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Omosessualità... malattia?
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Parlare o scrivere di omosessualità come disturbo psicologico, infermità comportamentale da cui è possibile guarire, è uno degli argomenti tabù, per il quale normalmente si viene tacciati di catto-talebanesimo, bigottismo, fanatismo religioso, razzismo, omofobia, o, ancor di più nazismo (offesa che non guasta mai e risulta essere quanto mai ricca di numerose valenze applicative). Prima dunque di cumulare insulti e disapprovazioni, rinviamo in nota (per non appesantire troppo la lettura) alcune notizie, tratte dalla cronaca dei giorni scorsi.

La prima è da Il Corriere della Sera del 24 gennaio 2009 (1). Ed ancora su internet troviamo la notizia del «caso Sanremo» (2), alla quale per «par condicio», alleghiamo anche il comunicato stampa del Gruppo Lot.

Fatta tale premessa, ci sentiamo in dovere di apportare un nostro commento. Non saremo di quelli che sostengono che l’omosessualità sia una malattia di origine psicologica. Noi infatti vorremmo sostenere che perfino tale visione sembrerebbe essere alquanto riduttiva, incompleta, anche se, per certi versi, perfettamente condivisibile (si veda in merito: http://www.narth.com/).

La Sacra Scrittura insegna a prendere le distanze dal peccato della carne, in genere e ci ammonisce sulle terribili conseguenze del peccato contro natura, in specie. Sodoma e Gomorra fecero piovere fuoco dal cielo e San Paolo (1 Corinti 6, 9-20) è chiarissimo.

Esaminiamo il passo dell’Apostolo delle genti, perché può essere illuminante: «Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio! ‘Tutto mi è lecito!’. Ma non tutto giova. ‘Tutto mi è lecito!’. Ma io non mi lascerò dominare da nulla. ‘I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!’. Ma Dio distruggerà questo e quelli; il corpo poi non è per l’impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, è detto, un corpo solo. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo. O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!».

Un tempo alcuni di voi eravate così, afferma San Paolo, e siete stati lavati, santificati, giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio, in modo da rendere superflua, irrilevante, morta la vostra precedente condotta.

Nessuno autorizza a fare una cernita dei termini utilizzati dall’Apostolo, per chiamare fuori dall’elenco, per esempio, l’adulterio, l’effeminatezza, la sodomia. La guarigione totale, potentissima, che si è operata tra i cristiani di Corinto, pagani, dediti alle più diverse abitudini e nefandezze, è un segno visibile della presenza reale e vivificante dello Spirito di Cristo portato dalla Chiesa, nella persona di San Paolo ed efficacemente infuso nei cuori e sulle persone. Pertanto è da ritenersi possibile la conversione di un sodomita o di un effeminato.

«Tutto mi è lecito!». Ma non tutto giova.
«Tutto mi è lecito!». Ma io non mi lascerò dominare da nulla.
«Tutto mi è lecito» ricorda che il cristiano è ormai una persona nuova, libera dalle pastoie del «precettismo» e della superstizione (di cui invece erano e sono tuttora infarcite le pratiche pagane, checchè se ne dica) ma la sua morale è una morale equilibrata, dominata dalle regole divine; è obbedienza a Cristo, ai suoi comandamenti che danno libertà e gioia. Il cristiano non subisce alcuna restrizione alimentare, ma questo non lo autorizza ad essere un mangione o un beone o a risparmiare digiuni o astinenze. Non si lascia dominare da nulla.

«Habere non haberi» diceva un antico adagio medievale: si può possedere, ma non ci si può far dominare da nulla. Libertà significa capacità di prescindere, di vivere senza; essenzialità. Il cibo è per il ventre e viceversa, ma davanti a Dio entrambi sono «nulla», destinati alla distruzione!

Qui assume suo pieno ed autentico significato la corporeità; il corpo è destinato ad essere tempio dello Spirito Santo, dimora di glorificazione per Dio. Questo corpo mortale, chiamato alla gloria della resurrezione, vedrà la disintegrazione di tutta la sua pesantezza e limitazione, ogni sua infermità e schiavitù; sarà trasformato in un corpo di gloria, simile a quello di Cristo e della Vergine, perfettamente spiritualizzato, divinizzato.

Il cristiano che vive della Presenza reale di Cristo deve attualizzare questa potenza dello Spirito nella sua attuale esistenza; deve far trasparire la luce increata dell’Altissimo, luce che rende membra di Cristo. Gesù si è acquistato a caro prezzo questa partecipazione alla Vita divina, ma resta opera vanificabile dal rifiuto dell’uomo. Il corpo è quindi invitato alla piena salute ed immortalità: il corpo è per il Signore! Ed il Signore per il corpo.

Questo scambio reciproco (anche se asimmetrico) di osmotica appartenenza è trasformazione già ora, in atto; è relazione energetica con il Dio vivo, che permea ed invade l’intima essenza di ogni uomo, ogni singola cellula, ogni spirale di DNA; è vocazione alla salute dell’uomo, eterna, integrale. Ogni rapporto con altro da sé non è mai asettico, mai neutrale, apporta sempre qualcosa di nuovo e di diverso (sia in bene sia in male), coinvolge comunque la sfera prima della volontà e dello spirito, questo accade perché il corpo è relazione del sé intimo verso fuori, verso il mondo cosiddetto materiale.

Tanto è così che l’unione con una prostituta diviene corruzione della santità elargita da Cristo, profanazione del mistero dell’Incarnazione, per il quale il Sangue di Gesù irrora ogni poro del suo Corpo, la Chiesa. L’uomo che pecca di impudicizia, pecca contro se stesso, contro la propria vita, la dignità della propria corporeità destinata all’Eterno, contro la redenzione operata efficacemente nelle sue membra. Il peccato di fornicazione è quindi peccato altamente autodistruttivo; questo spiega anche perché i peccati contro la carne subiscono le più puntuali e severe punizioni; è la natura ferita e poi redenta in Cristo (salvezza attualizzata dai sacramenti), che reclama una giustificazione ferrea e rigorosa, senza sconti.

Il peccato omosessuale è da leggersi in questo contesto: è dissipazione del corpo fuori dalla logica divina, che è quella del dono totale e reciproco, necessariamente fecondo in potenza, frutto di un amore serio e totale (per questo sacramentalmente benedetto); oltre a questo disordine universale, l’essere «peccato contro natura» sconta un disordine specifico: quello della perversione estrema del piacere, al punto da rinnegare la natura e non soltanto la Grazia; l’unione omosessuale non sarà mai paragonabile a quella eterosessuale, non foss’altro per la banale evidenza della totale carenza di capacità procreatrice.

E’ importante comprendere come il corpo non sia mai in grado di autodeterminarsi, ma soggiaccia sempre, in ultima analisi, alle decisioni (o alle pulsioni recondite) dello spirito; per questo Gesù ammonisce ed insegna che il peccato di impurità sorge ed è consumato nel cuore, allorché il desiderio indugi sul pensiero non lecito. Il dominio totale, che Gesù viene a portare e di cui parla San Paolo riguarda la totalità delle potenze latenti e presenti nell’uomo; se l’uomo si domina, la sessualità non sarà più un istinto irrimediabilmente mai domo, ma una pulsione sublimata e vigorosamente indirizzata al Bene eterno (che sia consumata oppure no!).

In questa prospettiva la Grazia è sempre sufficiente a superare la natura, trasformandola; il peccato sessuale (omo o etero che sia) è peccato che vuole prescindere dal dominio di Cristo sul corpo ed ancor di più sul cuore.

Non esiste un vero argomento (né scientifico né filologico) che consenta di dubitare del fatto che chiunque possa usufruire del frutto di questa operazione salvifica, ossia della capacità del cristiano di essere padrone di sé, per la potenza di Cristo in lui, nella sua debolezza, la nostra forza, anche ammesso (ma non concesso) che l’omosessualità sia un problema di genetica.

San Paolo ai Romani 1, 24-27 è ancora più duro e spiega perché esista il peccato contro natura: «Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno».

La perversione dei rapporti è frutto del rifiuto del Vero; l’uomo, abbandonata la Verità, dissipa il proprio intelletto nella vanità di nulla e si perde fino all’abisso di peccati, frutto di depravazione: il peccato di idolatria, esaltazione dell’uomo che si crede Dio, autosufficiente, sprezzante della Verità, adorazione del proprio «io», idolo supremo al quale prostrarsi e davanti al quale incenerire ogni ordine e buon senso, ogni natura o sentimento, fino a pervertirlo nella negazione del proprio sé.

Sosteniamo in pratica quello che emerge dalla lettura del Sacro Testo: l’omosessualità è un disturbo di origine necessariamente spirituale (che comporta sempre degli scompensi psicologici eventualmente prodromici, ma mai determinanti).

Con questo non si vogliono condannare gli omosessuali al rogo né tanto più additare come peccaminosa la semplice pulsione/tendenza (che si muove come una tentazione all’interno della coscienza). La giusta condanna del peccato, esige amore e comprensione per il peccatore, ma anche necessità di redenzione per lui (come per ognuno), al fine di poter accedere alla vera felicità, Dio stesso. Guarire da questo peccato è possibile, eccome!

La pace, la contentezza di un’autentica conversione, la gioia di scoprirsi amati dall’unico vero Dio, dall’eterno, immortale, onnipotente Signore; la sorpresa di ineffabile letizia nel ritrovarsi creazione originale e mai ripetuta, la necessità di conformare la propria vita e la propria  volontà allo Spirito di Cristo, è impareggiabile consolazione dell’animo da ogni ferita ed ingratitudine; è vero riscoprire la natura autentica della propria relazionalità, è amore mai bugiardo verso l’uomo.

Stefano Maria Chiari



1) «Un corso per guarire dall’omosessualità: a Brescia è polemica l’Arcigay protesta. Gli organizzatori: siamo aggrediti La Diocesi ha offerto ospitalità al gruppo Lot, che propone seminari basati sul metodo della ‘riparazione’ Brescia
‘Dall’omosessualità si può uscire. Con la preghiera’ ‘Niente affatto: essere gay non è una malattia e la Cristoterapia è squalificante’. L’ennesimo scontro tra Chiesa e omosessuali ha per teatro Brescia dove l’Arcigay protesta contro una serie di incontri spirituali (il primo in programma oggi) che dovrebbero guarire una quindicina di persone alle prese con ‘problemi di identità sessuale’. L’Arcigay avrebbe voluto manifestare davanti all’edificio che ospita l’incontro, mentre il gruppo di preghiera ‘Lot’, organizzatore dell’iniziativa, ha deciso di spostare tutto in una località segreta per tutelare la privacy e l’emotività dei suoi adepti. Come al tempo degli antichi catecumeni. ‘Ci sentiamo vittime di una violenza inaudita - dichiara Luca Di Tolve, responsabile di Lot, ex gay ‘convertito’ all’eterosessualità - anche perché non siamo contro le scelte sessuali di nessuno. Aiutiamo solo chi, sua sponte, vive un problema e ci chiede assistenza; mica andiamo a reclamare la chiusura dei ritrovi gay’. Il gruppo Lot, attivo a Milano, Bergamo e Brescia si propone di accompagnare persone che vogliono ‘superare pulsioni omosessuali indesiderate’. Niente ricorso allo psicologo, nessuna terapia oscura; solo preghiera e assistenza spirituale di sacerdoti. ‘La Chiesa non prevede l’omosessualità - spiega Di Tolve - e non ce l’ha con le persone bensì con i comportamenti. Ci battiamo per liberare le persone’.A Lot la Curia di Brescia aveva messo a disposizione un locale nella Casa dei Diaconi in pieno centro. Ma saputa l’iniziativa, l’Arcigay bresciana ha subito protestato con forza. ‘Ci opponiamo a una visione dell’omosessualità che equivalga a malattia, tristezza, infelicità dichiara Luca Trentini, bresciano e responsabile nazionale dei diritti umani e delle politiche sociali di Arcigay - e ci preoccupa che persone alle prese con difficoltà personali vengano plagiate e illuse con soluzioni sbagliate. Non andremo in piazza a urlare ma con l’ironia e il sorriso’. A Brescia oggi è previsto anche l’arrivo dei vertici nazionali di Arcigay, a partire da Franco Grillini. La Curia bresciana, intanto, conferma il suo appoggio a Lot. ‘Prima di concedere loro spazio - dice il portavoce don Adriano Bianchi - abbiamo verificato di avere a che fare con persone serie e don Carlo Bresciani, nostro psicologo e teologo, ci ha assicurato che è così. Chi vuole interrogarsi sulla sua vita attraverso la preghiera, non può che trovarci d’accordo’ Claudio Del Frate».
2) «Sicuramente Povia ha già vinto il suo Sanremo. Quello delle polemiche prima che il Festival cominci. La sua canzone «Luca era gay», già al centro delle polemiche per quel verbo all’imperfetto, segno di una redenzione sulla strada dell’eterosessualità, accende la rabbia dei gay italiani, che, stando alle indiscrezioni sul brano, sarebbero visti come dei «malati», spinti all’omosessualità da genitori oppressivi o da incontri pedofili. «Dopo giorni di polemiche, che non hanno mai finito di salire e che minacciano di incendiarsi ora per ora, a guidare la rivolta adesso è l’Arcigay che promette di invadere la città dei fiori con il contributo della FIGC, la federazione giovanile del partito dei Comunisti italiani, mentre Luxuria, fresca vincitrice dell’Isola dei famosi, chiede, provocatoriamente, di riconoscere lo status di malattia all’omosessualità. Il diretto interessato preferisce il silenzio, Paolo Bonolis lo difende su tutti i fronti e un amico e collega come Marco Masini precisa che ‘quello di Giuseppe non è affatto un brano che parla di malattia omosessuale’. Ma le polemiche non si placano. ‘La canzone di Povia è un colpo durissimo ai giovani gay di questo Paese, che già hanno difficoltà nelle famiglie e nella società. Le persone non stanno male perché sono omosessuali, ma perché c’é uno stigma sociale verso l’omosessualità’ sbotta Aurelio Mancuso, presidente nazionale dell’Arcigay; ‘la canzone si prefigura come un’operazione furbissima, molto ben congegnata, che fa passare un messaggio molto semplice: ragazzi guarite perché l’unica felicità sta nell’eterosessualità’. Non resta dunque che la rivolta popolare, quella che i gay hanno tutte le intenzioni di mettere in piedi sabato 21 febbraio, nell’ultimo giorno del Festival. ‘Arcigay inonderà le strade della città con la sua gaia felicità, questa è la nostra risposta alle vaneggianti teorie per cui si diventa omosessuali a causa di genitori iperprotettivi o assenti, o perché si incontrano anziani pedofili, stupidità e luoghi comuni sostenuti da cantanti stile Povia e dai gruppi integralisti cattolici. L’unica infelicità che milioni di gay, lesbiche e trans provano è quella che la loro dignità è tutti i giorni calpestata dagli omofobi di tutte le risme, che siano politici, cantanti, starlette, concorrenti di reality’. E visto che di reality si parla, chi meglio di Luxuria, che all’Isola dei famosi ha sempre difeso i diritti di omosessuali e trans può permettersi di entrare in argomento. ‘Chiedo che in Italia nella totale assenza di diritti civili venga riconosciuto lo status di malattia di omosessualità e transessualità per avere almeno il parcheggio sotto casa e la pensione di invalidità’ ironizza l’ex deputata. Fra tante voci che incitano alla vendetta, c’è anche chi preferirebbe semplicemente il silenzio, come Franco Grillini, presidente di Gaynet ‘lasciando cadere questa penosa operazione di marketing nel silenzio che meriterebbe’ e chi come Imma Battaglia, leader del Dì Gay Project che invita alla totale indifferenza tanto ‘quella di Povia resta solo una canzonetta, mentre per noi essere gay significa essere felici’ »
(da http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/italia_e_mondo/2009/01/22/1202033827429-bufera-gay-povia-omofobo-tutti-sanremo.shtml)

Comunicato stampa Gruppo Lot
Il Gruppo Lot  è un gruppo di laici cattolici riuniti dalla comune fede e dal desiderio di essere aiutati e di aiutare a loro volta altre persone, che liberamente lo scelgano, ad affrontare una situazione di forte sofferenza personale legata al proprio mondo affettivo e sessuale.
Desideriamo che nessuna persona sia discriminata e non combattiamo contro nessuno.
Combattiamo soltanto contro il grande disagio che oscura la vita di alcuni di noi perché abbiamo fatto prima esperienza sulla nostra pelle che il cammino di fede cristiano ci ha molto aiutato a liberarci da una condizione di vita che per noi era infelice ed indesiderata.
Se per altri lo stile di vita gay è una scelta che invece li rende felice, sceglieranno in base alla loro libertà.
Con grande rammarico in questi giorni abbiamo subito una campagna mediatica in cui sono state dette molte cose false sul nostro conto.
E' stata una campagna che abbiamo percepito come piena di odio contro di noi e contro il nostro Seminario di preghiera che era previsto a Brescia alla Casa «Sant’Efrem» di via Benacense.
Ci  troviamo perciò ora costretti a spostare altrove il nostro cammino di fede per proteggere i diritti di riservatezza e la dignità personale dei partecipanti, che sarebbero altrimenti stati sottoposti a un annunciato linciaggio morale.
Ringraziamo comunque la Diocesi di Brescia che è venuta incontro alla nostra richiesta di una casa per riunirci a pregare.
Anche le persone che partecipano al Seminario hanno dei diritti che meritano di essere tutelati.
Chi ha proposto una manifestazione contro questa nostra libera scelta finisce quindi, a nostro
avviso, per manifestare contro questi nostri diritti garantiti dalla Costituzione.
Denunciamo questa grave minaccia contro il diritto delle persone alla libertà di pensiero, alla libertà religiosa ed alla autodeterminazione in merito al proprio orientamento sessuale, conseguenza di un atteggiamento dogmatico e illiberale riguardo all’omosessualità.

Per sgombrare il campo da alcune delle falsità dette intendiamo riaffermare che:
1) Il Gruppo Lot non svolge alcuna forma di  psicoterapia, offre solo sostegno spirituale a chi vuole liberamente fare un percorso di crescita individuale oltre l’omosessualità, appoggiandosi sugli insegnamenti del programma Living Waters e sull’antropologia cristiana proposta dalla Chiesa cattolica, specie le catechesi sulla corporeità di Giovanni Paolo II.
Living Waters è un programma che lavora con cattolici e protestanti e che vanta 28 anni di esperienza di lavoro con persone bisognose di crescita spirituale nell’area relazionale e sessuale in varie parti del mondo.
Si tratta di un percorso pastorale: preghiamo, riflettiamo e condividiamo un cammino di vita.
Come può questo risultare discriminatorio o razzista nei confronti di altri?
Denunciamo piuttosto all’opinione pubblica ed alle autorità la discriminazione e criminalizzazione di cui da anni siamo fatti oggetto attraverso articoli, manifestazioni e tentativi di ridurci al silenzio o di discreditarci al livello di «setta di estremisti».
2) Consideriamo però positivamente le psicoterapie finalizzate al cambiamento del proprio orientamento sessuale egodistonico (cioè non desiderato) perché alcuni fra noi ne hanno ricevuto un grande beneficio, e perché l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità):
a) reputa indispensabile il rispetto della libertà e dell’autodeterminazione della persona in merito al proprio orientamento sessuale e
b) afferma il diritto a curarsi per cambiare una omosessualità indesiderata.
Infatti:
 
Il manuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ICD-10 riporta il disturbo F66 1  (orientamento sessuale non desiderato) dove è previsto che «l’individuo può cercare un trattamento per cambiare... la propria preferenza sessuale».
La stessa APA statunitense (American Psycological Association), in riferimento alle terapie di cambiamento dell’orientamento sessuale, richiama i terapeuti al rispetto del diritto del cliente ad autodeterminarsi (in Answers to Your Questions For a Better Understanding of Sexual Orientation e Homosexuality, APA, 2008 ).
Dispiace perciò che molti sostenitori dello stile di vita gay cerchino di delegittimare l’opera del NARTH (l’associazione di ricerca e di studio sulla terapia dell’omosessualità non desiderata) e il suo fondatore, Joseph Nicolosi, evitando di dire che Nicolosi è membro APA (American Psychiatric Association) e consulente AMA (American Medical Association).
Se è vero che ogni persona ha il diritto, se lo desidera, di mantenere un’identità gay è altrettanto vero che ogni persona ha diritto, se lo desidera, di sviluppare, il suo potenziale eterosessuale e di ricorrere ad una terapia per essere aiutato in questo percorso.
Il capogruppo del Gruppo Lot
Luca Di Tolve



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