Per salvare il governo, cacciare il Salame
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Si capisce che ormai sono tanti quelli che ci pensano, anche (forse soprattutto) dentro il PDL. Si sussurrano i nomi: Gianni Letta, Alfano, persino Marina Berlusconi (si salvi chi può). Si indovinano trame in più alti salotti o istituzioni. Bersani invita Fini a staccare la spina al governo. Mellifluo il Corriere della Sera, con Galli Della Loggia, incita potenziali congiurati del PDL facendo leva sulla loro paura: «Che cosaltro deve succedere perché il Pdl si ricordi di essere un ‘partito’? Che cosaltro deve succedere perché i suoi deputati e senatori si accorgano che continuando così almeno la metà di loro non rivedrà mai più il Parlamento, e può considerare chiusa la propria carriera politica?».

Ma ovviamente, è proprio la paura che paralizza quelli del PDL e li rende incapaci di fare (come già si dice) un 25 luglio: personale politico (dice Galli della Loggia, ahimè a ragione) «sempre cooptato e quasi sempre improbabile e raccogliticcio, quasi sempre privo di vera esperienza e di legami con lelettorato (e in più di un caso anche di dubbia o accertata pessima origine)».

Nani e prostitute tutti scelti da lui, più i suoi avvocati penalisti se la fanno sotto. Paralizzati. Il meccanismo, in teoria, c’è, inventato da Scalfaro e dai progressisti e dalla Lega Nord che sostenevano il governo Dini: nel ‘95, votarono la sfiducia ad personam contro il giurista Filippo Mancuso, allora nominato ministro della Giustizia (su indicazione di Scalfaro, il golpista che ha fatto il governo del ribaltone) perchè Mancuso aveva osato mettere mano alla riforma della magistratura, e messo sotto inchiesta il Pool Mani Pulite per le illegalità compiute (arresti preventivi, eccetera) durante Tangentopoli.

La sfiducia ad personam è stata una innovazione inaudita, e assolutamente illegale. Ma dal momento che la sua illegalità non è stata contestata da chi doveva – Scalfaro e i giudici – è diventata parte della costituzione materiale furbesca e corrotta sotto il cui tallone stiamo tutti. E’ un istituto che si può tirar fuori adesso.

Una sfiducia ad personam contro cavalier Viagra avrebbe, mi pare, una potenziale amplissima maggioranza nel losco parlamento di questi cooptati. Se fossero loro garantiti i posti. Ed è questo il problema. Anzi uno dei problemi: enormi, in un posto dove ognuno gioca sleale, dove la Lega sta ripetendo avanti così (Bossi alla Festa della Zucca in non so che vallata piacentina) perchè vuol vedere chi lo paga di più per il 25 luglio; e poi non vuole Casini nella maggioranza – tutti contro tutti, tutti che se la fanno sotto (Fini probabilmente più di tutti: atti di machiavellico coraggio, non ne ha mostrati mai) le sinistre che temono elezioni, eccetera, eccetera. Paralisi.

Eppure, far cadere Berlusconi anzichè il governo, è la soluzione. Evita le elezioni anticipate. Evita il governo delle sinistre che sono minoranza. Scongiura, soprattutto, il governo dei tecnici alla Mario Monti e Padoa Schioppa.

Il governo attuale non è male. Ha persone serie che stanno facendo qualcosa, Sacconi, Tremonti, Gelmini, un po’ anche Maroni (Brunetta fra parentesi) in una situazione economica mondiale tragica. Anche chi giudica male questo esecutivo, deve ammettere che il governo Berlusconi è infinitamente meglio di Berlusconi. E che gettare a mare Berlusconi è il solo modo per salvare la continuità del governo, e togliere spazio a poteri forti detti tecnici. Altrimenti ci ritroviamo Ciampi (Veltroni l’ha detto chiaro) i banchieri come Draghi, gli eurocrati di Bruxelles come Monti, e magari Prodi e Visco. Senza nemmeno farsi votare, come sempre.

Il Viagra, fra una prostituta e l’altra, tuona che lui non farà mai un passo indietro. Come convincerlo?

Faccio io qui un modesto ed esilissimo tentativo, al livello che lui può capire. Si parta del detto siciliano, in cui è compendiata tutta la saggezza di un popolo (di farabutti): « Comandare è meglio che fottere». D’ora in poi indicati con C e F.

Cavaliere, lei ha già fatto la sua scelta: di fronte agli italiani, ha dimostrato che lei tiene più a F. che a C. So che la sua psicologia non l’ammette; ma ciò, perchè nella sua povera mente disturbata crede che C. sia un tutt’uno con il F. No, cavaliere, sono due cose diverse. Il suo equivoco nasce dal fatto che in lei (ma anche in altri politici, Kennedy, Clinton...) il C. mette una voglia insaziabile di F., è una specie di Viagra a suo modo. Però nè Kennedy nè Clinton pagavano le donne che F., anzi, erano loro che si gettavano a farsi F., pensi a Marilyn che s’era davvero innamorata di Kennedy, anzi di due Kennedy. E’ il potere, sappiamo, che attrae le donne, rende loro facile amare chi ne è circonfuso.

Ma invece, lei, le donne che F., le deve pagare. Duemila euro qua, settemila là, un’Audi nuova, un ministero, un seggio regionale odontotecnico... C’è una bella differenza coi potenti che davvero hanno il gusto del C. Già questo fatto che deve pagare le ragazze, che va a puttane come uno qualunque dei milioni di italiani sub-dotati, complessati e privi di fascino, dovrebbe dirle qualcosa:
lei non ha il C. e la sua aureola. Preferisce pagare, perchè del suo C. non è affatto sicuro.

La Ruby
   La Ruby
E sa perchè? Perchè in realtà, comandare non le interessa. A lei, veramente, interessa fottere. Lo ha dimostrato con l’ultimo (e già penultimo: incombe la spacciatrice di Palermo) episodio, quello della prostituta marocchina beccata per furto, e che lei ha salvato telefonando personalmente alla Questura di Milano ordinando di affidarla alla sua odontotecnica, perchè è la nipote di Mubarak. Con questo, per F., lei ha messo in gioco tutto il suo C.; anzi l’ha proprio buttato nel cesso, governo e potere e comando.

La marocchina sosteneva di conoscerla? Lei poteva negare, non era difficile sostenere che si trattava di una mitomane, visto il mondo in cui si muove la piccina. Invece no: le stava tanto a cuore il modo in cui la marocchina F., che per questo ha messo a rischio, anzi agli stracci, tutto il C. politico.

Faccia il conto: ha azzerato il vantaggio che aveva guadagnato su Fini (gliel’avevano guadagnato i suoi giornalisti) con la faccenda della casa di Montecarlo, regalando a Fini una vittoria e un patrimonio politico che non si sognava nemmeno. S’è messo nelle mani della setta che lei odia di più e che la vuole morto, i magistrati, e infatti ora sulla faccenda – abuso di potere? Sfruttamento della prostituzione? Corruzione di minorenne? – indaga la Boccassini. Pensi che bel risultato, per uno che minacciava la separazione delle carriere e una riforma che doveva togliere alla casta togata l’intangibilità che s’era conquistata col mezzo golpe Mani Pulite.

Il lodo Alfano, che dovrebbe salvarla dai processi – e che era già difficilissimo portare a buon fine – adesso se lo può sognare. La facilità con cui ha inventato una menzogna da quattro soldi e subito smentita che lei ha usato per tirar fuori la ragazzotta dalla Questura, ha gettato una luce sulle sue asserzioni, dichiarazioni e giuramenti sulla regolarità di tante faccende in cui è stato sospettato o chiamato in giudizio (a cominciare dal caso Mills, che le fà tanta paura): lei mente troppo facilmente, mente per futili motivi o per cause abbiette, e quel che è peggio mente così male, da farsi scoprire subito: imperdonabile per un politico che davvero voglia il C.



Nicole Minetti, l’odontotecnica, quando era soubrette

Nicole Minetti, lato B

La Minetti dopo la trasformazione a consigliera regionale Lombardia



Infine, tirando fuori il nome del presidente egiziano, s’è rovinato una quantità di buone relazioni internazionali, e mica solo con l’Egitto: provi se l’amico Putin o l’amico Gheddafi si fanno trovare al telefono quando li chiama; secondo me, da un tipo come lei, che può tirarli in ballo per dichiararli protettori o zii di qualche puttanella, tutti gli statisti di questo mondo staranno ben alla larga. Non le daranno mai il loro numero diretto di cellulare.

Il suo numero diretto, invece, ce l’aveva la marocchina. E ce l’aveva anche la brasiliana che batte con la marocchina. Hanno potuto chiamarla, lei il capo del governo, ad una qualunque ora della sera e della notte, e lei ha risposto ed è intervenuto per loro. Non le basta, per capire quanto lei ami il F.? Quanto lei ami F. sopra ogni altra passione e considerazione, non dico sopra ogni dignità e ogni decenza, ma sopra ogni prudenza? Perchè, guardi, è vero che milioni di italiani sub-dotati e complessati come lei vanno con prostitute: ma non ce n’è nessuno che sia così ingenuo, da dare il suo numero di cellulare alla puttana con cui ha avuto una serata allegra. E se poi quella telefona alla moglie? Se ricatta? Se diffonde il suo numero a chissà chi, specie nel mondo degli sfruttatori e piccoli delinquenti che loro (le puttane) frequentano?

Non la critico, Salame. Anzi sono quasi commosso dallo slancio con cui lei ha preferito il mondo delle puttane e della piccola malavita che le circonda al mondo del comando. Deve F. benissimo, quella marocchina. Ma questo deve indicarle la sua vera, profonda, naturale vocazione: e allora, si dia a F. totalmente, e non pretenda più di C., che dopotutto è anche noioso.

Faccia il passo indietro. Può ancora farlo, influendo o scegliendo il suo successore, che è meglio che niente. Può ancora, per esempio, porre la condizione: mi dimetto io, ma si dimetta anche Fini. Farebbe finalmente qualcosa di buono per il Paese. E salverebbe il suo governo, che è meglio di lei.

Certo sarà preoccupato perchè, se si dimettesse da presidente del Consiglio, non potrà fruire del legittimo impedimento e le toccherà presentarsi ai giudici. Ma a questo punto, che le interessa? Quando come lei si scopre e si sceglie in modo così totale la propria vocazione (Gauguin scoprì a 40 anni che doveva dipingere; lei a 73 che le interessa fottere) certi ostacoli sono minuzie, che si superano di slancio. Gauguin fece la fame e poi si prese la lebbra in Polinesia. Lei, grande artista del F. può andare nelle sue magioni di Antigua – l’isola che le deve tanto e che certo non darà mai l’estradizione – e dedicarsi alla sua passione esclusiva, pagare ragazze-squillo da F.; e poi da là, potrà magari ingaggiare una battaglia giudiziaria coi giudici milanesi, adducendo la seminfermità mentale. E magari, date le sue doti impresariali (imprenditoriali sarebbe troppo) là nel Tropico potrebbe cominciare una nuova vita mettendo su una Mediaset del F., una rete internazionale di sfruttamento di minorenni, con feste e coca-party annessi per grandi ricchi. Nel parlamento e nei ministeri ne ha già messo su una discreta scuderia.

Si faccia accompagnare da Lele Mora e da Emilio Fede, che hanno più esperienza. Lasci in piedi il governo, che evidentemente non le interessa, prima che le facciano il 25 luglio sotto il C.


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