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Mosca: l’ultimo attentato eccellente
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Molti lettori vogliono che scriva qualcosa sull’attentato al treno veloce Mosca-Pietroburgo in cui è morto (cito le agenzie) «Boris Yevstratikov, capo della Rosreserve, la Federal Reserve russa».

Il sito finanziario Wall Street Italia dice: è come se fosse morto per attentato Ben Bernanke, il capo della Federal Reserve americana. E aggiunge: «I cospirazionisti sono già allerta».

All’erta stiamo. E’ il sito anti-cospirazionista Wall Street Italia ad aver subito un calo di attenzione. Anzitutto, la Russia non ha una Federal Reserve; ha una Banca Centrale di Stato. E il povero Yevstratikov (in altre trascrizioni appare come Evstratikov) non era l’omologo di Bernanke.

Non era un banchiere, ma un ingegnere, per giunta con una formazione militare. E guidava non la inesistente Riserva Federale, ma la RosReserve:

«Una struttura», riporta l’agenzia AGI, «che fa capo al ministero del Commercio e dello Sviluppo Economico della Federazione, si occupa di creare le riserve materiali di prodotti indispensabili in tutti i casi di catastrofi dovute a incidenti e conflitti armati. Per adempiere a tale funzione Rosreserve è stata autorizzata a creare una rete di magazzini di scorte di prodotti da usare in caso di emergenze. Una tradizione questa delle riserve speciali che risale alla storia della Russia zarista. Il primo caso di una struttura simile risale infatti al XV secolo. Lattuale agenzia è stata creata con decreto presidenziale del 9 marzo 2004. Boris Mikhajlovic Yevsratikov, era nato nel 1958 nellallora Leningrado e si era formato allalta scuola di ingegneria navale Ammiraglio S.O. Makarov. Nel 2004 aveva fatto parte dellAccademia giuridica del ministero degli Interni russo. Il 10 marzo dellanno in corso era stato nominato dirigente di Rosreserve. Era stato insignito dellalto riconoscimento 'Per i servizi resi alla patria' e aveva ricevuto una medaglia in occasione del Trecentesimo anniversario della flotta russa».

Certo, l’ucciso aveva una carica di notevole importanza, tanto più che la Russia è un grande fornitore di materie prime. Ma il suo lavoro non pare avesse molto a che fare con la finanza e la moneta.

Ciò ridicolizza alquanto il senso dei collegamenti che il sito Wall Street Italia fa, ma che  attribuisce a noi cospirazionisti, secondo loro vogliosi di segnalare che con questo evento «tutto si tiene e il cerchio si chiude». Ecco il presunto cerchio:

«1) Notizia sul possibile default di Dubai mercoledi 25 notte. 2) Il Dubai possiede una quota di Euronext, Borsa di Londra. 3) Giovedi 26 Wall Street chiusa per Thansgiving. 4) Giovedi la Borsa di Londra è stata chiusa straordinariamente per 3 ore e mezza per 'problemi tecnici'. 5) Venerdi 27 mattina il NYSE emana un ordine che dà alla Borsa di New York la facoltà di sospendere gli scambi in caso di volatilità e turbolenza. 6) Venerdi 27 sera viene ucciso con una bomba su un treno il presidente della Federal Reserve di Mosca».

Che dire? Il cospirazionismo è un’arte più professionale di quanto credano i dilettanti di Wall Street Italia: subito ripresi nella loro cantonata dal sito «comedonchisciotte». Sito che, sia detto senza rancore, suole riportare articoli di un «falso Blondet» come se fosse quello vero.

Internet pare sovraffollata di dilettanti allo sbaraglio.

Ciò significa che noi complottisti escludiamo il complotto nel caso del capo della RosReserve? Non sia mai. Ci sono troppi «oligarchi», sia in Russia sia riparati in Israele o a Londra, per escludere l’attentato mirato. E’ che non sappiamo abbastanza, e non riempiamo i vuoti delle nostre informazioni con fantasia cospirazioniste.

Già il 20 ottobre 2006 il sottoscritto additava tutta una serie di assassinii strani a Mosca, avvenuti in quei giorni, evidentemente su commissione, «e tutti con una «segnatura» anti-Putin.

Mi limito a riportare dal mio vecchio articolo «Gli strani assassinii in Russia»:

Il 14 settembre è falciato Andrei Kozlov, il vicepresidente della Banca Centrale. «Deciso sostenitore del governo, Kozlov era impegnato contro il riciclaggio del denaro ed aveva ordinato il ritiro di alcune licenze bancarie», ricorda Celani. Il 30 settembre viene ucciso Enver Zighazin: era l’ingegnere capo della TKN BP, che è la filiale russa della British Petroleum. Ammazzato proprio nei giorni dei più intensi attriti tra Mosca e le imprese petrolifere occidentali. Il 7 ottobre uccidono Anna Politkovskaya. Il 10 viene ammazzato Aleksander Plokhin, direttore della branca moscovita della Vneshtorgbank: è la stessa banca che ha appena acquisito il 5% di EADS, il gruppo aerospaziale europeo che è proprietario di Airbus. Una partecipazione di cui Putin stesso ha sottolineato l’interesse strategico, e che mette a rischio le speranze di Boeing di penetrare nel mercato russo. Del resto, la Vneshtorgbank, la seconda della Russia, è posseduta interamente dallo Stato ed è il braccio finanziario del Cremlino. Il 16 ottobre viene ucciso Anatoly Voronin, esperto immobiliare della Itar-Tass.
 
Queste esecuzioni vanno poi inserite nel quadro delle oscure attività di potentissime bande criminali che però coltivano, diciamo così, ambizioni politiche e paiono avere influenti padrini, o mandanti, all’estero. La Pravda ha parlato di un capo-mafia georgiano, soprannominato Juba, che con le sue attività illecite si vanta di finanziare «una piccola guerra vittoriosa» in Abkhazia, un territorio conteso tra Mosca e il regime «democratico» georgiano sostenuto da Washington.

Gli inquirenti russi hanno sequestrato documenti in una banca, la Vek-Bank, accusata di trasferire fondi di origine criminosa alla Georgia attraverso una rete di organizzazioni finanziarie illegali; parte di questi fondi andavano alle milizie georgiane che fanno attentati e attacchi ai russi in Abkhazia (1). La VEK-Bank sarebbe una delle otto banche su cui il capo-mafia «Juba» ha il controllo; nonostante le fosse stata ritirata la licenza nel 2005 (dall’assassinato vice-presidente della Banca Centrale) continuava ad operare: tra l’aprile 2004 e il gennaio 2005 avrebbe riciclato e spedito in Georgia 200 miliardi di rubli, più 391 milioni di dollari e 66 milioni di euro. Soldi in gran parte finiti alla guerriglia «democratica» anti-Mosca.

«Juba» continua ad abitare in Russia, sotto falsa identità e con un falso passaporto, anche se agli inizi di ottobre sarebbe stato segnalato in Francia dove avrebbe comprato dei terreni. L’impunità e mobilità di un personaggio del genere spiega perchè, quando Mosca e Tbilisi sono arrivate ai ferri corti, il Cremlino ha espulso decine di georgiani abitanti in Russia, e chiuso i loro ristoranti e i loro casinò: è in atto uno sforzo per stroncare la mafia georgiana, che fa da quinta colonna al regime «democratico» e filo-americano di Tbilisi.
Ovviamente, i media occidentali hanno gridato alla pulizia etnica.

Putin stesso, durante la sua recente visita in Germania, ha lasciato intendere che dietro l’assassinio della Politkovskaya possano esserci delle «mani forti» occidentali. «Ricorderete», ha detto alla Suddeutsche Zeitung, «che anni fa fu ucciso in Russia un giornalista americano di origine russa, Paul Klebnikov. Si era occupato dei problemi della Cecenia e aveva scritto un libro intitolato ‘Conversazioni con un barbaro’. Stando alle indagini, i protagonisti del libro non erano rimasti contenti di come Klebnikov li aveva presentati, e lo hanno eliminato».

Fatto singolare, benchè l’intervista sia stata ripresa da molti media internazionali, questa frase è stata tagliata. Solo la Suddeutsche Zeitung e il sito Kremlin.ru l’hanno pubblicata integralmente. Perché?

Va ricordato che Paul Klebnikov era stato mandato a Mosca a dirigere la versione russa di Forbes, la rivista americana dei miliardari. Fu assassinato il 9 luglio 2004. Il «barbaro» di cui aveva scritto nel suo libro, e a cui il libro non era piaciuto, si chiama Khodj-Ahmed Nukhayev: un altro capo mafioso con mire politiche. Finanziava il separatismo del Caucaso settentrionale.

Oggi, questo Nukhayev è riparato in Israele, dove vive e prospera, facendo affari con sir McAlpine, un ricchissimo lord, immobiliarista, coinvolto in inchieste su finanziamenti in nero a politici inglesi.

Il «barbaro» Nukhayev è sospettato di collegamenti negli affari criminali con Boris Berezovsky, il più celebre degli «oligarchi» della mafia ebraica, che ora vive a Londra sotto la protezione del ministero degli Interni britannico, che gli ha assegnato fra l’altro un nuovo nome. «Platon Elenin», con cui appare nel passaporto (britannico).


Come si vede, i criminali che mandano i loro sicari ad ammazzare a Mosca godono di altissime protezioni, anche diplomatiche. Ma mi fa notare Celani, anche Paul Khlebnikov, il giornalista russo-americano assassinato, non mancava di alte aderenze. Era il genero di John Train.

Questo miliardario di Wall Street, a suo modo un «oligarca» legato alla nobiltà inglese e, in Italia, alla famiglia Cini, autore di varie operazioni nascoste per il potere americano che sta sopra tutti i governi americani. Lo abbiamo citato recentemente come il promotore, attraverso una sua fondazione (il Northcote Parkinson Fund), del gruppo fiorentino «Biblia», tenuto da un’altra signora Cini, che ha lo scopo di diffondere la conoscenza della Bibbia ebraica in Italia. E la giornalista Anna Politkovskaya aveva ricevuto il «Premio per il coraggio civile» dal Northcote Parkinson Fund.

Strani intrecci davvero. Il che spiega un po’ meglio come mai Putin abbia messo sotto severo controllo le organizzazioni non-governative straniere (NGO) che lavorano in Russia sotto pretesti «umanitari» o sociali.


russia_railway_bomb.jpgSe proprio dovessimo indicare dei sospetti, i nostri potrebbero magari cadere su Oleg Deripaska, l’oligarca ebreo padrone della Rusal, ossia l’accaparratore di tutto l’alluminio russo, che viene lasciato vivere a Mosca in quanto «amico» della nuova Russia.

Senonchè Deriparska ha già i guai suoi: s’è allargato troppo ed oggi è pieno di debiti verso le banche internazionali. Ha ottenuto più di un aiuto dal Cremlino, e proprio in questi giorni sta per quotare le azioni dell’indebitatissimo suo gruppo nella Borsa di Hong Kong.

Sotto attenta osservazione di Pechino, sempre assetata di materie prime, e di altri potenziali investitori, dal colonnello Gheddafi al governo della Guinea, che fornisce gran parte del minerale d’alluminio alla Rusal. Rastrellatori sovrani di azioni Rusal che il Cremlino probabilmente non vede con favore.

Non sembra proprio il momento giusto per ordinare un attentato di un servitore dello Stato, che si occupava di materiali strategici.



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