Superior Stabat Lupus
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Non sanno più cosa inventarsi come scusa per fare la guerra.

Prima, hanno accusato Putin di aver lanciato il missile che ha abbattuto l’aereo malaysiano.

Un modello di informazione occidentale
  Un modello di informazione occidentale
«Abbiamo prove sicure che accusano la Russia» diceva qualche giorno fa Marie Harf, la vice-portavoce del Dipartimento di Stato, ai giornalisti: «Così evidenti che non è nemmeno necessario che ve le mostriamo. Ne parlano i blogger sulla Rete». Stava accusando Mosca di aver commesso un atto di guerra contro uno Stato sovrano «alleato agli USA» (ah sì?), sicché era proprio necessario entrare in guerra...

Il pretesto s’è presto sgonfiato. Se n’è dovuto cercare un altro:

«Il Cremlino deve rifondere 50 miliardi di dollari agli azionisti Yukos». Ecco come l’hanno messa le agenzie:

«Il tribunale dell’Aia si è espresso contro il Cremlino: la Russia dovrà versare 50 miliardi di dollari (equivalenti a 37 miliardi di euro) di compensazione ai soci del gigante petrolifero Yukos che era stato fatto fallire da Mosca dieci anni fa. Il Tribunale permanente di Arbitraggio farà l'annuncio a ore».

Il tribunale dell’Aja?! Quello che ha processato Milosevic? No, è un altro. Non è nemmeno un tribunale, ma una corte di arbitraggio instaurata dal CNUCED, la Commissione ONU per la mondializzazione delle regole commerciali. In base alle regole della suddetta commissione (art.26 della Carta Energetica) gli investitori privati che si sentono danneggiati da uno stato, possono trascinare detto stato in giudizio e farlo pagare. Il fatto è che la Russia di Eltsin, all’epoca desiderosa di essere accolta nel club globalista, ha sì avuto l’ingenuità di firmare questa Carta, ma l’istinto di sopravvivenza di non ratificarla. La suddetta Carta non è altro che un semplice trattato internazionale, quindi non può esser fatto valere contro uno Stato che non l’ha ratificato. La pretesa dei complici di Khodorkovski non ha alcun fondamento giuridico.

Però il sistema globale diretto dagli USA approfitterà di questo pretesto per sequestrare beni mobili e immobili, conti correnti, navi, aerei della Russia, per dare esecuzione alla pronuncia illegale del «tribunale dell’Aia» non riconosciuto, in favore dei privati che hanno chiamato «il Cremlino in giudizio». Insomma tratterà la Russia come tratta l’Argentina.

È un bellissimo casus belli.

Però devono aver pensato che non basta, che non è abbastanza rapido. Allora hanno tirato fuori il terzo pretesto di aggressione:

«USA accusano la Russia: testato missile nucleare». Perbacco, questo è davvero grave: Mosca ha violato i trattati anti-missili intercontinentali firmati nel 1988 tra USA ed URSS, lanciando un missile da crociera di gittata vietata. Solo in fondo ai lanci delle agenzie di stampa si legge il dettaglio: «A gennaio scorso gli Stati Uniti avevano già espresso la loro preoccupazione per un test missilistico effettuato dalla Russia in violazione del trattato bilaterale sul controllo delle armi»: Il lancio, vero o presunto, è avvenuto nel gennaio scorso. Solo ora, sette mesi dopo, gli americani hanno deciso di strillare alla violazione del trattato ICBM: non doveva esserci tanta fretta.

Adesso c’è molta fretta, invece. Come insegnò Esopo, Superior stabat lupus, inferior agnus... Il lupo stava a monte, l’agnello a valle, ma il lupo lo accusò: mi intorbidi l’acqua... Ci sarebbe da ridere se non fosse spaventoso.

Uno dei motivi per spararle sempre più grosse, sembra essere quello d’impressionare i leader europei. Non i russi, ma gli europei: questi sono i nemici numero 2 da rendersi alleati contro il nemico numero 1. L’hanno pure ammesso, confessato chiaramente. Appena abbattuto sull’Ucraina l’aereo malaysiano, il New York Times rendeva noto: «I funzionari americani sperano che questa tragedia possa dimostrare che Mosca ha deliberatamente violato la sovranità ucraina. Nonostante Obama avesse imposto solo il giorno prima delle nuove sanzioni contro la Russia, gli europei avevano rifiutato l’adozione di misure rigorose, per paura di compromettere i legami economici . Un alto funzionario dell’Amministrazione Obama, che ha insistito per l’anonimato per poter parlare più apertamente, ha sostenuto che: la domanda è: sarà sufficiente tutto questo per far passare gli europei attraverso quella soglia?” Non lo so con certezza, ma come potrebbe non esserlo?».

Si sente quasi l’eco della disperazione: si organizza un false flag (1) con 298 morti europei, e quelli ancora nicchiano a scendere in guerra contro Putin? Il motivo dell’abbattimento l’hanno praticamente confessato. Sempre dal New York Times: «“Si tratta, in definitiva, di far pressione sull’Europa perché faccia quello che avrebbe dovuto fare già da molto tempo – ha dichiarato John E. Herbst, ex Ambasciatore americano in Ucraina, ora al Consiglio Atlantico di Washington – Ma la resistenza di chi si oppone, ovvero di chi è favorevole a che si proceda con passi di piombo, resta molto forte... La loro posizione, però, ha appena ricevuto un colpo notevole, che dovrebbe portare ad un più forte pacchetto di sanzioni da parte dell’Europa».

Per spingere gli europei ad obbedire, Washington mette in linea il generale Martin Dempsey, capo di Stato Maggiore USA, il più alto in grado dell’esercito americano. Il generale arriva al Forum di Aspen sulla sicurezza e fornisce la seguente sobria valutazione: «Putin è il nuovo Stalin». Ecco il filo del suo ragionamento:

«Abbiamo un Governo russo che ha scientemente deciso di usare la sua forza militare all’interno di un altro Stato sovrano per raggiungere i suoi obbiettivi; è probabilmente la prima volta dal 1939... Josip Stalin ha invaso la Polonia il 17 settembre 1939, proclamando che lo faceva per proteggere le minoranze etniche che vi abitavano».

Ed ha continuato: «Le aggressioni russe (sic: le aggressioni) cambiano il panorama di sicurezza in Europa», quindi, europei, raccoglietevi tremebondi sotto l’ala della NATO e l’ombrello atomico del vostro salvatore, la massima superpotenza della storia.

Per dare una qualche sostanza alla menzogna, nel week-end l’Ambasciatore americano a Kiev, Geoffrey Pyatt, ha twittato che «i russi sparano colpi d’artiglieria oltre il confine in Ucraina». Poco dopo, Washington emanava delle foto satellitari monocrome che «provavano» la cosa. Rapidamente, i russi hanno dimostrato la falsità dell’accusa con loro prove scientifiche, accusando gli americani di «poca professionalità» anche nelle falsificazioni. Infatti perché hanno usato immagini satellitari poco chiare di una impresa civile, la ditta Digital Globe? Non hanno decine di satelliti-spia governativi, militari, capaci di vedere molto meglio e con più alta definizione?

L’ultima per ora: Lavrov, il Ministro degli Esteri russo, ha contattato Kerry (l’americano) per cercare di mettere insieme un cessate-il-fuoco nell’area dov’è precipitato l’aereo MH17, onde permettere ai periti internazionali di fare i dovuti rilievi. Kerry doveva premere su Kiev, mentre i russi avrebbero premuto sui ribelli del Donetsk. La risposta di Kerry: «La Russia non mostra uno straccio di evidenza di voler sostenere il cessate-il-fuoco; gli USA imporranno più dure sanzioni se la Russia non cambia».

Ha commentato Mike Whitney: «Washington non si preoccupa dei fatti. Ciò che conta, per Obama e Co., è di far salire gli europei a bordo (far aumentare la pressione all’interno dell'Europa), per farli cadere nella trappola delle sanzioni, per interrompere le forniture di gas russo (privando Putin di una vitale fonte di reddito), e per avviare negoziati in Eurasia, volti all’insediamento di basi NATO.

Gli europei hanno strascicato i piedi, cercato di tenere i suddetti piedi in due scarpe, vilmente incapaci di dire agli americani che mentivano, miserevolmente facendo la voce grossa con Mosca e rovinandosi i rapporti con Putin; infine – si poteva dubitarne? – la Commissione Europea ha diramato un diktat in dieci pagine ai paesi alquanto renitenti, i quali si sono accodati alla provocazione americana.

Stavolta le sanzioni incideranno, danneggiando i russi – e noi: divieto di viaggio e di affari in Europa per certe personalità, blocco di beni, chiusura a banche russe dei mercati dei capitali europei (non potranno mettere in vendita titoli russi sui mercati), embargo sull’export di materiale per estrazione petrolifera, divieto di vendite di armi (molti Paesi dell’Est continuano ad usare armamento russo). Per dirne una, «secondo l’Agenzia Itar-Tass un progetto italo-russo per la costruzione di un sommergibile è stato fermato. I danneggiati sono Fincantieri e la ditta russa Rubin, (nome J) che, dopo lunghe trattative, si erano accordati per produrre un sommergibile della classe S-1000. I lavori, dopo lunghe trattative, erano iniziati nel 2004. “Siamo spiacenti, ma ciò è successo a causa delle nota situazione politica”».

Il bello è che la Francia ha avuto cura di pretendere che l’embargo non riguardi i «contratti in corso» ma solo quelli futuri, sicché può continuare a vendere a Mosca le sue costose navi da guerra Mistral. Non solo la Francia, ma l’Inghilterra e la Germania continuano allegramente a vendere prodotti bellici, in barba alle sanctions US-UE alla Russia. Perché vogliamo sempre essere i più cretini?

Piuttosto, i nostri sub-politici dovrebbero considerare che l’ingiunzione del preteso tribunale dell’Aja alla Russia di pagare 50 miliardi di dollari a tre ditte private, è un assaggio di quel che ci attende quando – dietro le nostre spalle – gli eurocrati firmeranno per noi il TTIP, Trattato di Commercio Transatlantico che stanno confezionando in segreto con le multinazionali USA. A citare la Russia in giudizio per essere ripagate, sono tre ditte off-shore con sede a Cipro, Hulley, YUL e UPL, che sono ovviamente caselle postali utili al riciclaggio di denaro sporco, riferibili all’oligarca giudeo Leonid Nevzlin: ossia al complice di Khodorkovski, ex manager della Rosneft, che è stato processato in contumacia e condannato al carcere a vita in Russia, ed è riparato da anni in Israele, non solo per evasione fiscale, ma per aver organizzato cinque omicidi. Il criminale è sotto la protezione di Israele, che ovviamente non estrada mai un figlio della razza eletta per farlo giudicare da tribunali goym.

Qui si vede in piena luce il «nuovo diritto globale» voluto dai poteri americanisti: tre ditte private, anonime e delinquenziali, si vedono dar ragione contro uno Stato sovrano di prima grandezza. «La Russia ha avuto l’ingenuità di accettare di giocare secondo le regole anglo-sassoni», provando a difendersi davanti a quel losco tribunale d’arbitrato invece di disconoscerlo, e per giunta facendosi rappresentare da due studi di avvocati (ebrei) americani Cleary Gottlieb Steen and Hamilton e Baker Botts LLP (...) È venuto il momento di uscire da certi organismi internazionali i cui procedimenti sono ogni giorno più politicizzati. Ricordo che gli Stati Uniti sono i più reticenti a riconoscere la giurisdizione internazionale», ossia mettono noi sotto tali «tribunali», ma loro non vi si assoggettano. Sto citando una giurista russa, Karine Bechet-Golovko di cui val la pena di leggere gli argomenti.

Resta solo da riportare la risposta di Putin alla domanda se avrebbe accettato la sentenza dell’Aja, accettando di svenarsi versando i 50 miliardi al ricercato ebreo...: «C’è una guerra che sta venendo in Europa», ha detto, «e voi pensate davvero che questa faccenda mi importi?».

C’è una guerra in Europa che si avvicina, a cominciare dall’Ucraina. Fate scorte di cibo in scatola e mutande di lana.





1) Le prove che si sia trattato di un false flag sono così numerose che richiederanno un libro. Per ora basti ricordare che il Governo ucraino, subito dopo l’abbattimento dell’aereo malese, ha confiscano le registrazioni della torre di controllo di Kiev: che motivo hanno di nascondere una prova così importante?  Altro: un video, diffuso dai media occidentali, dove un presunto «ribelle filo-russo» ammette di aver abbattuto l’aereo, è  stato girato   un’ora prima dell’abbattimento:  la  telecamera ha impresso sul nastro  l’ora 16:40,   l’aereo è caduto alle 17:15. Nell’insieme, mi pare giusta  la ricostruzione di un lettore di un altro sito, che mi limito a riportare: «La decisione di abbattere il volo MH17 è stata presa all'interno delle Forze Armate Ucraine per far precipitare gli eventi e costringere il Parlamento Ucraino a votare due proposte di leggi fondamentali: una che prevede un inasprimento fiscale per aumentare i finanziamenti alle Forze Armate senza i quali non possono continuare la guerra, l’altra prevede l’accesso degli investitori internazionali nella gestione dei gasdotti ucraini, senza la quale l’occidente perderebbe buona parte degli interessi a supportare questa guerra. Hanno deviato la rotta del Boing di 30° verso nord facendolo entrare in una zona non coperta dal radar e lì l’hanno abbattuto. Una settimana dopo due partiti della maggioranza governativa, Udar e Svoboda sono usciti dalla maggioranza e il premier ucraino Arseni Iatseniuk s’è dimesso, cosa strana per un Paese in guerra, la quale dovrebbe rendere più coesi, invece queste dimissioni vanno lette come una presa di distanza da avvenimenti gravissimi di cui il governo non sapeva nulla e che ha subito dalle sue stesse forze armate che non gli obbedivano più». Anche il Governo della Malaysia non ha bevuto la versione ufficiale. «Il ministro dei trasporti Malese Liow Tiong Lai   ha dichiarato  che «Il governo ucraino deve assumersi la responsabilità di quanto accaduto; inoltre dichiara che «non ci sono ancora dati in merito alla identità e alla nazionalità di chi ha abbattuto l’aereo».




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