Mosca arma l’Iraq (sciita)
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Dispaccio Novosti: «La Russia consegnerà all’Iraq oltre 10 elicotteri d’assalto Mi-28NE “caccia notturna” conformemente agli accordi di forniture militari di 4,3 miliardi di dollari, ha annunciato il direttore dell’agenzia russa di export di armamenti, Rosoboronexport, Aleksand Mikheiev...». Il comunicato precisa: si tratta degli elicotteri «Havoc secondo la denominazione NATO»

Un paio di considerazioni si impongono:

Questo elicottero d’assalto (gunship) è l’arma standard per le operazioni antiguerriglia contro gruppi ribelli al suolo, molto più efficace nelle guerre asimmetriche che pullulano oggi, che i sofisticatissimi, costosissimi, guastissimi e non manovrabili F-35 cosiddetti «invisibili» ai radar (che i guerriglieri non hanno) e volano a due volte la velocità del suono, cosa del tutto inutile contro avversari da guerre a bassa intensità.

Lo Mi-28NE è l’arma ideale nella guerriglia che ha corso in Siria. L’Iraq, oggi a dominazione sciita, aiuta ormai apertamente il regime di Assad. Continua a consentire il sorvolo del suo territorio ai voli di rifornimento dell’Iran a Damasco, a dispetto di una richiesta specifica del ministro degli esteri americano John Kerry, venuto a Bagdad tre mesi orsono proprio per ordinare l’interruzione dei sorvoli (il regime iracheno ha solo interrotto i sorvoli per due o tre settimane). Di più: la Free Syrian Army (i ribelli), il 27 aprile, ha denunciato l’incursione di un caccia iracheno (un vecchio MiG) proveniente da oltre-confine per attaccare postazioni ribelli nella località di Deir Ezzor; secondo altre versioni, poteva trattarsi di un caccia siriano che usava lo spazio aereo iracheno, ma il fatto è in ogni caso significativo. (Syrians Report Broad Fighting and Suspicious Airstrike)

Quanto al contratto da 4,3 miliardi per la fornitura di armi russe al governo iracheno, risale all’autunno 2010; negli anni seguenti la sua rottura è stata annunciata e smentita più volte – ci sono state forti pressioni americane – fino alla conferma da parte di Mosca del suo ristabilimento, dopo che Vladimir Putin, nel novembre 2012, ha sbrigativamente messo alla porta il suo ministro della Difesa, Anatoly Serdyukov con accuse di corruzione.


Mi-28ne


Risalta l’impotenza americana a farsi obbedire dal Paese che ha invaso dieci anni fa e di cui continua l’occupazione (operando con corpi speciali, droni, ed operazioni coperte Cia e di sub-contractors per ovviare alla propria impotenza: le sue basi militari sono oggi più fortini assediati da un ambiente esterno per loro incomprensibile, che impianti offensivi di controllo del territorio). Per contro, si staglia l’iniziativa russa, la rapidità delle consegne (non massicce ma opportune rispetto alla situazione) degli elicotteri d’assalto, e l’evidente respiro strategico delle operazioni: i russi perseguono il progetto di un solido insieme mediorientale – Siria-Iran-Iraq – contro gli islamisti radicali e i loro manovratori, rendendolo omogeneo alle proprie strutture, ai propri armamenti e alle proprie azioni in corso contro gli estremisti che operano nel Caucaso. Mosca ha appena annunciato che, nel prossimo autunno, terrà manovre navali congiunte nel Caspio con la marina iraniana; e il suo (nuovo) ministro della Difesa ha recisamente smentito la falsa notizia, secondo cui aveva cominciato a evacuare il suo personale dal porto siriano di Tartus, messo alle strette dai ribelli (secondo le agenzia di stampa occidentali). Al contrario, la marina russa ha spedito uno dei suoi più grandi navigli per l’ascolto e la raccolta di dati d’intelligence, il CCB-201, davanti alle coste siriane. (Russia deploys intel ship off coast of Syria)

Nell’ampio scacchiere, si dovrà tener presente la dipendenza dai russi che le forze armate americane subiscono in Afghanistan: il lento ritiro americano è ostacolato dall’enorme quantità di materiali che gli invasori si sono portati al seguito nei lunghi anni dell’occupazione. Almeno 750 mila pezzi, artiglierie, automezzi, cingolati e blindati ed altri oggetti di grosso peso e volume, del valore di circa 36 miliardi di dollari. Molto del materiale dovrà essere lasciato in loco, al ridicolo esercito afghano di Karzai, ma non il più importante armamento – dato che finirà sicuramente in mano al governo talebano che, appena via gli Usa, sostituirà quello fantoccio. Si deve ricordare che questo materiale è arrivato in Afghanistan attraverso i disagevoli corridoi stradali del Pakistan, fino a quando la «guerra dei droni» sferrata dagli Usa contro le sacche di resistenza tribali ha indotto il governo pakistano a chiusure delle strade, e creato gruppi di insorgenti, in parte rifornitisi con gli attacchi ai camion carici di materiale americano, e che ora chiudono le vie d’uscita. Le sole vie di evacuazione rimaste sono quelle del Nord, via Uzbekistan, Turkmenistan e Tajkistan, le cui chiavi sono nelle mani dell’egemone locale, la Russia...Vero è che anche Mosca ha un interesse a non lasciare in Afghanistan un tale arsenale, in quali mani Libia docet. Vedremo come andrà a finire. Ma certo gli americani, impantanati, non hanno da fare la voce grossa con Mosca.

L’OMS ritarda il suo rapporto sulle malformazioni in Iraq: perché?

In Iraq, i liberatori americani non hanno lasciato solo «la democrazia». L’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS) ha iniziato nel maggio 2012 un’indagine sanitaria sulla popolazione di 18 distretti iracheni, esaminando 600 famiglie per distretto. L’indagine è stata chiusa nell’ottobre 2012. Secondo l’ Independent, doveva essere pubblicata nel novembre 2012. Sette mesi dopo, ancora non è uscita. Si dice che vi vengano segnalati sterilità di massa, aborti spontanei a ripetizione, malformazioni congenite dei feti («alcune mai descritte dai test medici»), cancri e leucemie in continuo aumento. Ma sono voci, a parte una ricerca indipendente condotta da un’associazione giapponese (Human Rights Now) che ha condotto un’indagine sulle malformazioni congenite a Falluja – la città martire, dove l’intera kabila dei Tikriti, seguaci di Saddam, è stata eliminata a forza di bombe al fosforo, all’uranio impoverito e forse di mini-atomiche – ed ha ripreso foto agghiaccianti dei malformati mostruosi. (Human Rights NGO publish the Report of a Fact Finding Mission on Congenital Birth Defects in Fallujah, Iraq in 2013)

Come mai il ritardo? Un ex segretario generale aggiunto dell’Onu, Hans von Sponeck, ha dichiarato: «Il governo americano ha cercato di impedire all’OMS di indagare sulle zone del Sud dell’Iraq, dove l’uranio impoverito ha causato danni i sanitari e ambientali più gravi». Non a caso. Come ha rivelato l’americana NSBC, «tra il 2002 e il 2005 le forze americane hanno sparato in Iraq 6 miliardi di proiettili (300 mila circa per ogni persona uccisa); e 2-4000 tonnellate di bombe sulle città irachene: uranio impoverito, contaminanti e metalli tossici come piombo e mercurio neurotossici, che sono rimasti nel terreno».

«Il ritardo della pubblicazione del rapporto lascia molti di noi inquieti – ha scritto la dottoressa Mozhgan Savabieaszfahani (di origine iraniana, insegna tossicologia ambientale all’università del Michigan) – perché ritarda l’arrivo di squadre sanitaria e di decontaminazione che possono salvare delle vite. Cinquantotto fra scienziati, sanitari e difensori dei diritti umani hanno scritto all’OMS e al ministero della sanità iracheno per chiedere l’immediata pubblicazione del rapporto. Non abbiamo ottenuto risposta». (Et pendant ce temps là à Fallouja...)

Ci sarà mai una Norimberga per questo genocidio?



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