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USA: il collasso a fine estate?
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Ci sarebbero «segni di ripresa», dicono Obama, i politici, e i governanti europei (che devono dirlo) e i media, che sono i pappagalli del sistema. La ragione dell’ottimismo consiste in questo: che la caduta del commercio mondiale continua, ma sta rallentando (ci si contenta di poco, di questi tempi: del resto è già crollata del -25% in due mesi).

Il sito francese di previsione, Europe 2020,  nel suo rapporto del 15 aprile, dice il contrario: «La rottura del sistema monetario internazionale si conferma» (1).



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Collasso del commercio globale



Secondo gli anticipatori francesi, Washington dovrà ineluttabilmente cessare i pagamenti alla fine dell’estate.

Washington non può più mascherare la sua insolvenza: è facile capirlo se si vede che l’esplosione della spesa pubblica per sostenere Wall Street (+41%) si accompagna a una caduta verticale degli introiti tributari (meno 28%). In un solo mese (marzo 2009) il deficit federale si è alzato a 200 miliardi di dollari, ossia a quasi la metà del deficit dell’intero 2008, che era già enorme. E lo stesso nodo strangolatore (più spese, meno entrate tributarie) si ripete a livello di Stati – California in testa – di provincie (contee), di città. «Una spirale deficitaria che nessuno, a tanto meno Washington, controlla più».



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Evoluzione del deficit federale USA, secondo il Congresso



Naturalmente, FED e Tesoro emetteranno una quantità titanica di BOT, di titoli del debito pubblico, sperando come sempre che gli stranieri glieli comprino, così comprando il loro buco.

Per «stranieri», Washington intende principalmente la Cina. Pechino, calcolano i poteri forti americani, ha troppi dollari (1.400 miliardi) in riserve, per potersi permettere una caduta della moneta americana – il suo principale cliente. Continuerà a comprare i BOT USA, volente o nolente.

E’ la stessa logica che hanno adottato le banche USA, oggi in rovina: sono cresciute tanto per diventare «troppo grandi per essere lasciate fallire» (too big to fail). Oggi si scopre che sono troppo grandi per essere salvate dallo Stato. Ma gli USA sono troppo grossi perchè la Cina li lasci fallire; la Cina è prigioniera del dollaro.

Sarà. Ma, nota Europe 2020, un prigioniero architetta continuamente una sola cosa: come evadere di galera. Già oggi Pechino compra sempre meno Buoni del Tesoro USA, e si libera ogni mese di 50-100 miliardi dei suoi attivi in dollari comprando a man bassa con essi «beni reali». Metalli industriali e materie prime energetiche, spazi agricoli, aziende europee ed asiatiche. Fa shopping in una quarantina di Paesi, con tanto vigore da aver provocato un rincaro del 49%, ad esempio, per il rame (2). Sta mettendo in cassaforte rame come fosse oro, perchè punta al fatto che la ripresa cavalcherà l’ecologia e il risparmio energetico, e le auto ibride o elettriche richiedono rame. Ha prestato 25 miliardi di dollari a Mosca a febbraio, e adesso ne ha prestati altri 10 al Kazakhstan; con l’intesa di ricevere forniture energetiche per i prossimi 25 anni (3). Con l’Argentina (grano e petrolio) ha firmato un accordo per 14,5 miliardi di dollari USA, ma – ecco la novità – non in dollari USA, bensì «nelle rispettive divise». Un accordo Swap che significa questo: l’Argentina viene pagata in yuan, che potrà spendere in Cina.

E’ un sistema molto simile al baratto adottato dal Terzo Reich: permette ad entrambi i Paesi di evitare il dollaro (di pagare il signoraggio sul dollaro, e il pedaggio ai banchieri USA) come moneta di scambio reciproco, mentre rafforza la posizione dello yuan come moneta di scambio in America latina. Pechino ha fatto simili accordi swap con Indonesia, Corea del Sud, Malaisia, sta facendo prestiti del genere al Venezuela. Si aggiunga che Pechino compra materie prime a prezzi attuali, che – rame a parte – sono molto, ma molto convenienti, e che saliranno sicuramente; e che questi attivi solidi sono indipendenti dal destino degli USA.



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La Cina investe sempre meno in Buoni del Tesoro USA



Fatto sta che con questi metodi – comprando meno BOT americani e più merci dure – la Cina si libera ogni mese di 50-100 miliardi di dollari. Europe 2020 calcola che da dicembre 2008 all’autunno 2009, la Cina avrà rifiutato di comprare 500-1.000 miliardi di BOT americani e si sarà liberata di attivi in dollari per 600 altri miliardi. Ciò significa che in quella data, proprio alla fine dell’anno fiscale americano, l’azione cinese produrrà nel bisogno di finanziamento USA un buco di 1,1-1,6 mila miliardi di dollari.

A quel punto sarà la FED a comprare i Buoni del Tesoro USA stampando moneta e così svalutando di fatto il dollaro (lo sta già facendo, ed ha già provocato una svalutazione del 10%). Oppure Washington svaluterà di colpo il dollaro del 50%, una soluzione già usata da Roosevelt e Nixon, e più accettabile per la politica interna USA.

«Si aprirà allora il periodo in cui il ‘ciascuno per sè’ diverrà la regola del gioco mondiale»: fatto di cui si è avuto un prodromo già nel G-20, secondo Europe 2020. Lì, al di là della retorica sulla cooperazione globale, si è vista una frattura profonda: da una parte USA e Gran Bretagna (con Giappone al seguito) che tentano «disperatamente» di mantenere il loro controllo sul sistema finanziario mondiale, annacquando ogni riforma incisiva; e dall’altra il BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) che cercano di riequilibrare il sistema a proprio vantaggio, («ma senza riuscire e forse senza nemmeno volerlo fino in fondo») imporre le riforme necessarie al «mercato» finanziario.

Ma il giudizio più severo è sugli europei, «che si confermano incapaci di decidere tra le due sole opzioni rimaste: o affondare con USA e Gran Bretagna copiando le loro politiche, oppure rimettere radicalmente in causa il sistema monetario e finanziario attuale in unione coi cinesi, i russi, gli indiani e i brasiliani».

«Gli europei – ammonisce Europe 2020 – avranno una grave responsabilità se, nella esigua finestra temporale che resta (meno di sei mesi) non intraprenderanno alcuna azione decisiva per evitare la crisi lunga e tragica che durerà più di un decennio. Essi dispongono sia del know-how tecnico per sostenere una moneta internazionale fondata su un paniere delle principali divise, sia un metodo politico che consenta di gestire al meglio gli interessi strategici diversi di un insieme di Paesi come quelli la cui divisa sarebbe nel paniere». Siamo vittime, si aggiunge, «della pusillanimità dei dirigenti europei, scelti per la loro docilità verso Washington e verso i grandi operatori economico-finanziari». E’ una «neutralità molto pericolosa».

Se continua, la riunione del G-20 del settembre 2009 prevista a New York, non  potrà che constatare l’implosione degli USA, in miseria sociale (un americano su due si confessa a due mesi di paga dal fallimento), la violenza urbana e le stragi gratuite; e il fallimento del piano Obama. Lo «zoccolo finanziario globale» sparirà, e il mondo «si restringerà fortemente»; diversi attori geopolitici importanti perderanno in potenza ed influenza, come in ricchezza e tenore di vita.

Ciò avverrà però a velocità e gradi di profondità diverse. I Paesi che hanno puntato troppo sull’export (Cina e Giappone, Germania e varie regioni UE, fra cui l’Italia del Nord) non avranno altra scelta che volgersi ai loro mercati interni, oppure convertirsi velocemenmte alla logica dei blocchi regionali «a detrimento degli accordi multilaterali», insomma violando le «regole globali» dettate dall’OMC (WTO).

Per Europe 2020, la UE resta «meno sensibile ai fattori destrutturanti»; è meno dipendente dal «dollaro-debito» (a parte Londra), è policentrica, nel senso che gli Stati membri hanno mantenuto più poteri, per esempio, in confronto agli Stati americani, e dunque più margini di manovra. La Germania inoltre «farà di tutto per impedire che la UE e la zona euro cessino di diventare gli sbocchi privilegiati della sua industria nel momento in cui i mercati globali rimpiccioliscono».

Insomma, la disintegrazione della UE, benchè molto discussa, sembra agli analisti francesi meno probabile della disgregazione degli USA.

Come prepararsi alla fase di «dislocazione geopolitica»?

Nel suo rapporto del febbraio scorso, Europe 2020 giungeva a consigliare a chi abita in Paesi dove circolano molte armi da fuoco (indovinate quali) di installarsi in zone del mondo dove il porto d’armi è meno comune. Una interruzione di servizi pubblici potrà prodursi e potrà durare da qualche giorno a qualche settimana, per cui è bene appoggiarsi alle reti familiari e alle comunità di vicinato per superare l’emergenza.

Siccome la caduta del dollaro comporterà una sfiducia generalizzata verso tutte le monete create ex nihilo, si consigliava di detenere parte delle sostanze in metalli preziosi (argento, oro, platino) o altri beni non monetari facilmente scambiabili. E che siano beni fisici, non certificati; evitando di lasciarli in banca, perchè le banche sono proprio gli enti che possono trovarsi chiusi durante il collasso. Soprattutto le imprese devono conservare una parte importante di moneta fuori dalle banche, onde poter almeno pagare i salari e i fornitori in caso di chiusura bancaria. Per il resto, evitare come il fuoco «gli strumenti finanziari proposti dalle banche» e tenersi liquidi al massimo.

Questo a febbraio. Per aprile, le «raccomandazioni operative» riguardano i problemi del risparmio, delle pensioni e delle assicurazioni-vita, che soffriranno molto in una crisi decennale. In Paesi dove le pensioni sono private, a capitalizzazione (con fondi che investono in azione), si dovrà dire addio ad un rialzo dei titoli tale da garantire una pensione.

I risparmiatori saranno torchiati fino al sangue, per pagare i deficit pubblici crescenti. Specie in Cina e in Europpa, dove c’è ancora risparmio.

«I prodotti di risparmio classici (a lungo termine) sono dunque condannati a vedere il loro rendimento scendere allo 0% reale, e sono una trappola se l’inflazione riprende sotto il doppio impatto dei massicci piani di stimolazione e della crisi monetaria».

Non c’è alcun motivo oggi di preferire questi strumenti a un semplice conto corrente o alla mattonella. Dunque è imperativo «restare liquidi», in un ambiente «in cambiamento rapido e caotico».



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Tassi di risparmio e loro evoluzione in cinque Paesi (l’Italia dovrebbe trovarsi tra Germania e Francia)


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Emissioni di Buoni del Tesoro, previsioni 2009



Sgradevole? Lo è. «Ma nessuno ha mai detto che è facile traversare una crisi sistemica globale perdendoci il meno possibile».

Per quel che vale, giriamo la raccomandazione.




1) «Eté 2009: «La rupture du système monétaire international se confirme», comunicato pubblico Europe 2020, 14 aprile 2009.
2) Ambrose Evans-Pritchard, «A 'Copper Standard' for the world's currency system?» Telegraph, 16 aprile 2009.
3) By M K Bhadrakumar, «Cash-rich China courts the Caspian», Asia Times, 18 aprile 2009.


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