La strana storia dell’oro sparito dall’Ucraina, e riapparso in Iraq
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I fatti:

Il
7 marzo
, in segreto, di notte, a Borispol, l’ aeroporto di Kiev, un grosso aereo privo di insegne e sotto pesante scorta armata viene caricato con 40 casse piene di lingotti d’oro. I media occidentali non ne parlano, ovviamente. Ne parlano i media russi e un sito imbeccato dai russi, Newswire 24, ipotizzando che le casse siano state prese in consegna da Zio Sam per sicurezza , nel timore dell’improbabile invasione russa, senza escludere l’altra ipotesi: che l’abbiano fatte volare in Svizzera «per dividersele la Timoshenko e i suoi compari».

Quaranta casse di lingotti sono tante: forse quasi l’intera riserva aurea dell’Ucraina. Al Paese, il World Gold Council, attribuisce 42,3 tonnellate di riserve d’oro di Stato. Secondo gli esperti di questo genere di cose, una cassa di lingotti sta su un pallet standard da 900 chili; 40 casse rappresentano dunque 36 tonnellate d’oro o giù di lì.

27 marzo: «L’Iraq raddoppia le sue riserve d’oro», titola l’organo economico francese Les Echo. L’Iraq?! Proprio così: ha comprato 36 tonnellate d’oro che ha aggiunto alle sue riserve di 29,8 tonnellate, al prezzo di 1,5 miliardi di dollari. Adesso ha 65,8 tonnellate del metallo che, dice ufficialmente Baghdad, gli serve per stabilizzare la propria moneta (il dinar). Il giornale francese annota che «nessun Governo aveva comprato tanto oro da tre anni a questa parte», e che «l’annuncio non ha fatto aumentare il corso del metallo».

I soliti esperti si chiedono: come ha fatto un così grosso acquisto non alterare i corsi? L’anno scorso, la sola voce che Cipro sarebbe stata costretta a mettere in vendita parte delle sue riserve – di sole 13,9 tonnellate – ha fatto cadere il mercato in un attacco di panico, con perdite che non si vedevano da trent’anni. E ora la Banca Centrale di Baghdad compra tre volte il tonnellaggio e il mercato non lo registra, nessuno speculatore di Londra si prova a fare un po’ d’arbitraggio... no, non è possibile. Anzi no, correggono gli esperti: è possibile, se l’Iraq non ha comprato sul mercato libero.



È l’oro ucraino quello che è finito in Iraq? Sapendo che l’Ucraina è ormai un satellite USA, e Baghdad è sotto «liberazione» americana, è legittimo sospettarlo. Google Map ci mostra anche la fattibilità del misterioso volo.

Sul perché, le ipotesi si possono solo sprecare. Forse è il pagamento anticipato di future forniture petrolifere, ora che Mosca ha raddoppiato i prezzi a Kiev? O qualche altro motivo più occulto e inconfessabile? Fatto sta che gli ucraini sono stati espropriati delle loro riserve. Benvenuti in Occidente, fratelli.

L’America non molla l’osso e continua le sue provocazioni: manda una nave da guerra nel Mar Nero «in diretta risposta alla situazione ucraina»; dispiega F-15 ed F-16 in Polonia e nei Baltici per pattugliamenti sistematici dello spazio aereo; s’è offerta di proteggere militarmente Armenia ed Azerbaijan (che con Mosca vanno d’accordo; non vanno d’accordo tra loro...); terrà esercitazioni militari in Ucraina — come se l’Ucraina fosse già nella NATO. (Washington veut toujours sa guerre : les provocations se poursuivent)

I 28 Ministri degli esteri della NATO hanno scelto (per far contento Zio Sam) di «sospendere ogni forma concreta di cooperazione civile e militare fra la NATO e la Russia». Se non sbaglio c’era anche il Ministro italiota: lo Stato canaglia ci trascina nella china bellica, e noi seguiamo come pecore (per confronto: tutti quanti i Paesi BRICS hanno dato ragione alla Russia).

L’Alleanza Atlantica sta rafforzando i dispositivi militari in tutti i Paesi limitrofi con la Russia, proclamando di difenderli dall’invasore. Hanno bloccato, via JP Morgan, un bonifico dell’Ambasciata Russa ad Ashtana (in Kazakhstan) alla compagnia di assicurazione russa SOGAZ — fatto del tutto criminale, un atto di barbarie contrario alla civiltà diplomatica.

Sono tutte provocazioni che hanno un scopo evidente: spingere Mosca a reagire, onde mantenere l’escalation di tensione.





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