No, non parlo di No-TAV
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Un lettore mi incita:

Direttore, torni in Italia, la prego!!! Voglio il suo illuminato parere sulla TAV e, come penso, lo desiderano molti suoi affezionati lettori...

No, caro lettore. Non darò il mio parere sulla TAV. È del tutto inutile (1). Il tema ha ormai preso la tipica piega italiota – urlano le pance e non i cervelli. Si sono formate le opposte tifoserie consuete, e dunque non c’è argomento razionale a chi ha già la sua opinione ben incistata nelle budella. E dalle pance, contro la TAV, ormai fioccano «argomenti» che definire irrazionalisti sarebbe ancora far troppo onore. L’irrazionalismo è una posizione filosofica. Qui siamo alle arrampicature sugli specchi, alle scuse più ridicole, di cui una persona sensata dovrebbe vergognarsi. E invece, c’è un lettore che non si vergogna di portare questo suo contributo al dibattito: dice no a

«un TGV a più di trecento km/h attraverso la popolatissima pianura padana superantropizzata dove le galline da cortile per lo spavento provocato dallo spostamento daria smetterebbero di fare le uova»
.

Un sindaco della val Susa, in TV, ha paragonato l’opposizione alla TAV all’opposizione alle leggi razziali (2). Senza minimamente vergognarsi, anzi credendo di dire una cosa intelligente. Come vuole si possa intervenire in un «dibattito» di questo livello, a cui inoltre si contribuisce con pietre, bastoni, petardi e blocchi stradali?

Ma fra tutte le demenzialità esibite come «dimostrazione» per dire no alla TAV, mi pare insuperabile questa:

«Ecco perchè la TAV non si deve fare. I 50 km di galleria segherebbero, interrompendola, la linea energetica dellArcangelo Michele che abbraccia tutta lEuropa cristiana e la protegge dal maligno. È limpronta della spada dellArcangelo, quando ha esiliato sotto terra Lucifero».

Com’è stato possibile concentrare in sole sei righe una simile densità di materialismo ottuso e pensiero magico, superstizione, ignoranza e dilettantismo? È infatti «materialismo» da New Age americanoide parlare di una realtà spirituale come di una «linea energetica» che può essere «segata» da una galleria. L’energia è infatti ancora materia, materia cieca sotto forma di forza (in senso fisico), e il culto di Michele Arcangelo non ha nulla a che fare con la fisica, l’elettricità, i campi magnetici e i neutroni: la spiritualità è «Intelligenza», amore e devozione. Il lettore che tira fuori questo argomento mostra quindi la forma più bassa di superstizione: non già perchè crede in San Michele (non ci crede, fa solo finta), ma perchè ha un’idea superstiziosa della fisica moderna, e confonde l’energia con una forma di magia, di «potere».

Ancor più gustosa l’asserzione che tale «linea energetica protegge l’Europa dal Maligno»: a prenderla sul serio, il lettore dovrebbe concludere che tale «protezione» è del tutto inefficace da molti secoli, visto l’entusiasmo con cui milioni di europei si sono dati in braccio al Maligno in tutte le forme di guerre interne, rivoluzioni, perversioni chiamate «libertà sessuale», omicidio, avidità, menzogna, fino a quell’ecatombe satanica, vero sacrificio umano di massa atto a coagulare Satana nel nostro mondo, che è l’aborto legale.

Il fatto è che la «protezione di San Michele» sull’Europa non è come se l’immagina il lettore, come un muro invisibile o un reticolato percorso da alta tensione: troppo comodo. Per funzionare, la protezione richiede l’adesione della volontà degli uomini d’Europa, il rifiuto cosciente del male, la preghiera, il pellegrinaggio assiduo e devoto ai santuari del santo Guerriero. Il culto di San Michele fu vastissimo nell’alto Medio Evo, epoca metafisica per eccellenza: oggi è divenuto incomprensibile, ed è stato massicciamente abbandonato. Crederò alla scusa del lettore quando vedrò gli atei del centro sociale Askatasuna, e i loro pari in tutta Italia anarco-insurrezionalisti (dei miei stivali), intraprendere i pii pellegrinaggi ai santuari abbandonati.

Come motivo per il No-Tav, abbiamo sentito: scavando il tunnel, si libera uranio, anzi amianto, no, uranio e amianto insieme, che avvelenerà tutti i valligiani. Poi: l’opera costa troppo. Il traffico ferroviario è già in calo. «Molto più saggio rafforzare le linee ferroviarie già esistenti» (il famoso benaltrismo: di ben-altro ha bisogno l’Italia). È inquinante (i 3.000 Tir che percorrono ogni giorno la valle, invece, no). È un complotto dei poteri forti. Delle mafie del cemento. Delle COOP rosse. «In tempo di crisi i treni superveloci non servono a nessuno, se non a riciclare denaro sporco». Servono solo a pagare tangenti (novità, in Italia: ma mai una rivolta del genere). «Non siamo stati consultati» (falsisasimo).

Da ultimo, i delirii che si trovano nei siti No-TAV. Mi limito a qualche citazione: «In una Europa guidata da Germania e Francia che ci vogliono falliti, perché fargli anche il regalo di una linea ferroviaria, con la quale amplierebbero i loro commerci, quando loro affossano i nostri?». Le galline non fanno più uova in Valpadana. E: «Se è un’intera Comunità a ribellarsi qualche ragione debbono pur averla». Insomma, cercatevela voi, la ragione...

Una serqua inverosimile ed inesauribile di argomenti contro: ecologici, complottistici, vittimistici («noi minoranza oppressa e censurata»), identitari e comunitari, moralistici, tangentopolisti, contabili, e adesso anche la linea energetica dell’Arcangelo Michele.

Troppe obiezioni, a gran parte delle quali si è già risposto, e che sono dimostrate false: segno che non sono obiezioni reali. Sono pretesti avanzati a casaccio, arrampicate sempre più ardite sugli specchi della sragione, dietro cui c’è la semplificata, egoistica, bassa ostinazione localista retriva del «non nel mio giardino», e su cui si è innestata la rivolta dei ribellisti dell’anarco-centro-socialismo, cui non par vero di aver un pretesto qualunque per fare un po’ di violenza e distruzione di beni pubblici, e con ciò «saldare i movimenti anti-sistema».

Questi non vogliono sentire ragioni. Se qualcuno ci prova, picchiano, incendiano, lanciano bombe-carta, minacciano fisicamente. Non è che vogliono aver ragione; pretendono il diritto alla sragione. E solo loro, escludendo gli altri. Poichè si autodichiarano «minoranza oppressa», moralisticamente nel giusto assoluto, tolgono la parola a chi non è d’accordo, pestano i giornalisti e i reporter, tirano bombe (carta, per ora) davanti alla sede del Partito che s’è pronunciato a favore.

È questo il genere di «libertà» che vidi già all’opera a Genova, nel famigerato luglio, nelle fluviali assemblee del «movimento»: un’auto-referenzialità totale, una chiusura assoluta al resto del mondo, un «dibattito» limitato alla ripetizione del loro microcefalico «pensiero unico». Sono afasici e ripetitivi, e per questo hanno in odio chi è in grado di esporre i suoi argomenti. Se quelli andassero al potere, il loro primo atto sarebbe imporre la censura e il silenzio, con relativa psico-polizia e Gulag: il potere che vogliono instaurare è totalitario. Corrono minacce di morte verso persone determinate.

Il vero movente lo rivela, senza rendersene conto, uno di loro, Freak 70, su uno dei loro siti:

«La persona che si arrampica e cade è eroica per me, il manifestante che affronta la Polizia sia parlando che reagendo è eroico, il ragazzo che getta lestintore ma viene ucciso è eroico, il ragazzo che imbratta Giannino è eroico, chi prova ad impedire di parlare a Bonanni è eroico». (PERCHE’ NO TAV!)

Qualunque scemenza fatta da «loro», qualsiasi delitto e intolleranza e minaccia da loro esercitata, è «eroica» per definizione. Ha in sè la qualità mistica dell’eroismo, non ha bisogno di essere giustificata. Come dice la Polizia che segue i loro coordinamenti, cercano il morto: il loro (e allora sarà «eroico»), o il poliziotto da assassinare, e allora sarà «la Rivoluzione». Con la speranza di esercitare qualche specie di terrore.

Intanto, si impancano ad interpreti della «Comunità» (maiuscolo), ma sono una minoranza. Antonio Ferrentino, un sindaco locale per la TAV (era stato anti-TAV), dice: «Sono stato rieletto sindaco su questi temi con il 67%. I No Tav hanno preso il 7,8% e il loro candidato era un signore di una famiglia storica del paese, non un meridionale trapiantato come me». Ha ricevuto minacce di morte, s’è pagato da sè la scorta. È chiaro che esiste una maggioranza ragionevole, che però viene intimidita. Del resto, la parola «Askatasuna» è già un programma. Significa «libertà» in lingua basca, è una delle grida della ETA basca, l’indipendentismo armato e clandestino, che fa appunto questo: siccome il 70% della popolazione nel Paese basco vota per i Socialisti o per i Popolari, insomma per i due partiti nazionali spagnoli anzichè per il loro partito separatista Herri Batasuna, che fanno? Ammazzano. Ammazzano a pistolettate sindaci degli altri partiti, regolarmente eletti dalla maggioranza. Ammazzano civili che non pagano il pizzo alla «rivoluzione». Ammazzano imprenditori. Fanno stragi in ristoranti. Io li ho conosciuti, ci ho parlato, ho fatto inchieste come giornalista: so di cosa parlo. Ho visto il loro particolarismo folle, psicopatologico; il loro odio e la loro chiusura mentale ermetica: ammazzate da loro, almeno 822 persone. Atti «eroici», per i ragazzotti del centro sociale Askatasuna di Torino.

Se io sono, personalmente, a favore dell’alta velocità, è perchè l’ho vista operare in Giappone. Ho viaggiato sui loro Shinkansen, i treni-proiettile che loro hanno da almeno 40 anni, uno ogni 20 minuti, Tokio-Kioto (500 km) in due ore e mezzo. Ho visto che cosa vuol dire, per l’economia di un Paese, avere le città principali collegate da un mezzo che è una metropolitana super-veloce, che fa risparmiare tempo anche rispetto agli aerei, che dissuade dall’uso delle auto private sui lunghi percorsi: anche il Giappone ha le sue linee secondarie vecchie e lente, ma questa rete veloce salda una comunità nazionale; fa diventare ogni cosa, ogni azienda e persona a portata di mano.

Contro coloro che dicono «il traffico ferroviario è in calo, dunque la TAV è inutile», vorrei ricordare questa nozione elementare: da due secoli e passa, le nuove linee ferroviarie hanno sempre «creato» il loro traffico, l’hanno aumentato o addirittura creato dal nulla, aumentando i volumi d’affari per la loro stessa esistenza: basti pensare alla Transiberiana, che il Conte Sergei Witte volle fermamente come innesco per industrializzare la Russia, e il cui passaggio (disse) aumentava la capacità tecnica della popolazione almeno fino al livello della manutenzione ferroviaria.

Con i decenni, la ferrovia ha perso terreno rispetto al trasporto su gomma, all’auto privata e agli aerei: in gran parte per scelta «politica» ossia cedimento dei politici alle lobby dell’auto e dell’Aviazione (non a caso gli Stati Uniti quasi non hanno più ferrovie, mentre ne erano coperti nell’800), ma in parte anche perchè la tecnologia ferroviaria ha segnato il passo. Oggi, le tecnologie d’alta velocità e i computer che possono gestire il traffico sulla rete in modo da aumentarne prodigiosamente la frequenza e «densità», offrono la possibilità di collegare la vecchia Europa – il continente ferroviario per eccellenza – con la saldezza con cui gli Shinkansen, questo metrò nazionale a 300 orari, saldano il Giappone. E con inquinamenti infinitamente minori rispetto ad aerei, TIR e auto.

È un progetto pan-europeo già in corso; del resto è la stessa velocità dei nuovi treni a dettare l’espansione continentale, perchè le frontiere nazionali sono troppo strette. Non solo la Francia ha steso già le sue linee «Grand Vitesse»; la Spagna ha linee ad alta velocità ormai da oltre un ventennio. La Germania non ne parliamo, sta febbrilmente lanciando linee TAV da Berlino per Kiev, per Varsavia, per Mosca e di lì per Vladivostok, Pechino, il Giappone.

L’Italia è la sola, come al solito, in ritardo. E questi quattro «ecologisti», «mistici» anti-sistema, fanta-decrescitisti e veri secessionisti mentali, vogliono che l’Italia venga staccata da questo piano. E ci riusciranno, temo, perchè sono loro che esprimono l’umore fondamentale di questo Paese: un Paese senza visione nè ambizione, senza futuro, astiosamente chiuso come un’ostrica nelle sue piccinerie.





1) Del resto, non potrei che ripetere quel che ha già scritto il lettore Franco-Pd: «Io sono molto sensibile ai temi ambientali, e della faccenda in questione avevo letto solo le ragioni degli oppositori: inutilità, spese, rischio uranio, deturpazione dell’ambiente, ecc... Però su Libero di ieri c’era un articolo assai documentato, che diceva altre cose, difficilmente smentibili. Intanto: sulla stessa montagna si sta scavando un’altra galleria, e una terza è già stata ultimata per l’acquedotto. Nessuno ha protestato e non ci sono stati problemi di alcun tipo. È vero che una TAV già esiste, ma corre a 1.450 metri di quota, costosissima quanto a consumi per portare merci e passeggeri fino a quelle quote. Nessuno infatti nega che la nuova tratta renderà i trasferimenti incredibilmente più veloci (come Blondet sottolinea) e più economici. Seguii le polemiche al loro inizio, anni fa. E i principali detrattori sostenevano che la gente ormai usa l’aereo e gli investimenti ferroviari sono fallimentari. Tutti però sappiamo che il treno è più ecologico dell’aereo, inquinantissimo. Strano che gli ecologisti non se ne rendano conto. Di più (e questo è un fatto personale): ho l’impressione che gli aerei ci abbiano preso troppo la mano, e che ci stiano sfuggendo altre opportunità e comodità. Un esempio: io sto a Padova, e ho avuto occasioni di fare riunioni di lavoro a Roma. In aereo VE-RM è meno di un’ora. Ma tra l’andare a Venezia a prendere l’aereo e poi scendere all’aeroporto di destinazione fuori città con tutti i tempi morti di trasferimento e attesa ho scoperto che il viaggio in treno veloce è infinitamente più comodo e meno stressante. I voli aerei hanno ormai costi bassissimi, ma tu viaggi (ai prezzi bassi) come una bestia, e come tale vieni trattato. Mi dicessero di andare a Parigi o Barcellona in treno, spendendo anche di più, arrivando bello fresco (se i tempi sono ragionevoli e cioè con TAV) proprio nel centro della città, lo sceglierei senza indugio alcuno». Ben detto, ma è del tutto inutile a convincere i fanatici.
2) Questi sindaci No-TAV, in realtà, per dire sì pretendono di ottenere per i loro paeselli lo status di porto-franco: insomma piccoli paradisi fiscali.



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