11 Giugno 2010
«... la Turchia rischia di ritrovarsi al centro di un conflitto politico e militare devastante senza aver avuto il tempo di mettere a segno la mossa principale della propria strategia, ovvero il controllo di Hamas (sic). E anche sul fronte interno lo scontro con il Mossad - sempre vicinissimo ai guerriglieri curdi - rischia di rivelarsi devastante. Molti in Turchia hanno già notato come l’assalto alla flotta pacifista sia stato accompagnato dall’inattesa esplosione di un bomba curda costata la vita a sette militari di una base di Iskenderun. Quell’attentato sospetto potrebbe, secondo alcune voci, portare allo sfratto degli uomini del Mossad da un’importante base segreta al confine con l’Iran considerata strategica per monitorare le mosse del nemico». (Gli 007 turchi dietro la provocazione dei «pacifisti»)
Il Mossad dunque, per deliziata ammissione del Giornale, manovra i terroristi curdi. L’attentato del PKK cui si fa riferimento è avvenuto nella notte del 31 maggio a Iskenderun (Alessandretta), dove ha stanza la Marina Militare turca: ignoti hanno lanciato sette razzi che hanno ucciso sette militari, appena due ore prima che i commandos israeliani arrembassero la Mavi Marmara in acque internazionali facendo strage dei passaggeri.
La successione degli eventi porta a credere che il primo attentato «curdo» sia stato messo a segno per ostacolare o impedire un possibile intervento della Marina turca a difesa della sua nave mercantile assaltata.
Gian Micalessin
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Naturalmente, questo collegamento verrà bollato dalla Frankenstein come «complottismo antisemita»: il fatto è che lo dice il Giornale dove delira la Frankenstein, e l’articolo è firmato quel tal Micalessin – uno che quando lo conobbi era neofascista, ed ha trovato la sua strada, facendo il fascista per un’altra patria. Una volta, tali neofascisti vedevano il conflitto in Medio Oriente come la lotta del «sangue contro oro»: adesso sappiamo che Micalessin sta dalla parte dell’oro.
Infatti, il Micalessin praticamente ha copiato un comunicato-stampa (evidentemente diffuso anche al Foglio e a Libero) degli uffici di sovversione isareliani. Vi si legge infatti il rabbioso sospetto con cui l’intelligence sionista ha accolto la nomina di Hakan Fidan a capo del servizi segreti turchi MIT (Milli Istihbarat Teskilati).
Chi è mai costui?, si domanderanno i lettori del Gironale, visto che di Hakan Fidan il loro foglio non ha mai parlato. Micalessin, leggendo dal dossier del Mossad, li informa che Fidan è «il 42 enne fedelissimo di Erdogan», e che è «oggi l’uomo più controllato dal Mossad» da quando «un anno fa, ha assunto la carica di vicedirettore dell’ufficio del premier. Da allora Fidan è stato l’indiscusso protagonista delle aperture all’Iran culminate nella mediazione condotta con il Brasile per evitare a Teheran nuove sanzioni e consentirgli di arricchire il suo uranio sul territorio turco».
Ecco la colpa di Fidan: aver tentato, col governo brasiliano, di risolvere la questione del nucleare iraniano, che ovviamente Israele non vuol risolvere perchè vuole aggredire l’Iran.
Hakan Fidan
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Ma le rivelazioni del Micalessin non finiscono qui. Sempre fedele al testo datogli dal Mossad, ci spiega che «la nomina di Fidan ha innanzitutto una valenza interna. Affidandogli la macchina di un intelligence nazionale che in Turchia concentra le funzioni di Difesa interna ed esterna Erdogan strappa alla nomenclatura laica un assetto strategico per il controllo del Paese e toglie ai generali meno fedeli un canale di collegamento diretto con Israele e con i servizi segreti della NATO».
Si può essere più chiari? Quando si parla di «nomenklatura laica»e di generali turchi «in diretto collegamento con Israele», manca solo la parola che li definisce in Turchia: dunmeh, i cripto-giudei che dalla «rivoluzione di Ataturk» in poi, hanno compiuto quattro colpi di Stato, applauditissimi dai media europei e americani in quanto «garantivano la laicità della nazione» – un plauso che purtroppo è mancato quando il colpo di Stato l’ha fatto in Cile il generale Pinochet. Ma Pinochet, contrariamente a Mustafà Kemal detto «Padre dei Turchi», non pregava intonando lo «Shemà Ysrael».
Da mesi il governo Erdogan sta smantellando questa storica quinta colonna «laica» nell’esercito, dimostrando che stava tramando il quinto golpe attraverso l’organizzazione segreta Ergenekon, la Gladio turca, che era collegata alla NATO come Gladio in Italia. Ad ogni arresto di gallonati dunmeh, la rabbia del regime sionista dev’essere salita agli occhi. Adesso, con la nomina di Fidan, Erdogan ha accecato gli israeliani del loro apparato di spionaggio infiltrato in Turchia.
E’ la rabbia totale, e infatti Micalessin ci dice che Fidan «è l’uomo più controllato dal Mossad»: ossia che sono già stati sguinzagliati i kidonim, gli assassini di Stato, per eliminarlo.
Da ventriloquo del regime sionista, Micalessin ci dice che Erdogan, nominando Fidan, ha commesso «un azzardo forse sottovalutato». I motivi esposti nel pezzo sono pura propaganda e disinformazione sionista. Secondo il mossadiano italiota, Fidan, «rilanciando la politica di aiuti a Gaza e la protesta contro l’embargo il capo dell’intelligence, puntava – d’intesa con Erdogan e il ministro degli Esteri Ahmed Davutoglu – a restituire alla Turchia l’antico ruolo di potenza regionale e strappare Hamas dall’abbraccio con Teheran».
L’abbraccio di Teheran ad Hamas è una menzogna di cui non c’è alcuna prova, inverosimile fattualmente – se Israele non lascia entrare a Gaza nemmeno i quaderni di scuola come potrebbero entrare emissari di Teheran e i loro fantomatici «armamenti ad Hamas», non si spiega – e tuttavia sinistramente ripetuta ai livelli ufficiali: il nostro ministro degli Esteri Frattini (o per meglio dire, il loro) ha dichiarato senza vergogna che «Gaza è l’avamposto dell’Iran». Il che non è solo servilismo spudorato, visto che a Gaza un milione e mezzo di persone messe alla fame dai giudei sono accampate sulle macerie dei bombardamenti giudaici; mancano di tutto, sono private di contatti col mondo e di soccorsi, e proprio la mancata resistenza all’operazione genocida Piombo Fuso ha dimostrato che Hamas non ha un armamento di qualche significato.
C’è qualcosa di peggio nella frase di Frattinistein: quando si comincia a dire a livello governativo che Gaza è l’avamposto dell’Iran, si auspica e si giustifica preventivamente il prossimo genocidio ebraico contro i palestinesi prigionieri del lager.
Ma riprendiamo il discorso del Micalessin: dunque, il governo turco non ha cercato di rompere l’assedio della fame a Gaza per motivi umanitari e a difesa dei diritti umani sanciti dall’ONU, bensì per «regalare ad Erdogan l’indiscusso ruolo di Gran Vizir regionale» e soprattutto «strappare Hamas dall’abbraccio con Teheran»: qui la disinformazione rivela il suo scopo, in fondo ingenuo nella sua rozzezza: il tentativo di rappresentare una specie di rivalità tra Teheran e Ankara, che sarebbero sì «alleati», ma in concorrenza reale per il controllo dei «terroristi nel Mediterraneo» (e Micalessin non parla degli israeliani). Ma, dice il Micalessin neofascista per conto terzi, «il regime di Teheran, spregiudicato e spietato come nessun altro quando è in ballo il controllo del Medio Oriente, risponde alle mosse turche con un’iniziativa che rischia di trascinare la regione sull’orlo di una nuova guerra. Una guerra in cui l’Iran sarebbe – grazie agli alleati libanesi di Hezbollah – la vera potenza egemone».
La mossa spietata dell’Iran sarebbe l’annuncio di Ahmadinejad di voler partecipare alla prossima flottiglia della pace per rompere l’assedio a Gaza, magari con navi da guerra iraniane: asserzione di nessuna consistenza, visto che è difficile anche solo immaginare che Teheran possa inviare un gommone militare nel Mediteraneo, dove regna la Sesta Flotta USA e fa la guardia il picolo ma armatissimo padrone degli americani. Non c’è, e non ci sarà mai, una flotta militare iraniana nel Mediterraneo; tanto meno in competizione con Ankara, che controlla l’entrata, ossia il Bosforo. Questo è puro delirio, stile Nirenstein e Ferrara (o Frattini).
Ma è un delirio molto lucido, dietro al quale c’è una minaccia diretta ad Erdogan: la frase di Ahmadinejad è «un’iniziativa che rischia di trascinare la regione sull’orlo di una nuova guerra. Una guerra in cui l’Iran sarebbe – grazie agli alleati libanesi di Hezbollah – la vera potenza egemone. Una guerra in cui il governo di Erdogan dovrebbe invece far i conti con l’aperta avversione di molti generali ancora fedeli alla NATO e a una visione laica dello Stato».
Insomma, Micalessin recapita il messaggio di Netanyahu come un buon postino: Attento Erdogan, Israele è pronta alla guerra contro di te. E non è solo armata con 2-300 testate nucleari, non solo è protetta da Washington, ma ha anche il controllo dei tuoi generali, quei generali turchi che rifiuteranno l’obbedienza al governo, e che ti sostituiranno con il loro quinto colpo di Stato.
Anders Fogh Rasmussen
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«Carissimo Maurizio Blondet,
spero che tu segua attentamente cosa c’è dietro l’uccisione di monsignor Padovese... Il Vaticano sbrigativamente ha allontanato pista politica o religiosa. Ma era chiaro che non si trattava dell’azione del ‘solito’ folle. A Cipro il Papa, ancora una volta ha cercato di ‘fraternizzare’ con i musulmani. Risposta: per ben due volte è stato preso in giro. Prima hanno mandato un vecchietto a rappresentare il muftì. Prima di lasciare l’isola, il muftì è arrivato in ritardo, ‘puntualmente’ in ritardo per... evitare il Papa. Sveglia!!!
Tuo Patavinus»
Se Patavinus cerca di «svegliarmi» sull’ostilità islamica verso il Papa e i cattolici, la risposta è facile: il muftì ha fatto bene ad evitare di incontrare il Papa. Agli occhi dei musulmani, con il discorso di Ratisbona, Benedetto XVI si è schierato dalla parte di questo «Occidente» che condona ad Israele le violazioni dei principii morali che proprio l’Occidente non si stanca di proclamare per gli altri.
Perchè un muftì dovrebbe incontrare il Papa? Per sentirsi ricordare ancora una volta che «la fede non deve consentire nè condonare la violenza», come se fosse la macchia originale solo dell’Islam?
Lo dica ai religiosissimi giudei, che sguinzagliano in ogni parte del mondo i loro sicarii, e che non minacciano che guerre e coprono di sangue le navi mercantili ed affamano i palestinesi, riconoscibile strumento scatenato di Satana per qualunque vero credente.
Identificandosi con l’Occidente che assolve la strage dei pacifisti, si schiera con il violatore massimo dei diritti universali, il Pontefice – e la Chiesa – hanno perso ogni pretesa di superiorità morale nei riguardi di tutte le altre religioni, che in qualche modo il Papato di Woytila s’era guadagnato. Era una sorta di voce pontificale di «tutti i credenti», adesso non più, e non ha alcun diritto di fare la lezione di etica proprio alle vittime del sopruso e della violenza.
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