L’imperialismo della finocchieria
Stampa
  Text size
Le associazioni di invertiti non si limitano ad esultare per la «legge» che consente in Francia le «nozze gay» e soprattutto (ché è quello il vero scopo) il «diritto» di coppie dello stesso sesso ad adottare bambini. Adesso, ci danno ordini: «Ora tocca all’Italia!». Intimano, comandano.

Le espressioni del loro tripudio, spigolate qua e là, sono semplicemente deliranti. Tale Fabrizio Marrazzo, di un non meglio identificato «Gay Center»: «...In tutta Europa vincono i diritti civili e la democrazia. L’Italia deve prenderne atto e agire subito. Il prossimo governo ha il dovere di mettere in agenda una legge che non è più rinviabile, e il Parlamento può iniziare a discutere le proposte di legge già depositate da parlamentari di vari gruppi. Serve una pacifica e democratica rivoluzione francese dei diritti».

«Subito», capito? Il governo deve esaudire i pederasti prima che i disoccupati, prima dei cassintegrati le cui casse hanno esaurito i fondi, o degli imprenditori che gli enti pubblici non pagano da anni; prima degli esodati, che sono ormai da un anno senza salario né pensione per una falla mentale e legale di una ministra. Prima di tutti i bisognosi, i rovinati dalla crisi e dalla sua gestione criminale, vengono i bisogni dei finocchi: hanno urgenza di adottare bambini, «non è più rinviabile».

Franco Grillini
  Franco Grillini
Il ben noto Franco Grillini, che oggi si presenta come presidente di Gaynet: «La Francia è il secondo grande Paese a maggioranza cattolica a votare una legge che modifica in modo radicale e definitivo il concetto stesso di famiglia (...). Si tratta quindi nei fatti della seconda rivoluzione francese, destinata a influenzare il continente come ai tempi di Napoleone anche perché in questo modo arriva a compimento quella rivoluzione liberale e libertaria che consegna ad ogni individuo le chiavi del suo destino senza la mediazione né della religione né dello Stato. La nostra soddisfazione è grandissima perché Francia vuol dire Italia, perché i vari clericali da strapazzo della politica italiana non avranno più argomenti visto anche il consenso popolare a queste leggi ormai maggioritario».

Consenso popolare? Di fatto, in Francia, c’è stata una immensa opposizione popolare, e non solo confessionale, al progetto di legge in discussione all’Assemblea. Milioni hanno manifestato sugli Champs Elisées perché, almeno, non si permettesse agli invertiti l’adozione di minori.



Questi cittadini hanno immediatamente scoperto che la loro libertà di manifestazione e di pensiero ha dei limiti: derisi e attaccati dai media, hanno scoperto quanto sia vasto il disprezzo verso di loro della classe politica «democratica». Questi cittadini, con carrozzini ed infanti in braccio, sono stati caricati dalla polizia. Uno dei manifestanti di nome Franc Talleu, padre di sei figli, è stato fermato dalla polizia perché non aveva voluto togliersi la felpa che aveva addosso, giudicata dagli agenti «contraria ai buoni costumi».

Ecco qui la felpa:


Chiunque abbia avuto occasione di incrociare una sfilata di Gay Pride ha assistito ad ogni sorta di travestimenti osceni e sacrileghi, di nudità indecenti, di atti lascivi provocatori in luogo pubblico, di esibizioni di organi sessuali; mai nessuno è stato fermato per aver violato i «buoni costumi» (e i poliziotti hanno fatto bene: le strida del «progressismo» mediatico e parlamentare, corale e unitario, avrebbe preteso le loro teste). Invece, una maglietta con sopra stampata una famiglia normale, è oggi un atto di malcostume perseguibile per legge.

Bene: oggi sappiamo che l’invertito – come corpo sociale – ha imposto il suo totalitarismo capovolto sui cittadini: al Frocio è «vietato vietare» alcunché; ma a chi promuove il matrimonio normale, vietare si può, eccome. Si deve. Vero è che un residuo senso del ridicolo ha indotto poi il capo dei poliziotti a Parigi a derubricare il delitto di papà Talleu in quello di indossare una felpa «suscettibile di creare controversie e quindi disturbare la quiete del luogo». Ma ha fatto ancor peggio: le «controversie» , dibattiti e discussioni su temi controversi sono quel che si chiamava, un tempo, «libertà pluralista». Se non si ammettono «controversie», non si è più in democrazia, ma in un totalitarismo. E infatti il Grillini si sente già «come ai tempi di Napoleone», maresciallo di un impero rivoluzionario; come Bonaparte fu lo sbocco imperialista del giacobinismo, così viviamo – ci rivela il Natica – la fase imperialista della finocchieria: «perché in questo modo arriva a compimento quella rivoluzione liberale e libertaria che consegna ad ogni individuo le chiavi del suo destino senza la mediazione né della religione né dello Stato».

Oso contraddire il napoleonide Derrière: non proprio «ad ogni individuo», però. A voler sottilizzare, ai bambini che i pederasti andranno a predare (pardon, adottare) difesi dalla forza pubblica, strappandoli magari a genitori troppo poveri (o «marginali» secondo gli assistenti sociali), non vengono date «le chiavi del loro destino senza mediazione della religione»: per l’esattezza, le chiavi del loro destino gli vengono portate via. Nella rivoluzione libertaria compiuta, c’è di decide del proprio destino, e alcuni il cui destino viene deciso da chi decide il proprio, se è un finocchio – oggi dominatore di tutti noi.

Franco Grillini
   Flavio Romani
Flavio Romani, presidente dell’Arcigay, supera tutti i colleghi nel tripudio e nel delirio: «Il sì francese, che stabilisce che gli affetti di gay e lesbiche hanno lo stesso valore di quelli eterosessuali e rivoluziona profondamente l’istituto del matrimonio, è la vittoria di chi crede che una società migliore è possibile. Il matrimonio fra persone dello stesso sesso è il trionfo della giustizia sociale e di coloro che si riconoscono nella democrazia, nella tolleranza e nell'uguaglianza. Ora tocca all’Italia offrire alle persone gay e lesbiche, che sono i nostri vicini, i nostri colleghi, i nostri amici e familiari quei diritti umani che da anni sono loro tenacemente negati. La classe politica italiana, ha il dovere civile e morale, ammesso che un barlume di morale ce l’abbia, di dare delle risposte a tutte quelle persone, e parliamo di milioni, che per anni sono state umiliate, offese, denigrate, escluse dai diritti, e la cui libertà è stata ferocemente repressa».

Mi rendo conto che le mie osservazioni rischiano di creare «controversie», quindi punibili per legge. Ma, giuro, la mia intenzione è buona: voglio solo assaporare la potenza e lucidità delle frasi del Padrone di tutti noi.

«Il matrimonio fra persone dello stesso sesso è il trionfo della giustizia sociale».

Sobria e scultorea asserzione. Effettivamente da qualche tempo, nonostante la democràzia, la giustizia sociale soffre delle sconfitte: la distribuzione della ricchezza non è mai stata così iniqua, il welfare non è stato mai così profondamente smantellato, il salario così poco sicuro. Ma per fortuna, adesso c’è un trionfo. Il solo che conta.

«Ora tocca all’Italia offrire alle persone gay e lesbiche, che sono i nostri vicini, i nostri colleghi, i nostri amici e familiari quei diritti umani che da anni sono loro tenacemente negati».

Tutti?! Non ci eravamo accorti che fossero tanti pede. Pensavamo che generalmente, i «nostri vicini, colleghi, amici e familiari» fossero etero. Anche perché il matrimonio sarà anche un diritto umano tutelato dall’Arcigay, ma a volersi ancora sposare sono rimasti solo i Derrière; gli etero, non ci pensano proprio. Le nozze non vanno più di moda, fra gli eterosessuali.

E invece scopriamo che le checche sono «maggioranza nel Paese», e che soffrono da anni. Per quei diritti umani negati. Tenacemente negati, anzi. Ostrega...

«La classe politica italiana, ha il dovere civile e morale, ammesso che un barlume di morale ce l’abbia,... ».

No, non ce l’ha. È assodato. E appunto ciò dovrebbe aprire alle più verdi speranze di una rapida approvazione parlamentare delle adozioni gay. Qualunque inciviltà e immoralità incontra l’eccitato favore della classe politica. Andiamo avanti:

«... di dare delle risposte a tutte quelle persone, e parliamo di milioni, che per anni sono state umiliate, offese, denigrate, escluse dai diritti, e la cui libertà è stata ferocemente repressa».

Capito? Sono milioni. Sono da anni umiliati, offesi, denigrati, esclusi dai diritti. Sono stati repressi. Ma che dico?, «ferocemente» repressi. È qui chiara l’ambizione del Kulandone Collettivo di volersi sostituire – nell’unica religione ufficiale rimasta – all’Agnello Perseguitato per eccellenza, al piccolo popolo che ha tanto sofferto. Erano loro, i famosi sei milioni.

Tutti vediamo quanto, nella nostra società, gli invertiti siano ferocemente repressi: sono loro che trascinano massi per costruire le piramidi, che languono nelle miniere d’argento, che marciscono ignorati nelle galere. Sono loro, non gli ebrei, continuamente cacciati, esiliati senza colpa, costretti al destino di erranti e raminghi. Come noto, è vietato loro dichiararsi, venire fuori, vantarsi magari della loro finocchiaggine, mascherarsi da puttane come vogliono tanto ardentemente fare; altrimenti vengono ferocemente repressi. Ferocissimamente. Il Gulag sovietico, al confronto delle sofferenze che noi infliggiamo alla kulagna, era un villaggio Alpitour.

Ma ora, finalmente, i loro immani dolori sono sanati. I diritti umani che tanto tenacemente gli abbiamo negato, sono stati loro restituiti. Finalmente possono castamente arrossire sotto il velo bianco, dire il loro sì, e lanciare il mazzolino di fiori d’arancio alle amiche-i, alle drag queens di contorno e ai trans festanti e commossi, perché si sposino anche loro. Possono mettere su famiglia: non nel modo millenario (il metodo che adottano non è quello), ma portando via orfanelli, bimbi non riconosciuti, bimbi con genitori troppo poveri per mantenerli e giudicati inadatti dalle solite assistenti sociali del Comune.

Siamo dunque pari, adesso? Stessi diritti? No, nient’affatto: come ci hanno ingiunto gli ebrei, anche a loro dobbiamo chiedere scusa. Dobbiamo pentirci per il passato in cui li abbiamo umiliati e repressi, e ferocemente perseguitati. Il nostro pentimento deve essere permanente, perché la nostra colpa è incancellabile, metafisica. Siamo etero, e dunque già solo per questo siamo il Male Assoluto.

È assai prossimo il tempo in cui le scolaresche saranno condotte in visita guidata e obbligatoria in un’Auschwitz dove saranno indottrinati sulle sofferenze inumane che questi innocenti hanno subito: visiteranno le camere a gas, inorridiranno davanti ai forni crematori. Saranno mostrate loro le macchie di sangue nelle stanze di tortura, le parrucche, le scarpine col tacco altissimo e i denti falsi, le tette al silicone ammucchiate dagli aguzzini, i paralumi fatti con pelle di culatta.

E sarà inutile chiedere: ma quando è avvenuto? Dove? Chi l’ha fatto? Sarà anzitutto pericoloso, perché una apposita legge punirà il negazionismo, e chi esprimerà dubbi, sarà incriminato per «omofobia»; e sarà inutile chiedere, perché qui vale la testimonianza dei sofferenti, la loro Memoria – che si ricorda benissimo di tutti i particolari.

Sarà inutile chiedere perché il nostro delitto contro i pervertiti è Metafisico, fuori dallo spazio, dal tempo e dalla storia. Avviene sempre. Avviene continuamente. Avviene qui. Dentro di te, del tuo pensiero che stai nascondendo, lurido nazista omofobo negazionista...

Insomma, pare proprio che siamo finiti sotto un altro totalitarismo, un’altra ideologia totale della menzogna. Non bastava la dittatura della speculazione finanziaria che ruba la ricchezza prodotta dal 99% per concentrarla nelle tasche dell’1%; non bastava il totalitarismo flaccido e idiota dei commissari europei che ci tolgono diritti, moneta, sovranità, libertà persino di mangiare mele del diametro che vogliamo, che ci ordinano sempre nuove «regolamentazioni» ossia limitazioni colpevolizzandoci come inadempienti nella raccolta differenziata, nel riscaldamento climatico, nelle austerità. Adesso, anche gli invertiti comandano, ci danno ordini. E tutto questo, lo chiamiamo pure «libertà», pluralismo, democrazia occidentale.

Il lato fantastico di tutta questa libertà è che consiste di totalitarismi cumulativi: quando ce ne aggiungono sul gobbo uno, non è che ce ne tolgano un altro precedente. Una cosa hanno certamente in comune i neo-totalitarismi: che chiaramente, vengono dettati da una centrale unica.

Le nozze gay sono diventate legge in sempre più Paesi occidentali; come ad un segnale convenuto i parlamenti liberi da noi liberamente votati si sono precipitati a varare le norme pretese. Disoccupazione galoppante, crisi economica devastante, euro strangolatore, chiusura di aziende a catena, collasso sociale: tutto ciò è apparso meno urgente alla Francia che garantire alle kulagne le nozze e le adozioni. E tutto viene pure presentato come espressione della volontà popolare, anche se il popolo vero grida il suo no in manifestazioni su manifestazioni: in Francia, non s’è trovato un solo partito, uno solo, ingolosito dall’opportunità di rappresentare questa protesta. Qualunque altra protesta sarà cavalcata da politici e sindacati; questa no: questa ti bolla come oscurantista, peggio «cattolico», omofobo, negazionista del loro olocausto. E nessuno osa sfidare la Centrale che ha dato l’ordine all’intero Occidente.

Quale sia la Centrale unica, non lo so precisamente. Ma quei metodi, quelle censure e minacce «legali», questa immediata, corale, totale servilità dei politici e dei media, me ne danno un sospetto. E penso anche a voi, oscurantisti negazionisti che siete. (FORCES OCCULTES)

Quando penso che i «diritti dei gay» all’adozione e alle nozze sono pure etichettati come «progressisti» e «di sinistra», volgo un mesto e amichevole pensiero a Michel Clouscard, sapendo che si rivolta nella tomba. E chi è Clouscard, direte voi: un reazionario? Peggio, un cattolico?

No: Michel Clouscard, 1928-2009 era un marxista duro e puro. Forse il più grande e fedele filosofo marxista, unico capace – per superiorità intellettuale – di portare fino in fondo la critica della sinistra libertaria su basi marxiste. Come tale, Couscard fu il primo a denunciare la «rivoluzione culturale» maoista, il movimento studentesco americano nutrito dal freudo-marxismo di Marcuse, e il Maggio ’68 con quel che ne seguì in termini di «socità permissiva», come l’ultimo trucco del capitalismo.

Marx aveva conosciuto il capitalismo delle ferriere, delle grandi fabbriche e delle miniere, e la sua «morale del dovere» e del sacrificio. Ma oggi, il capitalismo ha compiuto un’altra delle sue metamorfosi: il Capitalismo della Seduzione, come lo chiamò Couscard in un libro dallo stesso titolo negli anni ’80. Erano gli anni di Mitterrand, gli anni dei sessantottini che cominciavano ad arrivare al potere, con le loro etichette di sinistra esibite orgogliosamente.

Ma quale sinistra, disse Couscard. Questi sono i gestori del Capitalismo della Seduzione: un sistema di nuovi costumi «libidinali, ludici e marginali», il cui scopo segreto è di consumare la superproduzione di ricchezze superflue, consumare il plus-valore in surplus, senza cambiare i rapporti di potere nella società.

Questo «mondo» nuovo viene creato, scrisse Couscard profeticamente, attraverso un addestramento. Mettendo l’adolescente in rapporto funzionale/libidinale con le «macchine ludiche» che allora apparivano appena e Marx non poteva nemmeno immaginare: flipper, juke box – oggi l’intero mondo giovanile è immerso totalitariamente in videogames, playstations, smartphones, youtubes, falsi amici su Facebook e mondo virtuale. L’universo infantile (e infantilizzato) viene così captato «per il mercato»: il bambino che sa consumare ma che non sa produrre, è il consumatore perfetto, totalmente sottomesso al «principio di piacere». Tale principio di piacere, per Clouscard, è opposto al «principio di produzione»: ossia la coscienza che, per consumare, bisogna produrre. Il giovane educato dal capitalismo ultimo è addestrato ad ignorare la prassi, perché è chiuso nel principio del piacere, «senza mai poter toccare con un dito il processo di produzione»; meglio, per il capitalismo ultimo che il consumatore non abbia in mano le leve della produzione; non avrà nemmeno una briciola di potere.

Con suoi potenti mezzi (pubblicità, comunicazione) fa sì che gli individui, anziché coscienti del proprio essere sfruttati, aderiscano a modelli di condotta «emancipati», che «liberano il corpo», senza liberare l’anima né la forza-lavoro che dà agli individui la dignità politica. Lo sfruttato deve auto-sfruttarsi per partecipare al sistema dei «segni del godimento».

Lo snobismo di massa: ecco una delle innovazioni più geniali della nuova ingegneria sociale che il capitalismo della seduzione ha indotto nel popolo (un tempo) lavoratore. La società tradizionale offriva ai poveri i vantaggi spirituali del non-possedere. La società attuale offre loro i falsi vantaggi materiali del consumo ludico «dozzinale» (bas-de-gamme); s’intende che le classi privilegiate, anch’esse improduttive («borghesia finanziaria», che s’arricchisce manovrando denaro, o addetta al «terziario avanzato» immateriale) consumano molto più dei padroni delle ferriere d’un tempo, i prodotti superflui d’alta gamma: dai viaggi ai prodotti «bio» di lusso, ai modi di vita «alternativi» fino alla contestazione moralizzante del capitalismo (possono permettersi anche quella..): «segni» del privilegio irraggiungibili per i poveri snob dozzinali, e loro oggetto di insaziabile desiderio.

Negli anni ’80, uno di questi simboli era il jean, un tempo calzone dei lavoratori, divenuto allora da poco l’oggetto che conferisce un profilo «alla moda». Clouscard ne denunciava già allora la funzione per cui «l’imbecillità della moda è diventata accessibile alle classi dominate». Oggi, sappiamo quanto aveva ragione. Gli scolari proletari delle elementari sono i più spasmodicamente ossessionati dalle «marche» , dal look, ai «capi firmati», anche se da quattro soldi, e giudicano i loro coetanei dalle etichette che indossano: un orrore anti-educativo, de-civilizzatore, a cui gli insegnanti e le famiglie non si oppongono, anzi danno il loro contributo. È noto che l’ultimo e più costoso smartphone, l’auto di moda o lo schermo tv più gigantesco, trovano spesso i primi compratori fra i ceti bassi che non possono permetterselo.

Allora, il filosofo additava le «emancipazioni» come altrettante schiavitù per le classi basse. La «donna liberata» come riproduzione in basso della struttura sociale del modello parassitario riservato alle classi superiori, portava la donna operaia a denunciare il marito «fallocrate»: la guerra civile nella classe soggetta. La pillola è promossa come un argomento di un diritto al piacere che poi, in realtà, chiude la donna in una nuova alienazione: la donna-sesso al posto dell’alienazione antica, la donna-ventre fertile.

D’accordo, Couscard pensava da marxista la maternità come «alienazione». Ma denunciò che la famiglia veniva destrutturata, che la psiche veniva ridotta a sesso, e il sesso ad una attività di prestazione semi-macchinale. Oggi, sappiamo meglio che la «liberazione» che il divorzio facile pretende di portare, è liberazione per i ricchi e i famosi; per gli stipendiati a basso reddito è una sciagura e maledizione, una fonte infinita di miseria materiale (lo scarso salario dimezzato dagli alimenti e doppie spese), e miseria morale, di dolore e lotte degradanti «per vedere i figli», e così via.

«Siamo manichini». Il capitalismo della seduzione, imponendo il trionfo del mondano e della moda, ha fabbricato «un mondo di manichini (mannequins). Un mondo dove i corpi sono animati, dalla potenza del sistema». La stessa musica del nuovo «mondo», il pop, il rock e (allora) lo yèyé, coi loro ritmi binari, e le «luci psichedeliche», portano all’animazione macchinale dei corpi; i rapporti sessuali sono altrettanto macchinali.

«Il manichino di moda è un essere umano che è stato trasformato in automa... il capitalismo della seduzione finisce per eliminare l’umano dall’uomo, per investire totalmente il corpo umano, per farne un artefatto della macchina capitalista onnipotente». Negli anni ’80, poté sembrare esagerato. Oggi ognuno può giudicare quanto il pensatore avesse visto giusto, dal numero di palestre e altri luoghi di «cura del corpo», dall’infinito numero di palestrati/e, tatuati e orecchinati, dai miliardi spesi per «la cosmetica maschile» e per la chirurgia plastica, e dalla quantità mostruosa di vecchie con labbroni e tette al silicone.

«Un’estetica prostituzionale» avanza e trionfa, già preconizzava Couscard: la liberazione sessuale non è che «liberalizzazione» sessuale. La femminista borghese è una falsa protestataria che approfitta del suo potere seduttivo. «E il potere maschile lascia fare per un motivo simmetrico: ora che le donne sono libere, gli uomini potenti sono liberi di cacciarle. Dietro il trionfo dell’emancipazione sessuale, c’è il mondo ridotto a terreno di caccia».

Dopo Bunga Bunga, Olgettine, i politici da discoteca e da bordello, e i continui «nuovi amori» e «nuove compagne» dei potenti (Gianfranco Fini con la sua tulliani, Sarkozy con la sua Tedesco, Hollande, Ecclestone decrepito circondato da puttane sado-maso), provate a smentirlo.

«Il sistema fabbrica oggetti di troppo, e fabbrica i cretini che vanno con loro. I cretini consumano gli oggetti di troppo, e gli oggetti di troppo tengono i cretini tranquilli». Ma è una tranquillità ingannevole. Già nel 1983, Clouscard scriveva letteralmente quanto segue:

«La crisi rivelerà la natura profonda di questo sistema: l’austerità (la repressione economica dei lavoratori, essenzialmente la classe operaia) ha come corollario non solo il mantenimento, ma addirittura l’espansione del consumo “libertario” social-democratico. Via via che l’austerità si aggrava, il fatturato dell’industria del tempo libero, del turismo, del piacere aumenta. Le due cose sembrano essere in rapporto inverso. Il godimento “libertario” socialdemocratico ha come condizione la disoccupazione, l’incitamento ad una maggior produttività, eccetera».

Un profeta. È chiaro che la proclamazione dei «diritti degli omosessuali» al matrimonio e all’adozione si situano in questo falso progressismo che maschera la repressione del sistema: avrete meno salari, meno diritti, nessuna pensione; il vostro voto non varrà più nulla; ma in compenso, avrete «le nozze gay»; e siccome la crisi si aggrava e l’austerità si deve indurire, via via ci regaleranno la droga libera e l’eutanasia.

Fatto singolare, Couscard chiamò questo sistema del capitalismo seduttivo, con il suo snobismo di massa, l’estetica prostitutiva e la moda funzionale, «il mondano». Un filosofo marxista-materialista dialettico usa un termine da antico predicatore cattolico, quali una volta invitavano a rifiutare «il mondo» e «il mondano» per volgere il cuore a Cristo. Il marxista è a un passo, così, di additare come la mente di questa aberrazione totalitaria dell’umano, e la centrale che ne impone gli obblighi, il Princeps huius mundi.

Sarebbe stato pretendere troppo da lui. Invece è stato il Papa regnante, quando era ancora cardinal Bergoglio di Buenos Aires, ed anche là il parlamento stava per approvare le nozze gay in obbedienza agli ordini della Centrale, a denunciarne – senza alcun riguardo – il senso satantico.

Lo fece nella lettera rivolta alle Carmelitane, e che grazie ad un lettore abbiamo potuto rileggere:

Buenos Aires, 22 giugno 2010
Care sorelle,

Scrivo queste poche righe a ciascuna di voi che siete nei quattro monasteri di Buenos Aires. Il popolo argentino dovrà affrontare nelle prossime settimane una situazione il cui esito può seriamente ferire la famiglia.

Si tratta del disegno di legge che permetterà il matrimonio a persone dello stesso sesso. È in gioco qui l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. È in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e con una madre. È in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori.

Ricordo una frase di Santa Teresina quando parla della sua malattia infantile. Dice che l’invidia del Demonio voleva vendicarsi della sua famiglia per l’entrata nel Carmelo della sua sorella maggiore. Qui pure c’è l’invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un’invidia che cerca astutamente di distruggere l’immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra.

Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio. Non è solo un disegno di legge (questo è solo lo strumento) ma è una «mossa» del padre della menzogna che cerca di confondere e d’ingannare i figli di Dio. E Gesù dice che per difenderci da questo accusatore bugiardo ci manderà lo Spirito di Verità.

Oggi la Patria, in questa situazione, ha bisogno dell’assistenza speciale dello Spirito Santo che porti la luce della verità in mezzo alle tenebre dell’errore. Ha bisogno di questo Avvocato per difenderci dall’incantamento di tanti sofismi con i quali si cerca a tutti i costi di giustificare questo disegno di legge, e che confondono e ingannano perfino persone di buona volontà.

Per questo mi rivolgo a Voi e chiedo preghiere e sacrificio, le due armi invincibili di santa Teresina. Invocate il Signore affinché mandi il suo Spirito sui senatori che saranno impegnati a votare. Che non lo facciano mossi dall’errore o da situazioni contingenti, ma secondo ciò che la legge naturale e la legge di Dio indicano loro. Pregate per loro e per le loro famiglie che il Signore li visiti, li rafforzi e li consoli. Pregate affinché i senatori facciano un gran bene alla Patria.

Il disegno di legge sarà discusso in Senato dopo il 13 luglio. Guardiamo a san Giuseppe, a Maria e al Bambino e chiediamo loro con fervore di difendere la famiglia argentina in questo particolare momento. Ricordiamo ciò che Dio stesso disse al suo popolo in un momento di grande angoscia: “Questa guerra non è vostra, ma di Dio”. Che ci soccorrano, difendano e accompagnino in questa guerra di Dio.

Grazie per quanto farete in questa lotta per la Patria. E per favore vi chiedo anche di pregare per me. Che Gesù vi benedica e la Vergine Santa vi conservi.

Con affetto

Jorge Mario Bergoglio, S.J.
Arcivescovo di Buenos Aires


Abbiamo dunque un Papa che:

- cita come autorità Santa Teresina invece di Karl Rahner, Bonhoeffer, Von Balthasar o il cardinal Martini.

- fa risalire al Demonio, l’Omicida fin da principio, l’ispirazione della nuova legge permissiva

- chiede preghiere e sacrifici alle claustrali contro questo attacco satanico, perché «la nostra battaglia non è contro la carne e il sangue», ma contro le Potenze nere.

Non so voi. Per me è una grata sorpresa.

«Putin ferma le adozioni anche verso la Francia». Mentre terminavo questo articolo, è saltata fuori questa notizia: «A causa delle unioni civili fra persone dello stesso sesso, Mosca modificherà gli accordi stretti con la Francia (o altri paesi che seguano la stessa strada) che regolano le adozioni internazionali. «Noi rispettiamo i valori altrui, e chiedamo il rispetto dei nostri».

Sembra che Vladimir Putin non abbia intenzione di obbedire alle intimazioni della Centrale e dei suoi portavoce. Aspettiamoci il più alto e corale sdegno progressista. Il Sole 24 Ore commenta: «La Russia si allontana ancora di un passo dall’Europa sul fronte sociale».


Copyright Associazione culturale editoriale EFFEDIEFFE