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Eurocopter Trichet
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Anzitutto, la successione degli eventi. Giovedì, a Lisbona, il governatore della Banca Centrale Europea Trichet afferma: la possibilità che la BCE acquisti titoli di debito pubblico non è stata discussa. I «mercati», che si aspettavano un’altra risposta, puniscono duramente i titoli pubblici, aggravando la crisi.

Venerdi, 47 (diconsi quarantasette) capi di gruppi bancari europei implorano la BCE (cioè Trichet) di trasformarsi in «acquirente d’ultima istanza» dei titoli pubblici della zona euro, di cui le banche stesse sono strapiene. Già «i mercati interbancari sono in tensione»: il che significa che le banche non si prestano più denaro l’un l’altra – come accadde all’indomani del fallimento Lehman – perchè si credono l’un l’altra strapiene di titoli di Stati prossimi alla bancarotta. E il congelamento del prestito interbancario colpisce anche le banche che non sono esposte al rischio greco. La crisi sistemica è così, non lascia indenne nessuno.

I «mercati» non attaccano più solo Grecia, Spagna e Portogallo; ora guardano all’Italia, che ha il terzo debito pubblico del mondo dopo USA e Giappone. La forbice fra i tassi richiesti dai «mercati» per comprare titoli italiani  rispetto ai titoli tedeschi è più ampia dell’1%. Un aggravio dell’1% sugli interessi che dobbiamo ai detentori di BOT e BPT equivalgono in un anno, per le casse pubbliche italiane, a 16 miliardi di spesa pubblica in più. Per questo motivo Tremonti è stato fra i primi promotori del piano di salvataggio alla Grecia, contro la Merkel, e il primo a impegnare per la Grecia oltre 5 miliardi: data la situazione, meglio spendere 5 miliardi oggi che 16 domani.

Ma il piano di aiuti bilaterali ad Atene (il solo accettato dalla Merkel) sta fallendo. Sarkozy dichiara la «mobilitazione generale». Berlusconi, «lo stato di emergenza». Obama telefona alla Merkel e le dice: non vorremmo che «la ripresa americana (quale?) sia bloccata da una nuova tempesta finanziaria».

Sabato, Trichet (come spiffera subito Berlusconi) accetta che la BCE acquisti direttamente i titoli del debito sovrano, qualunque sia il loro rating. Ciò è vietato dalle normative europee, ma «tenuto conto delle circostanze eccezionali», eccetera, eccetera. Formalmente, la decisione sarà presa dalla Commissione. Ma a dire come stanno le cose, basta questo fatto: i 27 ministri delle Finanze europee si sono convocati per domenica 9 maggio, con l’obbligo di prendere la decisione prima dell’apertura dei mercati il lunedì mattina.

Mancano ancora i particolari sul modo e il metodo con cui la BCE si farà acquirente diretta dei titoli pubblici. Secondo il Financial Times, Trichet si preparerebbe a creare 600 miliardi di euro per un prestito di un anno all’1% ad almeno un migliaio di banche bisognose. Ed è questo il primo problema: aiuti alle banche, non agli Stati. Come sempre. Prenderanno a prestito all’1% e daranno  alla Grecia al 5%. Ma bisogna capirle: alcune di esse hanno nei loro libri contabili, al suo valore di carico, il debito dell’Islanda, il cui valore di mercato è zero.

In qualunque fraseggio sarà descritto l’evento, si tratta di «quantitative easing», ossia di stampaggio di moneta, di imitare Helicopter Bernanke: Trichet diventa Eurocopter e sparge denaro creato dal nulla sul sistema bancario europeo. E’ una svolta epocale per la BCE, e il libro delle regole europee è stato gettato nel WC. Ma «tenuto conto delle circostanze eccezionali», eccetera, eccetera.

Il risultato è l’inflazione. Che colpisce i creditori, i detentori di debito pubblico (colpisce gli speculatori, ma anche i risparmiatori) ed anche i pensionati. I lettori mi troveranno a frugare nei cassonetti. Pazienza, se questo servisse a far tornare l’Europa alla crescita, il solo modo per stare tutti un po’ meglio. Ma ci riuscirà?

Il fatto che la BCE si sia piegata a questa manovra disperata e contraria alle «regole» dice che il piano accettato l’altro ieri dalla Merkel – aiuti bilaterali alla Grecia, ad un tasso comunque punitivo – era fallito in poche ore: i «mercati» sono scatenati, sentono il sangue. Un lavoratore indiano costa l’80% in meno di un lavoratore italiano o francese, per non parlare del lavoratore cinese: la ripresa alimentata dal denaro di Eurocopter potrebbe finire in Cina e in India. Lasciando noi europei, qui, a pagare il conto.

E’ il sistema che va «chiuso» con la protezione doganale. Ma d’altra parte, non c’era scelta, e quella della BCE (e di Tremonti) è la decisione «giusta». Giusta, cioè, se non si vuole o non si può mettere in discussione il sistema della globalizzazione. Si trattava di affrontare d’urgenza il rischio di una «crisi sistemica», e la libera circolazione dei capitali, enormemente accaparrati dalla finanza nell’ultimo decennio rubando al lavoro, è  appunto il risultato prevedibile della globalizzazione.

La creazione di moneta dal nulla, abbandonata alle banche dagli Stati, ha contribuito a questa conseguenza. Ma ormai non ci si può fermare: l’alternativa, il ripudio del debito e l’uscita dall’euro, in un regime democratico, richiederebbe discussioni legislative pubbliche e lunghe esitazioni: con conseguente emorragia di capitali verso l’estero, e di fuga dal debito pubblico.

Ormai la UE sta navigando su un una rotta inedita, e sconosciuta: «L’acqua ch’io prendo giammai non si corse», come scrisse Dante.

Bisognerà vedere se il prezzo per questo salvataggio estremo dell’eurozona sarà meno duro del prezzo che avremmo pagato per lasciar fallire la Grecia, e ripudiare il nostro debito.

E’ probabile di no. Perchè, per convincere la Germania a fare della BCE il prestatore d’ultima istanza, di sicuro sono state date alla Merkel delle contropartite: e siccome la Merkel vuole combattere il vizio e diffondere la virtù, queste contropartite sono un ritorno forzato di tutti i Paesi più deboli al limite del patto di stabilità in tempi brevissimi. Aspettiamoci una campagna dei media in tutta Europa per consigliarci «il rigore», e spiegarci che «bisogna tirare la cinghia per salvare l’euro».

Salvare l’euro. La Grecia non deve fallire; l’uomo malato non deve morire, perchè è vietato dalle normative vigenti in Europa, e disturba il vicinato. «Rigore», «Sacrifici» dunque, fino al rigor mortis.

Il fatto è che il rigore imposto dalla Germania strangolerà ogni possibile «ripresa» dell’economia, riducendo il potere d’acquisto, consumi, risparmi e  posti di lavoro. Il rischio immanente è l’inflazione senza crescita, unita all’austerità senza prospettive. Ma non si poteva far altro.

Fra le misure promesse alla Germania, è possibile che ci sia quella che la Merkel ha ventilato fin dai primi giorni della crisi greca: togliere ai Paesi con eccessivo debito pubblico e finanze allegre, il diritto di voto nei consessi europei.

Benissimo: ben presto, il solo Paese ad avere il diritto di voto nella UE sarà la Germania. La democratica Merkel avrà così ottenuto il risultato che mancò ad Adolf Hitler: la dittatura tedesca sull’Europa. Strano, il giro che ha preso la democrazia.



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