I Rothschild: una delle “grandi famiglie” che dominano il mondo
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 I Rothschild dal 1914 a oggi

Purtroppo dobbiamo abbandonare il libro di Egone Conte Corti sulla Famiglia Rothschild, perché egli ci ha abbandonati per primo – a differenza del Padreterno – il quale invece “non deserit, nisi prius deseratur”.

Inoltre, Egone – essendosi arrestato nella narrazione della storia dei Rothschild al 1914/18 – ha bisogno di essere integrato per arrivare a conoscere qualcosa della suddetta dinastia sino ai giorni nostri.

Certamente, non si può trovare un altro libro sui Rothschild che possa eguagliare quello di Egone (ristampato dalle Edizioni Effedieffe nel 2021), che ebbe il privilegio di entrare nelle biblioteche delle più antiche e famose famiglie dell’Impero austriaco, le quali possedevano preziose informazioni sui Rothschild che altrimenti non avremmo mai avuto.

In un certo senso si può paragonare Egone, per quanto riguarda i Rothschild, a Giuseppe Flavio per la narrazione della distruzione di Gerusalemme (70 d. C.) e della guerra giudaico/romana (66/70 d. C.).

In realtà sono stati scritti vari libri sui Rothschild, ma tutti abbastanza parziali, sia per scopi agiografici (essendo stati commissionati dalla Famigli omonima), sia per fini o modalità denigratorie (essendo animati da odio razziale o di classe e, dunque, privi non dico di obiettività ma pure di lucidità storica, essendo inoltre scritti se non con “con i piedi” ma certamente con il “fegato”).

Pietro Ratto ha scritto vari libretti su questo tema (per la casa editrice Arianna di Bologna) e altri affini che, pur non potendo competere con quello di Egone, almeno ci forniscono qualche notizia sulla Casa/Banca di Francoforte sino ai giorni nostri.

Ora, io penso – con Aristotele e san Tommaso – che tra il nulla e l’atto perfetto ci sia la potenza o l’atto imperfetto. Perciò, ci si può e certe volte ci si deve accontentare del meno perfetto per non rimanere senza nulla e a mani vuote. Infatti: “L’ottimo è nemico del buono”; oppure: “Chi vuol far l’angelo finisce per far la bestia”. Insomma: “Chi si contenta gode”, “chi troppo vuole, nulla stringe”; ossia: “È meglio un uovo oggi che una gallina domani”.

Quindi, d’ora innanzi, mi baserò soprattutto sulle tracce forniteci da Pietro Ratto, integrandole ove posso e, se qualcuno sarà tanto bravo da indicarmi qualche libro migliore dei suoi, sarò ben lieto di colmare la mia lacuna e di poterlo studiare e citare negli articoli a venire.

Francia 1913/1919…

In Francia, il 18 febbraio del 1913, fu eletto “Presidente della Repubblica” Raymond Poincaré (20 agosto 1860 – 15 ottobre 1934), restando in questa carica sino al 18 febbraio 1920. Egli era stato appoggiato e finanziato da Edouard Rothschild.

L’anno successivo – esattamente il 28 luglio – scoppiò la Prima Guerra Mondiale. Ora, il 3 agosto, appena sei giorni sùbito dopo la dichiarazione di guerra da parte della Germania, il Presidente francese incaricò Edouard Rothschild di fargli avere un prestito di 100milioni di dollari dagli Usa.

I Rothschild di Francia unitamente a quelli d’Inghilterra contattarono la Banca Morgan di New York[1] e stabilirono di versare nella casse della Francia, ma passando attraverso la Banca Rothschild di Parigi, la somma di “soli” 40milioni di dollari. Tuttavia, la Banca Morgan volle in contraccambio che le azioni ferroviarie americane, in cui essa aveva investito e non poco, fossero vendute a prezzo elevato nella Borsa di Parigi. Questo fu uno dei primi “regalucci” («amore, con amor si paga») del Presidente Poincaré alla Famiglia Rothschild (cfr. Pietro Ratto, I Rothschild e gli altri, Bologna, Arianna Editrice, III ed., 2020, p. 38).

Al contrario, la filiale della Banca Rothschild di Vienna – seguendo la politica della Famiglia di non mettersi mai all’opposizione nel Paese ospitante – finanziò l’Impero Austroungarico durante tutto il corso del conflitto.

Invece la Francia poté continuare a contare su Edouard Rothschild che si era trasferito da Parigi a Bordeaux, assieme al Governo francese, e sui Rothschild londinesi.

Siccome la Germania aveva invaso la Francia, la filiale Rothschild di Bordeaux dovette cessare, temporaneamente, d’inviare a quella di Londra lettere in lingua yiddish[2], che le due sedi s’inviavano per mantenersi in sintonia e per comunicarsi i segreti politici dei Governi dei loro rispettivi Paesi onde poter utilizzarli in Borsa. Tuttavia, la lingua yiddish era facilmente comprensibile per i tedeschi, quindi non sarebbe stato prudente continuare con questo metodo che andava bene per i Paesi francofoni e anglofoni ma non per quelli germanofoni.

Ben presto – “fatta la legge, trovato l’inganno” – i due rami Rothschild d’Inghilterra e di Francia si scrissero usando posta cifrata, utilizzando le sedi dei rispettivi Consolati che gioivano dell’extraterritorialità.

Fu così che i Rothschild salvarono il Franco francese – che era allora in caduta libera, continua e accelerata – dalla svalutazione ricorrendo agli aiuti americani tramite la Banca Morgan, non senza fare un po' di doppio gioco. Infatti, la Nickel–Bank di Edouard Rothschild fu accusata dal Senato francese di aver venduto alla Germania la materia prima per costruire i propri armamenti. Però, grazie all’amicizia tra il Presidente Edouard Poincaré e Edouard Rothschild, la faccenda venne messa sùbito a tacere (cfr. P. Ratto, cit., p. 39). Insomma si ripeté la vecchia storia secondo cui (come qualcuno ha detto, forse ironicamente) i Romani – nell’assedio della fortezza di Masada (66/73 d. C.[3]) – acquistarono i “proiettili” di pietra e metallo che poi lanciavano, con le loro catapulte contro la fortezza. Questi “proiettili” erano fabbricati dagli zeloti stessi che combattevano contro di essi anche se, in contemporanea, li vendevano loro.

Dopo la guerra Maurice Rothschild (Boulogne, Francia, 19 maggio 1881 – Pregny/Chambésy, Svizzera, 4 settembre 1957) scese in politica e si candidò col Bloc National Républicain, una coalizione di “centro/destra” capeggiata da Georges Clemenceau (1841 – 1929), Primo Ministro dal 1906 al 1909 e dal 1917 al 1920, un repubblicano/radicale, fortemente anticlericale e vicino alla Massoneria; inizialmente legato fortemente all’estrema sinistra; schieratosi a favore di Alfred Dreyfus nel 1898 e fiero avversario di ogni forma di antigiudaismo. Egli fu anche un filosionista convinto sposando le tesi di Teodoro Herzl. Nel 1906, tuttavia, non esitò a far reprimere con una violenza assai cruenta uno sciopero di minatori e di vignaioli; poi, si spostò sempre di più verso il nazionalismo radicale e il centralismo statalista, soprattutto in funzione antitedesca, specialmente in occasione della Prima Guerra Mondiale, vedendo in essa un’occasione di riscatto della sconfitta subìta nel 1870 da parte di Bismarck. Fu un fiero interventista e militarista e definì, con un termine dispregiativo, papa Benedetto XV: “Le Pape Boche” (il Papa crucco). Alla Conferenza di pace di Versailles volle che la Germania venisse messa in ginocchio sia politicamente che militarmente ed economicamente, preparando così la strada alla Seconda Guerra Mondiale, scatenando il revanscismo germanico. Clemenceau morì a Parigi il 24 novembre 1929.

Intanto, in Inghilterra, Lionello Rothschild, il primogenito di Nathan, faceva forti pressioni (“lobbying”) sul Governo britannico, guidato da Lord Balfour, in favore degli Ebrei affinché potessero costituire una loro Nazione in Palestina. Infatti, l’Inghilterra nel 1917 aveva sconfitto l’Impero Ottomano e voleva impadronirsi dei suoi pozzi petroliferi. Fu così che nacque la famosa “Dichiarazione Balfour” del 2 novembre 1917, che fu inviata dall’ex Primo Ministro e allora Ministro degli Esteri britannico Arthur Balfour a Lionel Rothschild sotto forma di lettera.

Essa era la risposta tanto attesa dai Rothschild, che molto ha influito sulla storia del mondo intero, dal  15 maggio 1948 sino a oggi, con la creazione dello “Stato d’Israele” sul territorio abitato da Cristiani a partire Costantino sino al novembre del 636 / aprile 637 d. C. e poi – da almeno 1300 anni – dai Palestinesi sia di confessione cristiana che islamica.

Nel 1917 la medesima Dichiarazione del 2 novembre 1917 fu inserita – il 10 agosto del 1920 – nel “Trattato di Sèvres” (chiamato così dal nome della cittadina francese in cui fu firmato), che fu stipulato dall’Inghilterra, dalla Francia e dall’Italia, che avevano sconfitto la Turchia[4] e in virtù del quale l’Inghilterra divenne la mandataria su tutta la Palestina e fu così che 28 anni dopo (15 maggio 1948) la metà della Palestina fu consegnata dall’Inghilterra agli Ebrei.

Tuttavia non bisogna ascrivere tutto il merito della “conquista” della Palestina da parte delle forze sioniste solo ai Rothschild; infatti, il Primo Ministro inglese Lloyd George (1863 – 1945[5]) ammise nelle sue memorie (War Memoirs, Londra, Odhams Press, 1932/1933; II ed. 1938) che la Dichiarazione Balfour fu anche il risultato della gratitudine della Corona inglese nei confronti di Cahim Weizmann (1874 – 1952), il chimico israeliano sionista, nonché futuro primo Presidente d’Israele (1948/9 – 1952). Infatti Weizmann, aveva scoperto il processo chimico per formare l’acetone, che sarebbe stato poi utilizzato nella fabbricazione della cordite, un potentissimo esplosivo che fu molto impiegato dai britannici nel corso della Grande Guerra e grazie al quale ottennero più speditamente e facilmente la vittoria.

Orbene, quando Lloyd George chiese a Chaim quale onorificenza volesse ottenere in ricompensa della sua scoperta, Weizmann rispose che avrebbe voluto qualcosa per “il suo popolo” (cfr. P. Ratto, cit., pp. 39–41).

Ossia la terra promessa da Dio (in cui Weizmann – come i sionisti, che erano quasi totalmente laici – pur non credeva) ad Abramo.

Perciò, l’abitudine di ascrivere tutto il merito della giudaizzazione della Palestina non può essere attribuito al solo Lionello Rothschild, ma va accordato anche a Chaim Weizmann.

Nella prossima puntata vedremo le vicende della Banca Rothschild durante la Grande Guerra in vari altri Paesi, per dirigerci nell’immediato primo dopoguerra, in cui si preparava già il ben più cruento e distruttivo (almeno per l’Europa e dell’Europa) Secondo Conflitto Mondiale.

d. Curzio Nitoglia

Fine Della Trentaduesima Puntata

Continua



[1] Detta anche JP Morgan Chase, è ora una multinazionale nordamericana con sede a New York; essa fu fondata il 1° settembre del 1799 da Aaron Burr (1756 – 1836), un uomo politico democratico/repubblicano statunitense. Essa è la più grande banca al mondo con una capitalizzazione al mercato di 420miliardi di dollari. Durante gli anni Settanta/Ottanta del Novecento fu guidata da John David o Davison Rockefeller I (1839 – 1937); poi, ci sarà un secondo David Rockefeller (John David o Davison Rockefeller II, 1906 – 1978); ma, il vero “Patriarca” della famiglia è, tuttavia, il sesto figlio di David o Davison († 1937); ossia, David Aldrich (1915 – 2017). Il 29 maggio del 2012 – a quanto ha riportato il giorno seguente il “Financial Times” – David Rockefeller ha venduto una notevole quota azionaria della “Rockefeller Financial Services” alla “RIT Capital Partners” di Jakob Rothschild, che precedentemente si chiamava “Rothschild Investment Trust”, fondata nel 1961; rinsaldando, così, la vecchia alleanza familiare Rothschild/Rockefeller iniziata già verso la fine dell’Ottocento, rinfrescandola con il matrimonio celebrato nel 1957 tra Gerald Michael Behrens e Mirelle Mc Cormick (una signora appartenente alla famiglia di costruttori statunitensi di macchine agricole sin dal 1847 con sede a Chicago); infatti, la famiglia Behrens era già imparentata con i Rockefeller sin dal 1895. I Rockefeller sono luterani di origini renano/germaniche ma discendenti da Ugonotti o Calvinisti francesi appartenenti alla famiglia dei Roquefeuille riparati in Germania, nel XVII secolo, ove presero il nome di Rockefeller, poi essi si trasferirono nel nord–America nel XVIII secolo e con un matrimonio con una giovane Rothschild nel XIX secolo s’imparentarono con essi. La JP Morgan negli anni Novanta s’indebolì a causa del crollo immobiliare statunitense. Nel 1914 la JP Morgan divenne il monopolista per le obbligazioni di guerra per l’Inghilterra e la Francia. Fu così che la Banca d’Inghilterra divenne un agente fiscale della JP Morgan e viceversa. Secondo Pietro Ratto i Rockefeller si sarebbero imparentati con i Morgan nel 1806 e verso la fine dell’Ottocento anche con i Rothschild (cfr. P. Ratto, cit., p. 117), ma egli non prova quanto asserisce. Quel che è certo è che David Rockefeller è stato il cofondatore del “Bilderberg Group” e della “Trilateral Commission”, nonché  Presidente del “CFR” dal 1970 al 1985 (cfr. D. Estulin, Il Club Bilderberg, Bologna, Arianna Editrice, 2009; P. Ratto, Rockefeller e Warburg. I grandi alleati dei Rothschild, Bologna, Arianna Editrice, 2019).

[2] L’yiddish è una forma dialettale di tedesco medievale, misto a elementi di ebraico con un po’ di polacco e di russo: ossia, i Paesi in cui erano vissuti gli ebrei ashkenaziti.

[3] M. G. Siliato, «Masada», Milano, Rizzoli, 2018. 

[4] Cfr. E. Di Nolfo, Storia delle Relazioni Internazionali, Bari, Laterza, 2000.

[5] David Lloyd George è stato un uomo politico britannico, figura eminente del passaggio dal classico progressismo liberale ottocentesco europeo al progressismo laburista moderno, passaggio che si trova incarnato e realizzato nella “Fabian Society”, la quale riunisce in sé il cuore del primo e del secondo preparando l’avvento del “Nuovo Ordine Mondiale” (cfr. P. Rossi, La Fabian Society, Bologna, Arianna Editrice, 2021), che ha iniziato a governare il globo intero con la guerra batteriologica pandemica del 2019. Egli fu l’artefice assieme a Georges Clemenceau (1841 – 1929), a Thomas Woodrow Wilson (1856 – 1924) e a Vittorio Emanuele Orlando (1860 – 1952) del nuovo assetto mondiale del primo dopoguerra del 1919, essendo uno dei principali protagonisti della Conferenza di Pace di Versailles, mediando – da buon pre/fabiano – tra l’atteggiamento estremamente severo di Clemenceau verso la Germania e quello più benigno di Woodrow Wilson. Comunque, Lord Lloyd George fu assai lungimirante: infatti già nel 1919 aveva intuito come il crollo dell’Impero austriaco avrebbe dato probabilmente nascita a un riarmo della Prussia, al Pangermanesimo da ovest e all’irrompere sulla scena europea e mondiale dell’Urss da est. Nel 1936 incontrò Hitler nel Berghof e ne ebbe un’impressione positiva, come scrisse nella seconda edizione delle sue Memorie di guerra. Perciò, appoggiò pienamente la politica di distensione dell’Impero britannico, portata avanti da Neville Chamberlain, nei confronti del III Reich, entrando in aperto contrasto con Winston Churchill (1874 – 1965), che lo paragonò al generale Philippe Pétain (1856 – 1951).