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Sfilacciati e incapaci
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Non sono solo le montagne di rumenta ad accumularsi a Napoli.
Altre montagne di lettere non consegnate cominciano a torreggiare alle Poste: 200 tonnellate ferme solo in Lombardia (le procure hanno «aperto uninchiesta»), ritardi di almeno 20 giorni, e non solo per i biglietti d’auguri, ma per bollette, fatture, pacchi, insomma con danni incalcolabili all’economia reale che già arranca.
E i danneggiati, per legge, non possono chiedere rimborso: perché le Poste sono «privatizzate» (fu Ciampi, Venerato Maestro, a farne una SpA) ma beninteso restano statali nel costume e mentalità. Le leggi sono fatte a loro favore, non dell’utenza.
Gli uffici accusano il gelo sulle strade, lo sciopero dei Tir e l’emergenza-Natale (Natale, imprevista emergenza).

Secondo le associazioni consumatori, invece, le Poste pseudo-privatizzate hanno abbandonato il recapito, appaltandolo ad agenzie a contratto, e si occupano d’altro: finanza, vendita di assicurazioni e di libri di cucina, carte SIM.
Qualcuno alla Bocconi deve aver detto ai neo-manager che l’ufficio postale è un potenziale punto-vendita, che dalle vendite si può ricavare più profitto che dal «core business» (recapitare), e loro si sono buttati: esternalizzazione dei servizi (ossia il compito istituzionale di cui sono responsabili), «outsourcing», assunzioni a tempo indeterminato e paghe da fame… una scimmiottatura delle ricette del «privato estremo» Made in USA, la globalizzazione de’ noantri.
Qui non si tratta di corruzione e camorra, come a Napoli.
Ma la monnezza non raccolta e le fatture non spedite rivelano qualcosa di peggio per la società intera: l’incapacità crescente di organizzare servizi e gestire grandi organizzazioni.
E’ una falla aperta.

Trenitalia, pseudo-privatizzata, taglia o accorcia treni di pendolari già affollatissimi, inseguendo il sogno della «fascia alta di mercato»: in un settore dove il mercato non c’è perché, esattamente come le Poste, la pseudo-SpA  è monopolista e non può fallire, sicchè le sue perdite sono ripianate dai contribuenti, azionisti involontari.
Di Alitalia abbiamo detto tutto.
Di Sanità meglio non parlare.
La Giustizia continua a non fornire il servizio se non con ritardi epocali.
Telecom non porta l’ADSL se non nelle città.
Le Università?
Una ricerca Confartigianato ha dimostrato che ben il 50% delle piccole imprese italiane fanno ricerca e sviluppo di prodotti e di processi: ma solo il 3% si è servita della collaborazione di università.
Le altre fanno tutto all’interno, con il loro personale inserito nella produzione reale.
Inutilità completa delle istituzioni.
 Centra la Casta, naturalmente.
E’ lei che piazza ai livelli alti politici trombati e clienti anziché competenti, fino al punto che gli apparati tecnici che servono a governare sono diventati inservibili.
Il settore pubblico pseudo-privatizzato e infarcito di «manager», di consigli d’amministrazione e amministratori delegati a sciommiottare la modernità efficientista, non recapita alcun servizio - se non a se stesso.
I servizi pubblici tendono a somigliare a buchi neri astronomici: quei corpi pesantissimi che divorano per attrazione la materia cosmica circostante senza restituire nulla, nemmeno un barlume di luce.
Fuori di metafora, succhiano soldi dei contribuenti come turbine, e restituiscono meno servizi possibile, con tendenza allo zero.

Non è solo fancazzismo.
Si sono perdute competenze operative (il famoso know-how, come dicono in Bocconi) maturate addirittura in secoli, come per le Poste e i treni.
Si è perduta una «cultura aziendale» (dicono alla Bocconi), ossia il modesto orgoglio di recapitare in orario, di  arrivare in stazione in orario.
Cose che si facevano bene o benino da decenni, sono ora aleatorie.
Si insegue non si sa quale «mercato», «innovazione» e «profitto», e intanto le organizzazioni si disorganizzano, avendo perduto di vista il loro compito istituzionale: servire la società perché possa vivere.
L’incapacità gestionale crescente toglie ogni capacità di governo anche alla cosiddetta «politica»:i burattini frenetici della Casta, anche quando sottraggono un minuto alle loro manovre da teatrino e danno disposizioni di governo (di solito «approvano una legge»), non ottengono alcun effetto. Perché mancano, o sono incompetenti e disorganizzati, gli apparati tecnici che dovrebbero applicare la disposizione e la «legge».
La spazzatura non viene raccolta.
Le fatture non sono recapitate.
I treni non arrivano.
La rete i0nternet è miserevole.

Cè un termine che dipinge questa incapacità crescente di gestire ordinatamente grandi organizzazioni: barbarie.
Quando cadde Roma, caddero in rovina gli acquedotti e le splendide strade, le fogne e le terme si occlusero, cessò il trasporto di alimentari: i re barbari che occuparono Roma non erano capaci di mantenerli, e non ne sentivano il bisogno.
La loro capacità organizzativa era tribale e sommaria.
Il risultato fu un arretramento atroce del livello di vita, la malnutrizione, il banditismo, l’insicurezza e la riduzione dell’economia ad isole fortificate.
Abbiamo avuto un esempio più recente.
La Russia, nonostante il latifondo e la servitù della gleba, non conobbe la fame se non quando a prendere il potere fu il regime più «scientifico», marxista-leninista: che si dimostrò capacissimo di organizzare la repressione e il terrore, ma non di far crescere il grano né di recapitarlo nelle città. L’avanguardia del proletariato non aveva studiato la gestione delle grandi organizzazioni, e credette di poterne fare a meno col «volontarismo»: ossia mandando volonterosi carnefici a fare requisizioni forzate, a fucilare contadini («evasori fiscali»), insomma convinta che il terrore fosse uno strumento di gestione.
Non lo è.
La vita sovietica è stata più misera e carente che durante il latifondo, piagata da inefficienze colossali che, alla fine, ne hanno provocato il crollo.
Lo stesso sta accadendo da noi.

Servizi che davamo per scontati smettono di servire.
Per far arrivare una fattura, bisogna rivolgersi ad agenzie di recapito private, le università non servono né a studenti né a ricercatori né ad aziende, le quali si devono fare la ricerca in casa.
Se si vuole un esame clinico, si deve pagare.
Raddoppio dei costi.
Difficoltà crescenti per la società.
Ciò avviene in qualche misura dovunque.
Anche in USA, e basta ricordare cosa era l’esercito americano che occupò l’Italia, e confrontarlo con quello che occupa oggi l’Iraq.
La vittoria americana contro l’Asse fu quella di una grande organizzazione e gestione complessa, non certo delle qualità militari: produzione industriale inesauribile ed efficiente, logistica colossale e ben oliata, rifornimenti abbondanti, gestione della società civile occupata.
Oggi, non più.
Non ci sono più le competenze, il metodo, lo studio dei processi tecnici e loro razionalizzazione,
le competenze ben allocate (l’uomo giusto al posto giusto), la standardizzazione.
Tutto questo – cioè la civiltà materiale occidentale - si sta sfilacciando, sta tarlandosi e crollando come gli antichi acquedotti di Roma.
E senza nemmeno capire che questo ci porta all’arretramento storico, alla incivilizzazione.

Cè da chiedersi (domanda tabù) se questo non sia lesito finale della «democrazia» di massa. L’uomo-massa elegge rappresentanti-massa, suoi simili, come Mastella, Visco o Berlusconi.
Gente che nemmeno sospetta che la civiltà ha bisogno di manutenzione e di tecnici.
Gente che ha allegramente scaricato le sue responsabilità ad entità sovrannazionali o ad agenzie a contratto.
Oscurando così a se stessa il suo scopo istituzionale.
Se il Paese fosse ancora sovrano, ossia conscio che spetta alla nazione badare a se stessa ed avanzare nel mondo perché nessun altro lo farà al suo posto, non eleggerebbe un Mastella o un Berlusconi.
Ma siccome abbiamo demandato le responsabilità monetarie alla BCE, la difesa alla NATO, e quasi tutto il resto alla UE e alle sue burocrazie opache, possiamo permetterci un Mastella: tanto, non c’è nulla di serio da fare.
Errore.
Gravissimo errore.
Ma inevitabile se è egemone l’uomo massa.
Il carattere tipico dell’uomo-massa è di fruire dei benefici della civiltà - di poste e treni, di sanità e magistratura e diritto - come fossero prodotti «naturali».
Invece sono prodotti artificiali, bisognosi di manutenzione, competenza e responsabilità.
L’uomo-massa vive nella «cultura» come fosse «natura».
Come se il sistema giudiziario o le telecomunicazioni nascessero sugli alberi della foresta primigenia, e bastasse coglierli, e non dovessero mancare mai.
Invece cominciano a mancare, e noi arretriamo.

Questa settimana a RAI3, la rassegna-stampa mattutina è affidata ad un tizio del Manifesto.
Ciò che colpisce in lui sono le idee arcaiche, da paleo-sinistra, che esibisce con orgoglio e approvato da buona parte degli ascoltatori.
Essenzialmente, il tizio tende motivare i malfunzionamenti come l’azione di qualche nemico di classe, nella sua ultima incarnazione: l’evasore fiscale.
Ci sono dei sabotatori, ecco perché Prodi non ha potuto darci il paradiso in terra.
Anche a Mosca, negli anni ‘30, si pensava così.
Persino il Partito veniva continuamente epurato da sabotatori, quinte colonne, spie: non ci si  spiegava altrimenti come mai, nonostante la teoria fosse scientificamente infallibile, i raccolti andassero a male.
Non si poteva ammettere che a non funzionare era il sistema e la sua organizzazione, sicchè si dava colpa a singoli  (1).
Oggi, a parte ogni altra considerazione, quelle che il tizio del Manifesto esprime sono idee inservibili per la crisi che avanza, nella sua dirompente novità e complicatezza.
Questo passatismo culturale è un segno inequivocabile di barbarie.
Le civiltà sono cresciute affrontando problemi nuovi con pensieri nuovi, non con vecchie ricette.
Né si può sperare nell’Europa, ovvio.

L’Europa ha imposto alla Francia di consegnare un bambino adottivo ad una lesbica, delitto di «discriminazione sessuale» (2).
Ogni moralismo a parte, è forse questa la priorità?
I «diritti» delle lesbiche, prima di quelli degli operai a un salario decente?
E’ la «omofobia» che ci rovina, o non la gestione fallimentare dell’organizzazione generale, in mano ad irresponsabili incompetenti?

Note1) Allo stesso modo pensano i procuratori moralizzatori: moltiplicano le intercettazioni per spiare e scoprire corrotti. Ma poi si sentono rispondere che «così fan tutti». E infatti i corrotti sono corrotti dal sistema organizzativo del potere, instaurato dalla Casta. E’ l’organizzazione che bisogna cambiare.

2) «No a lesbica, UE condanna Francia - Alla donna era stata negata unadozione» (ANSA) Bruxelles, 22 gennaio La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato la Francia per aver negato l’adozione ad una donna omosessuale. La Corte, con dieci voti contro sette, ha ritenuto che Parigi abbia violato l’articolo 14 - divieto di discriminazione - nonchè l’articolo che riguarda il diritto al rispetto della vita privata e familiare - della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Alla donna, insegnante di scuola materna, sono stati riconosciuti 10.000 euro per danni morali e 14.528 euro per le spese.