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Sul MALE presente e sul BENE futuro (parte II)
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«Nella concezione cristiana che ammette in Dio, sommo bene, la prima origine degli esseri, il male non è di per sé una realtà, né una semplice privazione, ma una privazione qualificata, cioè la mancanza di una perfezione dovuta... Il problema del male è, quindi, nella genesi storica, nella caduta, nella colpa e nella pena dell’umana libertà; come ora la salvezza dal male è il divino aiuto della Redenzione e della Grazia alla volontà indebolita che deve lottare contro la crescente tendenza al male della concupiscenza e dell’orgoglio» (Enciclopedia Cattolica, voce: «Male», Cornelio Fabro).

Siamo alla lezione rivelata dell’albero della conoscenza del bene e del male.
L’uomo avrebbe potuto partecipare al potere creatore, rimanendo in armonia con la Verità, ma con la ribellione all’amore filiale generata dalla sete di potere e dall’orgoglio, si volle emancipato dal suo Creatore.
A questo punto ad essere in causa di fronte al bene e al male sono l’intelligenza e la volontà dell’uomo.
Dio, per non perdere l’anima libera dell’essere umano, provvide a rischiararla con la Rivelazione, che fu custodita prima dal Popolo - eletto a questo scopo - e poi dalla Chiesa, nata dal Sangue Redentore. La Chiesa è da allora rifugio per le coscienze nel mondo che si vuole emancipato da Dio e che perciò la ignora per quello che è, così come ignora che il potere divino si rivela alle coscienze non con la vertiginosa energia con cui Dio creò dal nulla l’universo, bensì come conoscenza del vero e del bene per intendere la Volontà che è Amore assoluto.
Ma l’essere libero è attratto dal potere e i nostri progenitori varcarono il limite della conoscenza della creatura di fronte al Creatore, iniziando l’avventura terrena.
Il vero bene umano significa da allora il ritorno a Dio e per farlo si deve rifiutare il commercio col «potere del male» in cui siamo invischiati senza avere, privi della grazia, forza di uscirne.
Solo la fede nella verità fa ritrovare l’uscita.

Ecco allora l’apparizione della Verità rivelata per cui il principio e il fine d’ogni conoscenza é il Verbo divino, il Logos che suscita nella mente dell’uomo la sete del sapere infinito e nella sua coscienza la fame d’unione divina nella misura del proprio essere.
Per tutto questo la storia umana ha per centro il Mistero della Redenzione, su cui è stato edificato l’Ordine cristiano: ordine nel piano del pensiero e dell’agire personale e sociale; ordine spirituale in vista della vita terrena dell’uomo.
Non il potere ma l’amore è il principio dell’anima umana, come la gravità è la legge dei corpi: «ordo est amoris» (Sant’Agostino).
A questo punto si capisce che il bene in terra deriva dal credere nel Dio Uno e Trino; la Fede confermata dai veri Vicari di Cristo, le cui Chiavi sono essenziali all’ordine terreno.
Contro i suoi princìpi operano le forze del male, nelle coscienze, nelle società, nella Chiesa stessa.

San Paolo s’interroga sul «complotto immanente»

«Il salario del peccato è la morte, ma la grazia di Dio è la vita eterna in Gesù Cristo Signor nostro ... Ora (nella Sua legge di Amore) siamo stati affrancati dalla Legge (di Mosè)...».
Infatti, a chi vuole bene non c’è da imporre il bene.
«Ma che diremo allora? Il peccato è nella legge? Non sia mai! E’ vero che io conobbi cos’era peccato attraverso la legge: non avrei infatti riconosciuto la concupiscenza se la legge non dicesse: Non desiderare! E il male, trovata l’occasione, mediante il comando contrario, suscitò in me desideri passionali; il peccato senza la Legge sarebbe inesistente e io prima vivevo all’oscuro della Legge; ma venuto il precetto, il peccato prese vita, e io morii; così il precetto che doveva condurmi alla vita, divenne per me causa di morte. Il peccato, infatti, trovata l’occasione del preccetto mi sedusse e per suo mezzo mi uccise. Sicché soltanto è santa la Legge, e il comandamento santo, giusto e buono. Può ciò che è bene diventare morte per me? No davvero: ma il peccato, per rivelarsi peccato, opera in me la morte per mezzo di ciò che è buono, per diventare oltre misura peccaminoso per il divieto. Sappiamo infatti che la legge è spirituale, io invece sono carnale, venduto schiavo del peccato. Non capisco infatti quello che faccio: non eseguo ciò che voglio, ma faccio quello che odio. E se faccio ciò che non voglio, riconosco la bontà della legge. Ora non sono già io a farlo, ma il peccato inabitante in me. So infatti che non abita in me, cioè nella mia carne, il bene: poiché volere il bene è a mia portata, ma compiere il bene, no. Infatti non faccio il bene che voglio, bensì il male che non voglio, questo compio. Ora, se faccio ciò che non voglio, non sono già io a farlo, ma il peccato che abita in me. Trovo infatti questa legge: che quando voglio compiere il bene, è il male che incombe su di me. Mi compiaccio della legge di Dio secondo l’uomo interiore, ma vedo una legge diversa nelle mie membra che osteggia la legge della mia mente e mi rende schiavo alla legge del peccato che sta nelle mie membra. Uomo infelice che sono! Chi mi libererà dal corpo che porta questa morte?La Grazia di Dio per mezzo di Cristo nostro Signore! Così io da una parte con la mente servo alla legge di Dio, dall’altra con la carne servo alla legge del peccato. (confronta Romani 7)».

Quale il rapporto della Fede con l’ordine terreno?

Dio ha rivelato il Suo nome quale origine, fine d’ogni persona e d’ogni ordine di conoscenza, dicendo: «Io sono Colui che sono» (Esodo 3, 14).
E’ l’ordine dell’Essere, per cui l’essere umano trova la sua spiegazione nell’Essere divino, come ogni effetto la sua causa.
Se la coscienza devia da questo asse naturale, smarrendo la luce vitale del Vero e del Bene, si limita con l’orbitare su se stessa; non sa discernere il bene dal male e sprofonda nel disordine.
E’ quanto causa l’idea democratista nel mondo civile quando si arroga il potere di sottomette ai voti la Legge naturale e divina, per esempio nella questione dell’aborto e dell’eutanasia.
Ed è anche quel che causa il sortilegio ecumenista nel mondo religioso, che cerca il potere in una unione umana di credenze che deviano le coscienze dalla certezza essenziale dell’unicità della Parola divina.
Poiché l’ordine deriva dalla conoscenza del bene, come il disordine dalla sua ignoranza, la visione cattolica sul rapporto tra Fede e ordine sociale, nonché all’opposto, sull’individuazione della prima causa dei disordini umani, considera l’ostinato disconoscimento della Verità attraverso un’utopica autoconoscenza, una scienza gnostica.
La pretesa di queste «scienze» di governare il mondo, di giudicare, secondo un’incerta idea umanistica sul bene e sul male, è all’origine del gran complotto, il cui scopo finale è l’asservimento della Chiesa di Dio a idee agnostiche sui diritti e sulla pace.
Infatti, l’affermazione che non c’è pace senza giustizia è incompleta se priva della vera Legge: perché non c’è diritto né giustizia né libertà, degna di questo nome, senza la Verità, quindi, non c’è pace senza Verità.
Eppure questo concetto essenziale è oggi censurato di modo da portare avanti l’operazione ecumenista delle verità relative del Vaticano II: c’è della verità in ogni credenza, ideologia, fede umana!
Certo, non si potrebbe nemmeno parlare senza disporre di verità che danno senso alle parole, ma qui si parla della Verità a cui le ragioni minori sono ordinate.
A che servono migliaia di mattoni se non per edificare la casa?

E’ compito della Religione rivelata riguardo al rapporto causa-effetto tra fede nella Parola divina e ordine sociale, illustrare con i suoi princìpi questa Legge.
Solo la Fede che fornisce le cognizioni che permettono all’uomo in qualsiasi tempo e circostanza, di rimanere centrato nel bene e lontano dal male, è fondamento di quella giustizia che regge l’ordine sociale.
Smarrita la fede nella dimensione d’eternità attraverso un pluralismo di opinioni, che senso avrebbe privarsi di qualcosa in questo mondo, se ogni cosa lasciata è persa?
Tutti i soprusi sarebbero allora permessi ai più forti e ardimentosi.
E’ la pace oggi ferita dai «kamikaze» islamici credenti nel paradiso dei piaceri erotici con le settanta vergini, felicità che essi sono ansiosi di anticipare con gli attentati suicidi (i pochi veri, quelli dei patrioti palestinesi).
C’è quindi anche un male derivato, non dalla fede nell’eternità, ma da una fede falsata sulla vita eterna.
Se da una parte la miscredenza nell’eternità dell’anima suscita stragi per conquistare potere nel mondo, dall’altra, c’è anche una credenza nell’eternità a misura dei piaceri terreni che fa altrettanto.

Il Principio della Costituzione per l’Umanità

La conoscenza della distinzione assoluta tra bene e male appartiene al Creatore, al Cui potere trascendente la creatura partecipa solo nella dipendenza da Lui.
Alla luce di ciò non sarà vero che insieme all’esistenza i popoli hanno ricevuto una costituzione vitale che nessun’idea umana è in grado di dettare?
Se ogni organizzazione umana ha bisogno di una costituzione stabile per funzionare, si può pensare che l’umanità nel suo insieme possa farne a meno?
Si dovrà quindi tenere conto dell’unicità di questa Legge naturale e divina che deve guidare lo spirito umano con l’unica Parola che costituisce la norma certa e universale ovvero cattolica per affrontare i mali del mondo.
Torniamo alla concezione cristiana che vede in Dio, sommo bene, l’origine degli esseri.
Allora il male non è di per sé una realtà, né semplice privazione; è mancanza relativa d’ogni essere libero alla sua perfezione dovuta.
Nel caso dell’essere umano il male è nella caduta, nella colpa dell’uso improprio della libertà; come la salvezza dal male è il divino aiuto alla volontà indebolita che deve lottare, aiutata dalla Grazia, «contro la crescente tendenza al male della concupiscenza e dell’orgoglio. Si tratta della conoscenza rivelata. La conseguenza terribile della caduta fu la mutilazione della libertà spirituale per cui le anime si distaccano dall’Essere, autoproclamando ognuna il proprio ‘bene’; e i ‘beni’ in contrasto sono mali, motivo di conflitti e di guerre. Quindi, distaccarsi dal bene rivelato non è solo atto personale, è danno al bene generale che riguarda il prossimo, il mondo e la storia; è perciò attentato al bene sociale».

A questo punto è chiaro: il male sta nella deliberata ignoranza del bene, e ciò conduce sia a voler «conoscere» i piaceri sorti da una concupiscenza idolatrica, sia a creare con l’orgoglio dei beni che, come quelli dell’oro, sono i «dèi» della propria mente.
Queste due sono le concupiscenze della carne e degli occhi, ma c’è la terza concupiscenza del potere e del dominio riguardante la conoscenza.
Questa è la più subdola e micidiale perché manipola la verità religiosa per aver potere sulle anime.
Si è visto ciò nella nuova «fede» delle rivoluzioni francese e bolscevica, presentate come bene che supera ogni fede col fine di realizzare un nuovo potere e ordine mondiale.
Sono «conoscenze» aliene da quella fede una, unica e trascendente che solo può venire da Dio rivelatore.
A questa distillazione sincretica ed ecumenista di una nuova fede si dovrà tornare in seguito poiché è l’inganno finale dei «falsi cristi e falsi profeti».

La perfezione della Legge

Il giudizio basilare del cristianesimo sulla priorità della Verità è ben espressa nell’equazione scritta dal giudice Carlo Alberto Agnoli: «Vero = Bene = giustizia = diritto = libertà; di contro: errore = male = ingiustizia = torto = schiavitù. Gesù ha detto: ‘La verità vi farà liberi’ (Giovanni 8.32) e ha proclamato Se stesso Verità incarnata (Giovanni 14.6), indicando il peccatore, cioè l’operatore di errore e quindi di male, come servo del peccato (Giovanni 8.34). Per vincere l’errore e il male, e raggiungere la vera pace, Gesù insegna a seguire la Verità che conduce al bene, a ‘fare la verità’ (qui autem facit veritatem venit ad lucem - Giovanni 3.21), a santificarsi, a consacrarsi nella Verità (Giovanni 17,17-19)».
A questo punto, come è possibile non riconoscere che la fede nella Verità che concerne la vita dell’anima in questo e nell’altro mondo, insieme alla Verità per cui ogni società umana è composta di corpo e di anima, siano da porsi in relazione con la pace personale e mondiale?
La separazione tra vero e falso, tra bene e male, alla luce della verità rivelata, è la ragione della Religione e d’ogni retta legge, mentre la libertà di scelta pure del falso, come vuole il pensiero libertario, è contrario al diritto che conculca il male; è già male e conflitto.
Lo spirito del «non serviam» sorge ricorrentemente come maestro di un bene, anche neocristiano: di un continuo ed autonomo progresso ovvero l’utopia del nuovo ordine fondato sulla libertà fondata nella dignità antropocentrica con pretese divine.

La vera guerra del mondo è quindi così riassumibile: il campo è la coscienza umana (confronta Luca 17, 21); le armi sono le idee; l’oggetto è il regno del Verbo divino, il Bene incarnato.
Il primo principio della Costituzione per l’umanità è quindi l’unità e unicità della legge per ogni essere umano e ogni società.
Che queste abbiano o no ricevuto e accolto la Rivelazione, è dato di ragione che ci dev’essere una stessa legge per tutti gli esseri umani, legata al nostro «essere» e dettata dall’Essere sommo che la determina.
E’ la legge naturale e divina data per ogni popolo e tempo.
Il principio generatore delle costituzioni politiche dev’essere, quindi, lo stesso del Decalogo: un principio divino e sacrale.
Affinché una legge sia rispettata da tutti e non possa essere revocata da alcuno, essa deve provenire da un’autorità superiore che conosca il fine della creatura umana, che ne è l’oggetto.
Il principio che deve generare le leggi è, quindi, necessariamente divino come è scritto: «Sono Io che creo i re» (Pr 8,15). «Senza il dogma di un Dio legislatore ogni obbligazione morale è chimerica» (N.- S. Bergier, «Traité hystorique et dogmatique»).
Per queste ragioni nelle Sacre Scritture si legge che Dio non disdegna la parola e l’opera di re estranei al popolo eletto, come il re di Ninive o Ciro di Persia, o della Roma pagana, perché la loro giustizia, di certo imperfetta, serviva a frenare l’iniqua sovversione dell’ordine naturale e divino.

Nella storia dell’Europa si può dire lo stesso degli imperatori e nei tempi più recenti, delle monarchie assolute di sovrani cattolici che hanno difeso il Vicario di Dio, giudice della legge divina in terra.
Poiché la Legge divina rappresenta il bene più alto per la società, essendo fondamento di qualsiasi ordinamento umano giusto, è chiaro che ogni manifestazione umana, più o meno pacifica, è buona se ordinata a quella divina riguardo il governo dei popoli.
Nel rispetto della sua «sacralità» universale i popoli si possono unire; dal suo rifiuto sorgono i dissidi, le guerre e le rivoluzioni portatrici di conflitti infiniti.
Ecco il gran complotto per ottenere il rifiuto o almeno neutralizzare la Legge divina.
Per farlo il nemico sussurrò molte tattiche e ora l’idea ecumenista, per cui la Parola sarebbe riscontrabile in versioni diverse in tante credenze, anche opposte.
Si ritorna così alla «trama» originale della libera scelta della propria «norma».

Riepilogando.
Il bene per l’uomo, fatto di corpo ed anima, non può essere altro che quello legato alla conoscenza dello stato e del destino della sua anima.
Che bene sarebbe godere la vita del corpo mortale e perdere quella dell’anima immortale?
In vista di questa vita eterna l’uomo può accettare il dolore, il sacrificio per gli altri, le persecuzioni per queste verità, che sono beni di tutti.
Potrebbe un Pontefice alludere ad un altro principio dell’anima umana e delle società fuori del bene derivato dal credere nel Dio Uno e Trino; la Fede sempre confermata dai veri Vicari di Cristo, che a tale scopo hanno il potere delle Chiavi?
Potrebbe ridurre la verità legata all’Essere ad una praxis ecumenista?

Dalla rottura dell’Ordine divino non nasce alcun ordine

Poiché il bene è la perfezione dell’essere, il bene del genere umano deriva dalla sua ragion d’essere: dal suo principio e fine.
Possiamo distinguere un bene immediato da un male prossimo, ma, per raggiungere il nostro bene permanente dobbiamo conoscere il fine della nostra vita.
Poiché le scienze umane nulla possono insegnarci sul fine ultimo della vita e sul bene durevole dell’uomo, le persone e le società devono poter ricorrere a Chi solo li può rivelare: il Logos, Principio del bene e di ogni sapere.
Tale sapienza, essendo la condizione perché l’essere umano, in qualsiasi tempo e circostanza, permanga centrato nel bene e resistente al male, è la base della giustizia che regge l’ordine sociale.
E siccome il bene della società umana non può essere avulso del bene del singolo uomo, anch’essa deve essere ordinata al riconoscimento del suo fine ultimo.
In altre parole: la Religione rivelata, essendo l’unica «spiegazione» di Dio all’uomo, è indispensabile alla retta vita sociale e personale, per distinguere il bene dal male.
Perciò il complotto include il male della confusione religiosa ecumenista.

La tentazione originale insinua il pensiero per cui tra ordine sociale e Fede vi è solo un rapporto di libertà.
Eppure, l’uomo rimase talmente contaminato da quel libero morso da divenire essere in crisi, potenziale lupo per i suoi simili e vampiro delle anime altrui.
E’ paradossale che proprio la trasmissione della conoscenza del Peccato originale, causa della crisi umana, sia stata, poco a poco rimossa dall’insegnamento e dalla cultura moderna ad opera del complotto liberale.
In questo modo la crisi colpisce doppiamente le coscienze che perdono, insieme alla consapevolezza dello stato decaduto, personale e di tutta l’umanità, la possibilità di frenarne le conseguenze, conformando la volontà umana al Decalogo.
Anzi, lo stato avanzato della crisi è specialmente conseguente al pluralismo dell’indifferentismo ecumenista, che è in diametrale opposizione alla perfettamente definita fedeltà cristiana e cattolica.
Il rifiuto, spregio o accantonamento della stessa ricerca della Verità, legata all’Essere, da parte delle coscienze, causa enormi mali nelle società.
Eppure ciò è implicito nell’idea ecumenista, che assimila tutte le religioni come se fossero tutte verità parimenti buone e rivelate alle coscienze, secondo il concetto modernista: «La verità non è più
immutabile dell’uomo stesso, giacché essa si evolve in lui, con lui e per lui», condannato da San Pio X («Lamentabili», 58).
Alla luce dell’insegnamento divino, che fa riconoscere la verità e praticare il bene che da essa deriva, si può capire che una dottrina protesa a giustificare la confusione nell’errore, e perciò il male, è falsa alla luce del Vangelo e della logica; è «conoscenza» nefasta per le persone e per i popoli, maggiormente se enunciata da un’autorità religiosa.
Oggi siamo davanti a queste «altre verità» condizionanti la storia umana.

Alla verità sulla caduta originale si antepongono realtà «gnostiche di false religioni che sorgono per cambiare la Rivelazione sul disegno della ‘salvezza’. Siamo all’attentato contro l’unicità della Verità stessa che è, non solo contro Dio, ma contro l’uomo e la sua società; tempi complementari del ‘complotto originale’ contro la Parola divina, descritto nel libro della Genesi, la cui realtà è sperimentata da ognuno e reciclata da tutti i popoli».
Siamo oggi al tentativo di edificare la vita e superare i mali terreni con soluzioni indipendenti dalla verità divina, come fecero Adamo ed Eva ascoltando il sussurro ad essere come déi, a «conoscere» il bene e il male.
Secondo i Papi l’organizzazione terrena che riassume i pensieri di tale sussurro segreto sull’auspicato nuovo ordine teso alla riconciliazione globale al di sopra delle discrepanze religiose, la controchiesa per antonomasia, è la Massoneria.
Tramite l’analisi della sua gnosi ecumenista si possono riconoscere i suoi veri maestri, anche se indossano vesti clericali.
Se essi riescono a pontificare nella Chiesa, si può essere certi che il Papato cattolico, da sempre
bersaglio dei poteri del mondo e negli ultimi due secoli tornato ad essere perseguitato in vari modi, è ora neutralizzato.
Infatti nel Segreto di Fatima il Papa è eliminato.
L’utopia di una conciliazione religiosa globale, intesa quale nuovo ordine, non potrebbe mai sfiorare la mente di un vero Papa, né infirmare il suo magistero, che è autentico solo nella misura in cui si rifà a Gesù Cristo.
Chi aderisse a tale utopia ecumenista non può colpire la verità della Chiesa in alcun modo, svela soltanto la propria rinuncia tacita a rappresentare la Fede unica del Signore, che non è quella noachita, come vuole la super loggia.

Di questo «virus» è affetta la «dottrina conciliare»!

Il morbo è sempre nel pensiero formatore di una mentalità, che determina l’agire.
Perciò la sanità del pensiero richiede la netta distinzione dei mali che sono nel mondo, e potrebbero essere nominati «guasti», dal male che trova nido nel pensiero.
Di questo si dovrà rispondere, specialmente se va ad incrementare quei guasti del mondo, guastando i beni di questa creazione.
Quali sono, però, questi beni, che il pensiero umano non deve guastare?
Se la filosofia perenne considera buono quello che esiste, sarà allora male uccidere ragni e scorpioni, eliminare virus e batteri?
Non sono questi parte di quella creazione di Dio?
Per il pensiero orientale è così; la sacralità si estende in dosi diverse ad ogni vita.
Per la mistica cristiana, invece, il mondo è per l’uomo, ma diventò ostile a causa della ribellione del libero pensiero umano alla volontà e all’ordine della Grazia divina.
Senza voler risolvere questioni che l’uomo sfiora appena, limitiamoci allora ad osservare che in modo generale la religiosità occidentale è centrata, nel bene e nel male, sul pensiero e sulla volontà dell’essere umano, messo al di sopra della natura terrena, mentre quell’orientale vede l’uomo immerso in questa natura in cui alla fine la sua anima si disperderà.
Ogni religiosità dipende quindi da un pensiero che rapporta gli esseri viventi in terra all’Essere assoluto; le creature al Creatore.
Qui, però, i pensieri religiosi seguono due direzioni opposte; quello, che abbiamo chiamiamo orientale, vede la fusione di tutto in un panteismo cosmico, fisico e spirituale.
Mentre quello, detto occidentale, in seguito alla Rivelazione, concentra ogni visione sulla persona, sostanza individuale di natura razionale.
Questa è al vertice ed è la ragione di tutta la Creazione, poiché Dio è Persona.
E la natura razionale implica il pensiero sulla ragione d’ogni cosa: la Filosofia dell’Essere assoluto, cui principio basilare è quello della ragione sufficiente a cui segue quello della causalità, poiché Dio è la Ragione e la Causa prima del Creato.
Si può dire che la menzione di questi princìpi renda la questione complicata e inaccessibile?
Sarebbe così se si trattasse di un discorso distaccato dalla vita, ma è proprio il contrario perché si tratta semplicemente di considerare la necessità di una causa e di una ragione per ogni cosa.
Ma quale è la persona che seriamente dispensa la conoscenza della propria origine, natura, ragion d’essere e fine ultimo?
Quindi, del Principio, Causa e Ragione della propria vita?

La rivoluzione del pensiero

Poiché tali questioni e princìpi sembrano non fare più parte delle preoccupazioni moderne, in un mondo la cui vita non segue più costituzioni fondate sull’essere dell’uomo e sul diritto naturale che ne deriva, serve un brevissimo riassunto storico su quanto è accaduto al pensiero negli ultimi secoli.
Nei tempi dei grandi progressi scientifici e tecnologici, l’uomo occidentale ad ogni nuovo passo innanzi sentì avanzare il dubbio sulle questioni spirituali e l’attrazione per le soluzioni materiali dei problemi esistenziali, sempre distanti nonostante tutto.
Per risolvere il dilemma i pensatori più «illuminati» considerarono «filosoficamente» giusta la riduzione della visione oggettiva - che obbliga - a quella soggettiva, che consegna la «verità» delle cose ad ogni mente.
In tal modo sarebbe preservato l’individualismo residuo del pensiero cristiano, in nome della dignità della persona umana.
Per tutto il resto il pensiero politico, religioso e sociale cristiano sarebbe ridimensionato, se necessario anche a ferro e fuoco.
Cos’altro hanno fatto le grandi guerre dei tempi recenti se non ridurre il cristianesimo ai minimi termini?
Quindi, la spiritualità cristiana ha pagato un prezzo altissimo al «progresso» materiale con cui gli uomini moderni pensarono di risolvere i problemi terreni, potenziandoli.
A causa di questo crescente vuoto di fede, diversi intellettuali occidentali rivolsero la loro attenzione verso l’Oriente.
Sono allora apparse per esempio la Teosofia anticristiana e poi l’Antroposofia per una visione pancristiana sincretica della vita.

Ma il peggio per i cattolici doveva ancora venire con la mentalità conciliare, quando dei grandi sacerdoti, imbevuti dalla mentalità del secolo, pensarono di elaborare una gran sintesi che conciliasse la tradizione col progressismo, l’oggettivo col soggettivo, in breve, la Religione del Dio che si è fatto uomo, con la «religione» dell’uomo che si fa dio.
Tutta quest’esaltazione delle conquiste moderne è nei «profondi» discorsi conciliari rivolti ad un nuovo ordine, che sarebbe tanto lungo quanto inutile ricordare ancora.
Qui c’interessa, più che scavare in quel logoro pensiero, segnalarne i mali di cui non solo i cattolici, ma l’intera umanità deve liberarsi in vista del Bene futuro, già rivelato e che non cambia.
In esso è la conoscenza dell’amore divino, il cui luogo è il pensiero e il cui atto è oggetto dell’umana volontà.
In questo senso si deve affrontare il triplice male, rappresentato dai tre grandi rifiuti mentali che si manifestano nel mondo attuale: il rifiuto di fronte all’Essere con l’ateismo e l’agnosticismo, visto nell’articolo precedente.
Ad esso segue la deviazione del «credere» con lo gnosticismo della reincarnazione e lo scientismo del dubbio nel campo dell’anima umana, spirituale e immortale.
Completa il nefasto rifiuto la non accettazione di quanto nel Catechismo cattolico sono i «Novissimi»: morte, giudizio, inferno e paradiso.
Tale rifiuto della morte, del giudizio del peccato e della pena del dolore, come risultato di «atti» umani, comporta un male d’ordine metafisico, assoluto in extremis: l’accusa e giudizio contro Dio stesso.
Quindi un falso credere; i mali non sarebbero covati dal libero pensiero, ma da errori divini!
La scristianizzazione del pensiero riguardo al bene = vero può solo corrispondere al male nel mondo presente in questo senso.
E al pensiero che il male che ci riguarda non è dentro ma fuori di noi, come vuole la mentalità ribelle, può solo corrispondere la grande deresponsabilizzazione umana.

Il rifiuto in rapporto al Credere

Anche qui si deve tornare al Vangelo per la lezione sul «credere», in modo di evitare i frutti di una gnosi spuria che si antepone alla Fede; una falsa scienza che è all’origine del complotto globale.
Il credere è il primo verbo coniugato dalla mente dell’uomo secondo il principio innato del suo libero pensare.
Il credere è la manifestazione basilare della coscienza, anche nel suo aspetto solo naturale, in quanto essa apprende l’esistente credendo in quel che la precede; crede naturalmente nel Bene che la trascende e all’esistenza di una norma di bene nel suo intimo.
Dio volle che fosse insegnato in tutta la Terra: «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo...» (Marco 16, 16).
La tentazione originale ripetuta dallo gnosticismo di sempre, oggi imperante, insinua, invece, la dignità delle credenze alternative.
Il dilemma della persona umana si riassume, quindi, o nella continuità o nel degrado della propria capacità e volontà di «credere» nel Vero e nel Bene.
Non si può ignorare il fatto che solo quanto accresce la capacità di discernimento delle coscienze tra vero e falso può far superare le crisi morali in questa vita, per giustificarci nell’altra.
Secondo il pensiero religioso, la ricerca della Verità è essenziale alla vita morale, perché l’uomo è naturalmente teocentrico; la nostra mente fu creata per discernere e riflettere sulla verità che ci trascende.
Così la vista, l’udito ed ogni altro senso, informano la mente che scruta lo spazio che ci attornia, volgendo questa percezione, più che a noi stessi, al mondo esterno.
Il suo centro ci è immanente, ma trascendente ciò che la mente sonda: la causa e lo scopo di quanto esiste.
Il principio e il fine d’ogni creatura è il Creatore.
L’uomo, l’essere più complesso del mondo deve volgersi a Chi l’ha creato per la Verità che ci fu rivelata, per conoscersi e affermarsi.
Il gran complotto, però, esalta l’immanenza a scapito della trascendenza, la centralità dell’uomo a scapito della sua natura teocentrica.
Un complotto che si riassume nel piano di sostituire alla Verità divina le idee umane, e all’Ordine cristiano un nuovo ordine: ecco il germe dei mali di questo mondo.
Tale piano si manifesta contrapponendo all’Ordine cristiano la libera fede in un nuovo ordine mondiale.
Questo offre ricchezza e libertà e soddisfa l’avidità della carne, del possedere e del dominare, come dèi, ma al prezzo della negazione della Parola divina.
Neutralizzarlo, però, si può e si deve oppondo al suo liberalismo la verità dell’Ordine cristiano!
Per questa missione Gesù Cristo ha istituito il Papato che, prima di essere colpito, era d’ostacolo a quello che è ora il mistero d’iniquità imperante perfino nell’ambito della Chiesa.
 
A questo punto si deve domandare: se è vero, come credono i cattolici, che per arginare il male sulla terra i popoli devono avere costituzioni per cui le leggi siano fondate sul Diritto naturale e divino
derivato non dalla mente, ma dalla natura umana, come può un’autorità cattolica conciliarsi con quanti operano, nelle coscienze, nelle società, nella Chiesa stessa, contro tale principio?
- Potrebbe un Papa recitare il credo ma non proclamare l’unità e unicità della rivelazione del Verbo divino, il Logos che rivela alle società l’origine, natura e fine del proprio essere; sarebbe il Credo alieno all’ordine sociale?
- Potrebbe, invece, rendere il Mistero della Redenzione su cui è stato edificato l’Ordine cristiano: ordine nel piano del pensiero e dell’agire personale e sociale; ordine spirituale in vista della vita dell’uomo, una scelta ecumenista aleatoria?
- Per assicurare il piano di Dio per salvare le anime rinate dal Sangue Redentore, non è forse vero che Dio istituì la Chiesa, Luce del mondo, Cittadella della legge e della Fede, rifugio per le coscienze?
Il suo capo terreno, Vicario di Gesù Cristo, non è il segno visibile di quest’unità della Legge che ordina il mondo e della Fede che salva le anime?
Quindi la risposta è che l’autorità papale è definita proprio dalla negativa ai quesiti sopra: il Papa cattolico non può conciliarsi con quanti operano nella società moderna per liberare le coscienze dalla Legge naturale e divina della Religione vera.
Il «Sillabo» nel suo ultimo articolo condanna l’asserzione: «che il Romano Pontefice possa e debba riconciliarsi e andare d’accordo col progresso, col liberalismo e con la civiltà moderna»...
Perciò la conclusione: un Pontefice di fede ecumenista, simpatizzante della religione dell’uomo che si fa dio, è agli antipodi del vero Vicario di Cristo, è al vertice della confusione sulla «conoscenza» del bene e del male, che sono i termini del «gran complotto» contro la fede dei nostri tempi.

I termini del complotto per la rivoluzione universale

Carpe diem.
Tanto, ogni conto con la gloria e con la giustizia sarebbe chiuso per sempre con la morte personale! L’evento del Genesi è emulato in mille forme dai maestri religiosi che esaltano la dignità dell’io con il sussurro del non serviam: Non morirete affatto!
Anzi, Dio sa che quando ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e sareste come dèi, conoscendo il bene e il male.
E’ la tentazione di credere in un potere capace di stabilire un «bene» autonomo dall’Ordine di Dio, cui i primi genitori hanno ceduto.
Qui si deve ripetere a quanti pensano che immaginare complotti derivati da un complotto «metafisico» sia una reazione di paura infantile; un senso di complottismo irrazionale.
Ora, negare il «complotto» del Maligno per strappare le anime all’amore di Dio è negare la stessa Rivelazione e perciò la necessità della Redenzione operata con la Passione e Morte del Signore.
La Croce non cancellò ma confermò la fede nel complotto che si sviluppò nella Storia.
Quello che cancellò fu la paura irrazionale; il Vangelo non è un racconto di una sconfitta, ma di una continua vittoria a cui ogni uomo di ogni tempo e luogo può partecipare.

«Abbiate coraggio; Io ho vinto il mondo» (Giovanni 16, 33); la missione di Gesù nella profezia di Isaia: «Porrò il mio spirito su di lui e lui annunzierà il giudizio alle genti. Non altercherà, né griderà; né udrà alcuno la sua voce nelle piazze. Non spezzerà la canna rotta, né spegnerà un lucignolo fumigante, finché non abbia portato la vera fede alla vittoria; nel suo nome le nazioni spereranno».
«Se uno dice una parola contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonata. Ma se la dice contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo secolo né nel futuro» (Matteo 12, 20, 32).

«Quando questo corpo corruttibile sarà rivestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si realizzerà la parola che sta scritta: la morte è stata ingoiata nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la potenza del peccato è la legge. Ma siano rese grazie a Dio che ci concede la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!» (I Corinti, 15, 54-57); «Non lasciatevi vincere dal male, ma vinci il male col bene» (Romani 12, 21); «Scrivo a voi, o giovani, che siete forti e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno. Non amate il mondo né ciò che vi è nel mondo. Se uno ama il mondo, in lui non c’è l’amore del Padre»; «Figlioli, è l’ultima ora. Avete udito che l’anticristo deve venire, e ora molti anticristi sono già sopraggiunti; da ciò sappiamo che è l’ultima ora. Essi sono usciti da noi, ma non
erano dei nostri»; «Vi scrivo queste cose riguardo a coloro che tentano di ingannarvi
»...

«Ogni spirito che non confessa Gesù non è da Dio. Ma questo è lo spirito dell’anticristo, del quale avete sentito che deve venire, anzi è già nel mondo. Voi,  figli, siete da Dio e li avete vinti, poiché chi è in voi è più grande di colui che è nel mondo»; «Nell’amore non vi è timore; anzi il perfetto amore scaccia il timore, perché il timore suppone il castigo e chi teme non è perfetto nell’amore»; «Chi è nato da Dio vince il mondo e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. Ma chi è colui che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?» (1Giovanni, 2, 14- 15, 26;
4, 3-4, 18; 5, 4-5).

Tutto il Vangelo, fino all’Apocalisse è la storia di una vittoria finale del Bene e della Sua fede sul male e i suoi complotti.
La vittoria richiede, però, fede, speranza e carità per riconoscere il Volere divino e il suo contrario.
Gli elementi per riconoscere il gran cospiratore, il Nemico per antonomasia di Dio e dell’uomo, che ha suscitato il male che causò alla nostra coscienza e corpo una letale mutazione genetica, sono già tutti qui.
Esso apparve come serpente e ricomparirà come Anticristo, maestro del male che si presenta con voce umana ed esercita il suo potere per esaltare la libertà dell’uomo come primo principio.
Sono i termini essenziali delle lotte mosse al Bene dal male nel corso della storia.
Se questo spirito non riesce a far vincere l’odio, suscita tuttavia la confusione dei contrari, del grano e del loglio, di Cristo e di Belial: inganni devastanti che portano ai pantheon religiosi, dove le credenze si mescolano per produrre frutti avvelenati, fino a giungere ad equiparare bene e male!
Ecco la verità sulla genesi del gran complotto, per cui la storia umana è scritta all’incrocio del mondo spirituale con quello materiale.
In sostanza, della lotta che lo spirito del male muove al Bene per dominare le coscienze, scardinando l’Ordine cristiano del mondo.

Gli attentati al Papato dei tempi moderni

La rivoluzione mondiale ha sempre mirato più alla sua forma istituzionale romana che alle fortezze o bastiglie dei monarchi, più alle costituzione cristiane che ai sistemi politici di governo; il suo trionfo sarebbe solo stato possibile occupando Roma, sede della Fede cristiana.
Non si può, quindi, capire la storia della rivoluzione limitandosi all’Occidente, alla Francia, agli Stati Uniti, alla Russia, alla Spagna o al Portogallo, ignorando il suo bersaglio più alto, dove fu stabilita la Sede della Chiesa e della cristianità: Roma.
Posto il dilema esistenziale dell’uomo, quale è la sua soluzione?

«La legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù libera dalla legge del peccato e della morte. Ciò che infatti era impossibile per la legge, ciò in cui essa era debole a causa della carne, è stato reso possibile: Dio, avendo inviato il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e per il peccato, condannò il peccato nella carne, affinché ciò che è giusto nella legge trovasse il suo compimento in noi, che non ci regoliamo secondo la carne ma secondo lo Spirito».

Quindi l’essere umano per superare il male immanente della sua carne disordinata e concupiscente abbisogna prima di tutto di riconoscere con la mente il suo stato decaduto, quindi avere questa «conoscenza».
Poi, di volere la cura della Grazia divina nel Sangue di Gesù Cristo.
Tutto questo, però, che non è presente ma estraneo ai sensi, deve essere creduto perché rivelato dal Signore stesso.
Ecco il «credere», la fede, senza la quale non è possibile ottenere la pace e l’ordine in questo mondo, la fede unica, ecumenica, mai ecumenista, che era una volta confermata dal Papa cattolico non solo per il bene delle coscienze, ma delle società, fede che si è liberi di rifiutare, ma di fronte alla quale non si è liberi di cambiare o mescolare ad altre o a delle idee umane; fede integra e pura senza la quale è impossibile piacere a Dio e salvarsi.

Arai Daniele


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