Sotto la tirannia dei Katzoni. Da Befera alla Merkel
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Spero che nessuno dei miei lettori abbia ceduta alla curiosità di farsi l’autodiagnosi fiscale scaricando il «Redditest», ultima pensata del satrapo Attilio Befera e dei suoi pagatissimi Katzoni. Ha un bel dire l’Agenzia che «i dati inseriti rimangono noti solo al contribuente e non ne rimane alcuna traccia sul web». Scaricando il software, si comunica all’Agenzia il proprio IP, da cui si risale facilmente a voi. E per i Katzoni al potere, questo solo fatto è motivo di sospetto: come mai questo ha cercato di vedere se il suo reddito dichiarato è «coerente» o «incoerente» con le spese? Ha qualcosa da nascondere... Evasore fiscale! Andiamo a terrorizzarlo!

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Perché questo, e solo questo, è l’intento del Redditest, salutato con entusiasmo dai media (pagati dalle nostre tasse anche se non vendono) : persecutorio e terroristico. Amici che hanno provato a compilarlo, e un noto commercialista, sono concordi a pronunciare la sua infinita stupidità. l’Agenzia vuol sapere troppo, troppe cose, troppe voci, che possono ingolfare tutto il sistema. Vuol sapere «le spese sostenute nell’anno, suddivise in 7 categorie: abitazione, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, tempo libero e cura della persona, altre spese significative, investimenti immobiliari e mobiliari». Più: quanto avete speso in videogiochi online? E per gli studi dei figli? E per la pay-Tv? E i cavalli, barche a vela? E il Bunga-Bunga, quante volte nell’anno passato? Avete la ricevuta?

Come dice il commercialista, l’Agenzia ha mezzi più semplici per controllare la congruità tra quanto spendete e quanto dichiarate di reddito, semplicemente incrociando i dati che ha già. Che sono una mole immensa, dalla banca dati alimentata da tutti coloro che hanno una partita IVA, obbligati a registrare gli acquisti di clienti sopra i 3.600 euro, e a fatturarli; alla pletora di comunicazioni che chiunque esista ed imprenda deve fare obbligatoriamente al Katz-Bureau, e il cui numero Befera non fa altro che allargare, facendosi fare leggine apposite dai «nostri rappresentanti»; e come non bastasse, si aggiunga l’oceano dei «movimenti bancari» di tutti i conti correnti, tutti proprio tutti, che già l’Agenzia ha ingoiato nella sua banca dati, in attesa di usarli contro di noi (il garante della privacy deve ancora dare l’assenso). Sono miliardi, trilioni di dati: sotto cui la burocrazia tributaria, per quanto pletorica, affonda.

È la «sindrome Stasi», tipica dei più ridicoli e feroci regimi dittatoriali in fase terminale. La Stasi era la famigerata Polizia segreta della Germania Est: voleva sapere tutto di tutti i sudditi, aveva un’efficienza teutonica, creava dossier su cittadini sospetti basandosi sulle delazioni, spontanee o estorte, di altri cittadini. Alla fine, ebbe catalogate negli archivi le vite di oltre 2 milioni di cittadini, su una popolazione totale di 6. A parte i lattanti e i lungodegenti, ogni cittadino era spiato da un altro. E chi spiava le spie? Ecco il dilemma della Stasi: voler sapere tutto significa non sapere nulla, accecarsi a forza di accumulare dati insignificanti. Chi ricorda il bellissimo, agghiacciante film «Le vite degli altri», capisce a cosa serviva alla fine tutto il potere intrusivo, extralegale e illimitato della Stasi : a tormentare una bella donna concupita da un burocrate del Partito (tutti i regimi dispotici, in fase terminale, finiscono in Bunga-Bunga).

Ma appunto qui il Befera-Katzismo ricorre al ben noto escamotage della dirigenza pubblica parassitaria: siamo incapaci di accertare i redditi dove vengono prodotti? Allora facciamo fare il nostro lavoro al contribuente vittima: sia lui l’accertatore e l’esattore di se stesso. A scanso di «accertamenti» punitivi, sia ridotto a tenere tutte le prove delle sue spese, che noi – Fisco – abbiamo già, ma non siamo capaci di consultare, spulciare né incrociare in modo significativo.

Qui sotto la tabella di 24 Ore su quel che può chiedervi la Befera-crazia:


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Conservate tutto: dalle ricevute dei pedaggi autostradali ai conti in pizzeria, e persino gli «estratti conto bancari, postali o di carta di credito» (che il Fisco ha già), per quattro anni. Tutto, minuziosamente tutto.

È chiaro che questo non serve a niente. Se non ad uno scopo: farvi sentire continuamente in possibile fallo, sotto l’occhio sospettoso e insonne del Grande Katzone, mettervi angoscia e paura dell’onnipotenza persecutoria del Katz-Bureau, il quale può bloccarvi il conto corrente e sequestrarvi casa ed auto, senza nemmeno preavvertirvi, può accusarvi con imprecisioni e grossolani errori, e spetta a voi provare la vostra innocenza, non a lui dimostrare il vostro delitto. Evasori! «È guerra!», ha detto Befera.

E questo è solo l’antipasto. Befera ha già annunciato un vero e proprio redditometro-spesometro, su cui giudicherà le vostre congruenze, in cui terrà conto di «100 voci di spesa che colgono i diversi aspetti della vita quotidiana - compresi gli incrementi patrimoniali effettuati al netto dei disinvestimenti»; più la «spesa media ISTAT che fotografa le spese medie di tipo corrente (alimentari, abbigliamento, calzature, etc.) sostenute da ogni tipologia di famiglia che vive in una determinata area geografica. In tal modo», ha detto Befera, «viene ulteriormente valorizzato il patrimonio informativo già a disposizione dellAgenzia». La sindrome Stasi. L’enormità delle informazioni che diventa Buco Nero informativo.

Esempio. Dovrete dire se avete una cassetta di sicurezza in banca, ma non solo: quante volte siete andati ad aprire la vostra cassetta di sicurezza? Perché il Katz-Fisco sospetta d’ufficio che prelevate dei contanti, con cui pagate in nero le vostre spese. L’idea che uno possa andare spesso a far aprire la sua cassetta di sicurezza perché ci tiene i gioielli della moglie, che la signora indossa in varie occasioni nell’anno, e poi ve li riporta al sicuro, non è prevista dalle «100 Voci». Per il Grande Katz, tutto ciò che voi fate è per principio malevolo, ha l’intento di nascondergli le vostre occulte, illecite ricchezze.

Quante volte apri la cassetta di sicurezza? A questa domanda, un cittadino libero dovrebbe rispondere: e lei, Befera, si merita i 600 mila e passa euro che le pago come contribuente? Secondo me no, lei è un incapace troppo pagato, mosso da gratuita malevolenza, e s’inventa cose malvagiamente inutili per farsi applaudire da Monti e dai media servili – entrambi i quali da me pagati.

Ma non si può. Non perché Befera sia intelligente; è che a Befera è stata data la forza pubblica, e a te no. In questa fase terminale, l’intelligenza ha chiaro che cosa va fatto; ma non è questione d’intelligenza (che non ha potere), è questione di forza bruta. Guardate la Fornero, come ha fatto la riforma del lavoro, e come ha lasciato col sedere a terra centinaia di migliaia di gente senza pensione. È una subnormale. Ma lei ha la forza, e voi no.

La Merkel e la Grecia

Dodici ore di negoziati dei ministri delle Finanze europidi non sono bastate: non si son messi d’accordo su come deve cacciar fuori i 31 e passa miliardi di euro alla Grecia. La cifra, che i media passano per «un altro aiuto alla Grecia», serve a consentire ad Atene la finzione di «rollare» (roll-over) per un altro paio d’anni il suo debito, i cui creditori sono la BCE, il fondo EFSF, ossia – in gran parte la Germania, il socio forte del katz-euro, più il FMI. Questa finzione conviene alla Germania, che sarebbe quella che ci perde di più da un default della Grecia – che ha già cancellato il debito coi privati – anche su questi creditori pubblici. Però, la Germania – insieme a Olanda e Finlandia e Austria, i suoi satelliti – non vuole cacciare i quattrini. L’Italia di Monti, che Monti ha reso prospera, verserebbe 6 miliardi, ma ha già detto sì; sempre pronti a salvare l’euro – ma la Merkel e i satelliti hanno detto no. «Non possiamo spiegarlo ai nostri contribuenti», ha detto la ministra austriaca delle Finanze.

Da una parte, ha ragione: in Grecia sono già evaporati centinaia di miliardi di tutti i contribuenti europei. Senza alcun raddrizzamento: sotto le cure di austerità volute dalla Merkel, il PIL greco è crollato di un altro 7%, la disoccupazione sta salendo al 30%, e il debito pubblico – che le cure dovevano far diminuire – è prevedibilmente aumentato : ora è al 170%, e il FMI – patetico – vuole che la Grecia lo riporti al 120% entro il 2020: Atene vorrebbe una proroga, fino al 2022. L’uno e l’altro termine, ovviamente, sono ugualmente irreali. Ma si va avanti a forza di finzioni. Una dittatura globale dei Katzoni.

Cercano tutti di «far diminuire il debito alla Grecia attraverso l’incremento del debito», come motteggia il sito americano Zero Hedge. La Germania non vuol pagare, ma così avvicina il crollo del sistema, della BCE e della sue banche. Secondo una tesi, aveva un disegno machiavellico: fare i modo che Atene gettasse la spugna ed uscisse dall’euro; insomma spaccare l’euro senza che si potesse dar la colpa a Berlino. Atene resta aggrappata all’eurozona, da cui riceve questa inutile pioggia di miliardi sprecati – e allora Berlino è nei guai. Ma che fa? Vuole e non vuole.

Non vuol pagare, ma non vuol perdere. Vuole o no il default greco? È possibile che per la Merkel – e i suoi industriali – la zona euro sia ormai un incomodo: qualche giorno fa, mentre Monti andava col cappello in mano in Kuweit, la cancelliera andava a Mosca con 8 ministri e un Airbus stracolmo di industriali, che appena atterrati si sono precipitati a firmare contratti coi russi. Per dirne uno solo (il più grosso): il capo della Siemens ha strappato un contratto per la fornitura di 695 locomotori elettrici a Putin. Seicentonovantacinque, per 2,3 miliardi di euro. Figurarsi che cosa gliene frega, dell’Europa. Con l’euro forte e strangolante, Berlino ci tiene già in pugno; ora può dedicarsi da solo ai propri affari extra-comunitari. Monti avrebbe dovuto salire su quell’aereo, invece che andare dall’emiro; dopotutto, ha ben servito la Merkel – non fa altro – e uno strapuntino lo poteva implorare. Katzoni al potere...

Fatto sta che se la Merkel ha tentato il machiavello (spaccare l’euro dando la colpa ai greci) e non le è riuscito. Ma vuole davvero? Spaccare l’euro significa per la Germania vedere la sua moneta rivalutarsi di troppo, e le sue esportazioni stroncarsi. Quindi guadagna tempo, non caccia i quattrini ma non vuole le conseguenze, si paralizza; ma con ciò avvicina il default «disordinato» greco, e l’implosione catastrofica dell’eurozona.

Alla Grecia sono stati già dati 240 miliardi – o meglio alle banche creditrici – senza alcuna speranza di raddrizzamento. Né per le banche, sempre più sott’acqua, né per la Grecia, che l’ideologia Katzona ha trasformato nella Gaza dell’Europa: torme di affamati sulle macerie sociali, senza diritti e senza voce, e continuamente bombardati dai figli della Troika: «Riducete il debito! Rientrate! Niente soldi!».

Dal che si vede che la tirannia dei Katzoni è altrettanto crudele della dittatura dei malvagi. Perché i malvagi ogni tanto si riposano, diceva Longanesi.

Adesso, dopo le centinaia di miliardi dilapidati in salvataggi bancari, la UE-Katzona è diventata molto «choosy» (per dirla con la nostra Katzon-ministra) quando si tratta di sborsare le briciole per finanziare i bisogni sociali più elementari. I ministri europei non vogliono tirare fuori il portafoglio per i 650 milioni per le zone terremotate italiane. E hanno cancellato – definitivamente – il programma europeo di «aiuti ai più sfavoriti», che ammontava a 500 milioni l’anno

Negli stessi giorni (nota l’economista Paul Jorion) Francia e Belgio hanno sborsato 5,5 miliardi di euro, 10 volte di più, per l’ennesimo salvataggio del mega-gruppo Dexia. E mica è stato facile. I due Stati si sono tolti il pane di bocca (l’hanno tolto ai cittadini-contribuenti), per questo. Ed hanno pragmaticamente ragione: il Belgio ha sborsato quasi 3 miliardi, ma se Dexia fallisce, lo Stato belga dovrà far scattare le garanzie per i depositanti, e sborsare 54 miliardi – un aggravio del 15% in più sul debito pubblico, già a livelli «italiani».

Hanno ragione, ma è la ragione dei Katzoni al potere. Loro vedono il rischio sistemico del fallimento di una grande banca; ma non guardano al rischio sistemico meno evidente, che comporta la cessazione delle classi di recupero, dell’assegno agli handicappati gravi, della distribuzione alimentare ai lattanti di famiglie povere; ciò che ridurrà nel tempo il livello di istruzione e la durata di vita, come sta già accadendo in Grecia – appunto, riducendo tutte le società periferiche della zona euro a una grande Gaza. Gli pare un prezzo che si può pagare, pur di sventare il default finanziario. Andranno avanti fino a ridurci tutti a razzolare nella spazzatura, a fare di noi degli assediati di Gaza, se non li fermiamo, se non rovesciamo la loro tirannia. Mica perché i Katzoni sono cattivi; perché credono alle loro idee, teorie e «cure». Pensano di far bene. E non vedono altra via che questa: mica per niente sono Katzoni.

Ma c’è una via di uscita? Paul Jorion, sulla scorta del saggio di Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff (sono due di Harvard) «This time is different» (Questa volta è diverso) propone il ripudio sovrano del debito, un fatto che – come dimostrano Reinhart e Rogoff – è accaduto spessissimo nella storia. Anzi, la proposta di Jorion è questa: al punto in cui siamo arrivati, la sola via d’uscita è «un default simultaneo di tutti i Paesi della zona euro, accompagnato da una mutualizzazione simultanea ed istantanea dei loro debiti» (Le choix du défaut).

D’accordo, è un rimedio da cavallo, dice l’economista. «Ma si preferisce assistere a un default forzato dopo l’altro, che è la discesa su cui siamo avviati?». Spagna e Portogallo e Italia sono già su questa china ineluttabile; ed ora anche la Francia ha visto il suo rating degradato, e il mondo finanziario anglo-americano (il Katzone Supremo dell’Universo) comincia a dire che la Francia farà la fine dell’Italia perché non è abbastanza liberista... e si sa che il Supremo Katz ha il potere di far avverare le sue profezie. Dopo la cura da cavallo, «almeno avremo recuperato la capacità di fare le nostre scelte di società», fra cui soccorrere i terremotati e gli sfavoriti, ridar fiato alle nostre industrie, all’economia reale, al lavoro.

La Katzocrazia in Italia

Pensiamoci: perché ci hanno dato il governo dei tecnici? Perché continuassimo ad onorare il nostro debito, pagando 80-90 miliardi annui di interessi, onde garantire la stabilità del sistema finanziario mondiale. E i tecnici applicano con zelo le cure raccomandate, austerità e tassazione. Ovviamente, sono controproducenti, producendo risultati contrari a quelli sperati . Ma l’Italia affidata ai tecnici non fa default sul debito pubblico, e tanto basta.

Davvero? Non fa default sul debito pubblico ufficiale, quello rappresentato dai BOT e BTP; ma per questo, sta ripudiando alla grande il debito che ha verso i creditori nazionali, i suoi cittadini. Cioè noi. I 300 mila (0 500 mila?) «esodati», che credevano di poter accettare il licenziamento fidando nella pensione, ed ora si trovano senza uno nè l’altra sono le vittime del default interno, operato dalla Fornero: i nostri diritti acquisiti, che erano doveri loro, i tecnici li hanno ripudiati (i loro no). Le lavoratrici in pericolo di licenziamento o di riduzioni del personale che scoprono, a 60 anni, che non avranno la pensione fino ai 67 e nel frattempo devono arrangiarsi (come?), sono le vittime del default che i tecnici impongono ai cittadini. Gli ammalati di SLA, e i ciechi e invalidi gravissimi che non ricevono più l’assegno di accompagnamento, soffrono del default pubblico deciso dal governo Monti. Lo Stato, la Regione, il Comune che non pagano i loro debiti agli imprenditori privati loro fornitori, e li fanno fallire, sono un caso patente di «ripudio sovrano». E se questi stessi imprenditori si tirano un colpo in testa, perché simultaneamente Befera li perseguita come evasori – esigendo di prelevare le tasse da un reddito che non è mai arrivato – è il default della Stato contro i propri cittadini, quello che li porta alla disperazione. È la tipica, stupida brutalità Katzona.

Quei cittadini che, avendo lavorato sotto due regimi previdenziali diversi, e che si vedono chiedere per il «ricongiungimento» da 300 a 700 mila euro, altrimenti niente pensioni e decenni di contributi serviti a niente, beh: stanno provando sulla loro pelle il ripudio sovrano del debito.

Pensateci, quando la stampa Katzona, i Katzo-economisti e i politici del Katzon cercano di farvi paura ripetendovi nei talk show: «Uscire dall’euro? Sarebbe una catastrofe! Ripudiare il debito sovrano? Gli altri europei prenderebbero misure punitive contro di noi, ci rovinerebbero!». Noi siamo già rovinati. La catastrofe, per noi, è già arrivata. Già soffriamo le misure punitive. Già subiamo le conseguenze del default sovrano: quello domestico è già in corso, e alla lunga, è peggiore del default esterno per il degrado delle condizioni di vita, della società e della speranza che comporta. E per giunta, senza alcuna prospettiva di liberazione. È per questo che i vostri figli non trovano lavoro, che i cinquantenni disoccupati stanno alla fame, che i malati di SLA non ricevono più aiuti, che Befera ci chiede quante volte visitiamo la cassetta di sicurezza, che paghiamo le tasse… perché bisogna continuare a pagare l’emolumento di Befera e della Polverini, di Napolitano e della Minetti, di Fini e di Rosy Bindi: ai tre milioni di pubblici dipendenti inadempienti e parassiti; perché loro, i loro «diritti acquisiti», li difendono eccome (1).

Finché non faremo come Rosy Bindi e Fini, finché non difenderemo come loro i nostri diritti acquisiti, i Tecnici Katzon continueranno a levarceli. A fare default sovrano, ma selettivo, ossia solo domestico. E non si fermeranno mai.

È forse cattiva la Fornero? No, vedete quanto piange. È intelligente la Fornero? Intelligente Monti? Intelligente Befera? No. Non hanno bisogno di essere intelligenti e di capire la verità, perché hanno il potere. La forza pubblica. La forza bruta con cui possono sbatterci in galera, sequestrarci i beni, intercettarci le telefonate, pretendere che teniamo le ricevute dell’autostrada per i 4 anni precedenti, dichiararci guerra come evasori ipotetici, sospetti per tutto quel che facciamo, in ogni momento della vita nostra...

È questione di forza, mai d’intelligenza e di verità. Chi ha potere fa default su quella parte dei creditori che sono privi dei mezzi politici per estorcere le imposte necessarie per rimborsarsi, che storicamente sono i cittadini, passivi, resi impotenti ed accecati. Non fanno default contro quella quota di creditori che possono estorcere ai contribuenti dello stato debitore le tasse con cui rimborsarsi: per accontentare la Merkel, le banche tedesche, Bruxelles, la BCE – a cui abbiamo dato di fatto il potere di tassarci, per interposti tecnici. La dittatura Katzona, la più inumana delle dittature. E la più stupida e vile.

La Merkel è forse forte e audace? Macché. Vedete che non osa chiedere ai suoi contribuenti altri miliardi per la Grecia (Monti, verserà per conto nostro altri 6 miliardi, e noi zitti). Ma dovrebbe tremare – e con lei tutti i governanti e tecnici europei – quando la Grecia comunque fallirà, seguita da Spagna, poi Italia, poi Francia – e dovranno spiegare agli elettori contribuenti dell’euro-zona che cosa hanno fatto delle centinaia di miliardi riversato nel buco nero della Grecia.

Fino a che non gliene chiederemo conto noi, i Katzoni persisteranno. Inumanamente. Piangendo e lacrimando, come la Fornero.




1) Avete notato? I primi a scendere in piazza e a far casino per difendere la loro corporazione sono stati gli insegnanti; la casta colpevole del degrado dell’istruzione italiana. Dovevamo scendere in piazza noi, contribuenti tartassati, imprenditori strangolati, pensionati perseguitati e disoccupati abbandonati: macchè, sono scesi in piazza loro, i parassiti, per esigere che i loro stipendi non siano tagliati, che le loro ore di lavoro non siano aumentate, che la loro utilità non sia esaminata. Ed hanno usato la violenza, per interposti studenti indottrinati, la massa d’urto di protezione dei loro privilegi. Così si fa: forza bruta, mica intelligenza.


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