Superstipendi corruttori
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L’altro giorno, alla radio di Confindustria, ho sentito un giornalista, tale David Parenzo un israeliano, difendere i 15 mila euro mensili ai parlamentari con questo argomento: «Le buone paghe ci danno buoni parlamentari». Una scemenza smentita dai fatti il giorno dopo: il governo Berlusconi-Bossi, che ha appena perso parte del suo elettorato, come dimostrato dai referendum, in Parlamento ha ottenuto la maggioranza assoluta dei voti a favore: 317, una cosa mai vista.

Il motivo è uno solo: il superstipendio, che un buon numero di parlamentari vogliono continuare a prendere, e il ricco vitalizio, che scatterà a completamento della legislatura, a metà del 2012 . Questo è l’unico motivo della ritrovata solidità del governo. Troppi parlamentari (pensiamo a quelli che hanno seguito Fini nella scissione perdente, ma anche a molti del PdL e della Lega) hanno la fondata paura di non essere più rieletti alla prossima tornata elettorale, sia perchè non verranno inseriti nelle liste dai capi-bastone, sia perchè il numero di voti al centro-destra calerà, vista l’aria che tira nella società. La loro prospettiva è dunque quella di ricadere nel triste girone degli italiani qualunque, quelli del mondo reale della concorrenza globale, che guadagnano, se va bene, 1.200 euro al mese, e dove 3 mila euro mensili – ossia un quinto dell’emolumento parlamentare – è considerato un ottimo stipendio.

Per cui, hanno scelto di tenere in piedi fino alla scadenza della legislatura un governo che sanno già defunto, e che in queste condizioni non farà altro che tirare a campare, se non danni peggiori tipo riduzione delle tasse, ministeri a Monza, aumenti delle spese pubbliche nella speranza di riconquistare i voti di gruppi d’interesse particolari e minimi (quelli delle quote-latte, per esempio).

Dunque, la conferma di quel che qui si sempre affermato: i superstipendi dei parlamentari sono in corruttori. Lungi dall’attrarre degli improbabili migliori, attraggono gente come gli Scilipoti passato dall’Italia dei Valori a Berlusconi per pagare il mutuo-casa (l’ha detto lui), i responsabili più o meno comprati, e quei quattro finiani che si sono opportunamente assentati per non votare contro Berlusconi (e salvare la paga e la pensione vitalizia). Insomma, l’Italia peggiore.

Gatetano Pecorella gioca a carte in Parlamento - Pdl


Oggi si entra in politica, e ci si resta, non per affermare un qualche progetto per il Paese, nè per avanzare una qualunque idea politica, ma al solo scopo di percepire un emolumento che è cinque volte superiore a un ottimo stipendio italiano, e che con le proprie qualità e competenze personali la grande maggioranza dei parlamentari sanno che non guadagneranno mai e poi mai nel mondo normale del settore privato. I soldi sono il fine, non più il mezzo del fare politica.

La terapia di questa stortura morale è evidente: bisogna ridurre gli emolumenti al livello di ottima paga nel mondo reale, e soprattutto agganciarli non già – come avviene oggi – ai grassi stipendi dei magistrati, bensì alla paga media dei lavoratori dipendenti del settore privato: ossia di quella parte della popolazione che, dopotutto, deputati e senatori sono ritenuti rappresentare. Magari si abitueranno a stare dalla parte della gente normale.

Ovviamente è la riforma più difficile, visto che sono i parlamentari a fissare da sè i propri stipendi, e l’opposizione ha lo stesso interesse della maggioranza a mantenerli a questo livello. Ma a renderla più difficile ancora sono quei giornalisti alla Parenzo che difendono i superstipendi parlamentari come normali e dovuti, e trattano chi solleva il problema da demagogo e populista. Ma chi glielo fa fare?



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