento onesto sia sufficiente, perché è sempre rapportata alla redenzione operata dal Figlio di Dio.
Libertà religiosa ed ecumenismo sono quindi eresie da rigettare.
Noi saremmo gravemente colpevoli nei riguardi dei non cristiani illudendoli in un abbraccio ecumenico che risulterebbe mortale per loro e per noi.
Le attuali proteste dei non cattolici contro Benedetto XVI hanno una sola causa.
Dopo Pio XII i Papi hanno voluto favorire un dialogo impossibile con le altre religioni.
Non può la verità dialogare con l’errore, bensì con gli erranti, come non può il medico dialogare con la malattia, ma col malato.
Ora benedetto XVI è costretto a fare marcia indietro e dovrà farlo ancora finchè non abbia dimostrato razionalmente che la vera religione è quella predicata dal Cristo storico e difesa  strenuamente ed eroicamente da quei  poveri scomunicati della Fraternità San Pio X di monsignor Lefebvre.

C’è una curiosa analogia tra i tempi dell’antica Roma e i nostri.
L’Impero Romano accettava tutte le religioni, tranne la cristiana che si proclamava l’unica vera, il Vaticano dialoga con tutte le religioni, tranne che con la fede tradizionale che proclama che non  c’è altro Dio.
Ma le altre religioni si vendicano quando non si sentono rispettate e trattate alla pari.
L’innocente  citazione di Michele Paleologo ha fruttato guai a Benedetto XVI, che è stato costretto a scusarsi, mentre la sua successiva seria distinzione tra il Logos cristiano e l’insindacabile  volontarismo islamico non ha destato alcuna protesta.
Sono diversi, e basta così.
Ma come è possibile un dialogo tra la ragione e  la volontà fatalistica?
Così la fratellanza proclamata dal Concilio Vaticano II con le Chiese separate ha suscitato le ire di queste quando si è cominciato a precisare che unica è la Chiesa di Cristo, quella cattolica.
Appare ormai chiaro che avevano ragione i Papi del passato a non concedere alcun colloquio con l’errore, ma attendere con amore intelligente e operoso verso le singole persone e con la preghiera  incessante il ritorno dei dissidenti all’ovile e l’ascesa alla Gerusalemme celeste degli ebrei e dei pagani.
Nel frattempo nessuna guerra, ma solo caritatevole tolleranza.

Professor Giorgio Berardi