Porcate italiote assortite
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Non si sa da che parte cominciare. Prendiamo il primo caso.

I due marò

Sia chiaro: è colpa del governo indiano. Doveva sapere quanto vale un italiano quando dà «la sua parola d’onore». Siano soldati italiani, diplomatici o governanti italiani, l’onore non sanno neanche cosa sia. Si dovevano informare, gli indiani. Sui libri di storia. O anche presso noi italiani: gli esodati per esempio. Quelli che s’erano fidati delle leggi che riconoscevano loro dei diritti acquisiti – che peraltro si sono pagati con decenni di contribuzione – e sono finiti sul lastrico per il voltafaccia di una ministra sub-prime, a nome di un governo di basso rating. O quelli che i giudici mettono in carcere senza processo, violando diritti elementari, perché fa comodo a loro. Ma più in generale, noi siamo tutti i giorni colpiti dalla disonestà di Equitalia che ci accusa di evasione senza prove, e il governo ci dice che le prove della nostra innocenza le dobbiamo dare noi, gli accusati; e intanto meglio che paghiamo, se no ci mandano le Fiamme Gialle. Per tacere il caso più gigantesco di slealtà pubblica: il tradimento della volontà popolare espressa in chiaro modo, con il mezzo costituzionale del referendum. No al finanziamento pubblico dei partiti, hanno detto gli italiani. Sì alla responsabilità civile dei magistrati. Sì al maggioritario. E i partiti e i presidenti della repubblica, tutti d’accordo, hanno fatto di queste precise volontà del popolo la loro carta straccia.

Siamo un popolo che non si vergogna di tradire la parola data. Anzi si sente furbo: «i nostri ragazzi» restano a casa, gliel’abbiamo fatta agli indù, quei selvaggi tutti neri, quegli scalzacani affamati (non ci è ancora giunta l’informazione che l’India sia una superpotenza mondiale, e sforni più super-laureati di tutta Europa). Da noi, la dignità internazionale è secondaria rispetto ai valori primari italioti: i nostri ragazzi soffrono, le mamme piangono.

Ora l’ambasciatore Mancini, che aveva dato la sua parola d’onore personale più quella del governo, è tenuto responsabile: gli indiani gli hanno ordinato di non lasciare il Paese. Avrei una modesta proposta: la consegna del vero mandante del delitto.

Ignazio La Russa

Il La Russa di Paternò, noto per la sua più che amicizia con il Ligresti di Paternò (presto carcerabile per truffa alle sue stesse società...), è caduto nell’equivoco molto diffuso a Paternò: che siccome a Paternò ne circolano di armati e si ammazza, ci s’intende di cose militari. Dev’essere per quello che ha voluto il ministero della Difesa, o gli è stato assegnato dal Cav. E così, ha avuto l’idea, per contrastare la pirateria nei mari caldi, di mettere su ogni nave da carico due soldati. Senza catena di comando sopra, che decidesse quando e se devono sparare, e quando no. I due marò hanno sparato. Chi gliel’ha ordinato? Se lo sono ordinato da soli?

Me li immagino e li capisco. Sai quanto ci si annoia su una nave da carico, se non si è dell’equipaggio. Due ragazzoni pieni di testosterone, addestrati a sentirsi semidèi, stipendiati a 4 mila al mese, con niente da fare tutto il giorno. E fuori dalla vista del loro comandante, tenente, capitano. Padroni di se stessi, e con armi strapotenti. Si avvicina un peschereccio. È tutto malandato, il che è sospetto (i nostri pescherecci hanno un aspetto un po’ migliore). Sulla murata tutta scrostata ha scritto il nome «St. Anthony», perché guarda caso i pescatori del Kerala sono cristiani. Ma che ne sanno i ragazzoni? Mica hanno studiato antropologia dell’India. Il barcone aveva pure in vista un numero identificativo: come ne hanno da noi le imbarcazioni. Ma noi siamo civili, l’India è incivile e arretrata, lo sanno tutti che fanno la fame. Quindi, per i due marò, erano pirati. Potevano almeno aspettare che quelli del barcone tirassero un colpo di fucile, prima di mitragliarlo? Ma dài, che nessuno vi vede. A chi dovevate chiedere istruzioni? Il comandante della nave non ha alcun potere su di voi. La vostra catena di comando è altrove. Dove? Non si sa. La Russa ha lasciato la decisione al vostro giudizio. Il pirla. Consegniamo La Russa a Delhi.

Il premier indiano minaccia: «Ci saranno conseguenze per l’Italia». Ma noi ce ne infischiamo. I nostri valorosi procuratori hanno già mandato a pallino un contratto di Finmeccanica con l’India da 500 milioni di euro, e non pagano – i magistrati – alcuna conseguenza. Siamo perfettamente in grado di danneggiarci da soli, mister Singh.

Adriano Sofri

Su un grande giornale italiota, della sinistra intelligente, Adriano Sofri scruta le «ombre argentine del Papa»: avrebbe sostenuto il regime dei militari nel 1976, avrebbe denunciato due gesuiti (ex, s’erano spretati) poi arrestati dai generali e forse liquidati. Insomma il mandante dell’omicidio del commissario Calabresi, con sentenza passata in giudicato, accusa di omicidio Papa Bergoglio. Magari un lievissimo senso di opportunità (non si dice di vergogna) poteva consigliare il grande giornale sinistra-intelligente a dare il mandato della calunnia ad un’altra firma?

Ma si capisce, non potevano resistere. Tutti i media di sinistra, radio-tv di Stato in prima linea, a poche ore dalla nomina di Francesco si sono dati freneticamente a raccogliere «testimonianze» argentine contro Bergoglio: bisognava subito sporcare, macchiare, gettare un sospetto infamante: fascista, golpista, giuda dei suoi preti…

È un antico vizio di origine leninista, ormai divenuto un riflesso condizionato. Viene applicato, ormai, anche senza necessità tattica. La sinistra (di qualunque sfumatura) non può rinunciarvi, perché su questo riflesso fonda la propria falsa coscienza di superiorità morale: «gli altri», sono mascalzoni, nefandi e/o criminali, il che basta a spiegare perché non sono «dei nostri». Se emergono , è perché hanno dietro innominabili interessi, inconfessabili scheletri negli armadi che noi di sinistra andiamo a scoprire («smascherare») perché noi siamo puri. Noi vogliamo il potere perché siamo i soli morali, e nelle nostre mani il potere diverrà morale: «Abbiamo una banca» è un’esclamazione immorale e da smascherare quando la dice uno di destra, innocente e da non sindacare quando la dice uno di noi. Gad Lerner ha ripreso con godimento velenoso le «rivelazioni» dell’Espresso sul cognato di Grillo che avrebbe 13 società in Costarica, anche se la notizia s’è già mostrata falsa e calunniosa (il cognato ha abitato in Costarica per anni, e le 13 società hanno, tutte insieme, un capitale di 20 mila euro...) (Marco Travaglio, l’Espresso e Walter Vezzoli)

Gad Lerner non ne ha potuto fare a meno: ha ceduto all’impulso pavloviano di sinistra, di «smascherare» l’avversario politico di successo, di infangarlo, calunniarlo; si capisce che, quando avevano il Kgb, questo processo di pensiero comportava la liquidazione dell’avversario col classico colpo alla nuca. Smascherato via cognato come evasore fiscale, rivelato come centro di oscurissimi interessi inconfessabili, eccetera eccetera. Adriano Sofri, l’assassino, parimenti ha accusato Beppe Grillo: «grosso impostore, fa la guerra», mentre Bersani ha «senso di responsabilità e competente misura».

E poi si stupiscono che gli italiani continuano a non votarli. Anzi, passato lo stupore, se lo spiegano così: gli italiani sono tutti evasori fiscali. E Grillo è «fascista», perché vorrebbe che «noi» rinunciassimo ai fondi pubblici: ma senza fondi pubblici, il PD salta. (Boccia: “Senza finanziamento pubblico, Pd chiude”. E stronca Grillo)

Anna Finocchiaro

I piddini la vogliono indicare come presidente del Senato; è la loro candidata di bandiera, dicono, stimabile per l’alta moralità. La Finocchiaro ex magistrata, che si è fatta votare per la nona volta, avendo ottenuto per la quinta volta la «deroga» alla norma interna che vieta ai candidati di ripresentarsi per la quinta volta (ma perché non la cancellano e basta quella norma?); la Finocchiaro che va all’Ikea con gli agenti di scorta e si fa tirare da loro il carrello, la Finocchiaro è la candidata di bandiera.

Ho anche sentito l’intervento di questa Finocchiaro alla direzione del PD dove i piddini si chiedevano come mai Bersani non avesse vinto, e gli hanno confermato la loro fiducia: hai fatto tutto bene, il partito non sbaglia mai, sbagliano gli altri... Ebbene, la Finocchiaro ha proposto, contro il movimento di Grillo, «le ronde». Letteralmente. La sorveglianza rossa di strada contro il grillismo. Come «le ronde padane», ha detto, ma mentre quelle erano cattive, le nostre sono buone, come la vigilanza di massa proletaria durante la resistenza. Le volanti rosse, e perché no le Brigate Rosse?

L’ho sentita coi miei orecchi, la Finocchiaro, proporre l’organizzazione illegale della violenza: contro un movimento che, oltretutto, non si riunisce per le strade, ma sul web (la Finocchiera non l’ha ancora capito). Per lei, i grillini sono i nazisti. Il motivo? Semplice: non sono «dei nostri» ci hanno portato via «i nostri voti», ed hanno avuto il successo di massa che a noi continua a sfuggire. Un insieme di stupidità, di malvagità e invidia e di criminalità pura e semplice: tutto nella candidata di bandiera del Pci, pardon PD.

Pierluigi Bersani

Non gli piace che Grillo abbia detto a un giornale tedesco «l’Italia è di fatto già fuori dell’euro», considera l’uscita dell’euro «un disastro cosmico». Ovviamente non è informato. Non sa che esiste uno studio su una settantina di rotture di unioni monetarie avvenute nel ventesimo secolo, che dimostra come non si provochi nessuna catastrofe ad uscire da una moneta che ci strangola. Cercasse alla voce «Jonathan Tepper». (Currency disunion) (A Primer on the Euro Breakup: Default, Exit and Devaluation as the Optimal Solution)

Ma cosa volete che Bersani legga? Chiunque abbia scorso i suoi «Otto punti» ha capito che non sa nemmeno scrivere. Io stesso devo ricredermi: gli avevo dato del pesce in barile, credendo che nascondesse il suo vero programma pd, per tenersi le mani libere e fare comunella con Monti. Ora, devo ammettere che Bersani non è capace di elaborare programma veruno. Non è nemmeno capace di articolare una frase compiuta. Vedo quel che ha detto nell’ultima intervista ad una radio amica, Rai 24. Invece che uscire dall’euro, starci, però:

andare in Europa a dire con forza, avete visto anche dalle elezioni italiane che così non va e che l’Europa ok, ma non così”.

L’Europa ok ma non così.

Estrema chiarezza e precisione.

Ci vuole un governo italiano che prenda a mano assieme ad altri il tema di un’austerità che sia affiancata da una politica di investimenti. Diversamente andiamo in una situazione molto difficile”.

In pratica, continuare l’austerità; e invece di snellire il peso dei parassiti, fare altra spesa pubblica. Purché con l’Europa ok. Ma come, esattamente, conta di fare?

C’è una politica europea che deve dare uno slargo a questo”.

Uno slargo.

C’è da piangere per tanta vacuità, ignoranza, incultura, vaghezza subnormale. Immaginatevi Bersani andare in Europa a trattare per «uno slargo a questo». In quale lingua? E poi dicono che i parlamentari grillini non hanno esperienza, non sono all’altezza. Perché, loro lo sono?

Ah sì, lo sono: L’omicida Sofri ha appena lodato «la misurata competenza» di Bersani. (Bersani a Grillo: noi fuori dall'euro? Sarebbe un disastro cosmico)



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